sabato 22 febbraio 2014

FIDARSI DI QUESTE PERSONE VUOL DIRE MORIRE

Il Tradimento di Ippocrate. La medicina degli affari

tradimento ippocrate copertina
Con fare lucido e ficcante come spesso la medicina sia soppiantata dalle ferree regole, talvolta aberranti, delle case farmaceutiche che speculano sulle precarie condizione della gente e fa dei suoi primari interessi un busines
“Il Tradimento di Ippocrate. La medicina degli affari” di Domenico Mastrangelo

Ha come scopo principale quello di informare la gente, aspetto che è sempre stato un dovere professionale di ogni medico che si rispetti ora diventa un dovere morale, soprattutto quando si tratta di relazionarsi con il paziente che attende un “responso” e si affida pienamente al medico. Si evidenzia e si analizza con fare lucido e ficcante come spesso la medicina sia soppiantata dalle ferree regole, talvolta aberranti, delle case farmaceutiche che speculano sulle precarie condizione della gente e fa dei suoi primari interessi un business a cui tutto piega. Non si tratta di un atto d’accusa bensì di un atto d’amore nei confronti del paziente, da parte di chi si siede con lui e gli tende la mano per poterlo aiutare a comprendere le dinamiche di un fenomeno nebuloso. E subentrano “gli eroi dimenticati della medicine”, così definiti dallo stesso Mastrangelo, si tratta dei grandi geni della medicina da Benveniste a Bates, da Bechamp a Duesberg. che hanno fatto della medicina il proprio baluardo, seppur pagandone di persona in nome del loro amore per la verità e la giustizia.

Chi ha tradito Ippocrate? E soprattutto perché?

Alla luce dei più recenti fatti di cronaca è evidente che il giuramento che ogni medico sottoscrive quando si laurea, cosiddetto “di Ippocrate”, è stato tradito. Da qui il titolo del mio libro. Sul perché non venga rispettato se ne potrebbe scrivere una serie. Il mancato rispetto è senz’altro legato alle ingerenze dell’industria farmaceutica nella professione medica. Ingerenze di tutti i tipi e a tutti i livelli, rese possibili dalla smisurata potenza economica che l’industria dei farmaci e dei diagnostici ha acquisito e continua ad acquisire con la vendita dei suoi prodotti, che ha un “senso” solo ed esclusivamente se c’è gente malata che ne ha bisogno. Di conseguenza il business del farmaco può essere sostenuto solo ed esclusivamente da un’umanità malata. E’ per questo che il mercato della salute è saldamente nelle mani delle multinazionali del farmaco, e tutto “funziona” per loro e tramite loro. Ricerca inclusa, dal momento che non esiste una, al giorno d’oggi, che non sia finanziata da qualche “colosso” farmaceutico.

Come possiamo liberarci dalla lobby del farmaco?

Parliamo di una potenza economica e industriale. Come ho scritto nell’ultimo capitolo, si tratta di una risorsa di inestimabile valore per le economie dei paesi industrializzati, perciò “disfarsene” non è certo impresa semplice. Possibili soluzioni? Intanto è assolutamente necessario che la gente prenda coscienza del fatto che quanto di peggio accade in medicina, dal punto di vista morale, etico, civile, sociale e culturale, è legato all’affarismo dilagante promosso, sostenuto e incentivato dall’industria dei farmaci. E che è fondamentale limitare l’abuso dei farmaci. Questo può senz’altro rappresentare un primo importantissimo passo avanti. Poi bisognerebbe agire sulla formazione medica, recuperando i valori fondativi della professione e sensibilizzando i governi alla necessità di finanziare la ricerca medica indipendente, così da promuovere la diffusione e lo studio di medicine diverse da quelle dei farmaci e da incentivarne.
I giornali raccontano di casi incredibili di malasanità, in cui neonati diventano disabili per colpa di errori medici e di contese tra camici bianchi che litigano nei momenti più critici. Fino a provocare danni irreparabili. Siamo davvero nell’epoca dei personalismi?
Vorrei dirlo in maniera chiara ed inequivocabile: i medici sono partecipi ma anche “vittime” del sistema affaristico di sfruttamento delle malattie voluto, creato e sostenuto dall’industria dei farmaci e dei diagnostici, basato solo sugli affari e sul malaffare che ne consegue. Non si può e non si deve speculare sulla salute della gente. Da questo punto di vista direi che siamo nel medioevo della medicina. La salute è un diritto riconosciuto dalla Costituzione, ed è assurdo che su chi sta male gravi, oltre alla malattia, anche l’onere di pagare farmaci e prestazioni sanitarie. Questo non scagiona chi commette errori, ma è chiaro che un sistema libero dal peso degli affari e da tutte le degenerazioni che ne derivano consentirebbe ai medici di lavorare secondo i canoni dell’etica e della buona pratica professionale. Oggi non c’è serenità nell’esercizio di questa professione, sotto le continue pressioni e i condizionamenti del potere economico di “Big Pharma”. Una sorta di “grande fratello” che detta ormai tutte le regole del gioco e ne esige il rispetto. E tutti, medici inclusi, sembrano disposti ad accettarle supinamente.

