Che senso ha rispettare chi non rispetta noi?
CRONACA, In risaltolug 30, 2013
“Che senso ha rispettare chi non rispetta noi? Che senso ha difendere la loro cultura o pseudo cultura quando loro disprezzano la nostra?
Intimiditi come siete dalla paura di andar controcorrente oppure d’apparire razzisti, non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata alla Rovescia.
Abituati come siete al doppio gioco accecati come siete dalla miopia, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione. Voluta e dichiarata da una frangia di quella religione forse, (forse?). Comunque una guerra di religione. Una guerra che essi chiamano Jihad: Guerra Santa. Una guerra che non mira alla conquista del territorio forse, (forse?), ma che certamente mira alla conquista delle nostre anime. Alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà. All’annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare o non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertirci e informarci…
Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po’ più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto.
Distruggerà la nostra cultura, la nostra arte, la nostra scienza, la nostra morale, i nostri valori, i nostri piaceri… Cristo!
Non vi rendete conto che gli Usama Bin Laden si ritengono autorizzati ad uccidere voi e i vostri bambini perché bevete il vino o la birra, perché non portate la barba lunga o il chador anzi il burkah, perché andate a teatro ed al cinema, perché ascoltate la musica e cantate canzonette, perché ballate nelle discoteche o a casa vostra, perché guardate la televisione, perché portate la minigonna o i calzoncini corti, perché al mare o in piscina fate il bagno ignudi o quasi ignudi, perché scopate quando vi pare e dove vi pare e con chi vi pare? Non v’importa neanche di questo, scemi?
Io sono atea grazziaddio. Irrimediabilmente atea. E non ho alcuna intenzione d’esser punita per questo da quei barbari che invece di lavorare e contribuire al miglioramento dell’umanità stanno sempre col sedere all’aria cioè a pregare cinque volte al giorno.
Da vent’anni lo dico, da vent’anni. Con una certa mitezza, non con questa collera e questa passione, vent’anni fa su tutto ciò scrissi un articolo di fondo. Era l’articolo di una persona abituata a stare con tutte le razze e tutti i credi, d’una cittadina abituata a combattere tutti i fascismi e tutte le intolleranza, d’una laica senza tabù. Ma era anche l’articolo di una persona indignata con chi non sentiva il puzzo di Guerra Santa a venire, e ai figli di Allah gliene perdonava un po’ troppe. Feci un ragionamento che suonava pressappoco così, vent’anni fa.
“Che senso ha rispettare chi non rispetta noi? Che senso ha difendere la loro cultura o pseudo cultura quando loro disprezzano la nostra? Io voglio difendere la nostra e vi informo che Dante Alighieri mi piace più di ‘Omar Khayyàm”. Apriti cielo. Mi crocifissero, “razzista, razzista!”. Furono le cicale di lusso anzi i cosiddetti progressisti (a quel tempo si chiamavano comunisti) a crocifiggermi.
Estratto da: LA RABBIA E L’ORGOGLIO di Oriana Fallaci
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