domenica 10 novembre 2013

VIVISEZIONE GLI INGANNI E I CRIMINI CHE SI COMETTONO


La vivisezione non è altro che una lucrosissima truffa, finalizzata a una continua raccolta d'ingenti fondi per una presunta “ricerca medica” da molti medici considerata non solo inutile ma fuorviante.

Tanto è vero che le malattie tuttora nominate come le principali cause di morte — cancro, diabete, mali cardio-circolatori — non sono sparite, ma sono aumentate da quando è stata introdotta la vivisezione come unico mezzo di “ricerca medica”.
Queste idee, esposte in Imperatrice nuda, il primo libro che Hans Ruesch ha scritto fin dall'inizio direttamente in italiano, suscitando scandalo in Italia al suo apparire nel gennaio 1976, segnò anche la fine della carriera letteraria di questo autore fuori dagli schemi.
Allora ebbe inizio il suo pellegrinaggio da un tribunale all'altro in vari paesi, trascinatovi non apertamente dall'industria farmaceutica come taluni logicamente assumono, ma al contrario da finti alleati. È questo il soggetto del suo successivo libro, intitolato I falsari della Giustizia, che egli spera ancora di poter terminare.
Ma intanto la Prentice Hall, la primaria casa americana di opere didattiche, ha pubblicato nel 2003 una nuova antologia di quasi 800 pagine, destinata all'insegnamento universitario e intitolata Dal passato al presente: idee che hanno cambiato il nostro mondo. Tra i 73 autori di cui sono citati ampi stralci figura anche Hans Ruesch. Per quale opera? Per quella che finora era stata la più soppressa in tutti i 9 paesi in cui era apparsa: Imperatrice Nuda.»
Il testo precedente era stato visto e approvato da Ruesch stesso. Ruesch è scomparso a 94 anni il 27 agosto 2007, nella sua casa di Massagno, vicino a Lugano.

Fonte:
Hans Ruesch per l'abolizione della vivisezione. Ora.
https://www.facebook.com/HansRueschPerlaAbolizioneDellaVivisezioneOra




Hans Ruesch

IMPERATRICE NUDA
La scienza medica attuale sotto accusa.

L'attuale "scienza medica", dinanzi alla quale s'inchinano popoli e governi, è immaginata come una dea onnipossente e bellissima su cui non devono permettersi di alzare lo sguardo. Se avessero il coraggio di farlo, vedrebbero che la loro imperatrice è nuda e orrenda.

Solo Hans Ruesch, l'autore di un romanzo come Paese dalle ombre lunghe - di cui si sono vendute finora due milioni e mezzo di copie in tutto il mondo - poteva scrivere questo libro, che pur leggendosi come un romanzo appassionante, romanzo non è: "Purtroppo", precisa l'autore.

Imperatrice Nuda è una spietata documentatissima requisitoria contro la cosiddetta "ricerca" attuale, impostata su un metodo che l'autore, insieme con un gran numero di medici e scienziati tra i più eminenti, considera non solo disumano ma antiscientifico: quello delle prove sugli animali, che oltre ad essere crudelissime, sono controproducenti, perché inattendibili. Ossia forniscono continuamente informazioni errate, con grave danno per l'umanità e ad esclusivo beneficio di chi fabbrica e smercia la pletora di sempre nuovi prodotti, autorizzati appunto in base a tali prove fallaci, finché si rivelano dannosi.

Allora vengono rimpiazzati da altri prodotti, non meno dannosi, perché perfezionati con la medesima metodologia.

Alla base di tutto, meschini interessi pecuniari, se si può definire meschino un giro di centinaia di miliardi.

https://www.facebook.com/media/set/?set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3



Principali pubblicazioni di Hans Ruesch sulla vivisezione
http://www.hansruesch.net/pubbli_ruesch.htm




Dice Hans Ruesch:

"Il cavallo di battaglia della medicina moderna, la sperimentazione animale, è morto. E' morto da molto tempo ma i truffatori incaricati della ricerca fanno finta di non saperlo.
E' tempo ormai che questa assurdità finisca. E' giunto il momento di seppellire il cadavere affinché il puzzo non ci ammorbi tutti.

Insomma è tempo di chiedere l'abolizione della vivisezione, adesso e non tra 200 anni!

Infatti l'abolizione totale avverrà semplicemente perché nulla è più potente di una idea che è venuta a maturazione".

Fonte:
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=483974948347023&set=a.481212718623246.1073741835.469925656418619&type=3&theater



Informazioni Scientifiche:
Fondazione Hans Ruesch Per Una Medicina Senza Vivisezione
http://www.hansruesch.net/
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  • 9 persone piace questo elemento.
  • Sandrino Mya LE RELIGIONI

    Sarebbe poco caritatevole rinfacciare alla infallibile Chiesa di essersi lasciata menare per il naso circa i «tanti aiuti al progresso della scienza» che sarebbero da attribuire alla tortura di quelle creature che per inveterata abitudine
     essa chiama «le bestie» : essa non è la sola ad avere preso questo abbaglio; ciò che le si deve rimproverare è di avere dimostrato ancora una volta di essere la Chiesa degli oppressi e dei diseredati soltanto a parole, ma in effetti quella dei ricchi e potenti.

    Difatti in un dibattito sulla vivisezione per una trasmissione radiofonica della Rai nel maggio 1971, un Padre Giuseppe de Rosa S.J., presentato come "moralista" della Civiltà Cattolica, non ebbe difficoltà ad esprimere la propria solidarietà con le idee del prof. Giovanni Marcozzi, vivisettore dell'Università di Roma.
    E allorché in quella stessa primavera il vivisettore Robert White di Cleveland, che si autodefinisce sempre "un buon cattolico", volle un conforto religioso da includere nel suo articolo sull'American Scholar, fu ancora un teologo gesuita, Padre Nicholas A. Pedrovich dell'Università John Carroll di Cleveland, a fornirgli un'approvazione totale e senza riserve.

    Ma pur non essendo un teologo, io mi permetto di dissentire proprio per considerazioni religiose con i teologi vivisezionisti.

    L'argomento che gli animali non avrebbero un'anima immortale non rende più facile giustificare le crudeltà nei loro confronti, ma più difficile.
    Se gli animali non saranno risarciti nell’aldilà per le sofferenze e i soprusi cui devono sottostare nella vita terrena, allora proprio questa considerazione dovrebbe indurci a trattarli con maggior riguardo.

    Riesce difficile comprendere come il presunto possesso dell'immortalità spirituale possa avallare le torture di creature che, non potendo sperare in una resurrezione ultraterrena, hanno nella vita presente l'unico bene concesso loro dal Creatore.

    https://www.facebook.com/photo.php...

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    LE RELIGIONI Ogni religione può e dovrebbe contribuire a ingentilire l'animo umano, includendo nei propri insegnamenti il concetto che la zoofilia è uno dei tanti aspetti dell'amore generale e condannando l'inverso come un peccato contro il creato. Forse perché evolutasi in una terra o in una razza, quella mediterranea, tradizionalmente zoofoba, la Chiesa cattolica ha sempre preso un atteggiamento opposto, sebbene non manchino nelle Sacre Scritture spunti per una difesa degli animali, a prescindere dal simbolismo del neonato Gesù riscaldato dall'alito dell'asino e del bue, e la continua equiparazione tra il Cristo e il mansueto agnello. San Tommaso d'Aquino, i cui insegnamenti antropocentrici assecondavano la vanità umana e giustificavano qualsiasi sopruso a danno degli animali, ha fornito una base dottrinale per la zoofobia della Chiesa, o almeno per il suo sprezzo della zoofilia di San Francesco d'Assisi. Ma San Francesco — il cui amore, ricordiamolo, non era limitato agli animali, tanto che egli si era spogliato di tutti i beni terreni per donarli ai poveri — aveva centrato in pieno una grande verità scientifica, dando ascolto soltanto al suo cuore intelligente. Come ogni amante degli animali, egli aveva già capito che gli animali sono ancora più vicini all'uomo sul piano psicologico che su quello biologico. I vivisettori moderni hanno dovuto compiere esperimenti crudeli senza fine — e continuano a farlo — per rendersi conto di questa ovvia realtà. È sintomatico che la prima legge passata per proteggere gli animali sia stata una del governo puritano della Bay Colony del Massachusetts (1641), e che in Europa ancora alla fine del XIX secolo, quando l'umanitarismo stava influenzando tutto il mondo civile, soltanto le nazioni protestanti nord-occidentali avessero leggi in difesa degli animali. Ha scritto René Ansay sul periodico francese Revue Défense de l'Homme (N° 267, set. 1971): «La Chiesa cattolica non ama gli animali e non lo nasconde: non ha mai voluto spendere una sola parola contro la vivisezione, né contro alcun altro degli innumerevoli martiri che l'uomo in- fligge agli animali. Invece la Chiesa benedice le cacce alla volpe, di solito riservate ai devoti danarosi, e benedice le loro mute di cani. È una delle rare occasioni in cui la Chiesa invoca la protezione divina sugli animali: quando l'uomo li fa intervenire nei propri giochi crudeli. E la Chiesa continua a mantenere nelle plazas de toros le cappelle dove i torturatori vanno a confessarsi e a invocare la protezione della Vergine prima di iniziare i loro infami esercizi...» René Ansay pecca di ottimismo. La Chiesa cattolica non si è accontentata d'ignorare la vivisezione, ma le ha espresso ufficialmente il proprio consenso, se è vero com'è vero che l'Osservatore rispecchia l'opinione ufficiale della Chiesa e che Monsignor Lambruschini, portavoce del Vaticano, vi ha scritto in data 13-3-1966: «...Non mancano tuttavia "campagne" propagandistiche che la Chiesa non può approvare, quella ad esempio contro gli esperimenti di ordine scientifico su animali vivi. La Chiesa non si oppone neppure alla vivisezione delle bestie da cui vengono tanti aiuti al progresso della scienza». (Osservatore della Domenica.) Sarebbe poco caritatevole rinfacciare alla infallibile Chiesa di essersi lasciata menare per il naso circa i «tanti aiuti al progresso della scienza» che sarebbero da attribuire alla tortura di quelle creature che per inveterata abitudine essa chiama «le bestie» : essa non è la sola ad avere preso questo abbaglio; ciò che le si deve rimproverare è di avere dimostrato ancora una volta di essere la Chiesa degli oppressi e dei diseredati soltanto a parole, ma in effetti quella dei ricchi e potenti. Difatti in un dibattito sulla vivisezione per una trasmissione radiofonica della Rai nel maggio 1971, un Padre Giuseppe de Rosa S.J., presentato come "moralista" della Civiltà Cattolica, non ebbe difficoltà ad esprimere la propria solidarietà con le idee del prof. Giovanni Marcozzi, vivisettore dell'Università di Roma. E allorché in quella stessa primavera il vivisettore Robert White di Cleveland, che si autodefinisce sempre "un buon cattolico", volle un conforto religioso da includere nel suo articolo sull'American Scholar, fu ancora un teologo gesuita, Padre Nicholas A. Pedrovich dell'Università John Carroll di Cleveland, a fornirgli un'approvazione totale e senza riserve. Ma pur non essendo un teologo, io mi permetto di dissentire proprio per considerazioni religiose con i teologi vivisezionisti. L'argomento che gli animali non avrebbero un'anima immortale non rende più facile giustificare le crudeltà nei loro confronti, ma più difficile. Se gli animali non saranno risarciti nell’aldilà per le sofferenze e i soprusi cui devono sottostare nella vita terrena, allora proprio questa considerazione dovrebbe indurci a trattarli con maggior riguardo. Riesce difficile comprendere come il presunto possesso dell'immortalità spirituale possa avallare le torture di creature che, non potendo sperare in una resurrezione ultraterrena, hanno nella vita presente l'unico bene concesso loro dal Creatore. Persuaso che nell'universo conta soltanto la sua vita, il suo benessere, il suo sollazzo, il "re del creato" considera giustificata qualsiasi sofferenza che egli infligge agli animali: e l'atteggiamento di una Chiesa che ancora nel XVII secolo trovava logico che si festeggiasse il giorno dei Santi bruciando sulle pubbliche piazze barili pieni di gatti vivi, ha contribuito largamente a tale mentalità. Strana carità, che esclude le più diseredate delle creature e sanziona il loro martirio sotto il pretesto che l'aguzzino ha avuto il privilegio di essere creato a immagine di Dio. Bella immagine davvero! Una suora italiana, la quale per prima m'informò che erano stati creati allevamenti di quei cani dalmati pezzati bianco e nero per fornire pellicce alle signore ricche, mi scriveva lettere commoventi dal suo lontano convento, aggiungendo ritagli di stampa e raccomandazioni di non risponderle mai, per non comprometterla, dato che «la zoofilia qui non è ben vista». Un giorno le venne sequestrato tutto il suo materiale zoofilo ed ella fu trasferita altrove. La zoofilia dunque non solo non è incoraggiata dalla Chiesa, ma sembra ispirarle paura. Si teme forse che sia fra "le bestie" che si cela quel diavolo la cui esistenza o meno è stata così appassionatamente discussa dai nove teologi nell'Osservatore Romano del 17 dicembre 1972? Non essendo un teologo, io non mi sento qualificato a rispondere a una domanda di tale importanza; ma so di sicuro che se esiste, non è tra gli animali che bisognerà cercarlo. Scrisse Schopenhauer: «La morale cristiana contiene in sé la grande ed essenziale imperfezione di limitare i suoi precetti agli uomini e di lasciare senza alcun diritto tutto il mondo animale». Nell'antico Egitto, i gatti erano stati dichiarati sacri, per proteggere queste più perseguitate di tutte le creature dall'odio cieco della plebe. E cinque secoli prima di Cristo, il quale dalle religioni asiatiche aveva assimilato gli insegnamenti di amore soltanto in parte, il Budda in Oriente predicava la compassione per tutte le creature, uomini e animali: «Io insegnerò la pietà agli uomini e sarò l'interprete di tutte le creature mute e lenirò lo smisurato dolore che non è solo dell'uomo ». E il Corano: « Non c'è una bestia in terra né un uccello che vola che non sia un essere come te... Tutte le creature del Signore fanno parte della Sua famiglia». Le cattiverie dell'uomo verso gli animali sono esclusivo frutto dell'ignoranza e della malvagità. Esistono però delle leggi religiose che meglio di altre sanno contrastare la manifestazione d'istinti malvagi, e in questo le religioni orientali sono sempre state superiori a quelle occidentali. Se in Italia i pochi prelati che hanno tentato d'intervenire in favore degli animali sono stati subito scoraggiati dall'alto, in altri paesi invece certuni non si sono lasciati imporre e si sono battuti intrepidamente, come i due cardinali inglesi H. E. Manning e J. F. Newman, entrambi convertitisi al cattolicesimo dopo aver rivestito alte cariche nella chiesa anglicana, e tra i principali fautori del movimento antivivisezionista. E in epoca più recente il filosofo austriaco nonché prete cattolico Johannes Ude, che scrisse: « Un dio che approvasse la vivisezione non m'ispirerebbe altro che un immane spavento. Se la vivisezione fosse permessa dall'etica cristiana, volterei le spalle al cristianesimo». Ci sono anche in Italia molti ferventi cattolici che non accettano in silenzio l'atteggiamento ufficiale della Chiesa. Ha scritto Vittorio Menassé su Animali e Natura (feb. 1973): « È proprio perché credo fermamente nei valori etici della religione e della medicina che sono toccato dalle prove di insensibilità fornite da certi rappresentanti delle classi clericale e medica, impegnate nel conforto delle umane sofferenze, quelle morali e quelle materiali. Se è triste dover talvolta constatare che queste categorie sono tradite nella loro nobile missione da indegni individui speculanti sui mali dell'uomo e sulla sua paura di ciò che ci attende dopo la morte, ancor più triste è il vederle alleate in una speciosa distorsione di quei princìpi morali che non possono consentire ad alcun uomo di incrudelire su quegli esseri viventi che qualcuno volle chiamare nostri fratelli minori... Tutta la religione cristiana dovrebbe condensarsi nella considerazione che un atto è lecito solo quando si può ragionevolmente pensare che sarebbe stato approvato da Cristo. Lo vedete, voi, Gesù intento a squartare interessato un animale vivo nell'illusione di giovare al corpo dell'uomo?» - vedi il capitolo LE RELIGIONI in: Imperatrice Nuda (1976) - http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdfCapitoli di IMPERATRICE NUDA: http:
  • Sandrino Mya Dice Hans Ruesch:

    "Il cavallo di battaglia della medicina moderna, la sperimentazione animale, è morto. E' morto da molto tempo ma i truffatori incaricati della ricerca fanno finta di non saperlo.

    E' tempo ormai che questa assurdità finisca. E' giunto il momento di seppellire il cadavere affinché il puzzo non ci ammorbi tutti.

    Insomma è tempo di chiedere l'abolizione della vivisezione, adesso e non tra 200 anni!

    Infatti l'abolizione totale avverrà semplicemente perché nulla è più potente di una idea che è venuta a maturazione".

    Fonte:
    https://www.facebook.com/photo.php...
    Il 18 luglio del 1985 il Segretario per la Sanità e per i servizi umani degli St...Visualizza altro
    - Il film documentario HIDDEN CRIMES (Crimini Nascosti). Regia di Javier Burgos (SUPRESS - 1986). "Crimini Nascosti è di gran lunga il più importante e l'unico sincero documentario antivivisezionista mai fatto al mondo poiché è il solo a descrivere l'intera realtà, senza tralasciare nulla". (Hans Ruesch) Un film rivoluzionario. Per la prima volta un film che supera i limiti delle argomentazioni che sono state usate fino ad ora contro la sperimentazione animale. Questo film rivela non solo le inconcepibili torture che, mascherate da scienza o ricerca medica, vengono inflitte ogni anno a milioni di animali ma anche il danno incalcolabile provocato alla salute umana da questa, che non è altro che una frode scientifica. Alcuni dei fatti qui presentati saranno in netta contraddizione con ciò che vi è stato detto ed avete creduto per anni a causa del condizionamento psicologico al quale noi tutti siamo stati assoggettati fin quasi dalla nascita e che si può anche definire come un lavaggio del cervello. Io vi prego solo di valutare i fatti qui presentati alla luce della logica e del vostro buon senso cercando di mettere da parte tutti i pregiudizi che potreste avere sull'argomento. Un avvertimento, la visione di certe scene può risultare intollerabile in tal caso chiudete gli occhi per alcuni secondi ma continuate ad ascoltare il commento. Dato che questo è probabilmente il film più importante che avrete occasione di vedere sull'argomento, è indispensabile che vi assistiate fino in fondo. Questo film segna la nascita negli Stati Uniti di un movimento antivivisezionista del tutto nuovo. Questo movimento basato sulle prove raccolte dallo scrittore svizzero e storico della medicina, Hans Ruesch, si propone di abolire la vivisezione non soltanto per considerazioni morali e umanitarie che sono ovvie, ma anche e in prima linea per ragioni medico-scientifiche. Questa massiccia mole di prove è contenuta nei libri "Imperatrice Nuda" e "I falsari della scienza". "Accade sovente che un convincimento generale in una certa epoca in cui nessuno era libero o poteva liberarsi senza uno sforzo straordinario di genialità o di coraggio, diventi in un'epoca successiva, una assurdità così evidente che l'unica difficoltà resta quella di immaginare come una simile idea abbia mai potuto sembrare credibile" (John Stuart Mill). Il film che state per vedere ha lo scopo di introdurvi nel vastissimo mondo della sperimentazione animale definita anche con il termine vivisezione. Un mondo che non avreste mai dovuto vedere. Ogni anno soltanto negli Stati Uniti, circa 100 milioni di animali di tutte le specie vengono sacrificati per la "ricerca medica". Gli animali vengono usati da Università, Ospedali, ditte farmaceutiche e cosmologiche da complessi industriali di vario tipo dalla NASA e dalle Forze Armate. Il numero degli animali usati dalle Forze Armate è sconosciuto e perciò non è incluso nei 100 milioni citati. I militari provano tutte le armi comprese le bombe atomiche su animali vivi. Animali vengono usati come surrogati dell'uomo in situazioni di guerra Le prove raccolte in questo film dimostrano che la ricerca sugli animali non è solo un crimine contro gli animali ma anche contro l'umanità. Crimini segreti (nascosti) un film sulla sperimentazione animale (VIVISEZIONE). ------------------------------- Raramente un unico documento è stato in grado di offrire un'analisi così lineare e completa di che cosa sia la realtà della vivisezione, distruggendo ogni mito sulla sua pretesa utilità scientifica. Questo film costituisce una testimonianza assolutamente e drammaticamente attuale attraverso un vasto repertorio di documentazioni storiche e scientifiche. Solo per esigenze tecniche di caricamento sul web, il video è stato suddiviso in 8 parti. Stopvivisezione.net ringrazia calorosamente la produzione The Nature Of Wellness per la gentile concessione all'uso del video. Siamo tutti profondamente grati a Mr. Javier Burgos per aver prodotto questo straordinario documentario. ------------------------------- 1 parte:https://www.youtube.com/watch?v=F_C7wg3mlDA2 parte: https://www.youtube.com/watch?v=umt7-ZOwMDY 3 parte: https://www.youtube.com/watch?v=zAKZXW7LYzE 4 parte:https://www.youtube.com/watch?v=j6kIxhSHAkM5 parte: https://www.youtube.com/watch?v=-Hpkgc40GBU 6 parte: https://www.youtube.com/watch?v=wfQqbfkC0FQ 7 parte:https://www.youtube.com/watch?v=dlhJ5WdMR_k8 parte: https://www.youtube.com/watch?v=fHTBFwVuAIc ------------------------------- STOPVIVISEZIONE.NET warmly thanked the production THE NATURE OF WELINESS for permission to use the `video. We are all deeply grateful to MR. Javier burgos for having produced this extraordinary documentary. HIDDEN CRIMES is by far the most important and the only speech sincere antivivisectionist documentary ever made in the world since `and` only `to describe the whole reality, leaving no stone unturned. 'Hans Ruesch" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - "The breakthrough film that affords you a glimpse into a world you were never meant to see: the hidden world of animal experimentation where grant-hungry, pseudo scientists are responsible not only for the torture of millions of animals, but also for the systematic destruction of our health and the collapse of our economy. The film you must see before you take any more over-the-counter or prescription drugs, allow your children to be vaccinated, or agree to undergo surgery or any other medical procedure. This film can save your life!Hidden Crimes includes the secret footage that the Animal Liberation Front took at animal research facilities in California and Pennsylvania. See what the media won't show you!"Directed by: Javier Burgos (SUPRESS - Copyright 1986) All Rights Reserved.The running time of the documentary is 78 minutes. Only for technical reasons the video is been divided into 8 parts} {numbered consecutively. HIDDEN CRIMES: Part 1 -http://youtu.be/bPtj89MzoZk Part 2 -http://youtu.be/5zrb6kNVcUo Part 3 -http://youtu.be/6wjScxMdqJI Part 4 -http://youtu.be/AFjBFchlXgE Part 5 -http://youtu.be/df2eLgsb-Pk Part 6 -http://youtu.be/vAm08hV1qDw Part 7 -http://youtu.be/c0stVF9PCx0 Part 8 -http://youtu.be/l-WpJnIRG3k***************************************
  • Sandrino Mya E mentre nei laboratori venivano inventati i succitati esperimenti nonché innumerevoli altri, e poi duplicati e moltiplicati con infinite varianti che ammassando sterili dati di fatto offuscavano anziché avanzare l'arte medica, questa stessa arte medica aveva fatto per proprio conto grandi passi avanti, senza occuparsi dei vivisettori.

    Gas esilarante, cloroformio, etere, digitalina, atropina, iodio, chinino erano stati scoperti senza vivisezione. Mezzi diagnostici come il termometro da febbre, lo stetoscopio, l'auscultazione, la percussione, erano stati inventati senza servirsi di animali.

    Pasteur aveva annunciato la teoria bacillare dopo avere studiato al microscopio le fermentazioni della birra e del vino, spiegando l'importanza dell'igiene ippocratica e introducendo l'asepsi, Roentgen aveva scoperto i raggi X, senza fare ricorso agli animali, così come pochi anni dopo i Curie dovevano scoprire il radium.

    Se togliessimo tutto questo, alla moderna medicina clinica non rimarrebbe praticamente più nulla. E in virtù di tutte queste scoperte, la chirurgia aveva potuto fare in pochi anni giganteschi passi avanti, per merito dei vari Clay, Fergusson, Tait, Treves, che tutti avevano pubblicamente dichiarato di essere stati solamente ostacolati dagli esercizi vivisezionisti.

    Costoro riportarono in pochi anni l'arte chirurgica, dal pantano dell'oscurantismo medievale, a livelli quasi paragonabili a quelli dell'antica chirurgia persiana, indiana ed egizia.
    Ma ritorneremo sul progresso chirurgico in un capitolo a parte.
    Prima dobbiamo vedere come i fisiologi del secolo scorso, dopo avere ingannato se stessi, passarono a ingannare gli altri, dando a intendere alle nuove generazioni che quelle pratiche non fossero per nulla corrotte e controproducenti, ma addirittura utili e ammirevoli.

