giovedì 20 febbraio 2014

EMERGENZA VENEZUELA

Emergenza Venezuela: il mondo tace

Il fatto che in Italia non si parli, più di tanto, di quanto accada in Venezuela, è sintomo che qualcosa veramente non va. A chi conviene tacere? Inizialmente, agli albori della ‘finta’ rivoluzione bolivariana e chavista, sembrava che la sinistra italiana fosse particolarmente attenta a quanto stesse studiando Chàvez per impossessarsi del Paese, facendo passare il suo operato come l’aiuto al popolo. Oggi sappiamo che lui, tra gli uomini più ricchi del mondo, ha lasciato ricchezze in soldi e in proprietà alla sua famiglia, degne di una qualsiasi nababbo.
Un Paese tra i più violenti al mondo per motivi di povertà, dove non si trova alcun genere di primaria importanza (dalla farina delle arepas ai fagioli neri, dai pannolini dei bambini alla carta igienica); dove alle 18 scatta il coprifuoco perché potresti essere ucciso per le strade. Oggi il Venezuela è in mano all’autista di Chàvez, un uomo rozzo e simbolo dell’ignoranza “Maduro”. Si sorride alle castronerie che racconta, completamente digiuno di geografia e storia venezuelana, che dice di avere delle apparizioni notturne in cui, lo spirito del Hugo Chavez Frias, si manifesterebbe con le sembianze di un uccellino e comunichi a Maduro, ribatezzato “Maburro” (burro=asino) dai venezuelani, cosa deve fare.
Sappiamo tutti che le elezioni sono state ilegittime e che in realtà a vincere era stato Capriles, che pur avendo la ragione e il popolo dalla sua parte, non è riuscito a muoversi più di tanto, lasciando che il Paese sprofondasse ancora di più. La gente non ne può più.
Struggenti Il ricordo del nostro bellissimo paese, dei profumi e dei colori che hanno accompagnato la nostra infanzia e la nostra adolescenza. Dov’è finita la nostra Patria? Perché all’estero non si dice la verità? A chi fa comodo non parlarne? Alla destra o alla sinistra? Perché la Rai censura le notizie reali che provengono dal Venezuela? Una domanda a cui non so rispondere, ma su cui non posso e non voglio sorvolare. I nostri figli, i nostri amici, i nostri parenti che manifestano pacificamente per le città di Caracas, in nome di una democrazia latitante da troppi anni, per la sicurezza, per avere il minimo indispensabile, vengono aggrediti e picchiati dalle forze militari e della polizia che, ovviamente, appoggia il governo, dal momento che sono gli unici a percepire uno stipendio da capogiro utile più a comprare la loro affiliazione e che a renderli consapevoli della sicurezza cittadina. Troppi ragazzi universitari e gente comune stanno sparendo e il mondo resta a guardare immobile. Vorrei ricordare agli italiani che molti loro connazionali e discendenti, vivono ancora in Venezuela e che questo Paese ha dato molto. Non dimentichiamo. Che il mondo venga a conoscenza. Se i Media italiani, ipocriti e disinteressati non dicono la verità, facciamo noi la nostra parte: divulghiamo, informiamo, fate girare questa richiesta che parte dal cuore, reale, onesta.
Pochi giorni fa, il mio professore d’Italiano, docente universitario a Caracas, uomo di sinistra e di tutto rispetto, rivolgendosi a me (Carlos sono io) mi ha scritto:
“Caro Carlos,
lo so che la situazione in Italia non è bella. Seguo la RAI, sono abbonato al Corriere e all’Unità e ne leggo di tutti i colori. Anche da noi le cose sembrano precipitare. La gente non ne può più. Le code davanti ai negozi, di ogni tipo, sono chilometriche. Qua non si produce nulla e la valuta del petrolio non si sa che fine faccia. L’inflazione, come sicuramente saprai, è salita a 57% l’anno scorso e la svalutazione del bolívar va a gonfie vele. Pensa che il dollaro al mercato nero sta toccando la cima dei 100 Bs. Insomma si teme il peggio. Gli studenti cominciano a scendere in piazza sempre con maggiore veemenza, incoraggiati anche dal fatto che alcuni leaders della MUD come Leopoldo López e María Corina Machados si sono pronunciati favorevolmente per una rivolta sociale. Prevedo che nei prossimi giorni potrà succedere di tutto e nelle case si fanno scorte di quel poco di alimenti che ancora si trovano. A tutto questo va aggiunta l’insicurezza. La delinquenza non risparmia nessuno e di sera, dopo le 8, non si vede un’anima in giro. Insomma un coprifuoco volontario. L’esempio più drammatico è che le università hanno chiuso tutti i corsi serali per cui assai pregiudicati sono gli studenti lavoratori (voglio dire quei pochi che hanno ancora la fortuna di avere un’occupazione).
D’altra parte, non è che sia difficile trovare un biglietto aereo. Il problema è il costo. Prima sovvenzionava lo Stato con il dollaro ufficiale (6,30), ora devi pagare da te al costo del mercato nero. Un mio amico che ha prenotato per agosto (Caracas-Roma) ha dovuto sborsare 130.000 Bs. Lo stipendio medio non va oltre i 10 o 15 mila bolívares, quindi fa tu il conto chi potrà permettersi questo lusso…
Può darsi, invece, che sia un buon momento per vendere beni immobili. A causa dell’inflazione, quanti hanno dei risparmi in moneta locale cercano gli investimenti. Ma per chi vende, la difficoltà consisterebbe poi nel cambiare in dollari o euro. Non è facile, caro Carlos.
M.C.”
Non ha niente a che fare con il colore politico. Questione di vita o di morte.
Non dimentichiamo il Venezuela. Un giorno potreste essere dimenticati anche voi.

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