lunedì 29 luglio 2013

TAV

Terrorismo No Tav? Questa è intimidazione

Conferenza stampa dei No Tav contro le perquisizioni e le accuse di terrorismo che domani voleranno sui giornali...

redazione
lunedì 29 luglio 2013 19:52


Alla conferenza stampa del movimento No Tav in risposta alle perquisizioni avvenute in mattinata alla trattoria Credenza di Bussoleno e ai danni di dodici attivisti c'erano tutti. Segno evidente che i No Tav non fanno differenze tra buoni e cattivi come spesso i media vogliono far intendere. E ovviamente non considerano terroristi i loro compagni di lotta. Presenti il presidente della Comunità Montana Valle Susa Val Sangone Sandro Plano, Nilo Durbiano, sindaco di Venaus, Ivan Della Valle, deputato del M5S, Ezio Locatelli, segretario provinciale di Prc, Luigi Casel del Comitato di lotta popolare, Alberto Perino, Nicoletta Dosio e rappresentanti del Legal Team.
La tesi deiNo Tav è questa: ma come, 21 sindaci della Valle chiedevano al governo un confronto sulla questione Tav e come risposta alla richiesta di dialogo sono arrivate le perquisizioni? Sandro Plano: "Eversione, terrorismo" siano parole da trattare con molta cautela, e che non trovano corrispondenza in Val di Susa. Che cosa è stato trovato nelle perquisizioni? Che cosa si viene a rischiare per un petardo o per fuoco d'artificio a questo punto?"
La richiesta avanzata è stata chiara: i lavori devono essere sospesi e devono essere riaperti i dialoghi, viene ripetuto. "Più che di terrorismo bisognerebbe parlare di politica del terrore, in cui sono i cittadini a essere sottoposti a repressione. Denunce per procurato allarme ad amministratori pubblici, la forza sovramisura usata la notte del 19 luglio in occasione della marcia che condusse ad arresti e alla violenza denunciata da Marta Camposana, le manganellate di nuovo ricevute per aver voluto applicare uno striscione lungo l'inferriata del Tribunale di Torino durante il presidio di solidarietà a Marta il giorno della sua udienza, sono soltanto gli ultimi episodi con cui la Procura di Torino scende la vertiginosa china che tocca il fondo ora, oggi, con questa nuova e minacciosa presa di posizione", scriveTg Vallesusa sempre attento alle notizie sui No Tav.
E aggiunge: "Dai verbali emerge che siano stati requisiti computer, cellulari, macchine fotografiche, zaini, canocchiali, torcie elettriche, mappe del progetto, ma anche libri, centinaia di magliette "nere", fazzoletti della 42 Bgt. Garibaldi fatti stampare dall'Anpi e "manuali per costruire molotov" (non basterebbe wikipedia evidentemente). Nulla è stato rinvenuto che possa esser riferito alla costruzione di armi da guerra. In realtà la scusa è sempre quella di requisire pc per poter acquisire informazioni".
La preoccupazione dei valligiani è chiara: dopo la militarizzazione della Valle per difendere come fosse un fortino in Afghanistan il cantiere, sono arrivate imputazioni esagerate che interpretano i desiderio di una parte del governo che da tempo chiede alla magisratura e alla polizia pugno di ferro contro chi si oppone, contro chi protesta. "Parlare di tentato omicidio per un compressore che brucia non ha senso; e non ha senso tacere di quando la gente si trova un lacrimogeno sparato direttamente in casa, come accaduto il febbraio 2012. Proteste legali o non legali non possono essere poste sullo stesso piano di un tentato omicidio o del terrorismo", afferma su Tg Vallesusa Massimo Bonato.
Nilo Durbiano: "Noi non vogliamo la violenza da nessuna parte. Come fa un ministro della Repubblica a dichirare che i lavori sono iniziati quando il progetto definitivo del progetto non è stato approvato? Blocco dei lavori, smilitarizzazione della Valle e riapertura del confronto serio, a pari dignità".
Nicoletta Dosio "Non solo quello che è successo alla Credenza e ai ragazzi che consideriamo figli nostri rappresenta questo popolo che non arretra di un passo. Quello che continuano a fare in modo maldestro è di incutere terrore, facendo passare l'informazione che esiste un popolo tranquillo e pacifico e una parte che tranquillo non è. Vogliono colpire i centri di aggregazione e i giovani che lottano per un futuro migliore. Per questo non c'è da meravigliarsi se cercano l'informazione, se vogliono acquisire dati dai nostri computer. Perché la parola fa paura, fa paura un popolo che si informa e che non si piega".

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