    http://www.facebook.com/photo.php...
    L'ALBA DI UN NUOVO MONDO Nel 1825, venti anni prima che Claude Bernard trasformasse lo scantinato della sua abitazione parigina in un laboratorio vivisezionista privato, apparve a Copenaghen, per i tipi di Friedrich Brummer, un volume intitolato Risultati fisiologici della vivisezione moderna, in lingua tedesca, che da vari anni era stata adottata nel nord Europa come lingua degli scienziati. L'autore, il giovane danese Peter Wilhelm Lund, aveva saputo cogliere così bene l'umore dell'epoca che la sua opera risulta « Premiata dall'Accademia Reale di Copenaghen». A differenza delle relazioni "scientifiche" odierne, quel libro è encomiabile almeno per l'assenza d'ipocrisia: in tutto il compendioso volume, in cui vengono passati in rassegna migliaia di esperimenti scelti tra i più "interessanti", non si pretende mai che siano stati di vantaggio all'umanità. Si trattava semplicemente di soddisfare la "curiosità scientifica" e pubblicare relazioni che avrebbero forse apportato qualche professorato in un'università o comunque una certa notorietà come "scienziato". Sfogliamo questo libro frettolosamente. Tra i tanti esperimenti che il Lund considera degni della sua raccolta, ce n'è tutta una serie intesa a stabilire quanti litri d'acqua occorre versare nella trachea di un cavallo per farlo morire, in un capitolo intitolato "Esperimenti sull'assorbimento al di fuori dell'intestino". A p. 83 vi si legge: «Già Godwyn aveva osservato che l'animale può sopportare una straordinaria quantità d'acqua nei polmoni senza subirne danno, e Schlöpfer aveva confermato questi esperimenti con l'acqua e con molte altre sostanze, facendo osservare che l'immissione andava fatta attraverso un taglio nella trachea, perché il contatto interno con la laringe causava contrazioni della glottide che causavano il soffocamento dell'animale. Queste osservazioni vennero confermate nella scuola veterinaria di Lione, dove alcuni allievi versarono acqua nella trachea di un cavallo per ucciderlo, però constatarono con stupore che ciò non lo danneggiava, finché non gli versarono nella trachea 30 litri tutti in una volta. Un altro cavallo, sul quale vollero ripetere l'esperimento, morì soltanto con 40 litri versati in una sola volta». Dal capitolo "I movimenti del cervello" (p. 149): « In un cane, al quale aveva tagliuzzato un'estremità, Dorigny riscontrò che ogni incisione dello strumento causava un'accelerazione dei movimenti del cervello. Allorché il midollo spinale venne reciso sotto il cervello, i movimenti del cervello si arrestarono, anche se si versavano dei liquidi nelle carotidi. Se si stimolava il plesso cervicale, i movimenti del cervello riprendevano. Così anche se si allacciava la trachea e si stimolava un tronco nervoso. Dopo che erano state allacciate le arterie carotidi e vertebrali, i movimenti si arrestavano, come già avevano riscontrato Bichat e Richerand. Ma il movimento riprendeva se si stimolava energicamente il plesso cervicale». Dal capitolo "L'influenza della calamita sul cuore" (p. 191): « Dalla spina dorsale di un gattino di otto giorni, Weinhold cacciò il midollo con una sonda di ferro. Dopo che il cuore ebbe cessato di battere, riempì il canale vertebrale con limatura di ferro e vi inserì un filo di ferro, che portò a contatto con i due poli di una calamita. Dopo 5 minuti riscontrò segni di pulsazione e, per circa 40 minuti, lievi contrazioni cardiache. Indubbiamente noi vediamo qui una collezione dei più bei risultati per la fisiologia come anche per la fisica. Sembrano quasi troppo belli! Perciò io non oso ancora crederci, prima che siano stati confermati da ulteriori esperimenti». Evidentemente il Weinhold era un appassionato di gatti. Lund lo cita ancora spesso, tra l'altro nel capitolo "Esperimenti sull'analogia della forza nervosa ed elettricità" (p. 332): «A un gatto che non dava segni di vita, riempì la volta cranica e la cavità spinale con un amalgama di mercurio, stagno e argento. Dopo 20" l'animale mostrò una tale tensione vitale che sollevò il capo, aprì gli occhi, ristette a fissare il vuoto, tentò di trascinarsi in avanti, cadde alcune volte sul fianco, si rialzò con visibile sforzo, poi stramazzò, esausto. Intanto la circolazione del sangue e le pulsazioni erano molto vivaci e continuarono anche quando, dopo 15" Weinhold aprì il torace e il ventre. A un altro gatto, empì solo la volta cranica con l'amalgama e notò che la pupilla si contraeva, che l'animale si spaventava quando gli veniva avvicinata una fiamma, che sobbalzava e si metteva in ascolto quando il tavolo veniva percosso con una chiave». Il Weinhold si proponeva forse di rimpiazzare il cervello d'un uomo con un amalgama di mercurio, stagno e argento? Non lo sapremo mai. Non si contano gli esperimenti intesi a stabilire la dipendenza della circolazione dal midollo spinale. Flourens li fece su cani, conigli e cavie, ai quali maciullò il midollo fino all'inizio dei nervi intercostali, e notò che dopo l'operazione la circolazione perdurava per molte ore ancora. A conigli, oche e polli, Flourens maciullò, oltre a tutto il midollo, anche il cervello, e li tenne in vita ricorrendo alla respirazione artificiale. La circolazione continuò per un'ora o un'ora e mezzo. Annunciò che in cani di 8 giorni di età, ai quali aveva maciullato cervello e midollo, la circolazione continuò per un'ora, ma in cani e gatti neonati continuò per un'ora e mezzo. Salto a piè pari il resto di questo premiato trattato di fisiologia, che consta di 344 pagine, e passo all'appendice. Vi figura un esperimento eseguito nel Regio Museo di Storia Naturale di Copenaghen su un gruppo di conigli dallo stesso Lund, in presenza del suo professore J. Reinhardt, a cui il volume è dedicato. (Un altro vivisettore dedicò un libro consimile alla propria madre...) «Primo esperimento: il settimo paio di nervi venne messo a nudo sul lato sinistro; quando il nervo venne strizzato con la pinzetta, l'animale manifestò dolore e si verificarono contrazioni dei muscoli facciali; così anche in tutti i casi seguenti, per cui non lo menzionerò più. Altri risultati non potettero essere osservati, causa la copiosa emorragia causata dall'operazione. «Secondo esperimento: venne aperta la scatola cranica ed estratto l'emisfero sinistro; il quinto paio di nervi, coperto dalla corteccia cerebrale, venne messo a nudo e tagliato, mentre l'animale gridava molto forte. Dal lato sinistro del viso era sparito ogni segno di sensibilità, l'occhio sinistro era spento e opaco, al contrario del destro. Il settimo paio di nervi venne messo a nudo sul lato sinistro. Quando i nervi furono strizzati con la pinza si verificarono segni di dolore...» Gli esperimenti si susseguono con bella regolarità. Solo il quinto non riesce perché, dopo l'apertura del cranio, l'ablazione dell'emisfero sinistro e la resezione del quinto paio, la bestiola era già in fin di vita. Passiamo all'ultimo caso della serie: « Il settimo paio di nervi venne messo a nudo sul lato destro mentre l'animale era scosso da fortissimi sussulti. La pizzicatura dei nervi produsse nell'animale violenti movimenti e gli cavò persino delle grida. Dopo messo a nudo il settimo paio sul lato sinistro, l'animale manifestò dolore mentre il taglio veniva eseguito dietro l'orecchio. Poi venne reciso anzitutto il ramo nervoso che conduce alla mascella inferiore; l'animale non manifestò dolore. Nemmeno quando venne pizzicata la parte anteriore del tronco principale. Appena strizzammo i nervi sotto l'orecchio esterno e più indietro, notammo violente manifestazioni di dolore». Così si conclude quest'opera premiata da una commissione di altri "scienziati" della Regia Università di Copenaghen. Claude Bernard, il gran sacerdote della vivisezione moderna, si fece costruire un forno speciale dal quale rimaneva fuori soltanto la testa dell'animale mentre il corpo si disfaceva, e che lo mise in grado di pubblicare una delle sue tante opere pseudoscientifiche: Leçons sur la chaleur animale, sur les effets de la chaleur, et sur la fièvre (1876). Così il grande precursore degli odierni ricercatori pretendeva di scoprire "il segreto della febbre": come se il calore corporeo procurato da un forno equivalesse all'aumento di temperatura causato da una malattia! Egli stesso descrisse minutamente la morte lenta di vari cani e conigli arrostiti vivi, e fece la grande scoperta che un cane può sopravvivere alla cottura fino all'indomani quando la testa rimane fuori dal forno. Claude Bernard è rimasto a tutt'oggi il più ammirato fisiologo della sua epoca, tanto che avremo occasione di conoscerlo meglio; ma fu soltanto uno dei molti. Per studiare gli effetti locali degli organismi patologici, un contemporaneo di Claude Bernard, il prof. Klein, un tedesco che aveva studiato a Vienna sotto il famoso prof. Striker, riferì di avere iniettato il virus della difterite negli occhi di un gruppo di gatti. L'infezione fu più o meno rapida e variava d'intensità. In un caso portò all'otturazione degli occhi e alla morte dopo 17 giorni. In un altro, si era formata un'ulcera profonda, l'occhio si empì di pus, il gatto morì al termine di 15 giorni di sofferenze. In un altro ancora, il male si fece sempre più intenso per 21 giorni fino a condurre alla perforazione dell'occhio. Naturalmente c'è chi, per mancanza di esperienza o di immaginazione, non capisce la somma di sofferenze che si nascondono sotto le parole anodine di una relazione "scientifica": gli animali chiusi in gabbia, accecati dall'infezione, con la tortura che cresce e gli occhi infettati, le zampe immobilizzate per impedire che tocchino i punti dolenti, in balìa di tutti gli incomprensibili soprusi, terrorizzati ogni volta che vedono o sentono avvicinarsi o armeggiare con gli strumenti uno di quei mostri in camice bianco. Non per niente i filosofi indiani ritengono che animali così torturati debbano essere reincarnazioni di vivisettori, perché gli indiani, che ancora hanno fede in una giustizia divina, si rifiutano di credere che l'Essere Supremo permetterebbe altrimenti simili vergogne. Il prof. Bouillard perforò in due punti la fronte di un cane con un trapano di acciaio e introdusse nel cervello un ferro rovente. L'animale urlò per 6 giorni senza interruzione, sebbene lo sperimentatore cercasse di calmarlo a suon di botte, e per finire dovette ucciderlo per riguardo al vicinato. Il Bouillard ripetette l'esperimento su di un altro cane, che poi buttò in un fiume per vedere se riuscisse a nuotare anche così conciato. Il cane vi riuscì, e morì soltanto dopo 16 giorni di sofferenze. II prof. Ludimar Hermann dell'Università di Zurigo tormentò un cane per 5 settimane mediante una corrente elettrica applicata all'encefalo, dopo di che il suo assistente dott. Kreiss si servì della stessa vittima per praticarle una fìstula gastrica. Hoffmeister, ispirato da Claude Bernard, volle studiare «l'angoscia degli animali introdotti in un forno...» A un gatto usato per un esperimento simile era stato in precedenza reciso il nervo sciatico. Un altro gattino vivisezionato in precedenza per un altro esperimento e poi ripresosi, morì dopo otto minuti alla temperatura di 70°C. Il prof. Schulz introdusse un cane sotto una campana di vetro piena di fumi d'acido fosforico, per osservarne gli effetti. Dopo un paio di minuti, tremito e segni di irrequietezza. Un quarto d'ora più tardi, urla e conati di vomito. Mezz'ora dopo, nuovi urli. Dopo un'ora e mezzo il cane viene liberato. Tre giorni dopo ripetizione dell'esperimento sul medesimo cane. Alle manifestazioni precedenti si aggiunge la paralisi degli arti posteriori. L'indomani, ripetizione, che dura tutta la notte nonostante gli urli sempre più angosciosi, fino alla morte del cane. Bennet si vantava di avere ripetuto su più di 130 conigli gli esperimenti fatti da Magendie, per confutare l'opinione di questi circa i nervi spinali e la loro funzione. (Esperimento analogo a quello fatto da Lund nonché da... Galeno.) Chaveau sottomise 80 grossi animali — per lo più cavalli e muli giunti alla fine della loro vita di fatiche — alle torture più raffinate, non per risolvere qualche problema di medicina teorica ma, come egli stesso affermò, «per constatare il grado di sofferenza che può risultare dallo stuzzicamento del midollo vertebrale». Wertheim versava olio bollente sugli animali, oppure acqua ragia a cui poi appiccava il fuoco. Pasciutin e Petermann spellavano vivi numerosi cani. «In occasione d'una visita alla scuola di Alfort,» riferisce il prof. Dubois, riferendosi alla scuola veterinaria fuori dalle porte di Parigi, « ho visto in una grande sala cinque cavalli che giacevano sul fianco, ognuno circondato da un gruppo di otto allievi, e le cose erano organizzate in modo che ogni gruppo poteva eseguire otto operazioni, che duravano fino a dieci ore...» Una di queste operazioni riferita da un altro, naturalmente tutte compiute a vivo, senza una pietosa goccia di anestetico, comprendeva l'amputazione di uno zoccolo: operazione che non ha alcun valore pratico, dato che nessuno ha interesse a tenere in vita un cavallo senza zoccolo. Il prof. Henry Bigelow della Scuola di Medicina dell'Università di Harvard, uno degli eminenti fisiologi del secolo scorso che ha inutilmente tentato di opporsi alla vivisezione, descrisse in una sua conferenza uno spettacolo simile visto "all'estero", probabilmente in quella medesima scuola di Alfort, la più rinomata dell'epoca: «Un cavallo, spezzato dall'età e dalle malattie, era legato al suolo. Aveva la pelle così tagliuzzata dai bisturi da sembrare una graticola, gli occhi estirpati, le orecchie recise, i denti strappati, le arterie messe a nudo, i nervi esposti e sezionati, gli zoccoli forati... Gemeva e rantolava senza che la morte lo liberasse da queste torture che erano iniziate alle prime ore del mattino e al pomeriggio duravano ancora. É tutto questo allo scopo confessato di familiarizzare gli allievi con le reazioni di difesa dell'animale». Il dott. Legg allacciò i dotti biliari di vari gatti, che poi torturò in continuazione per eccitarne la secrezione della bile. Le bestiole soccombettero entro un periodo variante dai 7 ai 20 giorni. (Un uomo afferrato da una colica biliare, spesso impallidisce improvvisamente per il dolore e crolla a terra. Se all'arrivo del medico la crisi non é passata, gli viene somministrato un analgesico.) Questi allacciamenti dei dotti biliari sono stati fatti a migliaia (li menziona anche Claude Bernard) e vengono compiuti tuttora. I dott. Progler e Femberg rasarono una ventina di conigli e li coprirono di vernice per vedere quanto tempo avrebbero impiegato a morire: da 24 a 40 ore. Il dott. Sanderson iniettò del pus a un gran numero di cani per provare la loro resistenza a tale trattamento. Morirono «per decomposizione del sangue», il primo dopo 5, l'ultimo dopo 7 settimane di sofferenza. Dopo aver perforato il cranio di vari cani, il prof. Nathagel iniettò acido cromico nel cervello. I più fortunati morirono entro 3 giorni, tra spasimi atroci, l'ultimo dopo 17 giorni, ridotto uno scheletro. Suppongo che la curiosità di chi mi ha seguito fin qui si stia attenuando, che al disgusto iniziale stia subentrando la noia. (E così, nel corso di ripetuti esperimenti, muore anche la sensibilità umana dei vivisettori.) Ulteriori esperimenti sono qui riferiti principalmente perché un professore vivisezionista, Alfredo Leonardi, ‘’libero docente’’ di farmacologia all’Università di Milano ha dichiarato recentemente al settimanale Epoca che anche i più accaniti raccoglitori di notizie e di abusi, esperimenti insensati e inutili crudeltà, « riescono a metterne assieme, al massimo, 15 o 20 » (sic !) I resoconti seguenti non apportano nulla di essenzialmente nuovo, anche se ve ne sono alcuni ancora più rivoltanti dei precedenti, come quello compiuto dal francese Brachet, ‘’studioso della psicologia degli animali’’, che riferì un suo esperimento ‘’morale’’, come venivano definiti a quel tempo gli esperimenti intesi a indagare sulla psiche : « Ispirai a un cane la più intensa antipatia, infliggendogli tutti i tormenti possibili, e infine gli cavai gli occhi. Allora potevo avvicinarlo senza incutergli paura. Non appena gli parlavo, la sua collera ritornava. Allora gli perforai i timpani e gli versai della cera negli orecchi. Incapace di udirmi, mi lasciò avvicinare e potei accarezzarlo... Sembrava godere di queste mie carezze ». Era stato questo prof. Brachet a sventrare una cagna gravida quasi a termine, a porle i cuccioli dinanzi agli occhi, e a constatare che anche moribonda essa li leccava affettuosamente. Che non vi siano limiti all’affettuosità del cane, ogni persona normale lo sa fin da bambino. Come tanti suoi colleghi, anche il prof. Brachet riuscì soltanto ad allargare i limiti della ‘’bestialità’’ umana. Il prof. Luchsinger del laboratorio fisiologico di Zurigo : « Appena iniziato il soffocamento di un gattino al quale avevo reciso il midollo toracico osservavo sulle zampe posteriori abbondante sudore e crampi. Il modo migliore per distruggere il midollo è di penetrare con una sonda nell’apertura della nuca ». (Pflügers Archiv, 1878, vol. 16, p. 512.) « Il prof. Goltz di Strasburgo ha immerso in acqua delle rane normali e altre private di cervello, poi ha lentamente scaldato l’acqua fino a 42°, quando le rane col cervello morivano manifestando estremo dolore e crampi di genere tetanico ». (Beiträge zur Lehre von den Funktionen der Nervenzentren des Frosches, Berlino, p. 127.) L’Italia non ha nulla da invidiare ad altri paesi in materia di vivisezione. Come in ogni città di Francia esiste qualche scuola, strada o piazza intestata a Claude Bernard, così in Italia ve ne sono di quelle intestate ad Agostino Gemelli. C’è ben poco di quanto ha fatto Bernard che non sia stato ripetuto da questo famoso ‘’padre’’ francescano nelle dimostrazioni ai discepoli, ai quali insegnava ‘’la ginnastica del silenzio’’, ossia il taglio delle corde vocali delle vittime, perché la gente fuori ‘’non capisce’’. Il dott. Binaghi di Cagliari si è assicurato la stima dei vivisezionisti ficcando nei muscoli, negli occhi, nella lingua, in varie altre parti del corpo di numerosi animali tra cui anche molti cani, dei pezzi di vetro, spine di pesce, limatura di ferro, spilli e via di seguito, per 135 giorni, onde « studiare l’effetto di corpi estranei nell’organismo ». Paolo Mantegazza, l’intrepido professore di patologia generale presso l’Università di Pavia, che come Claude Bernard ebbe anche ambizioni letterarie (Un giorno a Madera), per compilare la sua Fisiologia del dolore inventò un nuovo strumento di tortura, una grossa pinza a triplice azione, da lui denominata ‘’Il Torturatore’’, che si fece costruire espressamente. Con questa compì un’infinità di esperimenti « per studiare il meccanismo della respirazione e le modificazioni chimiche della respirazione sotto l’influenza del dolore ». Un coniglio tormentato con tale strumento per 5 minuti era ancora così irrequieto e tremante 40 minuti dopo, che Mantegazzi non riuscì a contarne le respirazioni, il che era lo scopo dell’esperimento. A un altro coniglio così tormentato per due ore di seguito il Mantegazza conficcò ancora quattro chiodi lunghi e sottili nelle gambe attraverso la punta delle zampe e riuscì a causargli, come egli stesso scrisse, un dolore più intenso che con tutte le altre torture precedenti. Riferì anche che dopo essere stati torturati per ore nell’apparecchio, due ratti albini finirono con l’avventarsi l’uno sull’altro e, quando non ebbero più la forza di mordersi, rimasero strettamente abbracciati, con la bocca spalancata, ansimando e gemendo. Le conclusioni del Mantegazza, come sempre avviene in vivisezione, furono contraddette da altri — in questo caso da Ugolino Musso e Haidenheim, i quali dunque ripetettero gli esperimenti — e nessuno dei quali ottenne il seppur minimo risultato pratico. Il Mantegazza rimproverò a un suo collega, Maurizio Schiff, di non essere uomo capace di indagare seriamente sul dolore perché «troppo pietoso verso gli animali». Tutto è relativo. Schiff — un tedesco, che a Firenze si era fatto socio della neofondata Protezione degli Animali e aveva messo su un laboratorio finché lo sdegno popolare lo obbligò a trasferirsi a Ginevra — occupa un posto d'onore tra i vivisettori dell'epoca, sebbene la sua "sensibilità" lo portasse a recidere le corde vocali delle sue vittime per impedire che inscenassero, come diceva, «concerti notturni che potrebbero screditare gli studi fisiologici». Questi suoi "studi" consistevano ad esempio nel riempire di sabbia, ghiaia e pietre calcaree lo stomaco dei cani dopo averne cucito il piloro (l'orifizio valvolare per il quale lo stomaco comunica con l'intestino), e nel versare acqua bollente nello stomaco dei conigli, per vedere quanti giorni avrebbero impiegato a morire. Va ricordato che tutti questi esperimenti non sono tratti da qualche diario di alienati mentali, come potrebbe sembrare, bensì dai più rinomati testi di fisiologia, e sono stati riferiti dagli stessi "ricercatori" che li hanno compiuti; tutti individui ammiratissimi dai loro colleghi di ieri e di oggi. A Paolo Mantegazza, che nel 1870 fu nominato senatore del regno, l'Enciclopedia Italiana dedica una intera colonna, in cui il biografo — presumibilmente anche lui fisiologo — ci presenta il personaggio, senza ridere, come antropologo, igienista, patologo e scrittore. Inoltre è da notare che gli esperimenti citati e ancora da citare non sono casi eccezionali o sporadici, ma sono capostipiti di serie intere di esperimenti identici; identici tranne che nei risultati, i quali, beninteso, sono sempre diversi. Il dott. George W. Crile, nel suo trattato Surgical Shock, (ed. Lippincott, New York, 1899) riferiva esperimenti da lui compiuti su 148 cani, asseritamente per scoprire che cosa sia lo "shock chirurgico". Una sintesi di quel libro si presenta così: «Ho cosparso alcuni cani di pece e li ho incendiati. Ho sventrato altri e ho versato acqua bollente nelle cavità, ho tenuto le loro zampe sulla fiamma ossidrica, ho schiacciato gli organi più sensibili dei maschi (leggi: ho ridotto in polpa i loro testicoli), ho spezzato tutte le ossa degli arti. Ad alcuni ho cavato gli occhi e ho raschiato l'orbita vuota. A molti cani ho manipolato l'intestino, oppure ho versato etere nella trachea. A uno ho sparato con una rivoltella calibro 38, a un altro con una rivoltella calibro 32. A uno ho manipolato i reni e il fegato, poi gli ho inflitto una grave ferita a un rene, poi gli ho sparato con una rivoltella calibro 32». (E così per 155 pagine.). Dopo il libro del Crile, e fino ai giorni nostri, sono usciti innumerevoli altri lavori che, basandosi su torture di cani, gatti e rane, hanno tentato inutilmente di spiegare che cosa sia lo shock clinico dell'uomo. Il libro del Crile segna una degna conclusione di quel secolo che aveva visto nascere ed espandersi il metodo sperimentale in medicina col pretesto che l'umanità potrebbe profittarne: e ciò nonostante lo scetticismo di alcuni dei più eminenti clinici e chirurghi di quel tempo, nonché le vibrate proteste di praticamente tutti i grandi uomini. E mentre nei laboratori venivano inventati i succitati esperimenti nonché innumerevoli altri, e poi duplicati e moltiplicati con infinite varianti che ammassando sterili dati di fatto offuscavano anziché avanzare l'arte medica, questa stessa arte medica aveva fatto per proprio conto grandi passi avanti, senza occuparsi dei vivisettori. Gas esilarante, cloroformio, etere, digitalina, atropina, iodio, chinino erano stati scoperti senza vivisezione. Mezzi diagnostici come il termometro da febbre, lo stetoscopio, l'auscultazione, la percussione, erano stati inventati senza servirsi di animali. Pasteur aveva annunciato la teoria bacillare dopo avere studiato al microscopio le fermentazioni della birra e del vino, spiegando l'importanza dell'igiene ippocratica e introducendo l'asepsi, Roentgen aveva scoperto i raggi X, senza fare ricorso agli animali, così come pochi anni dopo i Curie dovevano scoprire il radium. Se togliessimo tutto questo, alla moderna medicina clinica non rimarrebbe praticamente più nulla. E in virtù di tutte queste scoperte, la chirurgia aveva potuto fare in pochi anni giganteschi passi avanti, per merito dei vari Clay, Fergusson, Tait, Treves, che tutti avevano pubblicamente dichiarato di essere stati solamente ostacolati dagli esercizi vivisezionisti. Costoro riportarono in pochi anni l'arte chirurgica, dal pantano dell'oscurantismo medievale, a livelli quasi paragonabili a quelli dell'antica chirurgia persiana, indiana ed egizia. Ma ritorneremo sul progresso chirurgico in un capitolo a parte. Prima dobbiamo vedere come i fisiologi del secolo scorso, dopo avere ingannato se stessi, passarono a ingannare gli altri, dando a intendere alle nuove generazioni che quelle pratiche non fossero per nulla corrotte e controproducenti, ma addirittura utili e ammirevoli. Tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "L'ALBA DI UN NUOVO MONDO" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ vedi anche: http://www.hansruesch.net/ _________________________
  • Sandrino Mya «Alla vivisezione è dovuto l'aumento della durata media della vita. Con la vivisezione si poteva evitare la tragedia del Talidomide, e mediante la vivisezione aboliremo il cancro, l'artritismo, il diabete, le malattie cardiocircolatorie e mentali, ridaremo la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, la fertilità agli sterili, la gioventù ai vecchi. Noi vivisettori siamo tutti zoofili. I nostri avversari sono in malafede, o sono una piccola accolta di esaltati ignoranti e retrogradi. I medici che ci criticano sono degli asini. Del resto gli animali non soffrono: anzitutto sono incapaci di soffrire, e poi sono protetti dalle leggi che impongono l'anestesia».

    So di non avere aggiunto una sola parola mia al manifesto dei vivisezionisti e spero di non averne dimenticata alcuna.

    La prima contestazione è di ordine morale, per cui deve avere la precedenza sulle altre. Anche se la vivisezione, anziché essere dannosa, fosse utile, ciò non costituirebbe una scusante, ma semmai un'aggravante, perché sanzionerebbe il principio che il fine giustifica i mezzi, quel triste grimaldello che ha sempre aperto tutte le porte della nefandezza umana, comprese quelle di Auschwitz e Buchenwald.
    Se l'uomo accetta questo principio, allora non può più considerarsi un essere superiore all'animale, e decadono nel nulla tutte le sue pretese morali.

    Esaminiamo ora «la piccola accolta di esaltati ignoranti e retrogradi», come i vivisezionisti hanno sempre amato definire i loro avversari.
    Tra questi troviamo nomi come Leonardo da Vinci, Voltaire, Goethe, Schiller, Schopenhauer, Victor Hugo, Garibaldi, Ibsen, Wagner, Tennyson, Bismarck, Ruskin, Tolstoi, i cardinali Manning e Newman, G. B. Shaw, Gandhi, C. G. Jung, Johannes Ude, Aygün, Clara Boothe Luce, i premi Nobel Albert Schweitzer e Hermann Hesse, Lord Dowding, Curzio Malaparte, Dino Buzzati («questo delitto quotidiano, che non ci fa dormire»); per nominare solo alcuni tra gli scomparsi.

    Se la cultura umana può dire di avere una voce, è la loro. Ed erano tutti individui che tenevano i piedi saldamente piantati nella realtà del loro tempo, e molti furono anche pionieri della scienza.

    Leonardo era uno dei maggiori esperti del suo tempo in anatomia.

    La tesi di laurea di Schiller rappresenta il primo lavoro che si conosca di medicina psicosomatica.

    Il genio universale che fu Goethe brillò anche nel campo della fisiologia, e apportò nuove conoscenze sul cranio umano.

    Albert Schweitzer, oltre che umanitario, teologo, filosofo e musicista di fama mondiale, era anche medico praticante, e instancabile fu la sua attività ospedaliera in favore degli indigeni dell'Africa nera.

    Il prof. S.T. Aygün, virologo dell'Università di Ankara, che mise a punto metodi sostitutivi oggi largamente impiegati ovunque, assurse al grado di generale durante la Guerra mondiale.

    L'Air Chief Marshal Lord Dowding, che portò la sua lotta antivivisezionista fino alla Camera dei Lord, fu comandante dell'aviazione britannica nella Battaglia di Londra e venne acclamato Salvatore della Patria.

    Costoro, dunque, alcuni di quegli ignoranti, esaltati, ecc.

