Un presepe e una foto dei Marò scatenano l’ira della Cgil che urla: “Toglieteli subito”
/sab 21 dicembre 2013/16:29
A Natale sono tutti più buoni tranne quelli della Cgil. Il presepe non si deve fare, disturba la sensibilità dei non credenti. Se poi nella stanza – oltre al presepe – c’è pure la foto dei Marò, apriti cielo, i fedelissimi della Camusso sono capaci di proclamare uno sciopero generale. Arriva fino a questo punto la faziosità della sinistra sindacale che ha preso carta e penna per una protesta feroce.Che cos’era accaduto di tanto grave da scatenare l’ira funesta della Cgil? Semplice, nella sede della direzione regionale Inps, a Firenze, qualcuno ha avuto l’ardire di costruire ed esporre al pubblico un presepe. In più c’era la foto dei due militari italiani prigionieri in India e da uno slogan in cui si auspicava la loro immediata liberazione. «Che in un ufficio pubblico si possa allestire qualsiasi cosa abbia a che fare con un credo religioso è già materia dibattuta– ha sottolineato il sindacato rosso – ma abbinare a questo un proclama politico è evidentemente un’offesa. Non si tratta di schierarsi contro o a favore del rientro in Italia dei due marò ma cosa ha a che fare questo con il rispetto di una tradizione religiosa? Predisporre un simile allestimento, discutibile anche dal punto di vista estetico, è quantomeno improprio per un ufficio pubblico. Il rinnovare (dopo un anno) l’appello alla liberazione di due connazionali coinvolti in una vicenda controversa è palesemente un segnale politico, che viene imposto dalla dirigenza Inps». Un’accusa di fare politica a cui il direttore regionale dell’Inps, Fabio Vitale, risponde definendo “ideologica” la nota della Cgil. «Sono rimasto basito – spiega – quel presepe è un’espressione di solidarietà a due nostri connazionali ingiustamente detenuti e un augurio che possano presto tornare a casa. Sono responsabile di un ufficio pubblico, dietro la mia scrivania ci sono la foto del presidente Napolitano, la bandiera tricolore e il Crocifisso. Quella foto sul presepe è un modo per ricordare a tutti questa situazione controversa e ancora sospesa». Già, ma alla Cgil questo sembra non interessare. I sindacalisti della Camusso, quando si parla dei nostri militari e delle loro famiglie, non ragionano più. Gli si annebbia la vista.
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