venerdì 18 ottobre 2013

Sentinelle (anti-tasse) del menga

“SAREMO SENTINELLE ANTI-TASSE” – I 5 CIALTRONI PDL HANNO APPROVATO DI TUTTO: DALL’IVA ALL’IRAP, DALLA BENZINA FINO ADDIRITTURA ALLE “ACCISE” SULLA BIRRA. TAGLI? ZERO, OF COURSE

 

Sentinelle (anti-tasse) del menga

L’immagine l’ha usata Alfano, per descrivere l’azione del PdL nel governo Letta. Non vorremmo essere pignoli, ma: Iva, Irap, Ires, benzina, gioco, tabacchi, perfino la birra… Un po’ addormentate, come sentinelle
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«Siamo le sentinelle anti tasse nel governo». In conferenza stampa il vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano ha usato quest’espressione, già utilizzata una ventina di giorni fa, per rivendicare il respingimento della furia tassatrice del Pd sull’Imu e il ruolo del PdL – Forza Italianella maggioranza. Alfano non poteva scegliere momento peggiore, visto che proprio ieri è scattato un aumento del 12,5% delle accise sulla birra (e altri aumenti sono già previsti per i prossimi due anni). Forse la sentinella si è distratta. Come non si è accorta che l’azzuffata tra falchi, colombe e quaglie sulle vicende giudiziarie-politiche di Silvio Berlusconi e per il controllo del partito ci è costata l’aumento di un punto percentuale di Iva. L’Iva è passata prima dal 20% al 21% e poi al 22%, un aumentata del 10% in due anni, e sempre con il voto delle sentinelle. Questi guardiani non hanno ben compreso che dovrebbero difendere l’intero castello dall’assalto dei tassatori e che è più da complici che da sentinelle difendere la stalla dall’Imu e dare il via libera al saccheggio dell’argenteria e dei forzieri attraverso l’aumento dell’Iva e degli acconti Irap e Ires oltre il 100%.
L’impressione è che i vigilantes del PdL ancora non si siano svegliate dal profondo sonno in cui sono caduti negli ultimi 5 anni. Il partito di Berlusconi e Alfano ha governato ininterrottamente negli ultimi anni, da solo o in coalizione, e ha approvato una marea di tasse: l’Imu prima introdotta e poi eliminata (forse), almeno 8 nuove accise sui carburanti, il superbollo auto, le tasse sulla nautica e sul gioco, l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie, la Tobin tax, la Robin tax, la Tares (che costerà in media il 50% in più dell’Imu), la patrimoniale sul deposito titoli, le tasse sulla rc auto, sblocchi delle addizionali regionali, tasse sui tabacchi e le sigarette elettroniche e tanto altro ancora.
Nella sua tragicità la situazione è semplice: non si può svalutare e non si può aumentare il debito, quindi non si possono ridurre le tasse senza tagliare le spese, né aumentare la spesa pubblica senza ulteriori tasse. Ne abbiamo tanti di politici che vogliono tagliare le tasse senza parlare di spesa, più o meno quanti sono quelli che vogliono aumentare le spese senza aumentare le tasse. La classe politica che ha ridotto una tassa e poi, con il gioco delle tre carte ne ha aumentate altre, non è più affidabile. Una sentinella contro le tasse non serve più, soprattutto se dorme. Se vuole riacquistare credibilità non deve parlare più di tasse, ma solo di spesa pubblica da abbattere, con numeri specifici capitolo per capitolo, nomi di enti da chiudere, partecipate da lasciar fallire, società da privatizzare, patrimonio da vendere. I contribuenti, le classi produttive, imprenditori, lavoratori autonomi e dipendenti non hanno più bisogno di politici che si qualificano con parole vuote come moderati, riformisti, liberisti o socialisti. Non hanno bisogno di una sentinella appisolata a guardia di una stalla vuota come Alfano, né di un presidente che vuole fare “le riforme col cacciavite” comeLetta. Ciò che serve è un politico che faccia tagli alla spesa pubblica con il machete, una specie di Danny Trejo da mettere alla spending review.
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