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    MITO E REALTA' Nell'antichità i latori di brutte notizie venivano decapitati. Al giorno d'oggi, le notizie sgradevoli vengono semplicemente ignorate. Poiché le persone che preferiscono ignorare le notizie provenienti dal fronte della vivisezione si sentono intimamente colpevoli, esse fanno ricorso a un ben noto paravento psicologico: vogliono credere che da un canto la vivisezione sia immensamente benefica per l'umanità, e che dall'altro essa non causi sofferenze agli animali; vogliono credere alle dichiarazioni dei vivisezionisti, senza metterne in dubbio nemmeno le più lampanti assurdità, e si rifiutano di esaminare le prove offerte dagli avversari. Un vivisezionista può fare qualsiasi affermazione, e troverà sempre moltissime persone disposte a credergli, col pretesto che egli è uno "scienziato", dotato di un sapere magico, superiore. Così l'Enciclopedia Britannica (in mani americane dal 1961, diretta da un consiglio editoriale dell'Università di Chicago) può tranquillamente affermare sotto la voce Animal Experimentation che « non esiste una sola importante conoscenza moderna di medicina che non deve qualcosa alla sperimentazione animale», come se la storia della medicina non esistesse. COME SI DIFENDONO A un'incauta rivelazione si lasciò trascinare una volta un noto vivisettore americano. In un articolo di fondo su Clinical Medicine (ago. 1946, vol. 53, N° 8, p. 231), il dott. Andrew C. Ivy lamentò che per sconfiggere una proposta di legge contro la vivisezione nello Stato di New York, era stato necessario spendere ben 25.000 dollari, e che almeno altrettanti erano stati spesi nello Stato di California per sconfiggere una proposta analoga. (I 25.000 dollari di allora equivalgono a non meno di 100.000 dollari odierni oltre 65 milioni di lire.) Questo dott. Ivy, della Scuola Medica North Western di Chicago, è ricordato per avere introdotto nello stomaco di vari cani dei palloni di gomma che poi gonfiò con acqua, causando la morte degli animali dopo lunga agonia, descritta in Archives of Internal Medicine (mar. 1932, p. 439). In seguito era diventato celebre come padrino del farmaco Krebiozen, che oltre un quarto di secolo fa aveva "risolto" il problema del cancro. Infine era assurto ancora una volta a notorietà internazionale come "esperto" di vivisezione nel processo di Norimberga a carico dei vari medici tedeschi accusati di avere compiuto esperimenti su detenuti dei Lager nazisti: esperimenti per i quali venivano esclusivamente utilizzati ebrei, zingari e bolscevichi, così come di li a pochi anni dovevano venire utilizzati in numero sempre crescente e a tutt'oggi altre categorie di diseredati da parte di "ricercatori" negli ospedali: gli orfani, i subnormali, i poveri e i carcerati. Un'altra rivelazione si trova nel già citato manuale di vivisezione Experimental Surgery, in cui Markowitz commenta: «Devono esserci molte persone contrarie, mettiamo, all'uso dell'automobile, e che vorrebbero delle leggi per bandire tutte le macchine dalle nostre strade: ma non hanno nessuna possibilità di successo contro un'industria che ha in gioco miliardi di dollari. » Si tratta di due vere e proprie gaffes di vivisettori irritati dai loro critici: dimostrano che la vivisezione difende la propria "immagine" pubblica in prima linea col danaro. Pagando o ingannando vari giornalisti e mediante la complicità, spesso involontaria, dei dirigenti dei grandi mezzi d'informazione, la sottocultura dei laboratori è riuscita a convincere l'opinione pubblica che la salvezza dell'umanità dipende dai vivisettori, che costoro sono dei filantropi, e che chi li avversa preferisce veder morire un bambino piuttosto che un cane. Nei rari dibattiti e nelle conversazioni private i vivisezionisti hanno infatti sviluppato una tecnica difensiva in cui campeggia l'ormai classica frase: «Cara signora, preferirebbe lei, come gli antivivisezionisti, veder morire suo figlio piuttosto che un cane?». È la loro stoccata preferita. Cosa può rispondere una madre che non è istruita in retorica e non sa che il dilemma è un artefatto? Che gli antivivisezionisti hanno sempre denunciato con pari ardore anche gli esperimenti fatti sugli esseri umani a loro insaputa? È che i maniaci della vivisezione, quando possono farlo impunemente, sperimentano oltre che sugli animali anche sui bambini, e difatti di preferenza sui bambini? Ne riparleremo in altri capitoli. Le tradizionali accuse di disumanità che i vivisettori muovono a chiunque li critica possono assumere forme comiche. In Experimental Surgery, che istruisce minutamente su come eseguire tutte le operazioni di vivisezione che si conoscono, il Markowitz spende sei pagine intere accusando gli antivivisezionisti di ogni immaginabile corruzione morale, ivi compreso il... sadismo. Non esiste arma a cui i vivisezionisti non abbiano già fatto ricorso: fino a invocare il diritto all'autodifesa o addirittura il sentimento religioso. Così in un dibattito all'Istituto Fisiologico di Basilea (31-1-1903), si è udito questo singolare ragionamento del prof. Leon Asher di quell'università: «Poiché voialtri antivivisezionisti fate appello al senso etico, allora bisogna domandarsi se non sarebbe addirittura un sacro caso di coscienza seguire la spinta verso la soluzione dei misteri della vita, e se l'uomo non dovrebbe considerare un dovere religioso soddisfare il desiderio di esplorazione che la Provvidenza ci ha messo in petto, senza curarci di sapere se le ricerche sulla vita abbiano un valore per la medicina o un qualsiasi altro valore pratico. E se il fisiologo per fare questo deve causare sofferenze all'animale, egli ne soffre molto più degli antivivisezionisti, perché lui conosce la vita dell'animale, e il profano no». Indubbiamente questo mio compatriota ha così battuto ogni primato in materia d'ipocrisia vivisezionista: ed è quanto dire. Inoltre, chiamando tutti gli avversari collettivamente "profani'', ha voluto ignorare che tra essi hanno da sempre militato medici e chirurghi il cui effettivo contributo alla medicina ha sorpassato quello del prof. Asher e di tutti gli altri vivisettori messi insieme. «Può addirittura sembrare superfluo mettere in rilievo l'importanza, anzi l'assoluta necessità, della sperimentazione sugli animali per il progresso della biologia e della medicina. Necessità di cui erano convinti già gli ippocratici e Galeno, e della quale si videro i frutti nelle più grandi scoperte dei secoli passati, a cominciare dalla circolazione del sangue per giungere a quelle di Spallanzani, di Galvani, e via via di Claude Bernard, Pasteur, Koch, per terminare con le più recenti dei farmaci moderni, delle vitamine, dei vaccini, lo sviluppo della chirurgia, gli studi sui tumori, eccetera. Le ricerche sugli animali, insomma, sono indispensabili. Qualsiasi applicazione di nuove terapie all'uomo deve in ogni caso essere preceduta da preliminari e ripetuti esperimenti sugli animali. Naturalmente, gli animali devono essere rispettati, e lo si deve pretendere: l'esperimento deve essere effettuato in anestesia, e appunto a questo scopo sono state studiate migliaia di tecniche anestetiche e di rianimazione per ciascuna delle diverse specie di animali da laboratorio.» Questa dichiarazione, inquadrata per risalto, è apparsa sotto il titolo L'OPINIONE DEL MEDICO, a firma Ulrico di Aichelburg, gran paladino della vivisezione in Italia, al termine di uno dei rari articoli contro la vivisezione, pubblicato nel 1970 dal settimanale Epoca, che però evidentemente si rifiutava di credere che le accuse contenute nel suo proprio articolo potessero essere vere, per cui si affrettava a smentirle col quadretto firmato dal suo regolare collaboratore medico. Un efferato delitto commesso da un individuo ignorante o palesemente squilibrato non è un pericolo per la morale: tutti sono d'accordo che il responsabile va rinchiuso in prigione o sottoposto a trattamento psichiatrico. La vivisezione invece si spaccia per un'attività nobile, umanitaria. Chi lo afferma? Direttori di cliniche e laboratori, rinomati "scienziati", cervelloni universitari. È ciò che ha fatto dichiarare a Hamilton Fisk Biggar, medico personale di John D. Rockefeller: «È perché queste barbarie vengono commesse da gente rispettata e ammirata che sono così deleterie per la morale pubblica». Il citato quadretto di Aichelburg rispecchia il manifesto ideale dei vivisezionisti; e per la completezza riempio gli "eccetera": «Alla vivisezione è dovuto l'aumento della durata media della vita. Con la vivisezione si poteva evitare la tragedia del Talidomide, e mediante la vivisezione aboliremo il cancro, l'artritismo, il diabete, le malattie cardiocircolatorie e mentali, ridaremo la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, la fertilità agli sterili, la gioventù ai vecchi. Noi vivisettori siamo tutti zoofili. I nostri avversari sono in malafede, o sono una piccola accolta di esaltati ignoranti e retrogradi. I medici che ci criticano sono degli asini. Del resto gli animali non soffrono: anzitutto sono incapaci di soffrire, e poi sono protetti dalle leggi che impongono l'anestesia». So di non avere aggiunto una sola parola mia al manifesto dei vivisezionisti e spero di non averne dimenticata alcuna. La prima contestazione è di ordine morale, per cui deve avere la precedenza sulle altre. Anche se la vivisezione, anziché essere dannosa, fosse utile, ciò non costituirebbe una scusante, ma semmai un'aggravante, perché sanzionerebbe il principio che il fine giustifica i mezzi, quel triste grimaldello che ha sempre aperto tutte le porte della nefandezza umana, comprese quelle di Auschwitz e Buchenwald. Se l'uomo accetta questo principio, allora non può più considerarsi un essere superiore all'animale, e decadono nel nulla tutte le sue pretese morali. Esaminiamo ora «la piccola accolta di esaltati ignoranti e retrogradi», come i vivisezionisti hanno sempre amato definire i loro avversari. Tra questi troviamo nomi come Leonardo da Vinci, Voltaire, Goethe, Schiller, Schopenhauer, Victor Hugo, Garibaldi, Ibsen, Wagner, Tennyson, Bismarck, Ruskin, Tolstoi, i cardinali Manning e Newman, G. B. Shaw, Gandhi, C. G. Jung, Johannes Ude, Aygün, Clara Boothe Luce, i premi Nobel Albert Schweitzer e Hermann Hesse, Lord Dowding, Curzio Malaparte, Dino Buzzati («questo delitto quotidiano, che non ci fa dormire»); per nominare solo alcuni tra gli scomparsi. Se la cultura umana può dire di avere una voce, è la loro. Ed erano tutti individui che tenevano i piedi saldamente piantati nella realtà del loro tempo, e molti furono anche pionieri della scienza. Leonardo era uno dei maggiori esperti del suo tempo in anatomia. La tesi di laurea di Schiller rappresenta il primo lavoro che si conosca di medicina psicosomatica. Il genio universale che fu Goethe brillò anche nel campo della fisiologia, e apportò nuove conoscenze sul cranio umano. Albert Schweitzer, oltre che umanitario, teologo, filosofo e musicista di fama mondiale, era anche medico praticante, e instancabile fu la sua attività ospedaliera in favore degli indigeni dell'Africa nera. Il prof. S.T. Aygün, virologo dell'Università di Ankara, che mise a punto metodi sostitutivi oggi largamente impiegati ovunque, assurse al grado di generale durante la Guerra mondiale. L'Air Chief Marshal Lord Dowding, che portò la sua lotta antivivisezionista fino alla Camera dei Lord, fu comandante dell'aviazione britannica nella Battaglia di Londra e venne acclamato Salvatore della Patria. Costoro, dunque, alcuni di quegli ignoranti, esaltati, ecc. Quanto ai medici contrari alla vivisezione, i loro nomi riempirebbero un volume intero. Ma è anche vero che altri medici l'hanno sempre dichiarata necessaria. A questo proposito, il medico e storico M. Beddow Baily ha scritto in Clinical Medical Discoveries (Londra, 1961). «È necessario rendersi edotti delle conquiste cliniche a causa della consuetudine prevalente da parte di certe autorità mediche le quali difendono la vivisezione al punto da falsare i fatti storici per creare l'impressione nel pubblico che a essa siano dovute la scoperta e l'applicazione di ogni singola diagnosi e cura. Per fortuna, anche un breve esame delle prove esistenti dimostra la falsità di tali asserzioni ». Esaminiamone le più importanti. Tratto da: Imperatrice Nuda "PARTE QUARTA - MITO E REALTA" - capitolo: "COME SI DIFENDONO" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf vedi anche: LA STORIA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=472596772818174&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&src Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ http://www.hansruesch.net/ _________________________
  • Sandrino Mya E il risultato pratico di tutte queste torture, inflitte a creature così intelligenti e sensibili che molti biologi non possono riscontrare differenze sostanziali tra esse e l'uomo, e per di più del tutto incolpevoli?
    Una bella relazione in American Jo
    urnal of Obstetrics and Gynecology (N° 66, nov. 1953), che conferiva un'aura di "scienziati" a coloro che erano stati capaci di concepire e perpetrare una simile scempiaggine e concludeva con l'ormai classico «sono necessarie ulteriori indagini ». Il che in parlata "scientifica" significa: «Vogliamo ulteriori sussidi».

    Da allora è trascorso un ventennio.
    Sono state fatte le auspicate indagini? Hanno portato a un qualche risultato pratico? E chi se ne importa?
    Il pubblico riesce a stento a seguire il fuoco d'artificio di tutte le nuove mirabolanti promesse: la cura miracolosa del cancro, che è imminente da due secoli a questa parte; il vaccino contro ogni tipo di raffreddore, che mi era stato erroneamente annunciato come acquisito negli anni Quaranta a New York, ma che ora sarebbe stato scoperto sul serio all'Institut Pasteur, e sconfiggerebbe non solo tutti i virus conosciuti, ma persino quelli non identificati, oltre a quelli che devono ancora nascere. E alla solita svolta si troverebbe anche la cura del diabete, che ci era stato dato per debellato grazie alla vivisezione fin dal secolo scorso, ma che per intanto continua tranquillamente ad aumentare.

    http://www.facebook.com/photo.php...
    PER IL BENE DELL'UMANITÀ Nel reparto di Psicologia dell'Università del Minnesota, "per causare reazioni" in una scimmia antropoide, il genere più vicino all'uomo, le venne scoperchiato il cervello, si tagliò via una parte del tessuto, la ferita venne trapanata a più riprese, e durante varie settimane la scimmia venne assoggettata a tutte le stimolazioni dolorifiche che gli sperimentatori riuscivano a escogitare onde ottenere "reazioni" da un animale in quelle condizioni. Dopo varie prove fatte con elettrodi conficcati nel cervello, la scimmia strappò via le bende, infettando la ferita. Poi venne obbligata a correre e a rimanere senza interruzione in attività frenetica per una trentina di minuti finché, esausta, crollò e rimase bocconi sul pavimento sopportando tutte le ulteriori provocazioni senza più reagire. Intanto nell'Università di Buffalo si voleva constatare l'incremento di adrenalina in gatti non anestetizzati durante svariate stimolazioni comprendenti scosse elettriche, asfissia, immersione in acqua gelida e terrore indotto da latrati di cani vicini. Tutte queste prove vennero ripetute sugli stessi gatti dopo che erano state estirpate le capsule (glandole) surrenali. A Oxford, nel 1948, oculisti inglesi vollero studiare sugli occhi di conigli non anestetizzati l'effetto di dieci irritanti. Precisò il British Journal of Ophtalmology: «L'edema della cornea può assumere proporzioni fantastiche, a volte la cornea si gonfia fino a raggiungere venti volte lo spessore normale». In alcuni casi, gli occhi «si disintegrano e si squagliano». Come risulta da dispense americane, Proceedings of the Association for Research in Nervous and Mental Diseases (vol. 27, pp. 362-399, 1948), ricercatori dell'Università Johns Hopkins inducevano collera, paura e altre manifestazioni di angoscia in gatti in una lunga serie di esperimenti iniziati nel 1928 e protrattisi ininterrotti per numerosi anni. In uno studio tipico, i ricercatori riferirono: «Abbiamo pizzicato la coda, le zampe e gli orecchi dei gatti. Li abbiamo sollevati per la pelle lasca della schiena e li abbiamo scossi. Li abbiamo presi a schiaffi e constatato le loro reazioni alla restrizione...» (Dopo un'operazione) «applicammo a un gatto stimolazioni dolorifiche molto intense e prolungate... Quando lo legavamo in decubito dorsale sul tavolo di costrizione o lo sollevavamo per la pelle del dorso e lo scuotevamo violentemente, o lo schiaffeggiavamo o gli strizzavamo la coda con le dita, il gatto emetteva solo qualche flebile lamento. Quando la coda, posta tra le ganasce di una grossa morsa chirurgica, veniva schiacciata, il gatto urlava e tentava di evadere... Durante i 139 giorni di sopravvivenza venne sottoposto, ogni due o tre giorni, a varie stimolazioni dolorifiche... In un'occasione, la sua coda rasata e bagnata venne stimolata tetanicamente attraverso elettrodi connessi a un "induttore di Harvard" attivato da 4,5 volt. Quando il voltaggio venne portato a 13 il gatto si mise a gridare... Alla fine di una stimolazione di 5 secondi con l'induttore a 5, il gatto soffiò due volte e cacciò urli violentissimi. L'ultima di queste stimolazioni elettriche gli produsse un'ustione di terzo grado sulla coda.» Il Johns Hopkins, dove venne compiuta una lunga serie di esperimenti simili, è uno dei più noti centri medici del mondo. Per non essere da meno, altri atenei vollero imitare e possibilmente "migliorare" quegli esperimenti, come nel caso seguente: «All'Università dell'Oregon stimolazioni dolorifiche vennero applicate a gatti mediante calore a livello dolorifico del pavimento e mediante punzecchiature con spilloni. In reazione alle punture delle palme delle zampe, alcuni gatti saltavano in aria fino a sbattere col capo contro il soffitto dell'apparecchio da esperimento. Se ricadevano sugli spilli, aprivano vigorosamente le zampe a ogni contatto e a volte tentavano perfino di mantenersi in equilibrio sulle zampe anteriori, tenendo le zampe posteriori sollevate in aria...» Il precedente esperimento si trova descritto in questi termini nel Journal of Neurophysiology, 1958, 21, pp. 353-367. Una notizia della United Press ha riferito un esperimento in cui un gruppo di gatti è stato spellato vivo sotto il più futile dei pretesti: Essendo uno stimolante, l'adrenalina ha il potere di alzare la temperatura nell'organismo. Inoltre è risaputo che la pelle regola la temperatura dell'animale. Due fisiologi della scuola medica dell'Università di Buffalo, USA, Charles Whitcher e Fred Griffith jr., volevano confermare una loro teoria secondo la quale in un animale spellato vivo, nemmeno la somministrazione di adrenalina avrebbe potuto arrestare l'abbassamento della temperatura corporea dovuto allo spellamento. Quindi a 14 gatti strapparono via tutta la pelle. A ognuno venne dato ciò che gli sperimentatori definirono un anestetico sotto forma di Uretano; senonché l'Uretano non è un anestetico bensì al massimo un sonnifero, che non elimina minimamente il dolore. Però presentava un doppio vantaggio: intorpidiva la muscolatura dei gatti rendendoli incapaci di difendersi, e non causava abbassamento di temperatura, come avrebbe fatto un anestetico: e ciò era importante, poiché si trattava di controllare l'abbassamento di temperatura dovuto allo spellamento e non a un farmaco. Dopo che ogni gatto era stato spellato, gli sperimentatori gli introdussero un termometro nel retto e gli somministrarono l'adrenalina. Risultato: si constatò che la temperatura di un gatto spellato vivo diminuisce anche se gli viene somministrata adrenalina. (Ulteriori particolari di questo esperimento, uno dei tanti, in American Journal of Physiology, vol. 156, gen. 1949.) Un esperimento per studiare le conseguenze di congelamento d'arti nei quali è stato distrutto il sistema nervoso si trova descritto in Yale Journal of Biology and Medicine (1949), e fu compiuto nelle scuole mediche delle Università di Yale e dell'Indiana. I vivisettori, che volevano vedere se l'effetto del congelamento fosse più severo o meno in un arto i cui nervi erano stati recisi chirurgicamente, conoscevano la risposta in precedenza, tanto che nella loro relazione ricordano che Hyndman e Wolkin avevano già riferito che in pazienti umani la pelle rimane più a lungo calda quando i nervi sono stati recisi. « In base alle conoscenze esistenti, » osservarono i vivisettori, «era da aspettarsi che il taglio del simpatico avrebbe prodotto una protezione contro il congelamento.» Dunque da una parte essi già sapevano che cosa aspettarsi, dall'altra difficilmente potrebbe essere stato lo scopo dell'esperimento di consigliare il taglio del simpatico a chi volesse evitare il congelamento. Tagliarono anzitutto i nervi delle cosce di 10 cani, ai quali vennero poi accordati 10 giorni di tempo per rimettersi dall'operazione, dopo di che ebbe inizio l'esperimento vero e proprio. Zampe di ogni cane vennero rasate e poi immerse in una sostai congelante di etere raffreddato da biossido di carbonio solido (ghiaccio secco), a una temperatura variante tra i 15° e i 20° sotto zero. Con le zampe irrigidite dal congelamento, i cani vennero relegati nelle rispettive gabbie e dovettero provare il tormento di un arto congelato che comincia a sgelarsi. Le zampe cominciarono a gonfiarsi, in alcuni casi al punto lacerare la pelle. I vivisettori annotarono l'estensione del gonfiore. Le loro osservazioni continuarono finché sopravvenne la cancrena negli arti martoriati. Non tutti i cani morirono, ma in tutte le zampe rimasero gravemente deformate, e in alcuni si staccarono letteralmente dal corpo. E adesso in breve due esperimenti al Reparto di Psichiatri della Scuola Medica dell'Università dell'Illinois. Al primo ho accennato in apertura del capitolo Scienza o Follia?, ed era stato riportato nel numero di settembre 1949 dell'American Journal of Physiology (vol. 158, N° 3, pag. 478-484) dai due vivisettori che lo avevano compiuto. Essi sapevano in anticipo che disturbi del sistema nervoso centrale sono parzialmente correlati alla concentrazione di anidride carbonica nel sangue: inalazione di questa può causare ansito, convulsioni e coma. D'altro canto un leggero attacco epilettico può essere alleviato attraverso respirazione forzata di un'alta concentrazione di anidride carbonica. Già al corrente di tutto questo, i vivisettori vollero stabilirlo statisticamente, ricorrendo a 13 gatti. Ognuno nelle parole dei vivisettori, venne paralizzato chimicamente, dopodiché fu necessaria la respirazione artificiale per mantenerlo in vita. Fissato al tavolo di contenzione, gli venne segata via la cima del cranio per mettere a nudo il cervello. I gatti ebbero trattamenti diversi. Alcuni respirarono l'aria normale dell'ambiente; altri, varie concentrazioni di anidride carbonica. In altri ancora vennero provocate convulsioni mediante iniezioni endovenose di vari preparati: bicarbonato, acido cloridrico, cianuro di sodio e metrazol. Un gatto dovette sottostare a un intervento chirurgico supplementare: i vivisettori gli tagliarono la gola e gli allacciarono le carotidi. Un'ora dopo l'inizio di queste operazioni ogni gatto ricevette il colpo finale: il cervello esposto venne "congelato rapidamente", mediante versamento nella cavità cranica di aria liquida, Che ha una temperatura di 220° Fahrenheit sotto zero. Naturalmente i gatti morirono, e gli "scienziati" arrivarono alla "conclusione" di quanto già sapevano: la respirazione di anidride carbonica «alza il livello convulsivo per certi farmaci e per la scossa elettrica, ma abbassa questo livello per altri farmaci». Nel numero di settembre 1949, Journal of Neurophysiology (vol. 12, N° 5, pp. 315-323), un altro gruppo di scienziati riferisce ancora un esperimento su gatti, fatto nel Reparto di Psichiatria della scuola medica dell'Università di Chicago. Il vivisettore George Howard Pollock voleva ripetere esperimenti fatti da altri e dimostrare che convulsioni possono essere fermate in un animale, sia che questi sia stato traumatizzato mediante scosse elettriche fino a 100 volt, sia che abbia ricevuto dosi massicce di farmaci convulsivanti come metrazol, insulina, picrotoxin, coryamyrtin, assenzio, stricnina o canfora. Il vivisettore procedette nel modo seguente: diede a ogni gatto la solita "leggera" anestesia, tagliò in profondità la coscia posteriore, e mise a nudo le vene principali. Inserì un tubo per la respirazione nella bocca di ogni gatto, tubo che arrivava fino all’inizio dei polmoni. Segando via la volta cranica mise a nudo il cervello. Con la bestiola in questa condizione, l'anestesia venne interrotta e il gatto venne paralizzato con una sostanza chimica. Mettiamoci al posto del gatto. La "leggera" anestesia è scomparsa, ma lui è paralizzato da un farmaco immesso nella vena, tanto da non poter respirare, e viene tenuto in vita con la respirazione artificiale attraverso un tubo inserito nella laringe. Un elettrodo è fissato a una zampa anteriore per la somministrazione di scosse elettriche, un altro a una zampa posteriore. Sulla volta cranica, in parte mancante, vengono fissati due altri elettrodi per misurare le onde cerebrali che indicheranno l'intensità delle convulsioni che gli verranno procurate. Il vivisettore riferisce che le prime prove vennero fatte con dosi di metrazol non convulsivanti, poi vennero date dosi più forti, convulsivanti, e su ogni animale vennero sperimentate concentrazioni diverse di ossigeno e anidride carbonica. Gli intervalli tra un tentativo di indurre convulsione e l'altro variavano dai 5 ai 30 minuti. Numerosi tentativi vennero fatti su ogni animale. Pollock riuscì questa volta a dimostrare esattamente ciò che era già stato dimostrato molte altre volte. Riferendo un esperimento da laboratorio sul fumo, il settimanale Time ha pubblicato in data 18-2-1952: «Venne strappato il filamento dagli occhi dei conigli e vennero recise le palpebre superiori. La macchina soffiò fumo negli occhi mutilati, i conigli morirono in breve tempo». Il Bollettino del gennaio 1953 della S.P.A. (Protezione Animali) francese ha riferito di una suora professoressa di zoologia in un institut ménager (scuola per massaie), che eseguiva vivisezioni dinanzi alle sue allieve sezionando davanti ai loro occhi gattini vivi. Oggigiorno i vivisettori fanno sempre più largo uso di scimmie, soprattutto di primati, gli animali più simili all'uomo. Uno dei tanti tentativi di interferire con le leggi biologiche naturali fu compiuto su centinaia di scimmiette rhesus, nel tentativo di far sboccare il flusso mestruale da canali diversi da quello normale. Ad ogni scimmia veniva aperto l'addome, si tagliava attraverso il collo dell'utero (cervice) e, lasciando la parte inferiore della cervice nella sua posizione normale, si trapiantava l'utero insieme alla parte superiore della cervice in un altro sito dell'addome, in modo che il flusso mestruale potesse aver luogo attraverso l'estremità recisa. Alcune scimmie soffrirono per anni prima di morire. Quella contrassegnata col N° 872, alla quale l'utero era stato trapiantato nella cavità peritonea, ebbe un'occlusione intestinale e morì di perforazione del colon e peritonite 3 anni e 35 giorni dopo l'operazione. Nel frattempo le mestruazioni erano avvenute mensilmente nella cavità peritonea. La 889 morì per emorragia causata da cancrena della parte superiore della vagina e della parte inferiore della cervice. La N° 874, sopravvissuta a complicazioni da ostruzioni dell'uretere con conseguenti complicazioni renali, emorragie della cervice e una fistula, morì 4 anni, 7 mesi e 12 giorni dopo la prima operazione. Ci fu una lieve variante nel soggetto 884, in cui la cervice recisa venne fissata alla parete addominale anteriore; due anni dopo, l'utero venne nuovamente spostato, in modo che le scariche mestruali si effettuassero attraverso la parete muscolosa inferiore dell'area rettale. In questo stato pietoso la scimmia venne "osservata" per altri 343 giorni. Trattamento simile ebbero le scimmie 900 e 907. E il risultato pratico di tutte queste torture, inflitte a creature così intelligenti e sensibili che molti biologi non possono riscontrare differenze sostanziali tra esse e l'uomo, e per di più del tutto incolpevoli? Una bella relazione in American Journal of Obstetrics and Gynecology (N° 66, nov. 1953), che conferiva un'aura di "scienziati" a coloro che erano stati capaci di concepire e perpetrare una simile scempiaggine e concludeva con l'ormai classico «sono necessarie ulteriori indagini ». Il che in parlata "scientifica" significa: «Vogliamo ulteriori sussidi». Da allora è trascorso un ventennio. Sono state fatte le auspicate indagini? Hanno portato a un qualche risultato pratico? E chi se ne importa? Il pubblico riesce a stento a seguire il fuoco d'artificio di tutte le nuove mirabolanti promesse: la cura miracolosa del cancro, che è imminente da due secoli a questa parte; il vaccino contro ogni tipo di raffreddore, che mi era stato erroneamente annunciato come acquisito negli anni Quaranta a New York, ma che ora sarebbe stato scoperto sul serio all'Institut Pasteur, e sconfiggerebbe non solo tutti i virus conosciuti, ma persino quelli non identificati, oltre a quelli che devono ancora nascere. E alla solita svolta si troverebbe anche la cura del diabete, che ci era stato dato per debellato grazie alla vivisezione fin dal secolo scorso, ma che per intanto continua tranquillamente ad aumentare. Nel 1954, Journal of Physiology riportava una serie di esperimenti fatti al National Institute of Medical Research di Londra da W. Feldberg e S. L. Sherwood, che iniettavano varie sostanze chimiche nel cervello dei gatti. Vediamo cosa accadde a uno cui era stato iniettato del Tubocurarine: «Improvvisamente, esso saltò giù dal tavolo e schizzò nella propria gabbia, gridando sempre più forte e buttandosi contro le pareti. Infine stramazzò, con le zampe e il collo ripiegati, scosso da rapidi spasmi clonici, mostrando una condizione simile a una grave convulsione (epilettica) ... Poi si rialzò, si mise a correre a tutta velocità e stramazzò ancora, in preda a un nuovo attacco. Il tutto si ripetette a più riprese nei 10 minuti seguenti, durante i quali l'animale defecava e schiumava dalla bocca.» (Morì 35 minuti dopo l'iniezione.) Esperimenti simili erano già stati fatti innumerevoli volte, ad esempio nell'Istituto Lister di Londra, su scimmie che di conseguenza impazzirono: una, in preda a convulsioni, si divorò un dito, un'altra si sbranò un avambraccio. Lo aveva riferito il Lancet del 19-9-1931. Interessante, vero? Tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "PER IL BENE DELL'UMANITÀ" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ vedi anche: http://www.hansruesch.net/ _________________________
  • Sandrino Mya Quando, per illustrare l'asserzione che in mancanza di ossigeno un fuoco muore, il professore ricopre con una campana di vetro una candela accesa e gli allievi possono osservare il progressivo estinguersi della fiammella, si tratta di una dimostrazione intelligente e memorabile. Ma quando un professore butta in una vasca d'acqua un cane o un mucchio di ratti per dimostrare nelle lezioni sulla "fisiologia del lavoro" che lo sforzo fisico può portare all'infarto, si tratta di una dimostrazione stupida, perché condiziona i giovani studenti alla crudeltà, mentre essi possono imparare che sforzi eccessivi sono pericolosi per il cuore anche senza lo spettacolo di poveri ratti spaventati o di cani dagli occhi imploranti che annaspano nell'acqua finché vanno a picco.

