giovedì 30 aprile 2015

Ancora poco e viene giù tutto...

di Gianni Fraschetti - La crisi sta smascherando, giorno dopo giorno, un modello politico e sociale ma prima ancora culturale. Quello imposto dai vincitori della Seconda guerra mondiale, talmente artefatto e inadeguato da andare ovunque in frantumi di fronte al primo vento di burrasca. Questa specie di democrazia liofilizzata che ci imposero allora con le armi, progettata e confezionata sotto vuoto, modello esportazione, nei piani alti di quegli organismi apolidi con i quali manipolano il mondo, sta gemendo e scricchiolando ovunque e quel poco che resta degli Stati nazione risulta totalmente inadeguato ed impotente di fronte alla complessità del momento storico che stiamo vivendo. Il tessuto dei corpi sociali va perdendo rapidamente coesione e capacità di tenuta mentre il ceto politico e i cittadini sono oramai definitivamente separati e privi di collegamento. Con i primi chiusi, ma forse sarebbe meglio dire barricati nei loro palazzi, che tentano di escogitare qualcosa che almeno rallenti il crollo definitivo che percepiscono imminente, e i secondi che ribollono nella e della loro rabbia e disperazione come tonni impazziti nella camera della morte e cercano di dare a tale furore almeno una qualche comprensibile forma organica che permetta almeno l’illusione di contare qualcosa. Oggi comprendiamo appieno, anche se non lo vogliamo ammettere, che siamo un paese sconfitto, privo di autonoma volontà, di capacità decisionale e quindi di sovranità. Scontiamo ancora un trattato di pace che ci ha resi schiavi e ci ha agganciato d’imperio ad altri trattati, la NATO e quelli europei per dirne due, che ci hanno poi privato di tutto. Solo per parlare di economia e di denaro, a partire dal 1992, spariscono ogni anno dalla circolazione circa 30 miliardi di euro, necessari a sostenere gli impegni di Maastricht. Sono andati alle banche, straniere e italiane. Una voragine. Negli ultimi vent’anni, gli italiani hanno versato 620 miliardi di tasse superiori all’ammontare della spesa dello Stato. Ovvero 620 miliardi di “avanzo primario”, il saldo attivo benedetto da tutti gli economisti mainstream e dai loro politici di riferimento, ossia i gestori della crisi e i becchini della catastrofe nazionale che si va spalancando giorno per giorno, davanti ai nostri occhi: paura, disoccupazione, precarietà, aziende che chiudono, licenziamenti, servizi vitali tagliati. Questi denari sono scomparsi dai cicli economici nazionali. Volatilizzati. fagocitati dal sistema bancario e quale era il fine ultimo di tanto sadismo? Entrare nei parametri di Maastricht e stare dentro l’Eurozona. Ma, nonostante l’immane sforzo e il sangue che ci hanno cavato a forza, il debito pubblico non ha fatto che crescere, passando da 958 milioni a 2 miliardi di euro. È evidente che non funziona così e che mentono sapendo di mentire, è tempo quindi di iniziare a disintossicarci dal lavaggio del cervello cui siamo stati sottoposti, da quanto ci è stato inculcato durante questi settanta anni e di disabituarci a parole d’ordine, schemi e rituali tristi e obsoleti cui solo politici e giornalisti restano disperatamente aggrappati. Insieme a quel mondo di parassiti che ruota intorno a loro, nell’illusione di trarne un briciolo di sicurezza per poter prendere sonno la sera e che il presente che vivono da svegli sia solo un incubo dal quale, prima o poi, si sveglieranno. Come poveri struzzi che cacciano la testa sotto la sabbia, i custodi del vecchio ordine non vogliono vedere le geometrie perfette della colossale tempesta che è in preparazione e il nesso tra le varie crisi del nostro tempo: dell’economia, del clima, delle democrazie. Crisi che sono intimamente collegate e stanno per riunirsi tra loro e con i fenomeni locali (qui da noi crisi istituzionale e costituzionale) per dare luogo al più devastante tsunami che la storia del pianeta ricordi. Quando scrissi “Caput Mundi” pensavo di anticipare la realtà ma mai avrei supposto che i fatti la avrebbero superata di gran lunga. La democrazia rappresentativa è un palazzo dalle fondamenta talmente ammalorate che al primo soffio di vento inevitabilmente collasserà, ripiegandosi su se stesso. Tra governanti e governati oramai c’è un deserto