mercoledì 18 marzo 2015

COME L'EGOISMO E LO SFRUTTAMENTO DISTRUGGE IL PIANETA

Il viaggio dei gamberi dal Bangladesh alle nostre tavole: ecco come un cocktail può distruggere l'ecosistema. L'inchiesta di Presa Diretta (FOTO)

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Liza Boschin, inviata di Presa Diretta, e la producer Elena Marzano, sono state in Bangladesh e in Tailandia per scoprire come arrivino sulle nostre tavole i gamberi d'importazione provenienti principalmente dal Sud America e dal Sud Est asiatico, di cui i metodi d'allevamento sono il più delle volte sconosciuti.
I gamberi sono uno degli alimenti più apprezzati dagli italiani ma la quantità di crostacei portata sul mercato nazionale dalla nostra produzione è ai minimi storici, in stato di forte crisi. L’Italia nel 2009 risultava al terzo posto tra i paesi europei importatori di gamberi, con un volume di 63.247 t di cui il 2,6% rappresentato da prodotto fresco e il restante 97,4% da surgelato.
La ridotta produzione nazionale è imputabile alla concorrenza spietata dei prodotti importati dall'estero, che nel 2013 occupavano una fetta del mercato nostrano pari a oltre 400 milioni di euro; questi animali vengono pescati, allevati, spesso precotti e congelati a migliaia di chilometri di distanza, rendendo molto difficile i necessari controlli di qualità e portando in Italia alimenti rovinati e sui costi dei quali incide molto il lungo viaggio internazionale.
Liza Boschin ha visitato una delle zone più remote del Bangladesh, che si raggiunge dopo più di dodici ore di macchina dalla capitale Dacca. Si tratta di un'area che in passato era occupata da diverse coltivazioni, dai pascoli, dalle foreste e dalle risaie ma che è, oggi, un unico grande lago salato in cui donne e bambini lavorano per crescere i crostacei completamente destinati al mercato straniero.
Creati abbattendo le dighe che proteggevano l’interno dalle mareggiate nel periodo dei monsoni, questi bacini d'acqua salata distruggono l'ecosistema bruciando le poche coltivazioni rimaste, facendo sparire i pascoli e intaccando addirittura le abitazioni degli abitanti del posto.
Il viaggio della giornalista prosegue verso la Thailandia seguendo a ritroso le orme del trash fish, il pesce immondizia, ossia tutto quel pesce che non può essere venduto al mercato ma viene acquistato dai produttori di farina di pesce per creare il mangime necessario ad allevare i gamberi.
L’Europa è il più grosso importatore di farina di pesce dalla Tailandia, usata anche per ingrassare i nostri polli e maiali di allevamento; tuttavia tra le bancarelle ricolme di trash fish l'occhio cade su diversi pesci tropicali della barriera corallina e sui piccoli di altre specie, portati a riva dai pescatori tramite la pesca a strascico che distrugge i fondali decimando i coralli.
È questo il vero prezzo del cocktail di gamberi: la produzione nazionale e i suoi frutti arrancano, mentre a migliaia di chilometri da noi l'ambiente viene massacrato. Il reportage verrà trasmesso nella puntata di Presadiretta dal titolo “Salviamo il mare” in onda su Rai3 in prima serata domenica 15 marzo.
  • © Liza Boschin
    Pescatori bengalesi al lavoro su quelli che una volta erano i loro campi. Adesso sono stagni di acqua salata. Distretto di Khulna.
  • © Liza Boschin
    Questa era zona di campi, allevamenti e foresta tropicale. Adesso è una distesa di acqua di mare infinita e il sale ha reso sterile la terra sotto. Distretto di Khulna.
  • © Liza Boschin
    Una donna anziana pesca, avvolta nel suo sari, il pesce che rivenderà al mercato. Distretto di Khulna.
  • © Liza Boschin
    Deepok alleva i gamberi che arrivano surgelati sulle nostre tavole. I tantissimi intermediari fanno perdere ogni tracciabilità. Distretto di Khulna.
  • © Liza Boschin
    Deepok alleva i gamberi che arrivano surgelati sulle nostre tavole. I tantissimi intermediari fanno perdere ogni tracciabilità. Distretto di Khulna.
  • © Liza Boschin
    Le larve dei gamberi di allevamento vengono pescate da donne che camminano lungo le rive dei fiumi con le reti. Spesso portano con loro i bambini. Zona di Sunderbands
  • © Liza Boschin
    Le larve dei gamberi di allevamento vengono pescate da donne che camminano per ore lungo le rive dei fiumi e guadagnano pochi centesimi al giorno. Zona di Sunderbands.
  • © Liza Boschin
    Agherà non ha ancora sessant’anni, ma la vita durissima dentro le fabbriche in cui si puliscono e surgelano i gamberi hanno lasciato solchi profondi sul suo corpo e sul suo viso. Distretto di Chittagong.
  • © Liza Boschin
    I bambini lavorano negli allevamenti di gamberi, dove raccolgono le lumache perché mangiano lo stesso cibo dei gamberi. Distretto di Chakaria.
  • © Liza Boschin
    Questa bambina ha sei anni, lavora negli allevamenti di gamberi, dove raccoglie le lumache perché mangiano lo stesso cibo dei gamberi. Distretto di Chakaria.
  • © Liza Boschin
    Questa bambina ha nove anni, lavora negli allevamenti di gamberi, dove raccoglie le lumache perché mangiano lo stesso cibo dei gamberi. Distretto di Chakaria.
  • © Liza Boschin
    L’interno sterile e chirurgico delle fabbriche dove i lavorano i gamberi che arrivano in Italia. Distretto di Chittagong.
  • © Liza Boschin
    In Tailandia si pesca talmente tanto che la popolazione dei pesci è in declino, e grandi zone della barriera corallina son ormai morte. Porto di Songkhla.
  • © Liza Boschin
    In Tailandia si pesca con le reti a strascico, tutto quello che viene catturato è buono per il mercato del pesce. Porto di Songkhla.
  • © Liza Boschin
    I barili ormai vuoti del pesce venduto al mercato vengono lanciati sui pescherecci pronti a ripartire. Porto di Songkhla.
  • © Liza Boschin
    Sono migliaia i barili di pesce come questi che vengono scaricati ogni giorno. Porto di Songkhla.
  • © Liza Boschin
    I pesci che non hanno mercato, come i piccoli pesci tropicali o quelli troppo giovani, vengono venduti per fare la farina di pesce, ingrediente base del mangime dei gamberi, ma anche dei polli e maiali allevati in Europa.
  • © Liza Boschin
    Prima di ripartire per un’altra battuta di pesca, i pescatori aggiustano le reti.

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