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    SCUOLE DI SQUILIBRI La vivisezione didattica, in cui vengono ripetuti ad nauseam esperimenti già descritti un secolo e mezzo fa da Peter Lund, è la scuola elementare di stupidità, crudeltà e squilibri mentali. Quando, per illustrare l'asserzione che in mancanza di ossigeno un fuoco muore, il professore ricopre con una campana di vetro una candela accesa e gli allievi possono osservare il progressivo estinguersi della fiammella, si tratta di una dimostrazione intelligente e memorabile. Ma quando un professore butta in una vasca d'acqua un cane o un mucchio di ratti per dimostrare nelle lezioni sulla "fisiologia del lavoro" che lo sforzo fisico può portare all'infarto, si tratta di una dimostrazione stupida, perché condiziona i giovani studenti alla crudeltà, mentre essi possono imparare che sforzi eccessivi sono pericolosi per il cuore anche senza lo spettacolo di poveri ratti spaventati o di cani dagli occhi imploranti che annaspano nell'acqua finché vanno a picco. Il professore che dimostra agli studenti le funzioni di certi nervi in un animale vivo — dimostrazione che esclude l'anestesia — non ha più alcuna sensibilità in proposito, avendo compiuto l'esperimento innumerevoli volte; e, con l'esempio, la sua indifferenza col tempo si trasmette agli allievi. Si verifica inoltre un duplice sovvertimento di valori: 1) insensibile lui (per ciò che riguarda le sofferenze altrui, beninteso, non le proprie), egli ha voluto convincersi che insensibili sarebbero gli animali, e rassicura in tal senso anche gli studenti che sono ancora tanto umani da impressionarsi nel vedere le vittime dibattersi; e i più finiscono con l'accettare le spiegazioni del docente, dato che «l'uomo è sempre incline ad accettare come una verità assoluta ciò che gli è stato insegnato» (Claude Bernard: Principes de Médecine Expértmentale, p. 214); 2) indubbiamente affetto da una grave tara mentale, il docente è convinto, e tenta di convincerne gli allievi, che gli squilibrati non sono i vivisettori ma gli abolizionisti. Un esempio di vivisezione didattica: in numerose facoltà, compresa — almeno fino a poco tempo fa — quella di Farmacia dell'Università di Roma, nel Corso di Fisiologia Generale che si tiene il primo anno, vengono portate in aula rane vive, che per prima cosa vengono "spinate", cioè si infigge un filo di ferro dalla nuca attraverso tutta la spina dorsale, paralizzandole. (A volte l'animale viene affidato a studenti inesperti che se lo lasciano sfuggire col ferro infisso a metà.) Le rane spinate vengono poi inchiodate su un piano di sughero e si mette a nudo il loro cuore per ricavarne l'elettrocardiogramma: esperimento centenario, sempre uguale, pubblicato su innumerevoli testi. La scena di questo animaletto che si dimena tra le sofferenze, aggrappandosi disperatamente con le zampette alla mano del suo carnefice, colpisce quotidianamente la sensibilità di numerosi studenti. Ma per lo più, a chi rifiuta d'incallirsi nelle pratiche di simili "insegnamenti", non rimane che rinunciare allo studio della medicina, come fecero Johannes Ude e C. G. Jung, e chissà ancora quanti altri individui intelligenti che avrebbero voluto mettere il loro talento al servizio dell'arte medica. L'austriaco Ude vi rinunciò dopo quattro anni di studio perché disgustato dalle dimostrazioni vivisezioniste, ma poi conseguì quattro lauree diverse, fu consacrato sacerdote, e divenne professore di etica e filosofia all'Università di Graz in Austria. Lo svizzero Jung — artefice della psicanalisi moderna e di termini universalmente conosciuti come "estroverso", "introverso" e altri — abbandonò la medicina per la psicologia perché non sopportava le vivisezioni didattiche, che nel suo libro di memorie Erinnerungen, Traeume, Gedanken egli definì «barbare, orrende e soprattutto inutili»: e mai prima né dopo, in tutti i suoi scritti, il compassatissimo Jung impiegò termini così violenti. «Nel corso di "esperimenti" in una lezione di biologia al primo anno di liceo, un insegnante di una scuola pubblica di Minneapolis "anestetizza" due cagnolini mediante martellate in testa, poi ne squarcia lo stomaco per mostrare agli allievi l'apparato intestinale. Periodicamente, i cagnolini risuscitano e il maestro prontamente li "anestetizza" nuovamente a martellate.» Questa notizia riportata dal St. Paul Dispatch (22-2-1973) su denuncia dei genitori di alcuni allievi, non ha ottenuto altro effetto che una blanda ammonizione dell'insegnante da parte del Preside. Intanto il docente non trasmette agli allievi soltanto la sua propria insensibilità, ma anche qualcosa di ben più grave. E difatti il primo esperimento vivisezionista a cui l'allievo è obbligato ad assistere rappresenta un grave trauma per una psiche giovanile non ancora corrotta. Il giovane, se è sano di mente, avverte che si tratta di un atto orrendo, malvagio; ma il docente pretende che è giusto e necessario, e cosi d'un colpo fa crollare tutto l'ambiente etico in cui l'allievo è cresciuto. L'atto crudele, oltre che agire contro i sentimenti naturali del giovane, infrange ogni tabù inculcatogli fin dai primi anni di vita; irride a tutti i precetti datigli dai genitori, dai testi scolastici, dai classici, dalle leggi. Di punto in bianco, al giovane si assicura che la forza fa il diritto e che i peggiori soprusi sono giustificati se possono apportare un ipotetico vantaggio materiale. Chi lo afferma? Il suo maestro, che rappresenta lo Stato, l'autorità, i genitori. Perciò lo studente, seppure esterrefatto, tace. Con ulteriori traumi simili sopravviene poi l'incallimento, si crea nell'animo del giovane una seconda personalità, che si sovrappone alla prima. Fuori del laboratorio, egli sa che dovrebbe ottemperare alle leggi, le quali pretendono di basarsi esclusivamente sulla giustizia e sull'umanità; dall'altra parte egli deve assistere e partecipare ad atti crudeli ed ingiusti come la cosa più naturale del mondo. Non solo: vede che simili atti sono encomiabili. Finché la sua psiche non si è irrimediabilmente spezzata, dissociata in due parti contrastanti: lo studente — il medico, il chirurgo, il biologo di domani — è diventato un individuo affetto da una delle più gravi forme di malattia mentale che si conosca. È diventato schizofrenico. Jung, come abbiamo visto, fu di quelli che si salvarono cambiando disciplina. Al momento, però, non ebbe il coraggio di protestare. Solo molti anni dopo, quando a un individuo anziano e celebre come lui non occorreva più molto coraggio per dissentire, egli descrisse quale era stata la sua impressione in quei momenti e ciò che pensava della vivisezione. Come il giovane Jung, così tacquero i suoi compagni. E, come loro, hanno taciuto e continuano a tacere migliaia, milioni di studenti in tutto il mondo; dando la possibilità al cancro rosso del bernardismo di allargarsi, moltiplicarsi, perpetuarsi negli atenei che preparano il mondo di domani. La schizofrenia non è l'unica alienazione mentale dei vivisettori, anche se è probabilmente la più comune. Non saprei quale etichetta dare alla demenza di cui Claude Bernard soffrì negli anni finali e che andò oltre il sadismo iniziale, come trapela dalla sua opera postuma, non purgata. Un altro famoso vivisettore francese, Blanchard, divenuto cieco, vedeva passare dinanzi alla sua fantasia gli animali che aveva torturato, fino a uscirne pazzo, e sul letto di morte gridava e implorava che gli venissero tolti tutti quegli occhioni che lo fissavano nel buio; e Flourens, anche lui eletto all'Accademia di Francia, percorreva negli ultimi anni della sua vita nottetempo il Jardin des Plantes a Parigi, urlando e abbaiando come le sue vittime. Quasi sempre il professore o considera necessaria l'osservazione postoperatoria, come nei trapianti, oppure se ne va a pranzo, abbandonando l'animale agonizzante agli inservienti. Ovviamente costoro non sono zoofili, altrimenti bazzicherebbero altri luoghi. E vedendo come trattano gli animali i loro superiori, i quali sono dei pezzi grossi, professori universitari, presumibilmente uomini di cultura, troppo spesso gli inservienti, incoraggiati da tanto esempio, sfogano sulle vittime in loro mani quei famosi istinti sadici latenti in tanti uomini e sui quali non si può fare a meno di ritornare eternamente quando si parla di vivisezione. Tra la massa di denunce pervenute all'UAI, una riguardava un coniglio abbandonato tutta una notte sul tavolo di contenzione di un laboratorio di Milano e lasciato languire, naturalmente senza anestetico, per ragioni culinarie: l'inserviente voleva cucinarlo l'indomani. Gli animali morti in esperimenti vanno sotterrati in apposite fosse di inumazione, che a Roma si trovano al decimo chilometro sulla via del Mare. Nel 1971 la Procura della Repubblica aprì un'inchiesta in seguito a una denuncia contro l'Istituto della Sanità, il Comune di Roma e l'Istituto tisiologico Forlanini, sempre di Roma, perché erano stati rinvenuti, e non per la prima volta, cani vivisezionati, sotterrati ancora vivi. Il Messaggero (22-12-1971) riferiva tra l'altro: «Da una fossa, un cane lupo emergeva dalla terra con metà busto, aveva gli occhi sbarrati e la lingua penzolante. Il terreno vicino recava le tracce del disperato tentativo dell'animale di liberarsi prima di morire». Mentre alcuni studenti rimangono disgustati dagli spettacoli offerti dai propri insegnanti universitari, altri al contrario si sentono incoraggiati a esercitarsi su animali randagi con i ferri del loro futuro mestiere. Molti professori consigliano esercitazioni vivisezioniste come base per una tesi di laurea. Esempio: immergere per un istante in acqua bollente un coniglio, e allorché l'indomani esso sarà diventato una sola piaga, si possono eseguire innesti di pelle e provare l'effetto di vari farmaci sulla scottatura, durante i pochi giorni che la bestiola riesce a sopravvivere. Naturalmente l'esperimento non sarà servito ai fini della preparazione medica del laureando, giacché la pelle dell'animale reagisce in modo radicalmente diverso da quella dell'uomo: non forma nemmeno la bolla che è il caratteristico sintomo di scottatura sull’uomo; ma sarà servito ad assicurare la laurea. Fonte: Imperatrice Nuda di Hans Ruesch del 1976 - http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf - http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdfCapitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ La Foto del post è apparsa sul "New York Times" del 26-11-76, scattata nel laboratorio della celebre Università di Harvard, che forma gli scienziati di domani. Il cane viene sospeso in una posizione che lo mette in stato di stress psicologico, poi viene ucciso mediante l'applicazione di una corrente elettrica al cuore. Trecento cani sono stati sacrificati così per dimostrare che occorre meno elettricità per uccidere un cane stressato che un cane tranquillo. Esperimenti condotti dai dottori Bernard Lown (a sinistra) e Richard L. Verrier, che hanno tutta l'aria di divertirsi. Dal libro: I falsari della scienza di Hans Ruesch - Rapporto tecnico sull'attuale pseudoricerca medica - a pag. XVI nella sezione "Scuola di violenza - Fabbrica di malattie e di miliardi - LA MODERNA BARBARIE che viene spacciata per scienza con la complicità dello Stato e dei mezzi d'informazione asserviti all'industria". ______________________________________
  • Sandrino Mya SALONE RISPLENDENTE DI LUCI?

    La sua "ricerca" continua a basarsi più che mai su un metodo che si è rivelato fallace e controproducente, ma nel contempo anche più lucroso di qualsiasi altro, in base al ragionamento — plausibile per i non intenditori — 
    che più grande sia il numero di animali sacrificati, più attendibile debba essere il risultato. Nessun altro campo dell'attività umana offre simili possibilità di facile guadagno sulle sofferenze altrui.

    Le università, un tempo luminose fonti di umanità e saggezza, stanno oggi propagandando una nuova barbarie, scaturita dalle Facoltà di Medicina, le quali anziché educare i loro allievi li corrompono.
    Se i dirigenti degli atenei e dei grandi mezzi d'informazione non avessero dimenticato il dovere civilizzatore della loro missione, avrebbero tenuto conto che le sistematiche crudeltà da essi difese e reclamizzate sono state condannate da tutti i grandi uomini, tra cui molti eminenti medici, che hanno creato la nostra cultura e che rappresentano l'unica giustificazione per l'esistenza della specie umana in terra.

    E se oggi, proprio nei luoghi dove le loro voci andrebbero ascoltate, esse vengono derise, noi ci troviamo sulla soglia di una nuova epoca nera.

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    SALONE RISPLENDENTE DI LUCI? «La vera scienza può essere paragonata a un superbo salone tutto risplendente di luci, al quale non si può arrivare se non attraversando una lunga e orribile cucina.» (Introduction, p. 44.) Da quando l'apostolo della moderna vivisezione scrisse questa bella frase, la lunga e orribile cucina si è estesa a dismisura, i suoi orrori si sono moltiplicati assumendo forme che nemmeno il cervello malato di Claude Bernard aveva mai sognato, i suoi miasmi si sono riversati sul globo terrestre mettendo in pericolo la salute e la stessa sopravvivenza di una specie che senza approfondire ha innalzato su un altare un falso profeta, ma il «superbo salone tutto risplendente di luci» si allontana ogni giorno di più, per fare posto a ospedali bianchi sempre più grandi, in cui "scienziati" sempre più perplessi compiono, con un automatismo da ebeti, riti meccanicistici che hanno soppiantato quelli di ieri e che domani verranno soppiantati a loro volta da altri riti. Intanto le malattie cardiache e circolatorie sono in aumento, le malattie artritiche e reumatiche sono in aumento, il diabete è in aumento, le psicosi sono in aumento, le leucemie e le altre forme di cancro, soprattutto infantili, sono in pauroso aumento: ossia esattamente quelle malattie per le quali la "ricerca" più si è accanita sui capri espiatori. E come inevitabile conseguenza, la durata media della vita, che verso la fine del secolo scorso si era prodigiosamente allungata con la reintroduzione dell'igiene ippocratica e le migliorate condizioni economiche, ha ormai non solo cessato di crescere, ma in molte nazioni accusa da un paio d'anni a questa parte per la prima volta una flessione, smentendo le ottimistiche previsioni dell'OMS. Secondo l'autorevole Nouvel Observateur (28-10-1974), l'aspettativa di vita dei francesi non è più aumentata dal 1965 in poi; per contro, il tasso di mortalità dei giovani tra i 15 e i 20 anni di età sta aumentando del 296 ogni anno. Per gli uomini tra i 40 e i 50 — precisa l'articolo — da 10 anni a questa parte il tasso di mortalità è in aumento in tutte le nazioni industrializzate, e tra i lavoratori britannici il tasso di mortalità è oggi più elevato che nel 1930. Dunque non è vero che se è aumentato il numero dei malati cronici, ciò sarebbe dovuto al prolungamento della vita. Negli Stati Uniti, la durata media della vita non è aumentata nell'ultimo ventennio, nonostante il formidabile arsenale terapeutico a disposizione e il numero sempre crescente di operazioni chirurgiche. Invece è aumentato il periodo di degenza dell'uomo medio. Che cosa significa? Che gli americani di oggi non vivono più a lungo dei loro padri, ma soffrono di più : molti trascorrono lunghi periodi nell'anticamera della morte, nel purgatorio che è l'ospedale, mantenuti in vita — se vita si può chiamare — da fleboclisi, punture, trasfusioni, ossigeno, trapianti, e farmaci violenti che causano dolorose gastriti, nausea, vomito, coliche, e in molti casi emorragie cerebrali che lasciano i pazienti parzialmente o del tutto paralizzati. Una percentuale sempre crescente di fondi pubblici viene profusa per prolungare la vita dei morenti, ossia per far durare più a lungo le loro sofferenze. Secondo Ivan Illich, un inglese su cinque che soffre d'insufficienza renale riceve il raro privilegio di morire a fuoco lento grazie a quello strumento di tortura che è il rene artificiale: e nel corso di questo trattamento vengono consacrati grandi sforzi per impedire che il paziente si suicidi durante l'anno o forse i due anni che egli a volte guadagna. Questo, dunque, è "il superbo salone tutto risplendente di luci" che Claude Bernard aveva fatto balenare dinanzi agli occhi dell'umanità più di cento anni fa? Certo è che gli animali cominciano ad avere la loro vendetta. Ma quel che è peggio, la disumanizzazione propagata all'insegna della "ricerca scientifica" dall'alto delle cattedre universitarie da pochi pseudoscienziati del secolo scorso, si è estesa al nostro, facendosi tacitamente accettare, attraverso gli atenei che hanno formato i nuovi insegnanti e dirigenti, e con la complicità dei mezzi d'informazione, come una dimostrazione di filantropia e intelligenza; e continua a proliferare in proporzione geometrica, come le cellule impazzite di un cancro. L'attuale scienza medica, con la sua concezione meccanicista della salute, si spaccia per illuminata, ma è retrograda, unicamente intenta a perpetuare il proprio bagaglio di errori, come fece il galenismo per 15 secoli. La sua "ricerca" continua a basarsi più che mai su un metodo che si è rivelato fallace e controproducente, ma nel contempo anche più lucroso di qualsiasi altro, in base al ragionamento — plausibile per i non intenditori — che più grande sia il numero di animali sacrificati, più attendibile debba essere il risultato. Nessun altro campo dell'attività umana offre simili possibilità di facile guadagno sulle sofferenze altrui. Le università, un tempo luminose fonti di umanità e saggezza, stanno oggi propagandando una nuova barbarie, scaturita dalle Facoltà di Medicina, le quali anziché educare i loro allievi li corrompono. Se i dirigenti degli atenei e dei grandi mezzi d'informazione non avessero dimenticato il dovere civilizzatore della loro missione, avrebbero tenuto conto che le sistematiche crudeltà da essi difese e reclamizzate sono state condannate da tutti i grandi uomini, tra cui molti eminenti medici, che hanno creato la nostra cultura e che rappresentano l'unica giustificazione per l'esistenza della specie umana in terra. E se oggi, proprio nei luoghi dove le loro voci andrebbero ascoltate, esse vengono derise, noi ci troviamo sulla soglia di una nuova epoca nera. Allorché si dichiarò convinto che individui insensibili alle crudeltà non hanno la capacità di penetrare i misteri della natura, Sir Charles Bell non poteva prevedere, non essendo ancora sorta la nostra civiltà dei consumi, che le generazioni di pseudoscienziati create dalla vivisezione sarebbero state però capacissime, speculando sulle sofferenze e sulle paure umane, di penetrare almeno le leggi del profitto personale. Tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "SALONE RISPLENDENTE DI LUCI?" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Leggi anche il capitolo: "PROLUNGAMENTO DELLA VITA" http://www.facebook.com/photo.php?fbid=480992095311975&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&src Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ Fonte: http://www.hansruesch.net/____________________________________ ___________________________________
  • Sandrino Mya Il sadismo esiste. Gli psicologi ci assicurano che una tendenza al sadismo è in tutti noi, almeno allo stato latente o in forma lieve. Lo evidenzia già il bambino che strappa le ali a una mosca, rinchiude il cagnolino nella lavatrice. Ma a questo punto dovrebbe intervenire l'educazione, per porre un freno al sadismo incipiente. Con la consapevolezza del male che infligge, le tendenze sadiche di un bambino possono rientrare, magari trasformarsi in compassione, grazie a una migliore comprensione delle sofferenze.
    Ma quando il sadismo si manifesta in un adulto, raggiungendo vertici che ci fanno fremere di raccapriccio e di sdegno, allora si tratta di una forma patologica: di una malattia, un grave squilibrio mentale. E quale migliore attività per un individuo affetto da tale squilibrio che gli esperimenti su animali viventi? È l'unica attività che gli consente di soddisfare le sue tendenze senza incorrere nei rigori della legge, e può inoltre procurargli, senza fatica né talento, un lembo di gloriola "scientifica" o perlomeno un facile introito.

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    IL SADISMO Un'ulteriore, potentissima spinta alla vivisezione proviene da unacategoria di persone che forse avrebbero meritato di essere menzionate per prime, essendo all'origine degli insensati esperimenti fisiologici presentati il secolo scorso come prove di intelligenza: i sadici. Che se è errato ritenere che tutti i vivisettori siano dei sadici, sarebbe ancora più errato credere che i sadici non ne formino un'altissima percentuale. Il sadismo esiste. Gli psicologi ci assicurano che una tendenza al sadismo è in tutti noi, almeno allo stato latente o in forma lieve. Lo evidenzia già il bambino che strappa le ali a una mosca, rinchiude il cagnolino nella lavatrice. Ma a questo punto dovrebbe intervenire l'educazione, per porre un freno al sadismo incipiente. Con la consapevolezza del male che infligge, le tendenze sadiche di un bambino possono rientrare, magari trasformarsi in compassione, grazie a una migliore comprensione delle sofferenze. Ma quando il sadismo si manifesta in un adulto, raggiungendo vertici che ci fanno fremere di raccapriccio e di sdegno, allora si tratta di una forma patologica: di una malattia, un grave squilibrio mentale. E quale migliore attività per un individuo affetto da tale squilibrio che gli esperimenti su animali viventi? È l'unica attività che gli consente di soddisfare le sue tendenze senza incorrere nei rigori della legge, e può inoltre procurargli, senza fatica né talento, un lembo di gloriola "scientifica" o perlomeno un facile introito. «Les brutes, que l'habitude rend impitoyables»: così li descrisse il medico belga François Dejardin, capochirurgo degli ospedali di Liegi, aggiungendo un commento quanto mai rivelatore: «Ogni essere sano trema alla vista e all'odore del sangue, e si risente di fronte al brivido sacrilego che in questi individui è espressione di godimento. Io ho visto degli sguardi orribili, esultanti e fieri del sangue versato, e nei quali si poteva leggere la soddisfazione del vantaggio ricavato: vantaggio pecuniario o di rinomanza». Francois Dejardin non è dei nostri giorni, ma lo è un documento pubblicato dal governo americano, stranamente intitolato Trattamento umanitario degli animali usati nella ricerca (Humane Treatment of Animals Used in Research: Hearings before a Subcommittee of the Commitee on Interstate and Foreign Commerce, House of Representatives. U.S. Government Printing Office, Washington, D.C.), col resoconto completo di un'inchiesta condotta nel settembre 1962 da un comitato della Camera dei Deputati. La parola sadismo vi echeggiò di frequente da parte dei numerosi testimoni convocati, appartenenti al governo, agli atenei, all'industria. Tutti i testimoni sono nominati nel documento ufficiale, che consta di ben 375 pagine fitte di stampa. Vi si legge ad esempio: p. 84: «Il direttore di una scuola medica sembrava parteggiare per quegli individui sadici quando parlava di una eventuale legislazione restrittiva, e commentò con evidente soddisfazione: "Se volessi, potrei fare di nascosto qualsiasi cosa e menare per il naso tutti gli ispettori"». p. 218: «In ogni classe di studenti di medicina se ne può sempre vedere un certo numero con tendenze sadiche...» p. 264: «Non c'è nessun controllo sulle persone ovviamente sadiche, che avvolgono le loro vere motivazioni subcoscienti in una nebbia di termini scientifici». p. 311: «È da tempo che le scuole mediche hanno riconosciuto che il ramo attira anche dei sadici, ai quali l'esercizio della professione offre una maniera socialmente accettabile di sfogare i propri istinti malsani». p. 251: «Sono uno studente di medicina veterinaria... Non sono né un sentimentale né un fanatico. Ma non posso, sotto nessun pretesto, condonare quello che ho visto nel corso di pochi anni». p. 346: «Nel settembre scorso frequentai la scuola medica di Chicago. Mi ritirai... Una delle ragioni era il trattamento crudele cui erano sottoposti gli animali da esperimento. Alcune delle persone che maneggiavano gli animali sembravano avere definitivamente tendenze sadiche...» p. 250: «Indurre shock sperimentale, estirpare organi, bloccare l'intestino o l'uretra in modo da far scoppiare la vescica sono cose di tutti i giorni... Non avete idea di che cosa i professori e gli studenti sono capaci d'inventare... Immaginatevi, avete dovuto subire un grave intervento chirurgico, state tra la vita e la morte. Il vostro quadrato di cemento viene pulito con getti d'acqua gelata. I cani ne vengono investiti anche subito dopo un intervento chirurgico. Non c'è da meravigliarsi che i più muoiono. Meglio cosi. Se sopravvivono, entro pochi giorni servono per un altro esperimento. Un cane è sopravvissuto a sette esperimenti ». p. 311: «Recentemente ho chiesto a un giovane medico come i nuovi studenti potevano giudicare se ci fosse stato bisogno di dare un analgesico a un cane che sia stato "devocalizzato", come dicono loro. (Recisione o cauterizzazione delle corde vocali. — N.d.A.) Mi rispose: Oggi l'opinione prevalente nelle scuole mediche è che i cani non avvertono dolore, i cani non soffrono... Se un ricercatore può seriamente respingere l'idea che un animale soffra, quale affidamento possono dare le sue conclusioni sui risultati di un esperimento? Senza una comprensione fondamentale del dolore, delle sue cause e del suo significato, che razza di medici vengono prodotti dalle scuole mediche di oggi?... Un altro medico, più anziano, mi ha detto che nelle scuole mediche c'è un buon numero di studenti immaturi che compiono, per scherzo, operazioni che non hanno alcun valore ma che essi considerano divertenti...» Questa dunque sarebbe l'attuale "scienza medica" che, sfruttando la codardia e l'ignoranza dei più, e con la complicità spesso involontaria dei grandi mezzi d'informazione, è riuscita a far credere di essere depositaria di conoscenze occulte che al comune mortale non è dato penetrare, e da cui dipende la salvezza dell'umanità. Dinanzi a tale Scienza s'inchinano popoli e governi immaginandola come una dea onnipossente e bellissima, smagliante di ori e broccati, su cui i sudditi non devono permettersi di alzare lo sguardo. Se avessero il coraggio di farlo, vedrebbero che la loro imperatrice è nuda e orrenda. Cupidigia, incompetenza, vanità, insensibilità, sadismo, stupidità, sono le accuse che questo trattato muove a tutta la pratica della vivisezione. L'atto di accusa che segue non esagera nulla. Non solo perché in tema di vivisezione ogni esagerazione è superflua, ma perché è impossibile. tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "IL SADISMO" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ P.S.: l'immagine è tratta dal minuto 2:12 del video: https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=-Hpkgc40GBU#t=132s Crimini Nascosti Documentario sulla vivisezione (Hidden Crimes): Per esigenze tecniche il video e` stato suddiviso in 8 parti {numerate progressivamente}. ------------------------------- 1 parte: https://www.youtube.com/watch?v=F_C7wg3mlDA 2 parte: https://www.youtube.com/watch?v=umt7-ZOwMDY 3 parte: https://www.youtube.com/watch?v=zAKZXW7LYzE 4 parte: https://www.youtube.com/watch?v=j6kIxhSHAkM 5 parte: https://www.youtube.com/watch?v=-Hpkgc40GBU 6 parte: https://www.youtube.com/watch?v=wfQqbfkC0FQ 7 parte: https://www.youtube.com/watch?v=dlhJ5WdMR_k 8 parte: https://www.youtube.com/watch?v=fHTBFwVuAIc ------------------------------- VEDI L'ALBUM CON LA TRASCRIZIONE e i link dei video anche in inglese: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.481212718623246.1073741835.469925656418619&type=3 info scientifiche: http://www.hansruesch.net/ _________________________
  • Sandrino Mya Che la vivisezione sia un metodo eticamente inammissibile dovrebbe essere evidente ad ognuno, ma verrà dimostrato a oltranza nel corso di questo trattato. Per il momento illustriamo in che cosa consiste lo sbaglio scientifico.

    La pretesa di trovare cu
    re per i malanni umani infliggendo deliberatamente torture agli animali contiene due errori fondamentali:
    il primo sbaglio consiste nel voler estrapolare all'uomo risultati ottenuti su altre specie, le quali reagiscono in modo diverso dall'uomo.
    Il secondo errore riguarda l'inattendibilità della ricerca sperimentale nel campo della vita organica in sé, che verrà analizzato nel prossimo capitolo.

    tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "L'UOMO E L'ANIMALE"

