lunedì 21 ottobre 2013

cosa pensano di ottenere nascondendo la verità

Operazione Pasticcini? insabbiate e nascondete tutto, questo processo non s’ha da fare.

CategoriesAbusi e Poteri
Cari amici,
vi ricordate Operazione Pasticcini?
Come vi avevo promesso subito dopo la puntata delle Iene, ecco gli aggiornamenti sulle indagini condotte dalla Dott.ssa Manuela Massenz e dal Dott. Alfredo De Lillo.
Dopo aver ripreso tre Carabinieri che avevano abbandonano l’autovettura di servizio in prossimità di un semaforo, ad un incrocio, sulle strisce pedonali, con le ruote sul marciapiede e per di più ostacolando il passaggio alle persone diversamente abili.
Mi ritrovo ad essere accusato dei seguenti reati: OLTRAGGIO A PUBBLICO UFFICIALE e DIFFAMAZIONE AGGRAVATA.
L’oltraggio sta nel fatto che il sottoscritto avrebbe offeso l’onore e il decoro dell’Arma dei Carabinieri, riprendendo e rimproverando i tre Carabinieri.
Mentre la diffamazione?
Beh, la diffamazione sta nel fatto che il sottoscritto una volta aver ripreso “FALSAMENTE” i tre Carabinieri, ha pubblicato e diffuso “falsità” nei loro confronti.
Così si sono concluse le indagini preliminari da parte dei magistrati sopraindicati. D’altronde, non è la prima volta che la magistratura per insabbiare o nascondere la verità, arrivi ad accusare di calunnia o diffamazione, le stesse vittime coinvolte in abusi o soprusi da parte delle Forze dell’Ordine..
Basta pensare a Stefano Cucchi, “morto per malnutrizione”;
Basta pensare a Federico Aldrovandi, “morto per arresto cardiorespiratorio”;
Basta pensare a Giuseppe Uva, “morto per insufficienza respiratoria”;
Basta pensare a Marcello Lonzi, “morto per un infarto fulminante”;
Curiosa la Giustizia Italiana… strana ma sempre curiosa.
Gentile Dott.ssa Massenz, sono convinto che la conclusione di queste indagini a dir poco carenti, quasi svolte nell’ottica di giustificare l’operato delle persone da indagare e porre ombre sul comportamento invece del denunciante, come evincesi dalla lettura di pagina 2, di pagina 3 e di pagina 4 della richiesta medesima.
Anche la scelta di un unico capo di imputazione, a fronte di una pluralità di reati emergenti dalla denuncia e dalla documentazione e registrazione di quanto avvenuto a carico del denunciante, appare dettata da un’ottica di voler giustificare e non invece di mettere a fuoco e perseguire i reati commessi.
E’ inverosimile che il pubblico ministero non abbia ravvisato neppure offese e minacce, pur se ad onor del vero i reati che avrebbe dovuto ravvisare, anche solo dall’ascolto della registrazione in atti (e non dalla assai parziale trascrizione) sono ben altri ed assai più gravi!
E’ assurdo per esempio che si sia potuto affermare che “appare inverosimile che, dopo aver invitato il Mavilla ad avvisare un difensore, gli sia stato in concreto impedita tale facoltà” (pag. 4 richiesta di archiviazione).
E’ assurdo invece che non si sia ascoltato con attenzione quanto al contrario risultante in modo chiaro ed intellegibile a TUTTI dalla registrazione!
E’ poi inverosimile che si possa affermare la non rispondenza al vero delle frasi riferite dal sottoscritto senza aver raccolto sul punto la testimonianza dei militari presenti, dei non iscritti nel registro degli indagati, che ben possono assumere la veste di testi.
Ciò dicasi anche con riferimento a quanto avvenuto in sede di ispezione personale: Le ingiurie, gli sputi, le percosse denunciati dal sottoscritto ben potevano e ben possono essere provati a mezzo della testimonianza dei militari presenti, almeno di quelli non iscritti nel registro degli indagati.
Su quanto di fatto avvenuto all’interno della caserma, data la gravità dell’accaduto, è oltremodo importante che vengano escussi i militari presenti.
Ciò anche per chiarire la circostanza inoppugnabile che il sottoscritto sia stato sottoposto ad una ispezione personale, chiuso in un bagno, per un lasso di tempo enorme, quantomeno dalle 23:30 del 7/06/2013, ora in cui i militari risultano formalmente presenti in caserma a stendere il verbale di perquisizione personale, fino all’1:14, ora di attivazione del 118, come risultante in atti.