impraticabile mentre la Storia, spietata e inesorabile, si ripete beffarda e si ripresenta a consegnarci il conto. Un conto che purtroppo è lungo e salato. I vincitori di allora fecero male i loro calcoli nell’edificare il mostro in disfacimento che abbiamo sotto gli occhi e non ci sarà di grande aiuto non guardare e volgere gli occhi altrove, in cerca di improbabili soluzioni, turandoci anche le orecchie per non udire i sinistri scricchiolii che precedono il crollo. L’imbuto nel quale siamo caduti, o meglio, nel quale siamo stati precipitati, porta direttamente al caos totale e a una sola soluzione ma ci vorrà altro tempo e tanta sofferenza per arrivarci. Adesso siamo ancora nella fase della beata illusione che qualcosa ci salverà. Quella della “luce in fondo al tunnel”, di “supermario” e di Pittibimbo. Per alcuni, troppi, la fase della democrazia diretta, dell’uno conta uno. Passerà anche questo momento e la nostra condizione peggiorerà ancora, mentre la vite della crisi penetrerà a fondo nelle nostre carni straziandole. Quando sarà arrivata alla fine e inizierà a intaccare l’osso il dolore diverrà allora insopportabile e pregheremo Dio in tutti i modi e in ginocchio, perchè qualcuno ci liberi da questo tormento inaudito, perchè la partitocrazia trovi alfine la sua drammatica fine, l’unica che si merita e perchè questo triste periodo abbia termine. E con esso tutto il suo carrozzone logistico di giornalismo pilotato, di nani, ruffiani, ladri e puttane. E tanto per essere chiari, il carrozzone è patrimonio comune di tutto l’arco parlamentare, come la resistenza. Simul stabunt simul cadent, senza sconti o abbuoni. A quel punto, quando il palazzo verrà giù, perchè verrà giù, farà chi vorrà fare, e vincerà chi vorrà vincere. Dovremo demolire ciò che resterà dal crollo, pulire dalle macerie e ricominciare. Sperimentando, provando e sfatando i tabù, primo fra tutti quello che la forza del numero porta con sè la ragione per il solo fatto di essere maggioritario. Non è così, come abbiamo sperimentato in questi 70 anni e perlomeno finché permarrà la regola matematica della prevalenza del cretino. Viviamo immersi in un contesto sociale dove sono stati banditi i valori caratteristici dell’essere umano: la lealtà, il valore, la dignità, l’orgoglio, il coraggio e anche l’intelligenza. Tutte qualità superflue, anzi dannose, per il mondo globalizzato delle formiche, dove il livellamento verso il basso è continuo e spietato, nella ricerca spasmodico di un tipo umano ( se ancora si può definire così) passivo, spersonalizzato, gregario e privo di qualsiasi attributo tipico della nostra specie. Ad oggi uno vale uno vuol dire questo e quindi non è praticabile. Lo sarà alla fine, quando avremo cambiato tutto e sarà una società diversa, modificata radicalmente e profondamente nei presupposti e nel fine ultimo. Una Comunità di “pares”. Una società di uomini ove tutti. indistintamente, godranno degli stessi diritti e avranno gli stessi doveri. Allora si potrà dire uno vale uno, ma non oggi. Non con la prevalenza del cretino ancora a piede libero e perennemente in agguato. Lo scempio rappresentato dalla democrazia rappresentativa ha esautorato l’individuo di ogni libertà, prima fra tutte quella di potere scegliere e di decidere cosa fare della propria vita. In sostanza si sono presi la nostra essenza umana, la nostra anima verrebbe da dire, in cambio di una illusione e di quell’atto ridicolo e demenziale che è il voto, almeno come è congegnato oggi. Una delega, peraltro in bianco, senza alcun vincolo per il delegato. Una truffa. L’eterna allegoria del gatto, della volpe e di Pinocchio. Un po’ di tempo fa Barbara Spinelli, su Repubblica, dopo una serie di notevoli acrobazie verbali, giunge alla conclusione che si deve tornare all’Agora’ di Atene e all’Azione Popolare di Roma antica. Una ammissione sconcertante, da quella persona e da quel giornale. Evidentemente nell’organo ufficiale del buon governo illuminato avvertono il terreno tremare sotto i loro piedi. Adesso è solo un senso di insicurezza indefinito, una paura sottile e senza nome ma credo proprio che nei prossimi mesi diverrà terrore puro. Perché succederanno cose da pazzi. Fonte: Informare

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