    http://www.facebook.com/photo.php...
    L'UOMO E L'ANIMALE Come la maggior parte degli uomini di pensiero, Augusto Guerriero si è rifiutato di esaminare la validità o meno della vivisezione come metodo di ricerca. Secondo lui, il fatto che questo metodo infligge inenarrabili sofferenze a un numero illimitato di creature sensibili, dovrebbe essere ampiamente sufficiente per squalificarlo da tutti i punti di vista, anche se, anziché arrecare danni, apportasse benefici all'umanità. Invece è interessante constatare come proprio degli uomini di scienza, tra cui il famoso fisiologo, chirurgo e medico Sir Charles Bell, hanno rilevato che questo metodo di ricerca è anche anti-scientifico proprio perché disumano: perché praticato da persone insensibili o incallite, nelle quali le qualità più squisitamente umane sono state distrutte o non sono mai esistite; dunque persone prive di vera intelligenza, la sensibilità essendo una componente, e non certo la minore, dell'intelligenza umana. Che la vivisezione sia un metodo eticamente inammissibile dovrebbe essere evidente ad ognuno, ma verrà dimostrato a oltranza nel corso di questo trattato. Per il momento illustriamo in che cosa consiste lo sbaglio scientifico. La pretesa di trovare cure per i malanni umani infliggendo deliberatamente torture agli animali contiene due errori fondamentali: il primo sbaglio consiste nel voler estrapolare all'uomo risultati ottenuti su altre specie, le quali reagiscono in modo diverso dall'uomo. Il secondo errore riguarda l'inattendibilità della ricerca sperimentale nel campo della vita organica in sé, che verrà analizzato nel prossimo capitolo. In questo esaminiamo il primo. Dato che gli animali reagiscono in modo del tutto differente e spesso opposto all'uomo, qualsiasi nuovo prodotto o metodo provato sugli animali va sperimentato daccapo sull'uomo, mediante prove cliniche, con le dovute cautele, prima che vi siano garanzie di sicurezza. Questa regola non conosce eccezioni. Per cui ogni prova sugli animali non solo rischia di portare a conclusioni errate, con tutti i pericoli che ne conseguono, ma ritarda e fuorvia la ricerca clinica, che è l'unica valida. Nonostante ciò, le autorità sanitarie, formate alla mentalità vivisezionista, le richiedono nella maggior parte dei paesi, tra cui da pochi anni quelli del MEC, e i produttori di farmaci e cosmetici le compiono anche quando non richieste, a scanso di responsabilità. Questo spiega la lunga lista di prodotti perfezionati in laboratorio, ossia ritenuti innocui in base a prove animali, ma che col tempo si rivelano rovinosi per l'uomo. Così si va dal Paracetamol, un analgesico per il quale nel 1971 vennero costrette al ricovero in ospedale in Inghilterra 1500 persone, ai casi più gravi dell'Orobilex, che causò danni renali mortali rivelatisi solo dopo le autopsie, dell'Isoproterenol, uno spray che uccise migliaia di asmatici in Europa, America Latina e Australia — tanto che il dott. Paul D. Stolley dell'Ospedale Johns Hopkins parlò del «peggiore disastro da medicinale mai registrato» (Science-Nature Annual 1973, ed. Time & Life.) —, del Talidomide, che produsse 10.000 bambini focomelici, del Metaqualone, lo psicofarmaco che procurò squilibri mentali tra cui centinaia con esito mortale, del MEL/29, che causò cataratte, del Cloramfenicolo, responsabile di alterazioni mortali del sangue, dello Stilbestrolo rivelatosi causa di cancri. In verità è ingiusto fare solo pochi nomi. Se ne dovrebbero fare migliaia. Lo scandalo dei farmaci sul prontuario dell'INAM, di recente memoria, è stato sbandierato a sufficienza da tutta la stampa italiana. Comunque il fenomeno non ha frontiere. Naturalmente la fallacia del metodo si esprime anche in senso inverso, precludendo l'impiego di farmaci benefici. C'è il grande esempio della penicillina, che non sarebbe mai entrata in uso se prima che sull'uomo la si fosse sperimentata sulle cavie, poiché queste ne rimangono fulminate. Molti estrogeni sintetici, che non danneggiano il fegato dell'uomo, distruggono il fegato dei gatti, che pure ha proprietà antitossiche di gran lunga superiori al nostro; ma poi si sono dimostrati mortali per l'uomo per altri versi. Esistono bacche di bosco letali per l'uomo, ma gli uccelli se ne nutrono. Una dose di belladonna che ucciderebbe un uomo non nuoce né al coniglio né alla capra. Cavie e scimmie sopportano la stricnina, l'uomo no. Il calomelano, che non influisce sulla secrezione di bile nel cane, può triplicarla nell'uomo. Per contro la digitalina, che alza pericolosamente la pressione nel cane, non influisce su quella dell'uomo. La datura e il giusquiamo sono veleni per l'uomo, ma cibo per la chiocciola. L'amanita falloide, un fungo di cui basta una dose minima per distruggere un'intera famiglia umana, può essere consumata impunemente dal coniglio, uno degli animali preferiti dagli sperimentatori. Il porcospino può ingoiare in una sola volta senza danno tanto oppio quanto un drogato abituale ne può fumare in due settimane, e innaffiarlo con tanto acido prussico da avvelenare un reggimento. Lo stesso acido prussico, di cui una sola goccia è letale per l'uomo, lascia indifferenti i rospi e le pecore anche in grosse quantità. Il cianuro di potassio, per noi letale, lascia indifferente la civetta, ma una delle nostre zucche di campo può mettere in stato di grave agitazione un cavallo. Una dose di oppio che ucciderebbe un uomo può essere data impunemente ai polli e ai cani. È molto difficile addormentare un gatto con l'etere, ma una volta addormentato è facilissimo che il gatto ne muoia. Il cloroformio è talmente tossico per i cani che, essendo stato provato prima di tutto su di essi (dal francese Flourens), il suo impiego sull'uomo fu ritardato di moltissimi anni. La morfina, che calma e anestetizza gli uomini, causa eccitamento maniacale nel gatto e nel topo, pecore e maiali ne vengono stimolati anziché depressi, e i cani possono sopportarne dosi 50 volte maggiori di un uomo senza avvertire alcun effetto. Viceversa il succo di limone è veleno per conigli e gatti, le mandorle sono veleno per le volpi, il prezzemolo è veleno per i pappagalli. L'alcool è un veleno universale, tranne che per l'uomo. I maiali sono immuni da quasi tutti i veleni, tranne che dall'alcool. All'uomo non è trasmissibile la gastroenterite virale che falcia la maggior parte dei gatti in tenera età, né il cimurro che fa strage di cani ; per contro gli animali sono immuni dalle più gravi infezioni a cui vanno soggetti gli esseri umani. Perfino le pulci conoscono la differenza tra cane e uomo, e quelle dell'uno rifiutano l'altro. Il Talidomide, che fece nascere 10.000 bambini deformi oltre a causare nevrite periferica irreversibile in innumerevoli adulti, è sostanza totalmente innocua per quasi tutte le specie di animali; invece la comune aspirina, che da un secolo l'umanità consuma a tonnellate, causa nascite deformi nei ratti. I fabbricanti dell'Entero-Vioformio, tanto usato dagli uomini, raccomandano di non somministrarlo agli animali domestici, per i quali può risultare mortale. Il Tuberkulin di Koch, nel quale per molti anni il mondo si era illuso di avere ottenuto un vaccino contro la tubercolosi perché guariva la tisi nelle cavie, si dimostrò invece capace di scatenarla nell'uomo. Parimenti l'Uretano, finora il farmaco più usato per prolungare la vita dei malati di leucemia, malattia del sangue considerata di natura cancerosa, ha l'effetto opposto sugli animali da esperimento, nei quali provoca il cancro anziché arginarlo. Si potrebbe andare avanti così riempiendo volumi interi, ma è da ritenere che chiunque non sia un maniaco della vivisezione abbia ormai capito che sarebbe difficile trovare un metodo di ricerca più assurdo e meno scientifico. Inoltre l'angoscia e le terribili sofferenze degli animali strappati al loro ambiente abituale, terrorizzati dalle scene di laboratorio e dalle brutalità cui vanno soggetti, ne alterano talmente l'equilibrio mentale e le capacità di reazioni organiche da falsare a priori qualsiasi risultato. L'animale da laboratorio è un mostro, reso tale dagli sperimentatori. Fisicamente e mentalmente esso ha ben poco in comune con un animale normale, e tantomeno con un uomo. «L'animale da esperimento non si trova mai in uno stato normale»: lo aveva già scritto il fondatore della moderna vivisezione, Claude Bernard, in Physiologie opératoire (p. 152), aggiungendo che «lo stato normale è un'ipotesi, una semplice supposizione» (une pure conception de l'esprit). Per di più c'è da considerare" che non solo le varie specie di animali reagiscono in modo differente, anche quando si tratta di specie affini come il topo e il ratto, o come il ratto bianco e quello bruno, ma che due esemplari dell'identico ceppo non reagiscono mai nell'identico modo, e inoltre possono essere affetti ognuno da malattie diverse. A tale inconveniente si è cercato di ovviare iniziando allevamenti di ceppi di animali batteriologicamente sterili, soprattutto topi e cani, i quali vengono al mondo per parto cesareo in ambienti sterili, allevati in ambienti sterili e nutriti con cibi sterili, sperando così di assicurarsi un "materiale biologico uniforme", su cui sperimentare finalmente con una certa attendibilità. Un'illusione ne genera un'altra. È stata necessaria una moltiplicazione degli insuccessi per incominciare a far capire che animali tirati su in condizioni così anormali si discostano più che mai dall'organismo umano. Tali animali non sviluppano le naturali facoltà di rigetto, ossia il potere immunologico che è una delle più importanti caratteristiche di ogni organismo vivente, per cui sarebbe difficile immaginare un materiale da esperimento meno attendibile. Dato che gli animali sono immuni dalla quasi totalità delle grandi infezioni umane — difterite, tifo, scarlattina, morbillo, vaiuolo, colera, febbre gialla — mentre le altre come la tubercolosi e le varie setticemie assumono in essi forme del tutto diverse e meno gravi che nell'uomo, l'affermazione che attraverso gli animali si può imparare a controllare le malattie umane sembrerebbe un segno di follia, se non si sapesse che essa serve solo da pretesto per svolgere e ampliare "ricerche" che di anno in anno, per quanto inutili per la medicina, si fanno sempre più lucrose per chi non si fa scrupolo di praticarle. tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "L'UOMO E L'ANIMALE" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ vedi anche: http://www.hansruesch.net/ _________________________ — con Anna Stancanelli e Caterina Caligiuri.
  • Sandrino Mya LA LEGGE
    Non esiste una legge che protegga gli animali, almeno dalla sofferenza, se non dalla morte.
    ...Altro
    LA LEGGE Non esiste una legge che protegga gli animali, almeno dalla sofferenza, se non dalla morte. L'animale può essere percosso, seviziato, costretto per tutta la vita in prigioni anguste: la Legge non interviene. L'animale può essere incatenato sotto il sole, la pioggia, il freddo; nei circhi può essere costretto, a forza di bastonate, di scosse elettriche, di pungoli, ad umiliare la propria fierezza naturale in giochi clowneschi: la Legge non interviene. L'animale può essere portato sul tavolo del vivisettore e sottoposto a torture che nemmeno una fantasia ammalata del più nero sadismo saprebbe immaginare, ma la Legge non interviene. E, tuttavia, ci sono circostanze in cui la Legge interviene: ma le motivazioni sono tali che sarebbe più decoroso un suo totale disinteresse. Quest'ultima affermazione potrà sembrare paradossale; invece essa è la logica conclusione che si ricava da un esame critico delle leggi riguardanti gli animali. Continua... (pag. 125) - Dal libro VIVISEZIONE O SCIENZA una scelta - di Pietro Croce La sperimentazione sull'uomo Il metodo epidemiologico I computer I metodi in vitro descrizione album: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.475450752532776.1073741834.469925656418619&type=3 __________________ Divieti (prima parte della Legge) e deroghe (seconda parte della Legge) "Al pubblico fa comodo credere che gli animali siano sufficientemente protetti, e fa comodo alle autorità": ANESTESIA PER IL PUBBLICO "Le leggi che nell'idea del legislatore dovevano proteggere l'animale hanno finito per proteggere il vivisettore, legalizzando le torture. Ciò è peggio che se non ci fosse alcuna legge. Poiché aggiunge alla crudeltà l'ipocrisia, addormenta il pubblico e le autorità. I vivisezionisti sventolano sempre la prima parte della legge, mentre all'atto pratico si appoggiano sulla seconda." http://www.facebook.com/photo.php?fbid=470569889687529&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&src __________________ Informazioni scientifiche: http://www.hansruesch.net __________________ — con Sandrino MyaCaterina Caligiuri.
    Il libro "VIVISEZIONE O SCIENZA una scelta", è un'indagine scientifica sulla vivisezione fatta dal prof. Pietro Croce (medico-chirurgo, laureato nell'Università di Pisa, allievo della Scuola Normale Superiore. Borsa di studio dell'Institute of International Education di New York, Borsa Fulbright. Ha lavorato nel dipartimento di ricerche del National Jewish Hospital della Colorado University di Denver, Colorado (USA) e nel laboratorio di ricerche di Toledo, Ohio (USA), Borsista presso la Ciudad Sanatorial di Tarrasa (Barcellona, Spagna). Dal 1952 al 1982 Primario del Laboratorio di analisi chimico-cliniche, di Microbiologia e di Anatomia Patologica dell'Ospedale "L. Sacco" di Milano. Libero docente dell'Università di Milano. E' stato membro del College of American Pathologists) Fu egli stesso un vivisettore che però si rese conto di seguire una falsa scienza basata su un errore metodologico e così diventò un importante antivivisezionista scientifico. Questo libro era stata una possibile guida utile non solo agli studenti ed agli specializzandi in discipline medico-chirurgiche, ma anche a tutti coloro che desideravano, semplicemente essere informati.
  • Sandrino Mya Difatti i cosiddetti "ricercatori" sugli animali non hanno risolto un solo problema fondamentale della salute, ma sono stati capaci soltanto di creare un'infinità di nuovi problemi. Tutte le nozioni valide che abbiamo in materia di salute provengono dal campo clinico e non da quello sperimentale.

    Non occorre alcun talento, non la minima intelligenza per interferire brutalmente con le funzioni biologiche di un animale estirpandogli gli organi, bloccandogli gli sbocchi naturali ecc., e poi annotare che cosa succede.
    https://www.facebook.com/photo.php...
    LA RICERCA SPERIMENTALE Tranne che in medicina, la ricerca sperimentale ha portato a quasi tutte le invenzioni e a buona parte delle scoperte. Quando si parla di inventori moderni il primo nome che viene a mente è Thomas Edison. Il suo caso riveste un interesse particolare, perché Edison aveva frequentato la scuola per soli tre mesi, dopo di che la lasciò per guadagnarsi la vita. Edison quindi non era un uomo istruito; ma fu proprio questa mancanza di nozioni convenzionali, ciecamente accettate come giuste dagli scienziati e inculcate agli studenti, che permise a Edison di compiere quella straordinaria serie d'invenzioni che nel corso di pochi decenni mutarono la vita quotidiana dell'uomo moderno. Esempio: quando Edison stava cercando di mettere a punto la sua prima lampadina elettrica, doveva trovare un filo che si potesse rendere incandescente senza consumarsi subito. Nessun professore d'università, nessun esperto metallurgico fu capace di consigliarlo circa il tipo di materiale da impiegare per ottenere un tale filo. Allora Edison si mise a provare tutti i materiali esistenti: anche quelli che qualsiasi scienziato gli avrebbe sconsigliato, come, mettiamo, un filo di cotone carbonizzato. Edison spese 40.000 dollari facendo provare, alla sua squadra di aiutanti, materiale su materiale, per un periodo di anni; finché ne ebbe trovato uno che rimaneva incandescente per 40 ore di seguito e che costituì la prima lampadina elettrica. Di che cosa era fatto? Di un filo di cotone carbonizzato... Tuttavia la scienza sperimentale aveva cominciato a modificare la faccia del mondo già più di due secoli e mezzo prima che Edison rischiarasse le notti dell'uomo, con l'apparizione nel 1637 di quel Discorso sul metodo di Cartesio che insegnava all'uomo un nuovo modo di pensare, dando l'avvio alla moderna tecnologia. Ma chi poteva prevedere in questo "nuovo mondo" che stava nascendo tra l'entusiasmo generale, il pericolo di un sapere esclusivamente meccanicista? Certo non un Cartesio, che sprezzava le arti e gli affetti umani — la sua vita privata fu un fallimento — e che credendo anche in una biologia meccanicista, diede inizio al più grande errore della scienza. Difatti nella sua sete di sapere, Cartesio si diede anche alla vivisezione, che così divenne simbolo di ''progresso" agli occhi dei meccanicisti futuri. Ma quanto poco la vivisezione abbia insegnato già a Cartesio lo dimostra la sua affermazione che gli animali non avvertono dolori, e che un loro grido non ha più significato dello scricchiolio di una ruota. Se così fosse, perché non frustare il carro anziché il cavallo? Così doveva nascere una nuova scienza medica, priva di saggezza e di umanità, e che pertanto conteneva fin dalla nascita il seme della disfatta. Scrollatisi definitivamente di dosso il giogo oscurantista del Medioevo, gli uomini si davano anima e corpo alla sperimentazione: e le sensazionali conquiste della tecnologia avevano fatto ritenere a certi medici e fisiologi di scarso intuito che anche nel loro campo la scienza sperimentale avrebbe dato qualsiasi risposta: che la materia vivente avrebbe reagito tal quale un corpo inanimato; e i vivisezionisti odierni ancora non hanno ripudiato questo presupposto comprovatamente errato. L'esperimento di Galileo, che dalla cima della torre di Pisa dimostrò che due sassi di peso diverso cadono alla medesima velocità, stabilì una regola assoluta, perché si trattava di corpi inanimati. Invece non appena si ha a che fare con organismi viventi, entrano in gioco un'infinità di fattori sconosciuti e non mai esattamente identificabili, perché hanno a che vedere col mistero della vita stessa, e che non è certamente dato a individui insensibili, disumanizzati di penetrare. Difatti i cosiddetti "ricercatori" sugli animali non hanno risolto un solo problema fondamentale della salute, ma sono stati capaci soltanto di creare un'infinità di nuovi problemi. Tutte le nozioni valide che abbiamo in materia di salute provengono dal campo clinico e non da quello sperimentale. Non occorre alcun talento, non la minima intelligenza per interferire brutalmente con le funzioni biologiche di un animale estirpandogli gli organi, bloccandogli gli sbocchi naturali ecc., e poi annotare che cosa succede. I ricercatori raccolgono un mucchio di simili nozioni, compilano un'infinità di statistiche, ma non capiscono niente, perché a furia di collezionare dati, di fatto i loro poteri intellettivi e intuitivi — ammesso che un tempo li abbiano posseduti — si sono addormentati, anchilosati, come verrà ancora ampiamente dimostrato. Scegliamo a caso uno dei tanti problemi che si è tentato di risolvere con la vivisezione: «Allo stato normale la compressione di uno o di entrambi i bulbi oculari determina un rallentamento del polso... Questo sintomo ha aperto un campo vasto alla vivisezione. Si è giunti in tali esperimenti, a mezzo di compressione, a schiacciare gli occhi dei cani per studiare questo riflesso. Gli sperimentatori constatarono che il cuore rallentava... per la morte dell'animale». (Da La sperimentazione sugli animali del dott. Gennaro Ciaburri, 2a ed. 1956, p. 132). Che i divertimenti vivisezionisti non fanno altro che dare una misura della stupidità umana lo ha affermato anche Erwin Liek, il notissimo medico di Danzica e Berlino che praticò la professione per quattro decenni e pubblicò varie opere mediche. Di lui dice la più importante enciclopedia tedesca, Der Grosse Brockhaus (ed. 1970), che «perorava un arte medica di alto livello etico e che tenesse conto della psiche del paziente». Sua l'informazione seguente: «Ancora un esempio che la sperimentazione animale a volte non riesce a rispondere nemmeno alle domande più semplici. Conosco due dei più autorevoli ricercatori tedeschi, Friedberger dell'Istituto Kaiser Wilhelm per le Ricerche Nutritive e il prof. Scheunert dell'Istituto di Fisiologia Animale di Lipsia. Entrambi hanno voluto appurare la semplicissima questione se sia più utile una dieta a base di uova cotte o crude... Vennero impiegati i medesimi animali: ratti dell'età di 28 giorni... Risultato: durante il periodo di osservazione di oltre tre mesi, gli animali di Friedberger prosperarono con una dieta di uova crude, mentre gli animali da controllo, nutriti con uova cotte, deperirono, persero il pelo, lacrimavano, alcuni morirono dopo grandi sofferenze. Da Scheunert vidi gli identici esperimenti, ma il risultato fu diametralmente opposto: ingrossarono i mangiatori di uova cotte, deperirono gli altri...» (Da Gedanken eines Arztes, ed. Oswald Arnold, Berlino, 1949, p. 160.) Ma la prova definitiva che la ricerca sperimentale è vana su creature viventi la si ebbe in Germania durante la seconda guerra mondiale. Le decine di migliaia di esperimenti compiuti dai 200 medici tedeschi sui prigionieri dei Lager, che presumibilmente rappresentavano un "materiale" biologico ben più attendibile di qualsiasi animale, non ottennero il minimo risultato pratico, non avanzarono la scienza medica di un sol passo, non portarono alla scoperta di un solo farmaco, di una sola nuova tecnica operatoria; rappresentarono insomma uno spreco totale di "attività di ricerca" da parte dei cosiddetti "scienziati" — che però non erano aguzzini delle SS, bensì medici praticanti — e un mare di sofferenze per le vittime. Ma portarono alla riprova di quanto sia assurdo nella ricerca medica il metodo sperimentale. Ecco un esempio: Il maresciallo Göring voleva sapere quanto tempo gli aviatori potessero sopravvivere nell'acqua gelida; così vennero tenuti immersi numerosi prigionieri: per scoprire che il periodo di sopravvivenza era variabile, potendo andare da pochi minuti a molte ore. Fatto già noto, non solo, ma anche facilmente intuibile da chiunque fosse stato capace di ragionare umanamente anziché meccanicisticamente. Persino le fratture causate dal martello dello sperimentatore si dimostrarono dissimili, sia nell'aspetto che nel modo di reagire, dalle fratture provenienti da incidenti involontari; tanto più dissimili sono le malattie spontanee da quelle inflitte deliberatamente da sperimentatori incalliti. Prendiamo il caso dell'artrite. Malattia degenerativa già presente nell'uomo primordiale, l'artrite è un'infiammazione dolorosa delle articolazioni, nelle quali provoca lesioni e distruzione delle cartilagini. Di tale malattia non si conoscono le cause né la cura, tuttavia l'industria farmaceutica continua a sfornare prodotti "antiartritici", semplici palliativi che si limitano a ridurre i sintomi, ossia mascherano per qualche tempo i dolori, mentre causano danni ben più gravi della malattia che pretendono di curare: danni al fegato, ai reni, al cuore ecc. Intanto, per i loro vari esperimenti sull'artritismo, i ricercatori ricorrono a numerosi animali, danneggiandone artificialmente le articolazioni, per via chimica e per via traumatica; come se una lesione inferta di proposito equivalesse a una lesione che insorge spontaneamente, come accade nell'artrite. Dunque anche in questo campo non sarà violentando animali — e nemmeno violentando esseri umani, come si fece nei Lager nazisti — che si riuscirà a risolvere il problema, sempre che quello dell'artritismo sia risolvibile. Ancora più assurdi sono gli esperimenti che si pretende di fare sul cervello degli animali, come se si trattasse di cervello umano. Sentiamo che cosa ebbe a dire in proposito un vivisezionista, il prof. Silvio Garattini (Epoca, 14-10-1973): «Questa spiacevolissima cosa, cioè l'uso di animali per esperimenti, ha la sua utilità, per esempio nello studiare sulla scimmia modelli di epilessia umana». Dunque si prendono scimmie traumatizzate dalle violenze che hanno dovuto subire durante la cattura e i trasporti, dalle scene allucinanti a cui devono assistere nei laboratori, dalle nuove violenze quando vengono imprigionate nelle sedie di contenzione, dalla foratura del cranio — intervento altamente traumatico — per gli inserimenti di elettrodi, e mediante prolungate torture, di solito a base di scosse elettriche, le si fanno impazzire, finché esse manifestano certi sintomi che esteriormente somigliano a volte a quelli dell'epilessia umana (schiuma alla bocca, convulsioni ecc.), ma che ovviamente con quest'ultima non hanno nulla a che fare, poiché provengono da una condizione del tutto diversa, indotta artificialmente, laddove l'epilessia umana insorge dall'interno, spontaneamente. E provando su queste scimmie impazzite una varietà di droghe — intese ad assicurare alle ditte farmaceutiche lauti profitti — si pretende di trovare una cura all'epilessia... E a simili metodi, oggi, si pretende dare il nome di "scienza": il che è un insulto alla vera scienza nonché all'intelligenza umana. E difatti, secondo un articolo di Andrea Garbasino in Epoca (9-12-73), agli epilettici in Italia che già superano il milione, si aggiungono ogni anno circa 50.000 casi nuovi. Ossia i ricercatori che hanno avuto l'idea di "studiare sulla scimmia modelli di epilessia umana" non hanno trovato alcuna cura; anzi. Ma c'è proprio da meravigliarsi? Una delle ultime trovate dell'odierna "ricerca medica" per fare soldi è l'invenzione dei farmaci che promettono di migliorare la circolazione cerebrale. C'è chi teme la vecchiaia e il declino delle facoltà mentali anche più della morte. Questo giustificatissimo timore rappresenta una vera pacchia per gli sperimentatori e le ditte farmaceutiche. Come procedono? Ormai il lettore avrà capito, sarebbe capace di farlo da sé. Si tratta di afferrare un buon numero di animali — ratti, cani, scimmie e i soliti abbondanti e resistentissimi gatti — e infliggere violenti traumi ai loro cervelli. Con una buona martellata in testa gli "scienziati" di laboratorio risolvono brillantemente tale problema. Su questi cervelli traumatizzati si provano poi vari medicinali: come se un difetto di circolazione cerebrale causato da una martellata equivalesse a un difetto che piano piano insorge da sé in un cervello il quale sta raggiungendo la fine del suo arco vitale, o è sclerotizzato dall'abuso di tabacco, alcool, cibo, dalla mancanza di moto, di aria fresca, spesso anche di attività mentale, ecc. Ognuno sa cosa deve fare per mantenersi sano e conservare il più a lungo possibile le proprie facoltà mentali. Ma certo è più comodo ingoiare un paio di pillolette, sviluppate a botte di martello sui cervelli di svariati animali, e sperare nel meglio. Qualcuno vorrebbe forse insinuare che tali pillolette non servono a nulla? Sarebbe un ingenuo: servono, e come! A impinguare le casse dell'industria più redditizia del mondo, oltre che a rovinare vieppiù un fegato già intossicato dal modo di vivere sopra descritto, elicitando la necessità di ricorrere ad altri farmaci ancora. tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "LA RICERCA SPERIMENTALE" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ vedi anche: http://www.hansruesch.net/ _________________________ — con Anna Stancanelli.
  • Sandrino Mya L'ALBERO DI CUCCAGNA In primo luogo, il guadagno. La vivisezione è un tipo di "ricerca" che riesce a ottenere tra i più grossi sussidi finanziari, pubblici e privati, in base al presupposto — errato, ma plausibile per gli ignari — che più grande sia il numero di animali impiegati, più attendibile debba essere il risultato.https://www.facebook.com/photo.php...
    L'ALBERO DI CUCCAGNA Com'è possibile che gli esperimenti continuino? E in numero sempre crescente, di anno in anno, nonostante il perfezionamento di sempre nuovi mezzi sostitutivi, più efficaci e più sicuri? Devono esservi delle buone ragioni. Eccole: In primo luogo, il guadagno. La vivisezione è un tipo di "ricerca" che riesce a ottenere tra i più grossi sussidi finanziari, pubblici e privati, in base al presupposto — errato, ma plausibile per gli ignari — che più grande sia il numero di animali impiegati, più attendibile debba essere il risultato. Vediamo le conseguenze di questo presupposto, in base a un sol caso: quello menzionato all'inizio, dei 15.000 animali scottati a morte per un unico esperimento inteso a comprovare gli effetti, già noti, di un estratto epatico. L'esperimento si trova descritto in Journal of the American Medical Association (vol. 122, 10-7-1943) nonché in Journal of Clinical Investigation (vol. 23, sett. 1944) e venne compiuto nel laboratorio di ricerche dell'Ospedale Cedars of Lebanon di Hollywood, in collaborazione con la Scuola Medica dell'Università di California. Il commento degli sperimentatori che «il numero di animali impiegato è stato sufficiente a fornire risultati statisticamente significativi » dimostra, se non altro, la loro ignoranza dei princìpi elementari di statistica. Buttando in aria una moneta, può accadere che essa esca "croce" sei volte di seguito. Ma continuando a buttare in aria la moneta, comincia a farsi valere la "legge delle probabilità". Dopo 100 buttate, lo squilibrio non comporterà più di sei, magari otto prevalenze per un lato della moneta. Andando avanti, questa differenza si riduce sempre di più. Con 500 buttate si è già vicini al minimo assoluto di differenza. Per cui l'esperimento in esame avrebbe dato gli identici risultati con 500 animali come con 15.000. Possibile che i ricercatori ignorassero questa elementare legge statistica? Tutto è possibile. Ma una cosa è certa: impiegando 15.000 animali si possono giustificare sussidi molto più sostanziosi che limitandosi a 500... La verità è che non si riuscirebbe a spendere i miliardi che il governo americano mette a disposizione della "ricerca medica" nel proprio paese e vari paesi esteri, tra cui l'Italia, senza inventare sempre nuovi esperimenti vivisezionisti per spenderli, oltre che ripetere quelli di sempre. Prima c'è il danaro, dopo occorre trovare il modo di spenderlo. Così sono state studiate le temperature anali dei cani da slitta dell'Alaska, il sistema nervoso delle seppie cilene e le arcate dentali degli aborigeni australiani, Ecco gli incrementi delle spese per la "ricerca" da parte del governo statunitense: 1 miliardo di dollari nel 1949, 8 miliardi nel 1960, 15 miliardi nel 1970... È facile capire perché i vivisettori europei guardino agli Stati Uniti con la medesima emozione con cui i musulmani guardano alla Mecca. Ed ecco come è stata spesa parte di questi miliardi, danaro dei contribuenti: un milione di dollari per studiare l'amore materno e filiale delle scimmie (sottraendo i neonati alle madri); un milione di dollari per studiare il richiamo sessuale della zanzara; 30.000 dollari per obbligare un mucchio di ratti a diventare alcolizzati, col pretesto di voler trovare una cura per l'alcolismo umano, sebbene questo abbia sempre ragioni psichiche, mentre i ratti sono astemi di natura; 148.000 dollari per scoprire come mai i polli producono penne; 500.000 dollari per studiare la vita amorosa della pulce; 525.000 dollari (tra il 1950 e il 1963) per aiutare il dott. S.C. Wang della Columbia University di New York a provocare il vomito in cani e gatti con vari metodi (centrifughe, farmaci, stimolazioni elettriche del cervello ecc.) allo scopo di scoprire le differenze del meccanismo del vomito tra le due specie; 92 milioni di dollari per il fallimento più clamoroso di tutti, allorché la scimmietta "Bonny" venne lanciata in orbita terrestre con 150 elettrodi e sensori conficcati nel cervello e in altre parti del suo sensibilissimo corpicino, per un viaggio previsto di 30 giorni ma interrotto dopo una settimana, perché la viaggiatrice stava male: morì non appena riportata a terra. Il formidabile esercito di "scienziati"connessi con questa impresa non riuscì a scoprire la causa della morte; ma è lecito supporre che la scimmietta sia morta di angoscia, di terrore, di solitudine. Dopo la morte di Bonny, apparve nel più diffuso quotidiano americano, il Daily News di New York (10-7-1969), la seguente notizia dell'agenzia UPI: «Il colonnello John (Shorty) Powers, che si dimise dalla NASA cinque anni fa, ha oggi criticato il volo abortito di Bonny, la scimmia spaziale, definendolo uno spreco completo e totale di 92 milioni di dollari del mio danaro. Powers, che nei precedenti sforzi spaziali teneva informato il pubblico come la 'voce' del controllo, ha detto: Si può imparare di più da un computer che da una scimmia. Noi abbiamo rinunciato alle scimmie cinque anni fa». C'è chi pensa che si potrebbero spendere simili somme in modo molto più intelligente e umanitario, ad esempio per i bimbi abbandonati, per i poveri, gli orfani, gli spastici, combattendo l'ignoranza o insegnando il controllo delle nascite alle popolazioni sottosviluppate, tra cui annualmente muoiono di fame centinaia di milioni di individui, soprattutto bambini. Un'altra spinta potente alla vivisezione proviene naturalmente dalle ditte farmaceutiche, le quali se ne servono per ottenere l'autorizzazione di riversare sul mercato una pletora di prodotti — sempre gli stessi, in nuove combinazioni e sotto nomi diversi — che promettono di riparare i danni provocati dai prodotti precedenti, e destinati a essere soppiantati al più presto da ancora nuovi prodotti (nuove etichette, medesimi ingredienti), altrettanto inutili o dannosi, ma che permettono d'incrementare di anno in anno i già favolosi profitti dell'industria più redditizia del mondo. Alle somme che investono le ditte farmaceutiche e a quelle che tutti i contribuenti versano alla "ricerca" a loro insaputa, si aggiungono le donazioni di privati cittadini alle cliniche universitarie e associazioni anticancro, che per inveterata abitudine praticano quasi esclusivamente la vivisezione. Se il guadagno è una delle principali molle della vivisezione, un'altra è il carrierismo, cugino del guadagno: il desiderio di assicurarsi, senza sudore proprio, una laurea, un professorato, una fettina di gloria pseudoscientifica, di solito mediante l'ennesima ripetizione di un qualche esperimento arcinoto, descritto in tutti i trattati di fisiologia, e che ha la stessa importanza scientifica come se qualcuno si mettesse a reinventare l'ombrello. tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "L'ALBERO DI CUCCAGNA" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ vedi anche: http://www.hansruesch.net/ _________________________
  • Sandrino Mya E' evidente dunque che la creazione di malattie da parte delle case farmaceutiche, avviene perché loro vogliono, come tutte le aziende, sviluppano i prodotti per i quali esiste una domanda, e allora faranno di tutto per creare una domanda, come quella di curare malattie inesistenti per vendere prodotti che a loro conviene sviluppare grazie alla loro POSIZIONE DI MONOPOLIO".
    Joseph Stiglitz, economista e saggista statunitense (Premio Nobel per l'Economia nel 2001)

