lunedì 13 aprile 2015

RAGGIO DELLA MORTE O RAGGIO DELLA VITA?

Pubblichiamo ora con piacere un commento che il fisico e didatta Camillo Urbani ci ha inviato, riguardo a un articolo da noi postato qualche giorno fa a questo link.
La vicenda del raggio proibito è presa a spunto per aprire la spiegazione verso uno scenario più ampio.
Se quanto dice suscita anche minimamente la vostra curiosità, vi suggeriamo di proseguire la lettura e, se intendete scaricare il dossier di cui al pulsante rosso in fondo, vi assicuriamo che dopo aver letto, la vostra concezione dell’universo sarà irrevocabilmente cambiata.
Conosciamo Urbani personalmente e sappiamo quanto importante sia il ruolo di chi deve occuparsi di “accompagnare” il cambio che si sta producendo nella coscienza collettiva da una visione del mondo stabile e deterministica ad una mutevole e possibilista.
Ma quello è il futuro che ci chiama.
Jervé
raggioproibito2
Riprendendo il discorso sul famoso “raggio della morte”, ci si imbatte in una storia di spionaggio e intrighi internazionali alla 007. 


Il tutto sfocia ovviamente in interessi speculativi. Fatto sta che sembra che il gestore dell’apparato disgregatore abbia cercato di ricavare denaro organizzando una mezza verità.


Il fatto è che l’apparato funziona in certe occasioni sì in altre no.
E alla fine ha smesso di funzionare.
Il proprietario avrebbe dovuto sicuramente rendersi conto che il funzionamento NON ERA RIPETIBILE a comando. Comunque sia si tentò la strada della vendita, ma forse probabilmente non si riusciva più a farlo funzionare con un minimo di regolarità.
E’ una supposizione basata da un estratto di quanto pubblicato da ICONICON:
…un buco di notevoli dimensioni. “Sono sicuro che nell’ esperimento non c’era nè poteva esserci frode”, dichiara il console a Pugliese. Dicembre 1976, comunque, Pugliese annota: “Esperimento in laboratorio per il governo italiano”. Il guaio è che, ogni volta che all’orizzonte si presenta un possibile acquirente per la “macchina”, Pelizza trova cento scuse per scantonare gli esperimenti dimostrativi che gli vengono richiesti…
Ci furono vari passaggi di mani alla fine il progetto e i filmati arrivarono al fisico Franco Cappiello, persona molto retta e coerente. Valutata l’autenticità dei filmati vi posto il link 
del sopralluogo verifica che fece Cappiello consultando coscienziosamente i testimoni. 



Alla fine Cappiello costruì lui stesso un prototipo moderno che chiama “il calabrone” esso funzionò magistralmente vaporizzando 35 cm cubi di ferro in una frazione di secondo.
Ma poi… non riuscì più a ripetere l’esperimento e in fisica se non sei in grado di dimostrare quello che dici… hai chiuso.
Siccome io sono un fisico “fuori”, alternativo, mi espongo curiosamente e mi muovo personalmente per incontrare cose che per i miei colleghi sono solo fantasie, prendendo anche cantonate (ma non in questo caso), ebbi un contatto con Cappiello e mi recai da lui quindi ho avuto tra le mani per pochissimo tempo “il Calabrone” e ho messo le mani nell’incredibile buco che ha provocato quell’unica volta che ha funzionato.
A mio parere la spiegazione della non ripetibilità sta nel fatto che il “potere personale”, la volontà, l’intento dell’uomo che lo usa influiscono sul risultato. Inoltre i materiali che lo compongono si sbilanciano “etericamente” ad ogni uso. L’uso di quel tipo di strumenti finisce con l’essere un’operazione alchemica che coinvolge mente e oggetti fin nei minimi dettagli.
Cappiello, essendo anche prof. di fisica quantistica, non era propenso a mescolare la fisica con la magia, il sacro con il profano. Le nostre opinioni ebbero una reciproca divergenza. Franco mi disse chiaramente che voleva rimanere ben saldo sul campo scientifico della ripetibilità ufficiale, se non avesse ottenuto un’equa ripetibilità con metodi scientifici avrebbe semplicemente dato il tutto in pasto al pubblico.
Cosa che ha fatto.
A mio avviso quella macchina funziona esattamente secondo i principi dell’energia radiante di Tesla, ma questa è un’altra storia tutta da verificare.
L’energia “radiante “ di Tesla per me ormai ha assunto un significato molto più vasto in pratica si tratta di tutta una nuova linea interpretativa di cosa stia alla base della materia.
Senza voler tediare il lettore con lunghi discorsi, preferisco ricorrere ad una parabola.
La parabola si colloca in un simbolismo posto a metà strada tra il divulgatore e il ricevitore. Se la parabola è sufficientemente semplice fa passare il concetto meglio di tanti discorsi sofisticati.
Ecco come potrebbe suonare questa parabola se fosse derivata dai vangeli:
“Il regno della materia è paragonabile allo schermo di un computer e voi ne siete gli oggetti che si muovono dentro, siete immagini vivificate da qualcosa che sta in un altro posto. 
In realtà tutta la materia che voi percepite è proveniente da un sofisticato programma che regola le accensioni dei pixel creando le immagini che voi chiamate materia.

Se voi guardate gli oggetti dal punto di vista di esseri che sono essi stessi immagini dello schermo, le cose vi appariranno dure stabili con proprietà peculiari ben definite; per quanto voi esseri dello schermo cerchiate di modificarle, non ci riuscite se non parzialmente e dentro le possibilità stabilite a monte dal programma.
Voi chiamate queste possibilità di cambiamento LEGGI FISICHE.
 Ebbene io vi dico che se voi poteste agire sul programma che le crea tutto diventerebbe “molle” “plasmabile” in modo da voi impensabile. 
 Voi potreste “truccare” il gioco della vita materiale e questo sarebbe un male, in quanto cessereste di apprendere il simbolismo e la logica che lo schermo su cui credete di abitare vi sta dando per farvi crescere in coscienza e comprensione.

Pertanto non è dato a voi di accedere alla programmazione dello schermo finché non avrete ottenuto una sufficiente coscienza e sperimentato le amare conseguenze di certe vostre azioni. 

Arriverà un tempo in cui il “portale” si aprirà e tutto vi sarà chiaro, ma fino a quel momento fornirvi la capacità di agire sul programma è come dare una bomba atomica in mano a dei bambini. Chi ha orecchi per intendere… cerchi di comprendere”
A parte la risata nel vedere un simile modo di presentare la cosa, i lettori si chiederanno: Che prove ha costui?
Ecco la mia esperienza.
Capisco che per voi sia un racconto come tanti altri, ma per me è… un vissuto reale.
Camillo Urbani

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