pubblicato il 17/nov/2014 16:02
Lavoro, nel mondo sono 35,8 milioni gli schiavi "moderni"
Rapporto GSI: producono ogni anno beni per 150 miliardi di dollari
Roma, 17 nov. (askanews) - Costretti a raccogliere il cotone, coltivare cannabis, prostituirsi e combattere guerre, circa 35,8 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di schiavitù. Secondo il rapporto Global Slavery Index (GSI) del 2014, realizzato dall'organizzazione australiana Walk Free Foundation, subiscono questo trattamento circa il 20% in più di persone rispetto a quanto si pensi. "C'è l'assunto che la schiavitù appartenga al passato. O che esista solo nei paesi devastati da guerre e povertà", ha detto il presidente dell'organizzazione, Andrew Forrest, secondo il quale la definizione moderna di schiavitù include anche pratiche assimilabili, come lo strozzinaggio, i matrimoni forzati e la vendita e lo sfruttamento dei bambini, così come il traffico di esseri umani e i lavori forzati. Il rapporto, che confronta i dati di 167 paesi, sostiene che la schiavitù moderna contribuisce alla produzione di almeno 122 beni in 58 paesi. Secondo l'International Labour Organization (ILO), i profitti derivanti da questi lavori forzati sono di circa 150 miliardi di dollari ogni anno. "Dai pescatori thailandesi che pescano a strascico ai bambini congolesi che cercano diamanti, dai bambini uzbeki che raccolgono il cotone alle ragazze indiane che cuciono i palloni da calcio, è il loro lavoro forzato ciò che noi consumiamo", si legge nel documento. La nazione peggiore rimane la Mauritania, dove la riduzione in schiavitù dei mori musulmani da parte degli arabi berberi è parte integrante della società. Al secondo posto figura l'Uzbekistan, dove ogni autunno le autorità costringono oltre un milione di persone, inclusi i bambini, a raccogliere il cotone. In Medio Oriente, paesi come il Qatar sono una delle principali destinazioni per uomini e donne provenienti da Africa e Asia, attirati con la promessa di impieghi ben pagati e poi sfruttati come lavorarori domestici o nell'industria delle costruzioni. I paesi che fanno di più per contrastare il fenomeno sono Olanda, Svezia, Stati Uniti, Australia, Svizzera, Irlanda, Norvegia, Gran Bretagna, Georgia e Austria. In Europa sono circa 566 mila le persone sottoposte a forme di schiavitù, come gli immigrati clandestini in Irlanda che coltivano cannabis o coloro che sono costretti ad elemosinare in Francia. "Il traffico legato allo sfruttamento sessuale rappresenta oltre il 70% delle vittime identificate, mentre il traffico di manodopera solo il 19%. Il più alto numero di schiavi moderni, circa 14,2 milioni, si trova in India, mentre in Africa le situazioni più critiche si segnalano nei paesi del centro del continente e in Somalia, dove i bambini vengono costretti a fare i soldati o a lavorare in miniere illegali e pericolosissime. La Nigeria è la principale fonte per il traffico di esseri umani in Europa, con il rapporto che cita il caso di una donna intrappolata in un giro di strozzinaggio legato alla prostituzione in Italia. "Questi dati", conclude il rapporto, "dimostrano che la moderna schiavitù esiste in ogni paese. Siamo tutti responsabili delle forme in cui si manifesta la moderna schiavitù e della miseria disperata in cui spinge i nostri fratelli". Uda
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