sabato 18 aprile 2015

La strage delle tartarughe Nel Mediterraneo ogni anno attraverso la pesca avviene una strage di tartarughe, la Caretta caretta che è già a rischio di estinzione. Ma con un progetto sostenuto anche dall’Unione Europea saranno gli stessi pescatori a mobilitarsi per salvarle


24/05/2014
Una vera e propria strage quella che si verifica ogni anno nel Mediterraneo ai danni delle tartarughe della specie Caretta caretta e che per le sue dimensioni rischia di portare all’estinzione una specie protetta da Convenzioni internazionali, Direttive comunitarie e Leggi nazionali.  

Sono circa 70.000 le tartarughe che abboccano agli ami utilizzati per la pesca al pescespada, oltre 40.000 quelle che restano intrappolate nelle reti a strascico e circa 23.000 quelle incagliate in reti da posta per un totale di 133.000 catture con oltre 40.000 casi di decesso. Numeri impressionanti e sicuramente sottostimati. Se, infatti, si considerano le migliaia di piccole imbarcazioni da pesca che si affacciano sul Mediterraneo, i numeri salgono decisamente e si calcola possano sfiorare le 200 mila catture e i 70 mila decessi. 

L’impatto della pesca professionale sulla tartaruga marina è dovuto principalmente a quei Paesi che si affacciano direttamente sul Mediterraneo che sono responsabili per l’83% del totale delle catture accidentali chiamate anche bycatch.  

I dati di cattura degli ultimi anni, le testimonianze dei pescatori e l’aumento degli interventi dei Centri di recupero lungo le coste italiane, testimoniano la necessità di arginare velocemente tale fenomeno molto dannoso. Così, gli stessi pescatori professionisti, insieme a numerosi altri enti e istituzioni, hanno deciso di scendere in campo, rimboccarsi le maniche e salvare le tartarughe. 

Saranno proprio i pescatori, infatti, i principali attori del progetto Tartalife finanziato dal programma LIFE+ della Commissione Europea e coordinato dall’Istituto di Scienze Marine del Consiglio nazionale delle Ricerche di Ancona (Cnr-Ismar).  

Il progetto, che coinvolge, da qui al 2018, quindici regioni italiane che si affacciano sul mare, prevede due obiettivi principali: la riduzione delle catture effettuate con palangari, reti a strascico e da posta e la riduzione della mortalità post cattura degli esemplari di tartaruga marina. 

Per ridurre la cattura accidentale delle tartarughe marine con le reti a strascico TartaLife sperimenterà in alcune delle marinerie italiane un dispositivo meccanico denominato TED (Turtle Exculder Device, letteralmente “Meccanismo di esclusione della tartaruga”) già testato nel progetto Tartanet e ampiamente diffuso in molti paesi oltre oceano per la pesca dei gamberi. Si tratta di una griglia cucita all’interno della rete (prima del sacco terminale) che ha il compito di sbarrare la strada alla tartaruga ma non al pesce. Le tartarughe urtando contro il TED ritroveranno la libertà attraverso un’apertura della rete chiusa da un altro panno di rete cucito solo parzialmente. A partire da questo modello standard costituito da una griglia in alluminio potranno essere sperimentati altri materiali e disegni progettuali al fine di assicurarne la funzionalità in termini di redditività per la pesca, di sicurezza per i pescatori e di efficienza nell’esclusione delle tartarughe.  

Per ridurre invece la cattura accidentale delle tartarughe dovuta ai palangari il progetto TartaLife promuoverà l’uso degli ami circolari in tutte le marinerie italiane interessate da questo tipo di pesca. È dimostrato infatti che utilizzare gli ami circolari in sostituzione dei cosiddetti ami a “J” tradizionali, riduce di circa il 70% la cattura degli esemplari di Caretta caretta senza alterare l’efficienza di cattura delle specie bersaglio (pesce spada, tonno rosso e tonno alalunga). La particolare conformazione circolare, inoltre, rende più difficile l’ingestione dell’amo stesso da parte della tartaruga, riducendo drasticamente la mortalità indotta da questi attrezzi. Inoltre, rimanendo impigliato solo superficialmente, l’amo può essere agevolmente rimosso dai pescatori, che in questo modo potranno contribuire alla salvaguardia della specie con delle semplici operazioni da svolgere direttamente a bordo dell’imbarcazione.  

Per evitare le interferenze delle tartarughe con le reti da posta, il progetto Tartalife sperimenterà infine un dispositivo elettroacustico denominato STAR (Sea Turtle Acoustic Repellent) il cui funzionamento è identico a quelli messi a punto per tenere lontani i mammiferi marini dalle attività di pesca. L’uso è molto semplice: basta posizionarlo sulla rete e al contatto con l’acqua comincerà a funzionare emettendo dei segnali acustici nel range di frequenze udibili dalle tartarughe. In questo modo le tartarughe saranno probabilmente in grado di identificare ed evitare lo sbarramento rappresentato dalla rete.  

Un’altra iniziativa finalizzata a ridurre le catture accidentali con le reti da posta è la sperimentazione di una nassa di nuova generazione, già utilizzata con successo nel nord Europa per la pesca al merluzzo ma mai prima d’ora nel Mediterraneo. Il successo della sperimentazione in termini di redditività, riduzione del bycatch ed eliminazione del problema della depredazione del pescato da parte delle tartarughe potrebbe favorire, in un prossimo futuro, l’adozione di questo attrezzo in sostituzione alle reti da posta, almeno in alcune aree e periodi.  

Per limitare la mortalità post cattura verrà invece potenziata la rete dei Centri Recupero Tartarughe Marine che operano lungo le nostre coste con interventi che prevedono: il potenziamento dei centri già esistenti, l’apertura di nuovi punti di primo soccorso e l’aggiornamento professionale degli operatori veterinari chiamati quotidianamente ad intervenire anche su nuove problematiche e nuove patologie. 

Per contribuire a diffondere maggiormente i sistemi che si sono rivelati già efficaci (ami circolari e TED) verranno condotti, nell’ambito del progetto TartaLife, corsi specifici per i pescatori e saranno attivati sportelli di assistenza per tutti quei pescatori che vorranno sostituire i vecchi attrezzi da pesca con altri più nuovi e selettivi ricorrendo agli incentivi previsti dal nuovo Feamp (Fondo Europeo per le Attività Marittime e la pesca). 

Così, saranno proprio i tantissimi pescatori italiani i protagonisti principali del progetto. Attraverso il Consorzio Unimar, che raggruppa i consorzi di ricerca delle tre centrali cooperative (Agci Agrital, Federcoopesca e Lega Pesca), potranno applicare questi innovativi sistemi e partecipare in modo determinante alla riduzione della mortalità delle tartarughe. Sono loro, infatti, che nel mare e con il mare ci vivono, che più di tutti vogliono salvaguardare gli straordinari rettili marini dal pericolo di estinzione. 

Un’alleanza questa, tra il futuro dei pescatori e il mondo antico delle tartarughe, che segna senz’altro un nuovo inizio per la salute del Mare Nostrum. Numerosi gli altri partner che, ognuno per le sue competenze, prendono parte al progetto: Provincia regionale di Agrigento, Ente Parco Nazionale dell’Asinara, Fondazione Cetacea Onlus, Associazione Centro Turistico Studentesco e giovanile CTS, Area Marina Protetta Isole Egadi, Legambiente Onlus, Area Marina Protetta Isole Pelagie Cooperativa. Tutte realtà impegnate nella salvaguardia della biodiversità marina. 

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