sabato 18 aprile 2015

Ecco chi c’è dietro alla (falsa) aggressione a Mario Draghi

Credo che il video della pseudo-aggressione a Mario Draghi, per lanciargli coriandoli, lo abbiate visto tutti. Se qualcuno se lo fosse perso, può guardarlo qui.
Nel video si vede una ragazza che si alza, si scaglia verso Mario Draghi con decisione, tanto da intimidire il pavido banchiere, e lancia dei coriandoli, per poi essere acciuffata dagli uomini della sicurezza, che la portano fuori mentre lei continua a gridare “contro la dittatura della BCE”.
20150415_20150415_draghi5Lo stile-femen è inconfondibile: sia per la decisione con la quale ha effettuato il blitz, sia per la classica resistenza agli addetti alla sicurezza, scandendo slogan. La ragazza è apparsa subito una ben addestrata “professionista” dei blitz.
In un secondo momento sono state diffuse le generalità della ragazza: si tratta di Josephine Witt, una ex Femen, attualmente militante di Blockupy. Proprio così: Blockupy. 
Un nome che ci ricorda il movimento OCCUPY, presunto movimento “spontaneo” nato dal basso, dietro al quale in realtà si celano i soliti noti, ad iniziare da George Soros, che da sempre fomenta, alimenta, finanzia gruppi di opposizione ai governi “nemici”, fino alle “rivoluzioni colorate”. Ma anche la Rockfeller Foundation e altre associazioni, che ovviamente finanziano anche le Femen.
soros-george.siE se ci pensate bene, appare alquanto strano che una “contestatrice qualsiasi” riesca ad ottenere l’accredito, il pass, per presenziare alle conferenze stampa del governatore della BCE, nella sede dell’Eurotower.
Se intrufolarsi fosse così semplice, Draghi e company dovrebbero porsi seriamente un problema di sicurezza, in quanto se al posto della tizia ci fosse stato un malintenzionato, sarebbe potuta finire male.
Sicuramente la tizia aveva dei grossi agganci, per riuscire ad ottenere il pass per l’Eurotower. E visto chi c’è dietro a questi movimenti, non c’è da stupirsi
Anche l’estrema visibilità avuta dal gesto, fa pensare che non abbia fatto scomodo.
A che pro gesti come questo?
Per far emergere movimenti di protesta pilotati, grazie alla visibilità e al clamore mediatico, mentre quelli che veramente protestano restano confinati sui gruppi di Facebook, e magari per avere la scusa, “per motivi di sicurezza” di aumentare scorte o quant’altro.

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