venerdì 25 ottobre 2013

RE GIORGIO E LA SUA PAZZIA

Legge elettorale, vertice da Napolitano. Grillo: "Chiederemo l'impeachment"

ultimo aggiornamento: 24 ottobre, ore 21:50
Roma - (Adnkronos) - Riunione al Colle con rappresentanti di governo e maggioranza per affrettare il superamento del Porcellum. Insorge l'opposizione.Calderoli: "Non spetta certo a lui convocare vertici di maggioranza". Ma dal Quirinale fanno sapere che verranno ascoltati anche gli altri partiti


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Roma, 24 ott. (Adnkronos) - Pressing del Quirinale per cambiare la legge elettorale. Giorgio Napolitano ha convocato un vertice con rappresentanti del governo e della maggioranza per sollecitare il superamento del Porcellum prima della sentenza della Consulta, prevista per il 3 dicembre.
Nell'ora di colloquio al Quirinale, Napolitano avrebbe confermato la sua preoccupazione per un Parlamento che non riesce a trovare una soluzione di riforma elettorale e si fa 'battere', nei tempi e nel merito delle modifiche al Porcellum, dalla Consulta. Per raccogliere l'indicazione del Colle, serve un accordo tra Pd e Pdl. Una bozza di quell'intesa esiste già ed è stata esposta, come ipotesi di lavoro, in commissione Affari Costituzionali al Senato. Ma nel Pd non tutti remano in questa direzione. E visto il niet del Pdl verso il doppio turno, la riforma entro dicembre non vedrebbe mai la luce.
All'incontro al Quirinale, (in agenda già da alcuni giorni) c'erano i capigruppo di Pd, Pdl e Scelta Civica e i ministri Dario Franceschini e Gaetano Quagliariello. "Eravamo lì in veste di ministri competenti. Non c'è un'iniziativa del governo. La riforma elettorale è materia parlamentare", ha detto poi Franceschini rispondendo ai cronisti. Alla riunione c'era anche Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari Costituzionali al Senato. Qualche ora più tardi, proprio in commissione a Palazzo madama è stata illustrata un'ipotesi di lavoro, a cui hanno lavorato Doris Lo Moro del Pd e Donato Bruno del Pdl. Si tratta di un sistema proporzionale con un premio di maggioranza che scatta alla Camera per quella lista o coalizione che raggiunge il 40 per cento.
Quanto alla scelta degli eletti il 20% dei seggi, senza prevedere voto di preferenza, viene calcolato su liste circoscrizionali di candidati, con alternanza di genere, nelle attuali 26 circoscrizioni. Il restante. L'80% dei seggi, sempre con metodo proporzionale, viene assegnato "su base circoscrizionale, su liste di candidati in collegi plurinominali collegate reciprocamente con liste circoscrizionali". Una bozza che la renziana Di Giorgi boccia così: "L'ipotesi di lavoro illustrata in commissione al Senato da Doris Lo Moro e Donato Bruno è del tutto insufficente e non condivisibile. Si tratta di un proporzionale e che, per di più, con un premio che scatta dal 40 per cento costringe ad ammucchiate che portano a tutto tranne che alla governabilità".
L'area renziana del Pd chiede che si lasci da parte ogni tipo di accordo al ribasso, ovvero che preveda uno schema proporzionale con il rischio di 'larghe intese per sempre' che si porta dietro. "Il Capo dello Stato giustamente invita a fare presto - dice il renziano Andrea Marucci - non a fare male. Il Porcellum va superato ma la nuova legge elettorale deve migliorare la situazione, non renderla immutabile. Matteo Renzi ha espresso una proposta che oggi è di tutto il Pd, tornare indietro non si può". Miguel Gotor, già 'consigliere' di Pier Luigi Bersani e ora senatore, fa notare che senza un accordo con il Pdl, alla fine resta il Porcellum: "Se si vuole per davvero cambiare il Porcellum è necessario trovare un`intesa con le altre forze politiche. Altrimenti si fa propaganda o, peggio, si dice di volerlo modificare, ma in realtà si è impegnati a mantenerlo in vigore nascondendo la mano. I modi che abbiamo visto praticati in questi anni sono due: o si rilancia di continuo la posta alla ricerca di una legge perfetta che garantisca in automatico la governabilità oppure si fa melina agitando lo spettro delle larghe intese per sempre".
Intanto le opposizioni insorgono per il vertice 'di maggioranza' oggi al Quirinale. Per primo tira fuori la questione Roberto Calderoli. "Ritengo inaccettabile, inaudito e assolutamente non previsto dalla Costituzione il vertice di maggioranza che di fatto ha convocato oggi il presidente Napolitano al Quirinale. Lui deve essere il presidente di tutti e non di maggioranza e non spetta certo a lui convocare vertici di maggioranza soprattutto in relazione a una materia squisitamente parlamentare come la materia elettorale". Durissimo poi il Movimento 5 Stelle: "Siamo di fronte all'ennesimo colpo di mano del Quirinale", dicono i capigruppo Paola Taverna e Alessio Villarosa e in serata arriva l'attacco al curaro diGrillo: "Sta succedendo una cosa vergognosa", con la complicità "delle tv e del mondo dell'informazione. Senza dire niente a nessuno Napolitano ha convocato degli esponenti del Pdl e pdmenoelle -c'erano Finocchiaro, Schifani- li ha invitati quasi di nascosto per modificare la legge elettorale. Ora passiamo dal Porcellum al Napolitarellum". Il leader del M5S rilancia la proposta "di impecheament per Napolitano", annunciando: "Abbiamo già dato mandato al nostro ufficio legale". Per Grillo, "vogliono cambiare la legge elettorale per tagliarci fuori" con un "giochetto miserabile. Vogliono tagliare fuori 9 milioni di italiani".
Critiche anche da Fratelli d'Italia con Guido Crosetto e da Sel con Loredana De Petris: "Troviamo a dir poco inconsueto che oggi si sia svolto al Quirinale un inedito vertice sulla legge elettorale tra il Presidente della Repubblica e i partiti della maggioranza, poco prima della presentazione della ipotesi di lavoro avanzata dai relatori sulla modifica del sistema elettorale".
Ma a fine giornata dal Colle si apprende che il Quirinale, "si riserva di ascoltare i vari gruppi di opposizione, nelle modalità più opportune", sul percorso parlamentare della riforma elettorale. Da sempre il capo dello Stato ha auspicato, per l'indispensabile revisione delle norme di elezione per Camera e Senato, il più ampio concorso possibile da parte di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento.

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