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    "Fondamentalmente le aziende farmaceutiche sono nel business per fare utili, sanno che c'è un modello di business e focalizzano la loro attenzione sullo sviluppo di farmaci affinché vengano acquistati. Cercano dunque di creare una domanda attraverso la creazione di disturbi d'ansia di vario tipo, che siano malattie reali o immaginarie, la gente da sempre immagina tutta una serie di malesseri, alcuni reali, altri no; comunque la gente crea effettivamente una domanda. E' evidente dunque che la creazione di malattie da parte delle case farmaceutiche, avviene perché loro vogliono, come tutte le aziende, sviluppano i prodotti per i quali esiste una domanda, e allora faranno di tutto per creare una domanda, come quella di curare malattie inesistenti per vendere prodotti che a loro conviene sviluppare grazie alla loro POSIZIONE DI MONOPOLIO". Joseph Stiglitz, economista e saggista statunitense (Premio Nobel per l'Economia nel 2001) Fonte video: INVENTORI DI MALATTIE: http://www.giulemanidaibambini.org/video/inventori_malattie.html A.D.H.D. "Il Disturbo da deficit d'attenzione ed iperattività" Attention Deficit Hyperactivity Disorder Vostro figlio di 6 anni è pieno di energia e non sta mai fermo? Ha l'ADHD. Preferisce giocare invece di fare i compiti di scuola? Ha l'ADHD. Si intromette nelle vostre conversazioni? Ha l'ADHD. Ma non crediate che la diagnosi sia così facile. Ci vuole qualcosa di serio: ci vuole un test. Se prima vi eravate preoccupati, ora vi sentite già più tranquilli, vero? Un test è una cosa seria, scientifica... Bene! Eccovi questa cosa seria e scientifica (http://www.aerrepici.org/Testritalin.htm). Dopo aver letto il test, immagino che vi starete chiedendo in che mondo viviamo e in che mani siamo. Praticamente tutti i bambini (tranne quelli che stanno veramente male) potrebbero essere considerati malati di ADHD (punteggio uguale o superiore a 14). Forse penserete che è un test assolutamente idiota. No; è molto “furbo”, anche se criminale. Con uno strumento così nelle mani della psichiatria e con una legge adatta si possono fare molti, molti, molti milioni di euro drogando praticamente tutti i bambini. (…) Oltre al nostro ineffabile ministro Sirchiapone, abbiamo il solito gruppo (quelli che si ritrovano nel CICAP, tanto per intenderci), con in testa Piero Angela e Garattini, che “spingono” a tutta forza per far passare la legge. Una riflessione. Ma Garattini è spinto a fare ciò da spirito filantropico? dal suo grande amore per i bambini? Fonte: http://www.disinformazione.it/adhd5.htm ________________________________________ Psichiatria, etichetta, droga e uccide i bambini http://youtu.be/1KlQ9957kR0 ________________________________________ Il vero problema è quello che è successo in USA, dove ci sono “solo” 2 milioni di bambini diagnosticati come ADHD ma fino a 11 milioni di bambini che assumono il farmaco, proprio perché ci sono enormi interessi che spingono a trasformare subito la sintomatologia in patologia da trattare con il Ritalin. Se poi vogliamo parlare di fondazioni scientifiche, allora diciamo subito che non esiste alcuna prova definitiva che lo ADHD sia una patologia. Gli studi genetici non sono stati confermati, e non c’è modo di capire se la famigliarità del problema sia legata davvero e presunti difetti genetici o al fatto che la stessa famiglia condivida lo stesso tipo di alimentazione, comportamento, cultura, etc. http://www.mednat.org/vaccini/ritalin.htm ________________________________________ Additivi alimentari ed iperattività nei bambini http://www.disinformazione.it/additivi_iperattivita.htm ________________________________________ Vedi anche le info qui: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=501158513295333&set=pb.469925656418619.-2207520000.1376641848.&type=3&src dove si legge: "CREAZIONE DI MALATI: DALLA MEDICALIZZAZIONE DELLA VITA AL CONTROLLO GLOBALE DELLE MASSE": http://youtu.be/ICYmLU_TII8 al min. 8:17 comincia la conferenza del Dr. Marcello Pamio, studioso di Igiene Naturale, Naturopatia, Antroposofia, responsabile del sito: http://www.disinformazione.it/________________________________________ «Un bambino su cinque soffre, oggi, di disturbi psicologici»[1]. Questa gravissima denuncia, che apre scenari decisamente inquietanti, arriva dalla massima autorità sanitaria a livello mondiale: l’OMS. http://www.disinformazione.it/adhd3.htm ________________________________________ 6 Luglio 2007: Il Tar respinge il ricorso di “Giù le mani dai bambini”: Ritalin in commercio http://www.integratorinutrizionali.it/ritalin.htm ________________________________________ PSICHIATRIA - 17 MILIONI DI BAMBINI SOTTO PSICOFARMACI Negli ultimi 4 decenni sono morti il doppio degli americani negli ospedali psichiatrici governativi di quanti ne siano morti in tutte le guerre degli Stati Uniti fin dal 1776. Le compagnie di assicurazioni pagano 69miliardi di dollari all'anno per servizi psichiatrici raddoppiando l'ammontare dei premi assicurativi medici. http://youtu.be/xAcgPqiPuxg ________________________________________ IL Ritalin è Più Potente della Cocaina La droga per i bambini Ritalin ha effetti sul cervello più potenti di quelli della cocaina. Usando il brain imaging (tecnica usata per registrare immagini che si ipotizza rappresentino fedelmente le variazioni dell’attività neurale regionale ), degli scienziati hanno scoperto che in forma di pillole, il Ritalin - assunto da centinaia di migliaia di bambini inglesi e da quattro milioni di bambini negli Stati Uniti - satura quei neurotrasmettitori che sono responsabili dell“euforia” sperimentata dai consumatori di droga, più che la cocaina inalata o iniettata. http://www.giulemanidaibambini.org/stampa/glm_rassegnastampa__354.pdf ________________________________________ Uno studio evidenzia legame tra Ritalin® e mutazioni genetiche Tratto da "Giù le mani dai bambini" - www.giulemanidaibambini.org http://www.disinformazione.it/ritalinemutazioni.htm ________________________________________ I Numeri e le Statistiche http://www.disinformazione.it/numeriritalin.htm ________________________________________ “La nostra denuncia – dichiara Luca Poma, giornalista e Portavoce di Giù le Mani dai Bambini, il più rappresentativo Comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica (www.giulemanidaibambini.org) - era circostanziata e corretta: c’è una strategia in corso per medicalizzare i comportamenti di sempre più ampie fasce di bambini italiani. La Guanfacina di Shire è una molecola apolide, che non rendeva più: cosa c’è di meglio che inventare da zero una nuova applicazione terapeutica per guadagnare altri soldi a spese della salute dei più piccoli? Neanche si conoscono le modalità di azione di questo psicofarmaco e già lo si vuole autorizzare per l’uso sui nostri bambini”. http://www.disinformazione.it/nuovo_psicofarmaco_bambini2.htm Vedi anche: http://www.tuttomamma.com/psicofarmaco-sindrome-da-deficit-di-attenzione-e-iperattivita/18094/________________________________________ Il 22 giugno 2007 la Commissione Europea aveva chiesto l’avvio di una procedura di deferimento al CHMP (Comitato per i Medicinali ad uso Umano dell’EMEA) per tutti i medicinali contenenti metilfenidato, il principio attivo del Ritalin®, il contestato psicofarmaco a base di metanfetamina che anche in Italia viene somministrato a bimbi troppo agitati e distratti. La Commissione aveva ritenuto infatti che andassero valutati alcuni dubbi sulla sicurezza, comprendenti disordini cardiovascolari e cerebrovascolari, potenzialmente associati al trattamento con questi psicofarmaci. Nel suo report finale, l’EMEA ha presentato le sue conclusioni. In sintesi: “L’analisi dei dati (…) mostra effetti del metilfenidato (…) costituiti perlopiù da aritmie cardiache (compresa tachicardia), ipertensione, arresto cardiaco, ischemia, con qualche segnalazione di morte improvvisa (…) E’ parere del CHMP/EMEA che, dal riesame dei dati emergano prove sufficienti per sospettare l’esistenza di una relazione di causa-effetto tra uso di metilfenidato e tali reazioni, e sono emerse prove precliniche di un effetto diretto del metilfenidato sulla struttura dei tessuti cardiaci. Le revisioni condotte sulla letteratura scientifica pubblicata e sui dati epidemiologici sono pervenute alla stessa conclusione (…) ed è stato riconosciuto che esiste un rischio potenziale (…). E’ emerso che le segnalazioni di eventi cerebrovascolari riguardavano principalmente: accidente cerebrovascolare, ictus, infarto cerebrale e ischemia cerebrale (…), occlusione arteriosa cerebrale ed occlusione dell’emisfero cerebrale destro. I dati presentati suggerivano che gli eventi si fossero verificati entro le dosi raccomandate (normale dosaggio terapeutico, ndr). Gli eventi avversi a livello psichiatrico correlati al metilfenidato e segnalati negli studi clinici comprendevano aggressività, comportamento violento, psicosi, forme maniacali, irritabilità e suicidarietà, quelli emersi più frequentemente nelle segnalazioni spontanee erano comportamento anormale, alterazione del pensiero, rabbia, ostilità, aggressività, agitazione, tic, irritabilità, ansia, pianto, depressione, sonnolenza, ADHD aggravata, iperattività psicomotoria, disordine emotivo, nervosismo, disordine psicotico, variazioni dell’umore, pensieri morbosi, disturbo ossessivo-compulsivo, cambiamento/disturbo della personalità, irrequietezza, stato confusionale, allucinazioni, letargia, paranoia e suicidarietà. Il riesame dei dati pre-clinici indica che il metilfenidato causa mutazioni comportamentali (…) consistenti principalmente in iperattività e comportamento stereotipato. Negli studi pre-clinici sono emerse alcune prove di un effetto del metilfenidato su alcuni parametri della crescita, sulla maturazione sessuale e sugli ormoni collegati (…) nonché potenziale tossicità per lo sviluppo (…)”. Infine, conclude l’EMEA, in base ai dati presentati “sono stati individuati i rischi significativi derivanti da un uso off-label, da un uso improprio o dalla diversione del medicinale”. Pur considerando assieme tutti questi elementi, il CHMP/EMEA ha comunque concluso che “il rapporto rischi/benefici dei prodotti contenenti metilfenidato per il trattamento dei bambini dai 6 anni di età in su è favorevole”, ed ha raccomandato “il mantenimento dell’autorizzazione all’immissione in commercio, modificando però il riassunto delle caratteristiche del prodotto e del foglio illustrativo conformemente a quanto emerso dalla rivalutazione”. Commenta la notizia Luca Poma, giornalista e portavoce di “Giù le Mani dai Bambini®”, il più rappresentativo Comitato per la farmacovigilanza pediatrica nel nostro paese (www.giulemanidaibambini.org), che riunisce Università, ASL, Ordini dei medici ed associazioni di promozione sociale: “Delle due l’una: o l’EMEA non riconosceva i rischi del metilfenidato, o se li riconosceva – e li ha riconosciuti chiaramente – avrebbe dovuto bloccarne la commercializzazione o comunque assumere determinazioni ben più drastiche che non delle semplici modifiche al foglio illustrativo. Questa vicenda ci chiarisce una volta di più, se mai fosse necessario, chi mira a tutelare l’Agenzia Europea del Farmaco, che dipende stranamente dalla Direzione Industria e non dalla Direzione Sanità e che è continuamente bersaglio delle potenti lobby farmaceutiche: in questo caso tutela le aziende ed i loro interessi finanziari, non certamente i piccoli pazienti”. Il Ritalin®, prodotto dalla multinazionale Novartis® in questi anni è stato un vero e proprio “blockbuster”: un basso costo per confezione ha permesso la Sua diffusione massiccia nel mondo, con oltre 20 milioni di prescrizioni all’anno per sedare comportamenti “difficili” di bambini ed adolescenti e per migliorarne le performance scolastiche. http://www.disinformazione.it/ritalin6.htm ________________________________________ E’ prodotto dalla Novartis ed è già uscito dal commercio in Italia nell’89 perché sembrava non rendere abbastanza, adesso è stato reintrodotto su richiesta alla Novartis del Comitato Unitario del Farmaco, insomma dal Ministero della Sanità. La richiesta del CUF sembra indotta dall’insistenza di pediatri e neuropsichiatri infantili. Negli Stati Uniti si usa da sempre e si stima che il 10% dei bambini in età scolare, dai 6 ai 13 anni, assuma regolarmente il Ritalin Andrew Waters, avvocato americano famoso per aver vinto cause miliardarie contro l’industria del tabacco, sta lavorando a una causa collettiva contro la Novartis per “accanimento della diagnosi”: la tesi è che il farmaco, pericoloso, venga somministrato con troppa leggerezza. Dal 1989 al 1996 infatti in America l’uso di Ritalin è aumentato del 600%. L’ADHD non è facilmente diagnosticabile, non è una malattia ma un disturbo, il rischio è di considerare malati i bambini, solo “troppo vivaci”. http://www.edscuola.it/archivio/handicap/ritalin_diventa_legale.htm __________________________________ — con Sandrino Mya e Marisa Borla.
    In questo album sono inserite informazioni attinte da varie fonti, scelte e riportate dall'amministratrice della pagina (A).
  • Sandrino Mya Verso la fine degli anni '40, in The Drug Story (La storia dei farmaci, oppure la storia della droga, perché in inglese drug vuol dire sia "farmaco" che "droga") Morris Bealle scrisse:

    Poiché il prezzo del radio era aumentato del 1.000% quando qualche
    intraprendente affarista del campo medico lanciò la moda di usarlo sulle vittime del cancro, troppi soldi sono stati investiti in questa sostanza perché coloro che la possiedono sono disposti a rinunciare senza combattere a questa futilità terapeutica. E dal momento che la vittima del cancro, prima di morire, contribuisce non poco a far rialzare il mercato dei farmaci, il Drug Trust non permette ai medici naturopati di rovinargli il mercato. Così un medico che curi il cancro senza usare farmaci, sieri, raggi X, radio e bisturi, - e non può curarlo usando questi metodi "approvati" - non solo subirà infami molestie da parte della medicina ufficiale, quella sponsorizzata e protetta dai governi che ne traggono profitto, ma ancora peggio dalla FDA [Food and Drug Administration, ossia l'Amministrazione degli Alimenti e dei Farmaci, n.d.a.], dal servizio postale, dal sistema sanitario pubblico, dalla commissione federale del Commercio, e da qualsiasi altra agenzia federale sottoposta al Drug Trust che possa metterci lo zampino.

    https://www.facebook.com/photo.php...
    Verso la fine degli anni '40, in The Drug Story (La storia dei farmaci, oppure la storia della droga, perché in inglese drug vuol dire sia "farmaco" che "droga") Morris Bealle scrisse: Poiché il prezzo del radio era aumentato del 1.000% quando qualche intraprendente affarista del campo medico lanciò la moda di usarlo sulle vittime del cancro, troppi soldi sono stati investiti in questa sostanza perché coloro che la possiedono sono disposti a rinunciare senza combattere a questa futilità terapeutica. E dal momento che la vittima del cancro, prima di morire, contribuisce non poco a far rialzare il mercato dei farmaci, il Drug Trust non permette ai medici naturopati di rovinargli il mercato. Così un medico che curi il cancro senza usare farmaci, sieri, raggi X, radio e bisturi, - e non può curarlo usando questi metodi "approvati" - non solo subirà infami molestie da parte della medicina ufficiale, quella sponsorizzata e protetta dai governi che ne traggono profitto, ma ancora peggio dalla FDA [Food and Drug Administration, ossia l'Amministrazione degli Alimenti e dei Farmaci, n.d.a.], dal servizio postale, dal sistema sanitario pubblico, dalla commissione federale del Commercio, e da qualsiasi altra agenzia federale sottoposta al Drug Trust che possa metterci lo zampino. I medici onesti vi diranno che il cancro non è curabile con i metodi ortodossi. I raggi X, la chemioterapia e la chirurgia prolungano la vita solo prolungando anche l'agonia, situazione che si pretende controbilanciata dal conforto che una falsa speranza dona per un po' di tempo ai malati e ai loro familiari. Questo periodo di agonia è una pacchia per il Drug Trust, che si oppone a tutta le cure alternative contro il cancro. Un analgesico del valore di 5 centesimi viene venduto al dettaglio a 5 dollari, e la necessità di camuffare le sofferenze delle vittime del cancro contribuisce a gonfiare i profitti delle case farmaceutiche. E' anche vero che all'irradiazione con raggi X o col radio seguono sofferenze atroci che rendono necessarie iniezioni e somministrazione di dosi sempre più massicce di analgesici. Questo spiega perché la propaganda del Drug Trust consiglia l'irradiazione in aggiunta all'intervento chirurgico. Il sollievo dell'intontimento prolungato dato dall'analgesico procura un sentimento di speranza illusoria. La nevrite, causata dall'irradiazione, alla fine uccide, nonostante le enormi quantità di oppiacei che devono essere somministrate e che sono pagate dal paziente a un prezzo di vendita migliaia di volte superiore al costo di produzione. [...] (tratto da pag. 63-64): Continua … Dall'Autore di IMPERATRICE NUDA, Hans Ruesch: LA FIGLIA DELL'IMPERATRICE _ La grande industria della malattia. Stampa Alternativa A cura e con un saggio di Marco Mamone Capria Vedi la descrizione dell'album: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.483595725051612.1073741836.469925656418619&type=1 ______________________________________ — con Sandrino Mya.
    Venerdì 19 agosto 2005 il tribunale di Angelton, Texas, ha condannato la Merck &Co. a pagare 253 milioni di dollari di risarcimento alla vedova di Robert Evans, ucciso da un infarto procuratogli da un nuovo farmaco: il Vioxx. Era stato solo il primo caso di una lunga catena. Tutta la stampa mondiale che ha riportato questa notizia ne ha però omesso un'altra non meno importante; anzi, più importante ancora, che però non è permesso divulgare: cioè che ogni farmaco, per ottenere dalle autorità competenti l'autorizzazione alla vendita, deve prima essersi dimostrato innocuo in prolungate prove su animali. Sennonché, le prove su animali non hanno il minimo valore ai fini della sicurezza per l'uomo. Orbene, come mai le autorità sanitarie, incaricate dai rispettivi governi di tutelare la salute dei cittadini, non sono al corrente - o fanno finta di non esserlo - di questo fatto? Perché su tutte le informazioni riguardanti la medicina vige in tutto il mondo cosiddetto civile una pesante censura, imposta dallo strapotere dell'industria farmaceutica. Difatti, come ha dichiarato recentemente un importante funzionario dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Jonathan Quick, "le multinazionali del farmaco sono la maggiore forza politica ed economica delle nostre società". Come e quando fu imposta tale censura su tutta la grande stampa mondiale lo rivela il libro che ora avete in mano e che era apparso fin dal 1982 in vari paesi. Dapprima in inglese, poi quasi subito in tedesco per l'editore Franz Hirthammer di Monaco, dove è tuttora in stampa (2005), quindi anche in danese, finlandese, francese e giapponese. In italiano appare solo ora perché dopo la botta presa da Rizzoli per aver pubblicato nel 1976 Imperatrice nuda, dello stesso autore, non si era mai trovato prima di oggi un editore abbastanza coraggioso per pubblicarlo. PREMESSA Può sembrare assurdo pubblicare oggi per la prima volta in Italia un libro che era già stato distribuito in tutto il mondo anglofono, e oltre, fin dal lontano 1982; ma ci sono delle testimonianze la cui importanza, anziché impallidire, non fa che crescere col passare del tempo, man mano che vengono alla luce nuovi fatti. Come in questo caso. Dopo la sorprendente soppressione in Italia nel 1976 di Imperatrice nuda da parte del suo stesso editore - per le ragioni ampiamente riportate nelle susseguenti edizioni del libro - mi ero messo subito a scrivere il seguito di Imperatrice Nuda, questa volta direttamente in inglese, che ormai era diventata la mia principale lingua di lavoro. La mia modesta ma poliglotta casa editrice CIVIS in Svizzera cominciò ad annunciare questo seguito di Imperatrice nuda in inglese nel luglio 1982 e con considerevole successo, tant'è vero che ci fu subito chi volle farlo tradurre e pubblicare anche in Germania, Finlandia, Danimarca, Francia, Israele e Giappone, mentre sono attualmente in preparazione anche versioni spagnole e portoghesi. L'unico Paese in cui non ero riuscito prima di adesso a trovare un editore abbastanza ardito da pubblicarlo, visto quel che era successo nel '76 con la prima apparizione di Imperatrice nuda, era stata l'Italia. Un bel giorno, l'edizione originale di Naked Empress - così avevo intitolato questo seguito in inglese - andò esaurita, ma non potevo farlo ristampare senza aggiungervi le nuove notizie vitali scoperte nel frattempo e che non potevano assolutamente essere ignorate. Così pubblicai nel 1986 la seconda edizione, notevolmente arricchita. Intanto continuavo a raccogliere nuove notizie che ormai mi venivano inviate da tutte le parti del mondo; molte provenienti da medici. Nel 1982 apparve la terza edizione inglese aggiornata, anche questa ormai esaurita. Nel frattempo continuavo a lavorare piano piano alla versione italiana del seguito di Imperatrice nuda. Sicché questa Figlia dell'Imperatrice, che incorpora tutte le più importanti novità, compresa la preziosa disamina del professor Marco Mamone Capria dell'Università di Perugia, lungi dall'essere ancora l'opera pubblicata nel 1982 in inglese, è per l'Italia un'assoluta Novità 2006. Dall'Autore di IMPERATRICE NUDA, Hans Ruesch: LA FIGLIA DELL'IMPERATRICE _ La grande industria della malattia. Stampa Alternativa A cura e con un saggio di Marco Mamone Capria ________
  • Sandrino Mya Dato che negli ultimi congressi mondiali sul cancro è stato stabilito che l'85% di tutti i tumori sono di origine ambientale, (ed il resto sicuramente provocato da vari farmaci - H.R.) le cause del cancro sono note, e pertanto il morbo sarebbe stato debellato da tempo se fosse stato combattuto con intelligenza, ossia preventivamente.

    Senonché con la prevenzione c'è da guadagnare soltanto salute ma niente soldi.

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    Particolare piccante: Imperatrice Nuda conteneva la frase seguente: "Il terrore,...Visualizza altro
    Conosciamo l'opinione generale: "Certo, la vivisezione talvolta è crudele, però serve a salvare vite umane. Se c'è da scegliere tra un cane ed un bambino, io dò la preferenza ad un bambino." Ma se si trattasse di un mostruoso inganno, architettato da un'industria farmaceutica onnipossente in combutta con un Potere Medico che ha voltato le spalle a Ippocrate, l'antivivisezionista della prima ora? E' molto strano che la maggior parte della gente sia sempre pronta a dubitare della sincerità del proprio padrone di casa, dei politici, dei commercianti, degli industriali, dei preti, persino dei propri familiari, ma accetta per oro colato le finalità degli sperimentatori su animali camuffati da missionari della salute: tutti filantropi, tutti mossi dai più puri sentimenti di altruismo, impegnati giorno e notte a migliorare la condizione umana. Senonché, approvare la vivisezione, significa sottoscrivere la tesi assurda che azioni crudeli non sono riprovevoli se ci apportano un vantaggio materiale: poiché sempre e soltanto di vantaggio materiale si tratterebbe se il metodo vivisezionistico, anziché essere deleterio per la sua inevitabile fallacia, avesse una qualsiasi utilità per la scienza medica. In verità i vantaggi che apporta sono soltanto finanziari e vanno a profitto unicamente di chi la pratica e la sostiene. Le prove di tale asserzione, già pubblicate altrove, spesso soppresse ma mai refutate, sono nelle pagine del libro: "I falsari della scienza" di Hans Ruesch (ed. CIVIS). PRINCIPALE CAUSA DI MALATTIE Fino a che punto la caccia ai profitti finanziari contribuisce al proliferare della vivisezione lo dimostra il fatto che la Svizzera, che con sei milioni di abitanti si trova al decimo posto nella produzione mondiale dei farmaci, consuma più animali da laboratorio di tutta la Russia sovietica con i suoi 250 milioni di abitanti, dove però non c'è modo di arricchirsi con la vendita di farmaci. E' dunque sull'industria che ricade la maggiore responsabilità del costante aumento della vivisezione: più di trecento milioni di animali sacrificati ogni anno, e di anno in anno il loro numero aumenta. Vi sono inoltre i papaveri delle Facoltà di Fisiologia, che si dilettano a compiere esperimenti cruenti sia per soddisfare una curiosità morbosa che essi si compiacciono di definire "scientifica", sia per formare le nuove leve di "autorità sanitarie" che dovranno continuare a montare la guardia agli interessi dell'industria. Tutta l'attuale medicina "ufficiale" e soprattutto la sedicente "Ricerca" sono oggigiorno basate sulla sperimentazione animale. Con quale risultato? Ivan Illich (Messico) con Nemesi Medica, Kurt Blüchel (Germania occidentale) con Maghi Bianchi, Brian Inglis (Gran Bretagna) con Medici Medicine e Malattie, Del Favero e Loiacono (Italia) con Farmaci Profitti e Salute, Olle Hansson (Svezia) con Multinazionali e lo Scandalo dello SMON, Fernand Delarue (Francia) con L'Intossicazione Vaccinale, Julius Hackethal (Germania occidentale) con Sul Filo del Bisturi, Edward Griffin (USA) con Mondo senza Cancro, rappresentano solo alcuni esempi dei numerosi studiosi e specialisti della materia medica che negli ultimi anni hanno accusato l'odierna medicina "ufficiale" di essere diventata "la principale causa di malattie". Dal libro: I falsari della scienza di Hans Ruesch http://www.hansruesch.net/pubbli_ruesch.htm -http://www.hansruesch.net/ __ * __ __ * __ __ * __ CENSURA CHIMICA IN ITALIA La truffa sistematica perpetrata dal kombinat medico-chimico in collusione con i governi (ministeri dell'istruzione pubblica, autorità sanitarie, stazioni radio e televisive statali) viene sostenuta da una folta schiera di presunti scienziati i quali o vengono profumatamente pagati per propagandare consapevolmente delle controverità oppure sono incapaci di liberarsi di nozioni ritenute valide il secolo scorso ma nel frattempo rivelatisi errate. L'ignoranza, si sa, è sempre stata dura a morire, e più di tutte l'ignoranza dei dotti. Continua a leggere qui: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=470591089685409&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&permPage=1 __ * __ Come s'inganna il pubblico:http://www.facebook.com/photo.php?fbid=475254695885715&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&permPage=1 __ * __ Forse in nessun altro settore produttivo o sociale come in quello sanitario, e nella sua sottospecie farmaceutica, si trovano presenti nella storica evidenza delle loro responsabilità o complicità i soggetti attivi del "sistema" che regge il nostro paese: dal capitale (la produzione farmaceutica) sempre più ridotto ad amministrare i profitti dei monopoli stranieri, alla corporazione dei medici, esemplare dimostrazione della vocazione subalterna della scienza medica ufficiale al groviglio degli enti mutualistici, espressione drammatica degli interessi e dei fini che ispirano il partito al governo da 25 anni nel costruire e gestire l'assistenza sanitaria come macchina di sottogoverno e collettore di clientele. (Dalla presentazione di Farmaci salute e profitti in Italia di A. Del Favero e G. Loiacono, 3a ed., 1976, nella collana "Medicina e potere", diretta da Fiulio Maccaro, Feltrinelli).http://www.facebook.com/photo.php?fbid=470602983017553&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&src________________________
  • Sandrino Mya LE LUCROSE FABBRICHE DI MALATTIE

    Ma come mai migliaia di farmaci non bastano, tanto che ogni anno se ne aggiungono altre migliaia? Ovviamente non bastano perché non curano. Si tratta per lo più di palliativi ben più nocivi dei mali che essi professano
    di combattere; di sostanze chimiche che simulano la guarigione, sopprimendo i sintomi, ma avvelenano l'organismo o inficiano il suo equilibrio naturale.

    Gli analgesici addormentano i nervi, indebolendoli, ma il disturbo che causava il dolore continua a svilupparsi, senza che il malato se ne accorga, finché i danni diventano irreversibili. Se una persona soffre di emicranie in seguito a un disturbo intestinale, il farmaco gli farà passare (non sempre) l'emicrania, ma il disturbo intestinale si esprimerà più tardi, in modo più grave. Se uno stitico prende purganti, diventa ancora più stitico.
    La cosiddetta "pesantezza di stomaco" è un avvertimento della natura che l'individuo ha mangiato troppo, per cui la valvola che fa passare il cibo dallo stomaco all'intestino non si apre. Tra i cosiddetti "digestivi" che oggi vengono tanto reclamizzati, vi sono quelli che s'incaricano di "digerire" il cibo nello stomaco, così togliendo a questo l'abitudine di produrre succhi gastrici in proprio e rendendolo sempre meno efficiente, oltre a intossicare il fegato; e altri che causano artificialmente l'apertura della valvola, per cui il cibo, sebbene non ancora pronto, passa egualmente all'intestino.