Dov’è finita l’umiltà?

Il recupero dell’umiltà, nell’esercizio della professione, deriva anche dal Socratico “sapere di non sapere” ed essere pertanto aperti e sensibili a tutto ciò che può essere utile per i nostri pazienti. Purtroppo, in questa epoca assistiamo alle lotte intestine tra medicina “convenzionale” e medicine “non convenzionali”, come se l’una fosse superiore alle altre e invece così non è. In realtà è la medicina dei farmaci che detiene il potere e vuole mantenerlo screditando tutto ciò che non è farmaco e assumendo un primato che non le compete: quello della scientificità. Da questo punto di vista, “umiltà” è anche o forse soprattutto, la capacità e il coraggio, da parte dei medici e della medicina, di ammettere la propria ignoranza e far cadere i pregiudizi verso le medicine non convenzionali; pregiudizi che in realtà servono soltanto a proteggere gli interessi delle industrie farmaceutiche e non certo a tutelare la salute della gente.

Quali e quante colpe hanno i media in tutto questo?

I media ci informano quasi regolarmente sui casi di “malasanità”, ma nessuno fa approfondimenti sulle cause. Nel mio libro faccio diversi tentativi di analisi di questo ed altri malcostumi della sanità nazionale, che derivano non da mie opinioni personali, ma dalla raccolta di dati che sono pubblicati ed accessibili a tutti. Per pubblicare il mio libro ho dovuto, però, rivolgermi ad un editore specializzato perché altri editori avevano provato a liquidare la mia opera come “troppo scolastica”…allora bisogna decidersi: se si banalizza troppo e si resta sul generico si viene “fatti fuori” dai difensori “d’ufficio” della medicina dei farmaci (e dell’industria che li produce); se si entra nello specifico, anche spiegando con dovizia di particolari, si viene definiti eccessivamente “scolastici”…allora la domanda è. Come si fa ad informare correttamente la gente? I media, secondo me, dovrebbero avere più coraggio…ma ho il dubbio, che credo sufficientemente fondato, che anche i media (almeno alcuni) non siano completamente estranei al giro d’affari creato da “Big Pharma”…da sempre “la pubblicità è l’anima del commercio”!...dovremmo solo ricordarci più spesso che qui non stiamo parlando di automobili o elettrodomestici, ma di esseri umani e della tutela della loro salute!
Lei sogna la nascita di una nuova medicina. Ogni nuova “casa” parte da un primo mattone: provi a metterlo lei. Da dove dovremmo cominciare?
Dalla formazione medica, per esempio. Torniamo a fare la diagnosi affidandoci alla tecnologia solo in casi estremi e irrisolvibili. La semeiotica è un’arte, l’arte della diagnosi a partire da segni e sintomi; bisogna recuperare questo prezioso strumento professionale; ma dobbiamo anche studiare tutte le medicine che possono portare vantaggi ai pazienti…se un paziente può essere curato solo con un placebo, dobbiamo curarlo con il placebo e cercare di comprendere meglio i meccanismi che sono alla base di questo effetto, per sfruttarlo e ridurre così i rischi collegati all’uso e all’abuso di farmaci….se ci sono pazienti che possono essere curati con l’omeopatia, la fitoterapia, l’agopuntura, l’omotossicologia, la medicina Ayurvedica, ecc., abbiamo il dovere di apprendere queste “medicine” ed impiegarle per offrire al nostro paziente sempre il meglio. Dunque, cambiare la formazione medica è uno degli obiettivi principali; ma ci sono anche altre strade, non meno importanti, da percorrere, come, ad esempio, bandire burocrazia e politica dagli ospedali. Oggi gli ospedali sono diventati delle “aziende” e questo è un totale non senso. Su cosa si basa il fatturato di queste aziende? Sullo sfruttamento delle malattie? E allora qual è la differenza tra l’”azienda” ospedaliera e l’”azienda” farmaceutica? Nessuna, proprio nessuna! Politica e burocrazia devono cedere il passo. Gli ospedali sono “roba” per medici e pazienti, non per chi ha necessità di denaro, voti e potere. Poi, sarà anche indispensabile investire in prevenzione. I politici e i burocrati delle amministrazioni ospedaliere si riempiono la bocca di una parola (“prevenzione”, appunto) della quale non solo non conoscono il significato, ma che non mettono in atto in alcun modo…per il semplice fatto che un’umanità sana e senza malattie non giova né ai loro affari ne a quelli delle industrie farmaceutiche. Infine è assolutamente fondamentale allontanare l’industria dei farmaci dalla ricerca, potenziando le risorse che i governi mettono a disposizione della ricerca stessa. Dedicare parte delle entrate derivate dalla tassazione al finanziamento di ricerca INDIPENDENTE è un altro dei passi fondamentali verso la costruzione della Nuova Medicina di cui TUTTI abbiamo bisogno.

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