Lasso di tempo ripetesi enorme ove si consideri anche che in caserma non v’era nessun altro al di fuori di lui con i militari interessati al suo caso, avendo tutti previamente abbandonato la stessa caserma ed i compiti alla medesima assegnati per interessarsi appunto solo a lui, in barba ai compiti cui preposti.
Quanto avvenuto, per le circostanze di tempo oltre che per quanto riferito in sede di denuncia, di per sè avrebbe dovuto far ritenere e dovrebbe far ritenere che sia stato di fatto compiuto un sequestro di persona e non già una ispezione personale!
E non può non sottacersi inoltre che la cosiddetta ispezione personale è cessata, limitando così di fatto i danni fisici inferti, soltanto perché ed allorché i Carabinieri hanno ricevuto formale comunicazione della registrazione e messa in rete di quanto avvenuto in sede di perquisizione domiciliare!
Anche sul punto è doveroso assumere la testimonianza di quanti presenti non risultanti indagati.
Per quanto sopra esposto il sottoscritto sig. Andrea Mavilla non può che presentare, come di fatto presenta formale opposizione alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero.
Con ciò chiedendo la prosecuzione delle indagini preliminari, investigandosi su quanto sopra rilevato e contestato, procedendosi alla necessaria escussione dei testi ivi indicati (i militari, quelli non formalmente indagati, risultanti presenti alla perquisizione ed alla ispezione personale).
Ordinando poi una più completa trascrizione della registrazione di quanto avvenuto in casa del sottoscritto, dando anche seguito alla richiesta n. 869/3 di prot., proveniente dalla Legione Carabinieri Lombardia in data 17/06, di richiedere l’ausilio da parte di tecnico specializzato per la “ripulitura” della conversazione che potrebbe rendere la trascrizione più comprensibile.
Alla luce di quanto risultante a seguito dell’intervento della redazione della trasmissione “Le Iene”, alla luce della consulenza tecnica che ha di fatto accertato la distruzione arbitraria dei files contenuti nel materiale digitale sequestrato, di cui si è riferito nella trasmissione (come risultante dalla chiavetta di registrazione del programma in atti), il sottoscritto opponente chiede acquisirsi tale consulenza, riservandosi comunque di produrne copia.
Ciò al fine di ulteriormente investigare e punire i reati informatici ivi documentati e provati.
In ambito di consulenza informatica il sottoscritto chiede pure un accertamento tecnico anche sulla autenticità dell’ordine di servizio del 7/06/2013 afferente l’assegnazione del compito di compilare la “Scheda Economica” della Pasticceria Marisa.
Ciò per la incongruenza della descrizione, avendo riguardo anche all’ordine non propriamente cronologico, dei compiti riportati nell’ordine di servizio e delle istruzioni.
Ciò anche e soprattutto alla luce delle dichiarazioni testimoniali rese in data 12/06/2013 dal sig. Spino Ivano Ambrogio, che ha riferito che il pomeriggio dello stesso giorno dell’accesso dei tre carabinieri (di cui in atti) nella pasticceria si è recata “il Carabiniere donna più alta è tornata in borghese presso il mio negozio e ci ha informato che un soggetto aveva girato un video e lo stesso aveva filmato i Carabinieri senza berretto e lei si preoccupava di questo in quanto hanno l’obbligo di calzarlo. Ci chiedeva quindi di fornirle i nomi di tutti coloro che erano presenti, quindi il mio, di mia madre e di mia nipote.”
Al di là della barzelletta del cappello, come può essere mai stato possibile aver compilato al mattino una scheda economica, in cui si precisano le esatte generalità dei titolari e dei lavoranti tutti dell’esercizio commerciale, e poi andare a richiedere al pomeriggio i medesimi dati.
Ciò premesso. Andrea Mavilla.
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