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    LE LUCROSE FABBRICHE DI MALATTIE Già nel 1961 il dott. Walter Modell dell'Università di Cornell, USA, definito dal settimanale Time «uno dei maggiori esperti di farmacologia», aveva scritto su Clinical Pharmacology and Therapeutics: «Quando si capirà che esistono troppi farmaci? I preparati attualmente in uso sono più di 150.000. Ogni anno 15.000 nuove combinazioni inondano il mercato e 12.000 vengono eliminate... Non c'è un numero sufficiente di malattie per tutti questi farmaci. Finora il contributo più utile che ne abbiamo avuto sono i vari nuovi farmaci che combattono gli effetti dannosi degli altri nuovi farmaci». (Time, 26-5-1961). Difficilmente si può essere più espliciti di così. Ma come mai migliaia di farmaci non bastano, tanto che ogni anno se ne aggiungono altre migliaia? Ovviamente non bastano perché non curano. Si tratta per lo più di palliativi ben più nocivi dei mali che essi professano di combattere; di sostanze chimiche che simulano la guarigione, sopprimendo i sintomi, ma avvelenano l'organismo o inficiano il suo equilibrio naturale. Gli analgesici addormentano i nervi, indebolendoli, ma il disturbo che causava il dolore continua a svilupparsi, senza che il malato se ne accorga, finché i danni diventano irreversibili. Se una persona soffre di emicranie in seguito a un disturbo intestinale, il farmaco gli farà passare (non sempre) l'emicrania, ma il disturbo intestinale si esprimerà più tardi, in modo più grave. Se uno stitico prende purganti, diventa ancora più stitico. La cosiddetta "pesantezza di stomaco" è un avvertimento della natura che l'individuo ha mangiato troppo, per cui la valvola che fa passare il cibo dallo stomaco all'intestino non si apre. Tra i cosiddetti "digestivi" che oggi vengono tanto reclamizzati, vi sono quelli che s'incaricano di "digerire" il cibo nello stomaco, così togliendo a questo l'abitudine di produrre succhi gastrici in proprio e rendendolo sempre meno efficiente, oltre a intossicare il fegato; e altri che causano artificialmente l'apertura della valvola, per cui il cibo, sebbene non ancora pronto, passa egualmente all'intestino. Entrambi i rimedi danno al momento un senso di sollievo, per cui il mangiatore smodato, anziché ascoltare gli avvertimenti della natura, impara ad ascoltare quelli della pubblicità, mangiando di più anziché di meno e facendo affidamento su questi "farmaci miracolosi": finché avrà sviluppato perlomeno un'ulcera, che spesso prelude a un cancro dello stomaco: altro tipo di cancro in continua ascesa. È logico che i produttori di simili farmaci, i medici che li prescrivono e i farmacisti che li vendono andrebbero messi in prigione. Ma cosa dire dei governi e dei legislatori che hanno tollerato l'instaurazione di un simile sistema? Se una persona soffre di arteriosclerosi che si rivela con crampi cardiaci, allora nessuna medicina cardiaca potrà evitarle un rene grinzo oppure un colpo apoplettico. Se una persona agitata ricorre ai tranquillanti, questi alla lunga le intossicheranno il fegato, per cui la persona diventerà ancora più nervosa, se non soffrirà addirittura di squilibri mentali; per non parlare dei danni irreversibili che la più parte dei tranquillanti causano alla vista, rovinando la cornea e la retina. Chi preferisce dimenticare i propri dolori artritici ingerendo veleni farmaceutici anziché darsi al moto regolare e seguire una dieta più salutare, non fa che aggravare la propria condizione. Più deleteria ancora è la somministrazione, per ogni starnuto o influenza incipiente, oltre che di antistaminici, di antibiotici che privano l'organismo delle naturali facoltà di difesa e finiscono col trasformare il malato occasionale in un malato cronico; per non parlare del sospetto potere cancerogeno di molti antibiotici: un sospetto che sta diventando sempre più certezza. Intanto una commissione medica cilena che il Presidente della nazione e medico Salvador Allende aveva istituito poco tempo prima di essere assassinato nel 1973, era venuta alla conclusione che in tutto il mondo esistono solo poche decine di medicamenti di un'efficacia terapeutica dimostrabile e che la farmacopea potrebbe essere ridotta in conseguenza. (Nouvel Observateur, 28-10-1974.) Naturalmente quel rapporto non ha sortito alcun effetto pratico. Le industrie farmaceutiche multinazionali, le autorità sanitarie dei vari paesi, la scienza medica ufficiale, l'OMS di Ginevra, hanno tutti fatto finta di niente. Ed è logico che chi non si fa scrupolo di rovinare la salute altrui per desiderio di profitti, s'infischi altamente delle sofferenze che infligge agli animali. E così è proprio sull'industria farmaceutica che ricade la maggiore responsabilità del continuo espandersi della vivisezione da una parte e, dall'altra, del deterioramento della salute pubblica negli ultimi decenni. L'agopuntura cinese, i cui meriti il mondo occidentale sta finalmente scoprendo — in mani esperte permette perfino l'eliminazione di emicranie restie a tutte le altre cure e l'anestesia completa in caso d'interventi chirurgici, senza causare alcuno dei numerosi inconvenienti dei prodotti chimici — non è cambiata da vari millenni a questa parte, per cui la si può definire una vera scienza; laddove la cosiddetta "scienza medica" occidentale rinnega ogni giorno le verità di ieri, così come domani rinnegherà le verità di oggi. Aumenta ovunque il numero dei medici che, senza attendere un ripensamento dell'insegnamento "ufficiale", si staccano spontaneamente dai dogmi del bernardismo biochimico e si avvalgono di metodi più naturali. Oggi, sui 50.000 medici che esercitano in Francia, più di mille praticano l'agopuntura, e molti altri si stanno orientando nella medesima direzione. Ascoltiamo il dott. Monnier, Presidente della Società Nazionale Francese di Agopuntura, intervistato da Giuseppe Grazzini (Epoca, 10-12-1972): «Negli ultimi anni abbiamo visto gli improvvisi splendori e le inevitabili decadenze di troppe mode farmacologiche: abbiamo sperato nei sulfamidici, nella penicillina, nei cortisonici, nelle vitamine: e ogni volta ci siamo accorti che quando si risolveva un problema se ne aprivano altri due e anche più, e alla fine il conto si chiudeva sempre in passivo». Forse per delicatezza il dott. Monnier non ha aggiunto «tranne che per l'industria farmacologica». Una delle asserzioni più ipocrite dei nostri tempi è quella che vorrebbe identificare nella filantropia la molla propellente dei fabbricanti di farmaci. Non è soltanto l'industria a far tale affermazione. Nel numero di agosto 1973 di un pieghevole di una banca svizzera si poteva leggere: «La Sandoz, che con una quarantina di società sussidiarie è al terzo posto dei complessi chimici svizzeri, ha come scopo principale il perfezionamento di mezzi e conoscenze atti a trattare ed impedire malattie umane. Così la maggior parte delle spese di ricerca, che nel 1972 ammontarono a 303 milioni di franchi (oltre 70 miliardi di lire), sono servite ad esplorare la salute». La banca in questione, prostrata in ammirazione dinanzi a chi dispone di tanto liquido, si era guardata bene dal menzionare di quale e quanto sangue grondano le cosiddette «ricerche sulla salute». È un'attività filantropica che rende bene, considerando che il giro d'affari di un'altra di queste ditte farmaceutiche di Basilea, ad esempio la Ciba-Geigy, fu di 7.626 milioni di franchi nel 1971 e l'anno seguente di 8.064 (oltre 1.700 miliardi di lire). Intanto nell'agosto 1973, la Hoffmann La Roche aveva annunciato la costruzione di una nuova fabbrica, per cui era previsto un investimento di 200 milioni di franchi (50 miliardi di lire), destinata unicamente alla produzione di vitamina C. La vitamina C è quella che meno manca sia nelle farmacie che nella nostra alimentazione quotidiana. Evidentemente però la Roche aveva 200 milioni di franchi da investire: e non conosceva investimento più proficuo di un'ennesima fabbrica di medicinali. Intanto in vicinanza di questa fabbrica è già sorto un nuovo allevamento di cani beagles e gatti, dal quale i tre giganti svizzeri — Roche, Ciba-Geigy e Sandoz — si procurano animali da laboratorio. Facendo ammalare questi animali con diete artefatte, che non hanno alcun riscontro nella vita reale, la Roche dimostrerà al pubblico ingenuo a quale terribile fato va incontro se non fa largo consumo della sua vitamina C. Almeno trent'anni fa al pubblico era stato promesso che l'ingestione di dosi massicce di vitamina C avrebbe curato quasi la totalità dei mali, aumentato la resistenza alle infezioni e portato al debellamento perlomeno dei raffreddori e dell'influenza. Non solo tutte queste promesse non si sono avverate, ma da allora le giornate lavorative perdute in seguito a raffreddori e influenze del personale nelle fabbriche non hanno cessato di aumentare di anno in anno. Ogni tanto la stampa ne parla, ma nessuno è capace di riunire i vari fili in una trama significativa. Una recente notizia dell’Associated Press portava il titolo LA VITAMINA C INUTILE CONTRO I RAFFREDDORI SECONDO UNO STUDIO DI UN MEDICO AMERICANO. (Herald Tribune, 11-4-1974.) Lo aveva dichiarato ad Atlantic City il dott. Thomas Chalmers, presidente del New York City Mount Sinai's Medical Center, dinanzi all'altisonante "Federazione di Società Americane per Biologia Sperimentale", ossia una grossa associazione di vivisettori, contraddicendo il premio Nobel 1954 Linus Pauling, dopo un approfondito studio che aveva coperto un periodo che andava dal 1942 al 1974. Chalmers sconsigliava di prendere vitamina C per lunghi periodi di tempo, aggiungendo: «Non esistono dati in merito alla sua eventuale tossicità a lunga scadenza». C'è però qualcosa che sappiamo di sicuro in merito alla vitamina C in vendita nelle farmacie: «Dosi eccessive di vitamina C possono produrre scorbuto nel neonato, che con il parto si trova bruscamente allontanato da un ambiente ad alta concentrazione di acido ascorbico». Così si leggeva sul Corriere della Sera del 29 agosto 1974, in un articolo che riferiva i danni accertati di un gran numero di farmaci che si trovavano in vendita. Insomma l'attuale scienza medica è stata capace di fabbricare casi di scorbuto nei neonati mediante la somministrazione alle gestanti di dosi eccessive di quella medesima vitamina che, ingerita in dosi normali, presenti in qualsiasi dieta ragionevolmente variata, rappresenta una garanzia contro lo scorbuto. I miracoli del diavolo... Eccesso di vitamina A sintetica — altro prodotto che molti pediatri prescrivono senza altra necessità che di giustificare una salata parcella — può ritardare la crescita delle ossa del bambino e causare tumori, mentre l'eccesso di vitamina D può danneggiare i reni e il sistema nervoso, anche con conseguenze letali. (Brian Inglis, lo storico di medicina, in Drugs, Doctors & Disease, ed. André Deutsch, Londra, 1965.) Naturalmente, dubbi esistono anche per tutte le altre vitamine artificiali. Ad esempio in merito alla E, il 1-10-1955 sull'autorevole Lancet si leggeva (p. 715): «In contrasto con le nostre dettagliate conoscenze dell'importanza della vitamina E per gli animali da laboratorio, permane una grande incertezza circa il suo valore per l'uomo». Come non detto. Nei decenni che seguirono, la massiccia propaganda farmaceutica continuava a decantare le virtù miracolose della E. Senonché una recente notizia da Minneapolis ridimensionava ancora una volta la questione. Un articolo sull'International Herald Tribune (1-10- 1973) intitolato IL "MIRACOLO" DELLA VITAMINA "E" NON SOSTANZIATO DAGLI ESPERTI precisava: «La vitamina E, che era stata indicata come l'elisir di giovinezza, la restauratrice della potenza sessuale e una cura o un preventivo per qualsiasi malanno, dall'acne alle malattie di cuore, è rimasta un'enigma medico e scientifico di cui non è stato provato il valore terapeutico, secondo quanto è emerso da un simposio internazionale che ha avuto luogo nella nostra città». Quindi un ennesimo prodotto miracoloso che ha miracolato soltanto i produttori. Ma vediamo come si è potuti arrivare a tanto. Allettata dalle favolose possibilità di guadagno offerte nel dopoguerra dall'avvento degli antibiotici, che avevano fatto di quella farmaceutica l'industria più redditizia del mondo, questa aveva cominciato a usurpare il ruolo del medico. Un numero sempre crescente di individui che, come Claude Bernard, erano stati bocciati all'esame di abilitazione alla professione medica o che comunque non avevano mai passato cinque minuti al letto d'un ammalato, ma avevano solo contatti con topi, conigli, cavie, cani, gatti e scimmie — sui quali dovevano anzitutto infierire brutalmente per provocare stati anomali che non avevano alcun rapporto con le malattie dell'uomo — ricevettero l'incarico di combinare sempre nuovi farmaci "miracolosi", con cui sostituire quelli che avevano fatto il loro tempo, perché se ne era scoperta l'inutilità o la dannosità. Una propaganda massiccia, che non aveva riscontro in alcun'altra industria, persuadeva poi i medici a prescrivere questi nuovi farmaci, vantandone da una parte l'assoluta innocuità e dall'altra la straordinaria efficacia; un'evidente contraddizione, poiché ogni prodotto sintetico, quanto più è efficace per un verso, tanto più è dannoso per l'altro. In medicina, come in nessun altro campo, si riscontrò così il curioso fenomeno che il commercio si mise a svolgere sempre più il ruolo dell'istruzione accademica, sovrapponendosi a questa mediante le proprie pubblicazioni propagandistiche. Pochi medici hanno il tempo di tenersi al corrente dei nuovi prodotti e al massimo leggono la propaganda inviata dai fabbricanti. In considerazione degli "effetti collaterali" (eufemismo per "danni") dei farmaci sintetici, il medico non dovrebbe prescriverli se non è sicuro della loro innocuità, ma senza dare ascolto al produttore, che ha interesse a minimizzare o sottacere questi "effetti collaterali"; e ciò dovrebbe essere ovvio. Senonché, a giudicare dai successi di vendita dei nuovi farmaci, medici tanto scrupolosi sono rari. Già nel maggio 1961 un medico francese, il dott. Pierre Bosquet, aveva scritto su La Nouvelle Critique: «La ricerca è strettamente subordinata a un rendimento commerciale immediato. Attualmente, la malattia è una delle maggiori fonti di profitti per l'industria farmaceutica, e i medici sono gli agenti volontari di questi profitti ». Come altre organizzazioni di tipo sindacale, il cui scopo principale è quello di sostenere i propri interessi, anche la classe medica è cascata, senza accorgersene, nella trappola tesale dall'industria. Allorché verso la fine degli anni Quaranta il prezzo della penicillina — l'antibiotico che per volere del suo scopritore non era stato brevettato ma che per primo aveva apportato favolosi profitti ai fabbricanti — subì un improvviso crollo in seguito a superproduzione, le maggiori ditte americane vollero un prodotto simile, ma differente di quel tanto che lo rendesse brevettabile, e pertanto vendibile a un prezzo più alto. (Negli Stati Uniti basta una variazione della composizione molecolare per asserire l'originalità di un farmaco e renderlo brevettabile. In altri paesi, tra cui l'Italia, i farmaci non sono brevettabili.) Sicché nell'autunno 1949 la ditta Cynamid brevettò e lanciò l'Aureomicina, un mese dopo Parke Davis usci con la Cloromicetina, e l'estate seguente la Pfizer, sino allora una ditta tranquilla, "seria" e "conservatrice", lanciò la Terramicina sulle ali di una campagna pubblicitaria per la quale aveva preventivato una spesa di 7,5 milioni di dollari (4,5 miliardi di lire non ancora svalutate) per i primi due anni. A poco a poco seguirono altre ditte con prodotti similari, di cui ancora una volta venivano vantate, da una parte, l'assoluta superiorità terapeutica, e dall'altra l'innocuità praticamente totale, che il tempo doveva regolarmente smentire. Fin da quando la penicillina aveva cominciato ad abbondare, i medici si erano messi a impiegarla indiscriminatamente, anche per mali minori come raffreddori o influenze, facendo così perdere all'organismo l'abitudine di difendersi da sé, per via naturale, mediante la produzione di antigeni. I medici si regolarono alla stessa maniera con tutti gli altri e più potenti antibiotici che seguirono, impiegandoli persino profilatticamente, prima, durante e dopo le operazioni chirurgiche. Lo fecero per comodità immediata, senza curarsi che con ciò indebolivano in permanenza le difese naturali dell'organismo; né avevano previsto che i bacilli sopravvissuti avrebbero sviluppato ceppi di discendenti ben più virulenti dei precedenti, in base alla regola biologica della sopravvivenza del più forte. La lezione venne a metà degli anni Cinquanta: in vari ospedali scoppiarono epidemie che nessun antibiotico riusciva più a controllare. In un anno ci furono più di cento di queste epidemie, di cui una, in un ospedale del Texas, uccise 22 pazienti. L'industria non si lasciò sfuggire una simile occasione e subito prese a sfornare nuovi preparati, assicurando che questi, oltre a essere esenti da ogni effetto collaterale, sarebbero stati capaci di annientare qualsiasi ceppo di bacilli — anche ceppi futuri (!) — e che non avrebbero sviluppato ceppi resistenti, come avevano fatto gli altri antibiotici. Ai medici, ormai abituati a prescrivere antibiotici ad ogni occasione, non sembrò vero di avere a disposizione questi nuovi prodotti; così il ciclo ricominciò daccapo e perdura tuttora. C'è chi affermerà che l'uso profilattico di antibiotici ha salvato tante vite umane da giustificarne comunque l'uso, nonostante i noti svantaggi. Ma ancora una volta i fatti parlano diversamente, come dimostra un articolo di John Lear, redattore capo della rubrica scientifica dell'autorevole Saturday Review. « È documentato che gli antibiotici profilattici fanno più male che bene. Uno studio del dott. Kempe porta il risultato di 250 operazioni "pulite". Di questi 250 casi, 154 non ricevettero terapia antibiotica, e di questi ultimi solo il 7,896 sviluppò conseguenze batteriche (bacterial aftermath). A tutti i rimanenti 96 vennero somministrati antibiotici profilatticamente, e complicazioni batteriche si riscontrarono nel 37,5% di questi 96 casi, mentre ricevevano antibiotici. Secondo la nostra esperienza, concluse il dott. Kempe, complicazioni batteriche in operazioni pulite sono cinque volte più frequenti in pazienti trattati profilatticamente ». La blenorragia è una malattia venerea già nota in antichità e che i romani curavano con una prescrizione ippocratica: letto e latte, ossia assecondando l'opera della natura, suprema guaritrix. Gli antibiotici hanno per qualche tempo fornito una cura più rapida delle precedenti cure antisettiche: un'iniezione o una pillola e il malato era guarito. Ma anche in questo caso non hanno fatto altro che modificare i batteri, creando in pochi anni ceppi più resistenti, refrattari a qualsiasi antibiotico, e forse persino alla cura letto e latte. In altri termini, in antichità si sapeva curare la blenorragia; oggi essa è stata rafforzata, e in molti casi non è più curabile. I danni da antibiotici non cessano di accentuarsi. Ecco un estratto di una serie di articoli apparsi nel Bulletin de l'Association Générale des Médecins de France (1962-1963) a firma del dott. Raiga: « Da dieci anni a questa parte, il numero di ceppi stafilococcici resistenti alla penicillina è andato costantemente aumentando, specie negli ospedali, dove vediamo crescere il numero delle infezioni stafilococciche gravi, manifestatesi nel corso di trattamenti per affezioni di tutt'altra natura. Ciò è particolarmente evidente nei reparti di Maternità, dove le epidemie di tali infezioni hanno assunto proporzioni catastrofiche. Su queste attuali terapie ricade nettamente la pesante e tragica responsabilità di avere generalizzato e aggravato la patologia stafilococcica, mentre esse erano destinate, almeno in teoria, ad estinguerla... Questi incidenti appaiono ancora più drammatici quando sono la conseguenza della somministrazione di antibiotici prescritti per affezioni banali che sarebbero guarite più o meno rapidamente senza trattamento alcuno. In tali casi il medicinale è indiscutibilmente una causa di morte terapeutica. (Dott. A. Cayala e collaboratori.) » Un discorso simile vale per il tifo: «Medici e malati hanno collaborato a fabbricare un tipo di tifo che resiste ai medicamenti e che ormai si spande dal Messico verso il resto del mondo », ha dichiarato Ivan Illich, di cui avremo ancora occasione di occuparci. E secondo questo noto sociologo, negli Stati Uniti muoiono annualmente 60.000 persone per colpa dei farmaci. Ma in verità il numero effettivo dovrebbe essere molto più elevato, poiché medici e ospedali hanno tutto l'interesse a sotterrare i propri errori, e molto spesso vi riescono. Ciò si spiega facilmente. Non si può stabilire nemmeno lontanamente quante persone muoiono in conseguenza di una ricetta medica. Molti decessi vengono attribuiti ad altre cause. È difficile che un medico voglia esporsi a essere criticato o citato in giudizio, identificando come causa di morte un medicamento da lui prescritto. D'altra parte, i farmaci raramente causano un decesso improvviso, ma danneggiano organi vitali, che solo più tardi porteranno a una morte più precoce, a volte in concomitanza con altre cause. Una spiegazione del perché i nuovi farmaci sono pericolosi proprio a causa della sperimentazione animale, la diede involontariamente il dott. William Bean dell'Università dell'Iowa alla Commissione d'inchiesta sui profitti dei grossi monopoli industriali, istituita nel 1957 dal governo americano, sotto l'egida del senatore Estes Kefauver: « I guadagni più grossi si ottengono quando un nuovo farmaco viene messo in vendita prima che la concorrenza possa perfezionare un farmaco analogo. Dunque non si possono condurre lunghe prove negli ospedali: e così può accadere che un farmaco venga smerciato dopo estese prove di laboratorio ma con un minimo di prove cliniche». Il discorso non potrebbe essere più chiaro: le uniche prove valide sono quelle cliniche, che andrebbero fatte con prudenza. Le «estese prove di laboratorio» cui si riferiva il Bean sono quelle che si fanno sugli animali, e sono fallaci; tuttavia autorizzano le ditte farmaceutiche a inondare il mercato con nuovi prodotti il cui vero effetto sull'uomo il tempo soltanto rivelerà. Quindi le turbe mentali che spinsero i primi vivisettori del secolo scorso a formare generazioni di discepoli per i quali la "ricerca" medica era sinonimo di sperimentazione animale, non sono da sole responsabili del dilagare di una pratica barbara che si maschera da scienza. Col passare del tempo, agli esperimenti inequivocabilmente ispirati al sadismo oppure capaci di avanzare una carriera, si sono aggiunti quelli che potevano assicurare pingui profitti. E dal momento della scoperta che attraverso la tortura degli animali c'era da guadagnare più danaro che con qualsiasi altra attività, non ci fu più scampo per quelle sfortunate creature. Vedi il capitolo LE LUCROSE FABBRICHE DI MALATTIE in: Imperatrice Nuda (1976) - http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdfScaricabile anche da questo link: http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ VEDI: http://www.hansruesch.net/ ____________________________ — conSandrino Mya.
  • Sandrino Mya Parlare di "Metodi Alternativi o Sostitutivi" (è pericoloso e fuorviante) perchè, implica che l'esperimento sull'animale è utile e perciò, degno di essere sostituito.

    Le sperimentazioni sugli animali invece non è scienza e perciò deve essere abolita.
    ...Altro
    "Il film rivelazione che vi permette di gettare uno sguardo su di un mondo finora precluso: il mondo nascosto della sperimentazione animale, dove pseudo scie...
  • Sandrino Mya https://www.facebook.com/media/set/...
    IMPERATRICE NUDA La Scienza Medica Attuale Sotto Accusa. Scaricabile gratuitamente in pdf Vedi qui: - http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Vedi anche qui: - http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf ------------------------------ Presentazione del libro: -https://www.facebook.com/media/set/?set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3 ------------------------------ Fonte: Hans Ruesch Per l'Abolizione Della Vivisezione. Ora. - https://www.facebook.com/HansRueschPerlaAbolizioneDellaVivisezioneOra ------------------------------ Fonte Foto Libro Integrale: Vedi qui: - https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10151738381309934.1073741830.46699994933&type=3 ------------------------------ Informazioni Scientifiche: Fondazione Hans Ruesch Per Una Medicina Senza Vivisezione. Vedi qui: - http://www.hansruesch.net/ Principali pubblicazioni di Hans Ruesch sulla vivisezione Vedi qui: - http://www.hansruesch.net/pubbli_ruesch.htm -----------------------------------------------------------
    Foto: 33
  • Sandrino Mya Ruesch pubblicò i suoi rapporti in italiano, inglese, tedesco e francese, anche se la serie che ebbe il maggior numero di uscite fu quella inglese. Apparvero senza una stretta periodicità, e costituirono il principale canale di comunicazione con i tanti simpatizzanti in tutto il mondo. Nei rapporti non si risparmiano denunce e attacchi, oltre che ai vivisettori e ai loro sostenitori, anche ai finti animalisti e ai finti antivivisezionisti. Ovviamente per Ruesch l’antivivisezionismo era una vera lotta civile e politica, non un “salotto buono” dove esibirsi in fini e inutili lamentele sulla triste sorte degli animali.https://www.facebook.com/media/set/...
    Ruesch pubblicò i suoi rapporti in italiano, inglese, tedesco e francese, anche se la serie che ebbe il maggior numero di uscite fu quella inglese. Apparvero senza una stretta periodicità, e costituirono il principale canale di comunicazione con i tanti simpatizzanti in tutto il mondo. Nei rapporti non si risparmiano denunce e attacchi, oltre che ai vivisettori e ai loro sostenitori, anche ai finti animalisti e ai finti antivivisezionisti. Ovviamente per Ruesch l’antivivisezionismo era una vera lotta civile e politica, non un “salotto buono” dove esibirsi in fini e inutili lamentele sulla triste sorte degli animali. Vedi:http://www.hansruesch.net/RapportiCivis.htm -http://www.hansruesch.net/ -http://www.hansruesch.net/pubbli_ruesch.htm________________________________________________
  • Sandrino Mya Un film rivoluzionario. Per la prima volta un film che supera i limiti delle argomentazioni che sono state usate fino ad ora contro la sperimentazione animale. Questo film rivela non solo le inconcepibili torture che, mascherate da scienza o ricerca medica, vengono inflitte ogni anno a milioni di animali ma anche il danno incalcolabile provocato alla salute umana da questa, che non è altro che una frode scientifica.

    Alcuni dei fatti qui presentati saranno in netta contraddizione con ciò che vi è stato detto ed avete creduto per anni a causa del condizionamento psicologico al quale noi tutti siamo stati assoggettati fin quasi dalla nascita e che si può anche definire come un lavaggio del cervello. Io vi prego solo di valutare i fatti qui presentati alla luce della logica e del vostro buon senso cercando di mettere da parte tutti i pregiudizi che potreste avere sull'argomento. Un avvertimento, la visione di certe scene può risultare intollerabile in tal caso chiudete gli occhi per alcuni secondi ma continuate ad ascoltare il commento.
    Dato che questo è probabilmente il film più importante che avrete occasione di vedere sull'argomento, è indispensabile che vi assistiate fino in fondo. Questo film segna la nascita negli Stati Uniti di un movimento antivivisezionista del tutto nuovo.

    Questo movimento basato sulle prove raccolte dallo scrittore svizzero e storico della medicina, Hans Ruesch, si propone di abolire la vivisezione non soltanto per considerazioni morali e umanitarie che sono ovvie, ma anche e in prima linea per ragioni medico-scientifiche.

    Questa massiccia mole di prove è contenuta nei libri "Imperatrice Nuda" e "I falsari della scienza". https://www.facebook.com/media/set/...
    - Il film documentario HIDDEN CRIMES (Crimini Nascosti). Regia di Javier Burgos (SUPRESS - 1986). "Crimini Nascosti è di gran lunga il più importante e l'unico sincero documentario antivivisezionista mai fatto al mondo poiché è il solo a descrivere l'intera realtà, senza tralasciare nulla". (Hans Ruesch) Un film rivoluzionario. Per la prima volta un film che supera i limiti delle argomentazioni che sono state usate fino ad ora contro la sperimentazione animale. Questo film rivela non solo le inconcepibili torture che, mascherate da scienza o ricerca medica, vengono inflitte ogni anno a milioni di animali ma anche il danno incalcolabile provocato alla salute umana da questa, che non è altro che una frode scientifica. Alcuni dei fatti qui presentati saranno in netta contraddizione con ciò che vi è stato detto ed avete creduto per anni a causa del condizionamento psicologico al quale noi tutti siamo stati assoggettati fin quasi dalla nascita e che si può anche definire come un lavaggio del cervello. Io vi prego solo di valutare i fatti qui presentati alla luce della logica e del vostro buon senso cercando di mettere da parte tutti i pregiudizi che potreste avere sull'argomento. Un avvertimento, la visione di certe scene può risultare intollerabile in tal caso chiudete gli occhi per alcuni secondi ma continuate ad ascoltare il commento. Dato che questo è probabilmente il film più importante che avrete occasione di vedere sull'argomento, è indispensabile che vi assistiate fino in fondo. Questo film segna la nascita negli Stati Uniti di un movimento antivivisezionista del tutto nuovo. Questo movimento basato sulle prove raccolte dallo scrittore svizzero e storico della medicina, Hans Ruesch, si propone di abolire la vivisezione non soltanto per considerazioni morali e umanitarie che sono ovvie, ma anche e in prima linea per ragioni medico-scientifiche. Questa massiccia mole di prove è contenuta nei libri "Imperatrice Nuda" e "I falsari della scienza". "Accade sovente che un convincimento generale in una certa epoca in cui nessuno era libero o poteva liberarsi senza uno sforzo straordinario di genialità o di coraggio, diventi in un'epoca successiva, una assurdità così evidente che l'unica difficoltà resta quella di immaginare come una simile idea abbia mai potuto sembrare credibile" (John Stuart Mill). Il film che state per vedere ha lo scopo di introdurvi nel vastissimo mondo della sperimentazione animale definita anche con il termine vivisezione. Un mondo che non avreste mai dovuto vedere. Ogni anno soltanto negli Stati Uniti, circa 100 milioni di animali di tutte le specie vengono sacrificati per la "ricerca medica". Gli animali vengono usati da Università, Ospedali, ditte farmaceutiche e cosmologiche da complessi industriali di vario tipo dalla NASA e dalle Forze Armate. Il numero degli animali usati dalle Forze Armate è sconosciuto e perciò non è incluso nei 100 milioni citati. I militari provano tutte le armi comprese le bombe atomiche su animali vivi. Animali vengono usati come surrogati dell'uomo in situazioni di guerra Le prove raccolte in questo film dimostrano che la ricerca sugli animali non è solo un crimine contro gli animali ma anche contro l'umanità. Crimini segreti (nascosti) un film sulla sperimentazione animale (VIVISEZIONE). ------------------------------- Raramente un unico documento è stato in grado di offrire un'analisi così lineare e completa di che cosa sia la realtà della vivisezione, distruggendo ogni mito sulla sua pretesa utilità scientifica. Questo film costituisce una testimonianza assolutamente e drammaticamente attuale attraverso un vasto repertorio di documentazioni storiche e scientifiche. Solo per esigenze tecniche di caricamento sul web, il video è stato suddiviso in 8 parti. Stopvivisezione.net ringrazia calorosamente la produzione The Nature Of Wellness per la gentile concessione all'uso del video. Siamo tutti profondamente grati a Mr. Javier Burgos per aver prodotto questo straordinario documentario. ------------------------------- 1 parte:https://www.youtube.com/watch?v=F_C7wg3mlDA2 parte: https://www.youtube.com/watch?v=umt7-ZOwMDY 3 parte: https://www.youtube.com/watch?v=zAKZXW7LYzE 4 parte:https://www.youtube.com/watch?v=j6kIxhSHAkM5 parte: https://www.youtube.com/watch?v=-Hpkgc40GBU 6 parte: https://www.youtube.com/watch?v=wfQqbfkC0FQ 7 parte:https://www.youtube.com/watch?v=dlhJ5WdMR_k8 parte: https://www.youtube.com/watch?v=fHTBFwVuAIc ------------------------------- STOPVIVISEZIONE.NET warmly thanked the production THE NATURE OF WELINESS for permission to use the `video. We are all deeply grateful to MR. Javier burgos for having produced this extraordinary documentary. HIDDEN CRIMES is by far the most important and the only speech sincere antivivisectionist documentary ever made in the world since `and` only `to describe the whole reality, leaving no stone unturned. 'Hans Ruesch" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - "The breakthrough film that affords you a glimpse into a world you were never meant to see: the hidden world of animal experimentation where grant-hungry, pseudo scientists are responsible not only for the torture of millions of animals, but also for the systematic destruction of our health and the collapse of our economy. The film you must see before you take any more over-the-counter or prescription drugs, allow your children to be vaccinated, or agree to undergo surgery or any other medical procedure. This film can save your life!Hidden Crimes includes the secret footage that the Animal Liberation Front took at animal research facilities in California and Pennsylvania. See what the media won't show you!"Directed by: Javier Burgos (SUPRESS - Copyright 1986) All Rights Reserved.The running time of the documentary is 78 minutes. Only for technical reasons the video is been divided into 8 parts} {numbered consecutively. HIDDEN CRIMES: Part 1 -http://youtu.be/bPtj89MzoZk Part 2 -http://youtu.be/5zrb6kNVcUo Part 3 -http://youtu.be/6wjScxMdqJI Part 4 -http://youtu.be/AFjBFchlXgE Part 5 -http://youtu.be/df2eLgsb-Pk Part 6 -http://youtu.be/vAm08hV1qDw Part 7 -http://youtu.be/c0stVF9PCx0 Part 8 -http://youtu.be/l-WpJnIRG3k***************************************
  • Sandrino Mya Non è solo scandaloso, ma anche tragico, che si permetta all'industria farmaceutica di inondare il mercato dei suoi prodotti dannosi e lucrativi col pretesto che la loro utilità e sicurezza siano state esaurientemente sperimentate sugli animali, e che proprio le autorità sanitarie, cioè lo Stato, sottoscrivano questo inganno, che altro non è che una truffa legalizzata a scopo di lucro. Infatti, entrambe le parti sanno per esperienza diretta che le prove sugli animali non garantiscono nulla, poiché sono fallaci e hanno solo funzione di alibi, di assicurazione per il giorno in cui non sarà più possibile ignorare i disastrosi effetti collaterali di uno di tali farmaci.

    Si potrà allora dire che "tutti gli esperimenti richiesti sono stati compiuti", a norma di legge. Però si tace che quelle leggi le hanno formulate i fabbricanti stessi: in materia medica, al legislatore non resta che sottostare alle indicazioni dei sedicenti "esperti". E chi sono questi "esperti"?
    Portavoci del cartello chimico-medico, i cui legami con le autorità sanitarie sono così stretti che di solito si accavallano. Quindi sono loro stessi, e nessun altro, quel misterioso e onnipotente organismo definito anonimamente come "Il Legislatore", che emana provvedimenti vincolanti.
  • Sandrino Mya Forse in nessun altro settore produttivo o sociale come in quello sanitario, e nella sua sottospecie farmaceutica, si trovano presenti nella storica evidenza delle loro responsabilità o complicità i soggetti attivi del "sistema" che regge il nostro paese: dal capitale (la produzione farmaceutica) sempre più ridotto ad amministrare i profitti dei monopoli stranieri, alla corporazione dei medici, esemplare dimostrazione della vocazione subalterna della scienza medica ufficiale al groviglio degli enti mutualistici, espressione drammatica degli interessi e dei fini che ispirano il partito al governo da 25 anni nel costruire e gestire l'assistenza sanitaria come macchina di sottogoverno e collettore di clientele. https://www.facebook.com/media/set/...
    Conosciamo l'opinione generale: "Certo, la vivisezione talvolta è crudele, però serve a salvare vite umane. Se c'è da scegliere tra un cane ed un bambino, io dò la preferenza ad un bambino." Ma se si trattasse di un mostruoso inganno, architettato da un'industria farmaceutica onnipossente in combutta con un Potere Medico che ha voltato le spalle a Ippocrate, l'antivivisezionista della prima ora? E' molto strano che la maggior parte della gente sia sempre pronta a dubitare della sincerità del proprio padrone di casa, dei politici, dei commercianti, degli industriali, dei preti, persino dei propri familiari, ma accetta per oro colato le finalità degli sperimentatori su animali camuffati da missionari della salute: tutti filantropi, tutti mossi dai più puri sentimenti di altruismo, impegnati giorno e notte a migliorare la condizione umana. Senonché, approvare la vivisezione, significa sottoscrivere la tesi assurda che azioni crudeli non sono riprovevoli se ci apportano un vantaggio materiale: poiché sempre e soltanto di vantaggio materiale si tratterebbe se il metodo vivisezionistico, anziché essere deleterio per la sua inevitabile fallacia, avesse una qualsiasi utilità per la scienza medica. In verità i vantaggi che apporta sono soltanto finanziari e vanno a profitto unicamente di chi la pratica e la sostiene. Le prove di tale asserzione, già pubblicate altrove, spesso soppresse ma mai refutate, sono nelle pagine del libro: "I falsari della scienza" di Hans Ruesch (ed. CIVIS). PRINCIPALE CAUSA DI MALATTIE Fino a che punto la caccia ai profitti finanziari contribuisce al proliferare della vivisezione lo dimostra il fatto che la Svizzera, che con sei milioni di abitanti si trova al decimo posto nella produzione mondiale dei farmaci, consuma più animali da laboratorio di tutta la Russia sovietica con i suoi 250 milioni di abitanti, dove però non c'è modo di arricchirsi con la vendita di farmaci. E' dunque sull'industria che ricade la maggiore responsabilità del costante aumento della vivisezione: più di trecento milioni di animali sacrificati ogni anno, e di anno in anno il loro numero aumenta. Vi sono inoltre i papaveri delle Facoltà di Fisiologia, che si dilettano a compiere esperimenti cruenti sia per soddisfare una curiosità morbosa che essi si compiacciono di definire "scientifica", sia per formare le nuove leve di "autorità sanitarie" che dovranno continuare a montare la guardia agli interessi dell'industria. Tutta l'attuale medicina "ufficiale" e soprattutto la sedicente "Ricerca" sono oggigiorno basate sulla sperimentazione animale. Con quale risultato? Ivan Illich (Messico) con Nemesi Medica, Kurt Blüchel (Germania occidentale) con Maghi Bianchi, Brian Inglis (Gran Bretagna) con Medici Medicine e Malattie, Del Favero e Loiacono (Italia) con Farmaci Profitti e Salute, Olle Hansson (Svezia) con Multinazionali e lo Scandalo dello SMON, Fernand Delarue (Francia) con L'Intossicazione Vaccinale, Julius Hackethal (Germania occidentale) con Sul Filo del Bisturi, Edward Griffin (USA) con Mondo senza Cancro, rappresentano solo alcuni esempi dei numerosi studiosi e specialisti della materia medica che negli ultimi anni hanno accusato l'odierna medicina "ufficiale" di essere diventata "la principale causa di malattie". Dal libro: I falsari della scienza di Hans Ruesch http://www.hansruesch.net/pubbli_ruesch.htm -http://www.hansruesch.net/ __ * __ __ * __ __ * __ CENSURA CHIMICA IN ITALIA La truffa sistematica perpetrata dal kombinat medico-chimico in collusione con i governi (ministeri dell'istruzione pubblica, autorità sanitarie, stazioni radio e televisive statali) viene sostenuta da una folta schiera di presunti scienziati i quali o vengono profumatamente pagati per propagandare consapevolmente delle controverità oppure sono incapaci di liberarsi di nozioni ritenute valide il secolo scorso ma nel frattempo rivelatisi errate. L'ignoranza, si sa, è sempre stata dura a morire, e più di tutte l'ignoranza dei dotti. Continua a leggere qui: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=470591089685409&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&permPage=1 __ * __ Come s'inganna il pubblico:http://www.facebook.com/photo.php?fbid=475254695885715&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&permPage=1 __ * __ Forse in nessun altro settore produttivo o sociale come in quello sanitario, e nella sua sottospecie farmaceutica, si trovano presenti nella storica evidenza delle loro responsabilità o complicità i soggetti attivi del "sistema" che regge il nostro paese: dal capitale (la produzione farmaceutica) sempre più ridotto ad amministrare i profitti dei monopoli stranieri, alla corporazione dei medici, esemplare dimostrazione della vocazione subalterna della scienza medica ufficiale al groviglio degli enti mutualistici, espressione drammatica degli interessi e dei fini che ispirano il partito al governo da 25 anni nel costruire e gestire l'assistenza sanitaria come macchina di sottogoverno e collettore di clientele. (Dalla presentazione di Farmaci salute e profitti in Italia di A. Del Favero e G. Loiacono, 3a ed., 1976, nella collana "Medicina e potere", diretta da Fiulio Maccaro, Feltrinelli).http://www.facebook.com/photo.php?fbid=470602983017553&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&src________________________
  • Sandrino Mya IMPERATRICE NUDA

    L'attuale "scienza medica", dinanzi alla quale s'inchinano popoli e governi, è immaginata come una dea onnipossente e bellissima su cui non devono permettersi di alzare lo sguardo. Se avessero il coraggio di farlo, vedrebbero che la l
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    L'attuale "scienza medica", dinanzi alla quale s'inchinano popoli e governi, è i...Visualizza altro
  • Sandrino Mya "Nessuna specie animale può costituire modello sperimentale di nessun'altra specie";
    soltanto un giudizio grossolano può accontentarsi di somiglianze morfologiche come "anche il cane, come l'uomo ha una testa, due occhi … un fegato, un cuore ecc."
    Ed a
    nche più grossolano e fuorviante è ricorrere a certe analogie comportamentali come "se pesto un piede al cane, urla; se pesto un piede all'uomo, urla; se sottraggo il neonato ad una mamma-scimmia, questa si dispera; se sottraggo il neonato ad una mamma-donna, questa si dispera" (quest'ultimo fatto è una verità tutta da riconsiderare; si veda il capitolo dove si parla di mamme-donne che vendono il loro figli alla vivisezione - cap. 117) Queste analogie esistono e sarebbe stolto negarle, ma perché esistono?

    Perché nascono da una radice comune; perché sono attributi indissolubili di quella entità imponderabile e indivisibile che chiamiamo VITA. Un'entità che pervade l'universo e possiede qualità immanenti, quale che sia l'essere in cui si manifesta, pianta, verme, uomo. (Che certi comportamenti abbiano una radice comune appare chiaro quando ci si soffermi ad osservare, senza pregiudizi scientismi, qualsiasi essere vivente: la ricerca del cibo, la fuga davanti al pericolo, l'anelito verso la riproduzione e altri comportamenti che vengano, in modo alquanto sbrigativo, chiamati "istinto", sono attributi indissolubili del fenomeno VITA). https://www.facebook.com/media/set/...
    Il libro "VIVISEZIONE O SCIENZA una scelta", è un'indagine scientifica sulla vivisezione fatta dal prof. Pietro Croce (medico-chirurgo, laureato nell'Università di Pisa, allievo della Scuola Normale Superiore. Borsa di studio dell'Institute of International Education di New York, Borsa Fulbright. Ha lavorato nel dipartimento di ricerche del National Jewish Hospital della Colorado University di Denver, Colorado (USA) e nel laboratorio di ricerche di Toledo, Ohio (USA), Borsista presso la Ciudad Sanatorial di Tarrasa (Barcellona, Spagna). Dal 1952 al 1982 Primario del Laboratorio di analisi chimico-cliniche, di Microbiologia e di Anatomia Patologica dell'Ospedale "L. Sacco" di Milano. Libero docente dell'Università di Milano. E' stato membro del College of American Pathologists) Fu egli stesso un vivisettore che però si rese conto di seguire una falsa scienza basata su un errore metodologico e così diventò un importante antivivisezionista scientifico. Questo libro era stata una possibile guida utile non solo agli studenti ed agli specializzandi in discipline medico-chirurgiche, ma anche a tutti coloro che desideravano, semplicemente essere informati.
  • Sandrino Mya https://www.facebook.com/photo.php...
    Il Prof. Harry F. Harlow, direttore del Centro di primati dell'Università di Wis...Visualizza altro
    Conosciamo l'opinione generale: "Certo, la vivisezione talvolta è crudele, però serve a salvare vite umane. Se c'è da scegliere tra un cane ed un bambino, io dò la preferenza ad un bambino." Ma se si trattasse di un mostruoso inganno, architettato da un'industria farmaceutica onnipossente in combutta con un Potere Medico che ha voltato le spalle a Ippocrate, l'antivivisezionista della prima ora? E' molto strano che la maggior parte della gente sia sempre pronta a dubitare della sincerità del proprio padrone di casa, dei politici, dei commercianti, degli industriali, dei preti, persino dei propri familiari, ma accetta per oro colato le finalità degli sperimentatori su animali camuffati da missionari della salute: tutti filantropi, tutti mossi dai più puri sentimenti di altruismo, impegnati giorno e notte a migliorare la condizione umana. Senonché, approvare la vivisezione, significa sottoscrivere la tesi assurda che azioni crudeli non sono riprovevoli se ci apportano un vantaggio materiale: poiché sempre e soltanto di vantaggio materiale si tratterebbe se il metodo vivisezionistico, anziché essere deleterio per la sua inevitabile fallacia, avesse una qualsiasi utilità per la scienza medica. In verità i vantaggi che apporta sono soltanto finanziari e vanno a profitto unicamente di chi la pratica e la sostiene. Le prove di tale asserzione, già pubblicate altrove, spesso soppresse ma mai refutate, sono nelle pagine del libro: "I falsari della scienza" di Hans Ruesch (ed. CIVIS). PRINCIPALE CAUSA DI MALATTIE Fino a che punto la caccia ai profitti finanziari contribuisce al proliferare della vivisezione lo dimostra il fatto che la Svizzera, che con sei milioni di abitanti si trova al decimo posto nella produzione mondiale dei farmaci, consuma più animali da laboratorio di tutta la Russia sovietica con i suoi 250 milioni di abitanti, dove però non c'è modo di arricchirsi con la vendita di farmaci. E' dunque sull'industria che ricade la maggiore responsabilità del costante aumento della vivisezione: più di trecento milioni di animali sacrificati ogni anno, e di anno in anno il loro numero aumenta. Vi sono inoltre i papaveri delle Facoltà di Fisiologia, che si dilettano a compiere esperimenti cruenti sia per soddisfare una curiosità morbosa che essi si compiacciono di definire "scientifica", sia per formare le nuove leve di "autorità sanitarie" che dovranno continuare a montare la guardia agli interessi dell'industria. Tutta l'attuale medicina "ufficiale" e soprattutto la sedicente "Ricerca" sono oggigiorno basate sulla sperimentazione animale. Con quale risultato? Ivan Illich (Messico) con Nemesi Medica, Kurt Blüchel (Germania occidentale) con Maghi Bianchi, Brian Inglis (Gran Bretagna) con Medici Medicine e Malattie, Del Favero e Loiacono (Italia) con Farmaci Profitti e Salute, Olle Hansson (Svezia) con Multinazionali e lo Scandalo dello SMON, Fernand Delarue (Francia) con L'Intossicazione Vaccinale, Julius Hackethal (Germania occidentale) con Sul Filo del Bisturi, Edward Griffin (USA) con Mondo senza Cancro, rappresentano solo alcuni esempi dei numerosi studiosi e specialisti della materia medica che negli ultimi anni hanno accusato l'odierna medicina "ufficiale" di essere diventata "la principale causa di malattie". Dal libro: I falsari della scienza di Hans Rueschhttp://www.hansruesch.net/pubbli_ruesch.htm -http://www.hansruesch.net/ __ * __ __ * __ __ * __ CENSURA CHIMICA IN ITALIA La truffa sistematica perpetrata dal kombinat medico-chimico in collusione con i governi (ministeri dell'istruzione pubblica, autorità sanitarie, stazioni radio e televisive statali) viene sostenuta da una folta schiera di presunti scienziati i quali o vengono profumatamente pagati per propagandare consapevolmente delle controverità oppure sono incapaci di liberarsi di nozioni ritenute valide il secolo scorso ma nel frattempo rivelatisi errate. L'ignoranza, si sa, è sempre stata dura a morire, e più di tutte l'ignoranza dei dotti. Continua a leggere qui: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=470591089685409&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&permPage=1 __ * __ Come s'inganna il pubblico:http://www.facebook.com/photo.php?fbid=475254695885715&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&permPage=1 __ * __ Forse in nessun altro settore produttivo o sociale come in quello sanitario, e nella sua sottospecie farmaceutica, si trovano presenti nella storica evidenza delle loro responsabilità o complicità i soggetti attivi del "sistema" che regge il nostro paese: dal capitale (la produzione farmaceutica) sempre più ridotto ad amministrare i profitti dei monopoli stranieri, alla corporazione dei medici, esemplare dimostrazione della vocazione subalterna della scienza medica ufficiale al groviglio degli enti mutualistici, espressione drammatica degli interessi e dei fini che ispirano il partito al governo da 25 anni nel costruire e gestire l'assistenza sanitaria come macchina di sottogoverno e collettore di clientele. (Dalla presentazione di Farmaci salute e profitti in Italia di A. Del Favero e G. Loiacono, 3a ed., 1976, nella collana "Medicina e potere", diretta da Fiulio Maccaro, Feltrinelli). http://www.facebook.com/photo.php?fbid=470602983017553&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&src________________________
  • Sandrino Mya https://www.facebook.com/photo.php...
    TERMINATA LA GUERRA INIZIA IL MASSACRO Scoppiata la pace, l'industria (ossia i...Visualizza altro
    Ruesch pubblicò i suoi rapporti in italiano, inglese, tedesco e francese, anche...Visualizza altro
  • Sandrino Mya https://www.facebook.com/photo.php...
    __ Signor Ruesch, lei è stato per una trentina d'anni uno scrittore di successo, dai cui romanzi sono anche stati tratti film con attori famosi. Nel consegnare all'editore Scribner's di New York nel 1972 il suo ultimo romanzo, lei prese pubblicamente l'impegno di non scrivere più romanzi finché la vivisezione, <<della quale>> - disse - <<ho scoperto solo recentemente la crudeltà e la stupidità>>, non fosse abolita. A che punto della carriera aveva cominciato a interessarsi alla problematica vivisezionista? Ho visto in una certa circostanza un gattino molto piccolo, nero, coperto di cicatrici, che mi avevano detto era stato salvato da un laboratorio di vivisezione. Ho vissuto in molte città, e in quel periodo abitavo a Roma. Come per qualunque scoperta io abbia fatto, anche questa è avvenuta, prima di tutto, intuitivamente. Intuitivamente mi sono detto: <<Non è possibile. Non è possibile che facendo queste cose a un gattino nero si possano trovare delle grandi verità. Non è possibile>>. E ho scritto una prima lettera al Corriere della Sera. Ora, premetto che ero già conosciuto in Italia, come romanziere, e non solo in Italia. Mi è stato subito risposto; non ho più purtroppo ritrovato quella lettera, ma deve essere stato nel 1970. E credo che a rispondermi fosse uno molto famoso, un vivisettore - il che vuol dire un cosiddetto <<ricercatore>> che fa vivisezione - il quale m'ha risposto <<spiegando tutto>>, naturalmente, e presentandosi come un santo che faceva solo del bene. Allora sono andato a fondo di questa risposta e ho subito scoperto che non era vero, che si poteva contestare tutto quello che diceva. E ho naturalmente subito replicato alla sua risposta. Così è cominciata una diatriba di domande e risposte su vari giornali italiani. E io andavo sempre più in fondo, più in fondo alla verità che andavo man mano scoprendo. Finché siamo arrivati al punto in cui avevo messo in dubbio - con successo, si vede - affermazioni del Silvio Garattini, che oggi ormai tutti conoscono dalla televisione. Garattini passa come il gran guru dei vivisezionisti e fa anche finta di essere contro le medicine, come molti altri, ma intanto è assolutamente per la vivisezione. Queste mie lettere ai giornali diventavano sempre più frequenti e, si vede, anche più convincenti finché mi è stato offerto da Epoca un lungo dibattito sulla vivisezione proprio con Garattini. Un servizio di ben sette pagine, in forma di botta e risposta, apparso, credo, nel 1973. __ Che giudizio dà, trent'anni dopo, di quel primo <<scontro>>? A quel tempo ero ancora alle prime armi. Il redattore scientifico di Epoca - una persona assolutamente onesta, e uno scrittore, anche - mi aveva promesso: <<Senta, Ruesch, io le garantisco che tutte le risposte verranno pubblicate>>. Ma si è autosmentito subito, perché due numeri dopo sono apparse tre lettere, due delle quali contro di me e a favore della vivisezione, mentre nel frattempo io stavo ricevendo caterve di lettere, da tutta Italia, di gente che mi scriveva mandandomi per conoscenza copie delle lettere che avevano spedito a Epoca. Invece in Epoca ne trovavo al massimo una frase, e tutto il resto - di solito la parte più convincente, la parte scientifica! - buttato via. Il 2 dicembre ci fu tutta una sezione della rivista dedicata alle lettere sulla questione, gran parte delle quali ancora di vivisezionisti. Sul numero successivo il direttore intitolò: <<Questa volta è più fitta la schiera degli "anti">>. In realtà Epoca aveva saltato tutta la caterva di lettere arrivate in seguito al dibattito e aveva pubblicato solo una parte di quelle arrivate una settimana dopo. __ A chi fu data l'ultima parola? L'ultima lettera pubblicata, quella che chiudeva l'intera controversia, era tutta a favore della vivisezione, di una donna che scriveva: <<Ma non capisco questi antivivisezionisti: devono avere un cuore di scimmia>>. Così è finito tutto questo finto dibattito tra gli <<anti>> e i <<pro>>. E poi nel frattempo io avevo cominciato a scrivere questo libro che non era un romanzo ma un saggio, un trattato, Imperatrice Nuda… dal libro: La medicina smascherata di Hans Ruesch a cura di Marco Mamone Capria (pag. 31-33) Vedi anche: Il post di Epoca (14-10-73) a pag. 11 del pdf: http://www.hansruesch.net/fr_ita/com.%20OTTOBRE%2097.pdf - http://www.facebook.com/photo.php?fbid=480985985312586&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&src Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src Hans Ruesch: http://www.hansruesch.net/vita.htm La confraternita della vivisezione: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=520990367978814&set=a.483595725051612.1073741836.469925656418619&type=3&src Informazioni scientifiche: http://www.hansruesch.net/ ____________________________ — conSandrino Mya e Anna Stancanelli.
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    La confraternita della vivisezione La vivisezione è una pratica "insostituibil...Visualizza altro
    Venerdì 19 agosto 2005 il tribunale di Angelton, Texas, ha condannato la Merck & Co. a pagare 253 milioni di dollari di risarcimento alla vedova di Robert Evans, ucciso da un infarto procuratogli da un nuovo farmaco: il Vioxx. Era stato solo il primo caso di una lunga catena. Tutta la stampa mondiale che ha riportato questa notizia ne ha però omesso un'altra non meno importante; anzi, più importante ancora, che però non è permesso divulgare: cioè che ogni farmaco, per ottenere dalle autorità competenti l'autorizzazione alla vendita, deve prima essersi dimostrato innocuo in prolungate prove su animali. Sennonché, le prove su animali non hanno il minimo valore ai fini della sicurezza per l'uomo. Orbene, come mai le autorità sanitarie, incaricate dai rispettivi governi di tutelare la salute dei cittadini, non sono al corrente - o fanno finta di non esserlo - di questo fatto? Perché su tutte le informazioni riguardanti la medicina vige in tutto il mondo cosiddetto civile una pesante censura, imposta dallo strapotere dell'industria farmaceutica. Difatti, come ha dichiarato recentemente un importante funzionario dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Jonathan Quick, "le multinazionali del farmaco sono la maggiore forza politica ed economica delle nostre società". Come e quando fu imposta tale censura su tutta la grande stampa mondiale lo rivela il libro che ora avete in mano e che era apparso fin dal 1982 in vari paesi. Dapprima in inglese, poi quasi subito in tedesco per l'editore Franz Hirthammer di Monaco, dove è tuttora in stampa (2005), quindi anche in danese, finlandese, francese e giapponese. In italiano appare solo ora perché dopo la botta presa da Rizzoli per aver pubblicato nel 1976 Imperatrice nuda, dello stesso autore, non si era mai trovato prima di oggi un editore abbastanza coraggioso per pubblicarlo. PREMESSA Può sembrare assurdo pubblicare oggi per la prima volta in Italia un libro che era già stato distribuito in tutto il mondo anglofono, e oltre, fin dal lontano 1982; ma ci sono delle testimonianze la cui importanza, anziché impallidire, non fa che crescere col passare del tempo, man mano che vengono alla luce nuovi fatti. Come in questo caso. Dopo la sorprendente soppressione in Italia nel 1976 di Imperatrice nuda da parte del suo stesso editore - per le ragioni ampiamente riportate nelle susseguenti edizioni del libro - mi ero messo subito a scrivere il seguito di Imperatrice Nuda, questa volta direttamente in inglese, che ormai era diventata la mia principale lingua di lavoro. La mia modesta ma poliglotta casa editrice CIVIS in Svizzera cominciò ad annunciare questo seguito di Imperatrice nuda in inglese nel luglio 1982 e con considerevole successo, tant'è vero che ci fu subito chi volle farlo tradurre e pubblicare anche in Germania, Finlandia, Danimarca, Francia, Israele e Giappone, mentre sono attualmente in preparazione anche versioni spagnole e portoghesi. L'unico Paese in cui non ero riuscito prima di adesso a trovare un editore abbastanza ardito da pubblicarlo, visto quel che era successo nel '76 con la prima apparizione di Imperatrice nuda, era stata l'Italia. Un bel giorno, l'edizione originale di Naked Empress - così avevo intitolato questo seguito in inglese - andò esaurita, ma non potevo farlo ristampare senza aggiungervi le nuove notizie vitali scoperte nel frattempo e che non potevano assolutamente essere ignorate. Così pubblicai nel 1986 la seconda edizione, notevolmente arricchita. Intanto continuavo a raccogliere nuove notizie che ormai mi venivano inviate da tutte le parti del mondo; molte provenienti da medici. Nel 1982 apparve la terza edizione inglese aggiornata, anche questa ormai esaurita. Nel frattempo continuavo a lavorare piano piano alla versione italiana del seguito di Imperatrice nuda. Sicché questa Figlia dell'Imperatrice, che incorpora tutte le più importanti novità, compresa la preziosa disamina del professor Marco Mamone Capria dell'Università di Perugia, lungi dall'essere ancora l'opera pubblicata nel 1982 in inglese, è per l'Italia un'assoluta Novità 2006. Dall'Autore di IMPERATRICE NUDA, Hans Ruesch: LA FIGLIA DELL'IMPERATRICE _ La grande industria della malattia. Stampa Alternativa A cura e con un saggio di Marco Mamone Capria ________
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    La legge 413 del 1993 sull’obiezione di coscienza alla vivisezione Il suo fondamento è una legge che permette agli studenti, ai ricercatori, ai tecnici di laboratorio pubblico o privato, di rifiutarsi di praticare o collaborare ad esperimenti di vivisezione. La legge prevede esplicitamente che chi si avvale di questa esenzione non possa «subire conseguenze sfavorevoli». Se ciò fosse abbastanza noto tra gli studenti iscritti o che intendono iscriversi a una di quelle facoltà in cui la vivisezione è di solito praticata (Medicina e Chirurgia; Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali; Farmacia; Agraria; e Medicina Veterinaria), tutti o quasi tutti si avvarrebbero del diritto all’obiezione. Sarebbe necessario, ovviamente, diffondere le idee e le informazioni alla base di tale rifiuto, ma questo è un compito che le associazioni antivivisezioniste e animaliste possono svolgere agevolmente, grazie a splendide opere come Imperatrice nuda, di Hans Ruesch, e Vivisezione o scienza, di Pietro Croce. La legge sull’obiezione di coscienza alla vivisezione non è l’abolizione della vivisezione, che è l’obiettivo da raggiungere. È però un passo molto importante verso questo obiettivo, in quanto fornisce uno strumento di emancipazione essenziale per ricercatori, tecnici ecc., e ancor più per la creazione di una nuova generazione di ricercatori che negli anni formativi non siano scesi a compromessi né con la scienza né con l’etica. I vivisezionisti se ne sono resi conto subito, ed è per questo che l’hanno boicottata, senza esitare a commettere continuativamente, per anni e anni, un grave reato. Valorizzare la legge 413/1993 secondo le linee spiegate sopra è una forma di lotta antivivisezionista legale ed efficace. Che si sia tardato tanto a capirlo, o a mettere in pratica ciò che si era capito, è deplorevole, ma non è certo una ragione per prolungare il ritardo. - http://www.hansruesch.net/obiezione.htm ----------------------------------------------- “Rapporto sull’ostruzionismo dell’università italiana alla legge sull'obiezione di coscienza alla vivisezione” La Fondazione Hans Ruesch «per una medicina senza vivisezione» ha condotto a partire dal 2009 un’indagine sul grado di ottemperanza delle università italiane al dettato della legge 413/1993, “Norme sull’obiezione di coscienza alla sperimentazione animale” (d’ora in poi: “legge 413”). Si tratta, per quanto ne sappiamo, della prima indagine nel suo genere effettuata, in 18 anni, da un’associazione indipendente. Essa ha dato risultati che confermano anche in questo caso cruciale il già ben fondato sospetto che l’intera attività dei vivisettori si muove in un clima di sostanziale disprezzo delle leggi vigenti. - http://www.hansruesch.net/articoli/ObiezioneCoscienza.html Fonte del post: (https://www.facebook.com/photo.php?fbid=471625982915253&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&theater) ----------------------------------------------- - Informazioni Scientifiche - Fondazione Hans Ruesch Per Una Medicina Senza Vivisezione. - http://www.hansruesch.net __________________________ — conSandrino Mya.
    Poichè nessun ricercatore, non è mai in grado di affermare che, un risultato ott...Visualizza altro
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    4. Poteri, case editrici e giornali La libertà del direttore di un giornale è ...Visualizza altro
    Ben pochi ricordano oggi il clamore provocato poco meno di trent'anni fa in Italia dall'uscita del libro Imperatrice nuda, e l'onda lunga di iniziative popolari che ne nacquero: manifestazioni, attivismo spontaneo, raccolte di firme, nascita di nuove associazioni … E' un episodio che ha lasciato un'impronta, durevole e profonda, nella società e nella legislazione italiana. Il libro, in versione ampliata, fu poi pubblicato negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Francia, Germania, Finlandia, Danimarca, Israele e Giappone. Dalla Nuova Zelanda al Sudafrica, dal Canada alla Scandinavia ci sono gruppi che si richiamano esplicitamente al messaggio di Imperatrice nuda. Come mai, allora, sembra che la storiografia di quel periodo non ne abbia salvato la memoria? Scopo dell'intervista che qui si presenta è ricostruire nei suoi tratti essenziali questa straordinaria esperienza di "politica dal basso" attraverso la testimonianza del suo protagonista; e vedremo che, strada facendo, emergerà anche una risposta adeguata alla domanda appena posta. Il testo è notevole anche dal punto di vista più generale dei rapporti tra scienza e controllo democratico: vi si trovano infatti esemplificati fenomeni quali la critica dell'operato degli scienziati da parte dei cittadini; la persecuzione giudiziaria come strumento di repressione del dissenso; la censura dei media, che di certi temi parlano il meno possibile e in maniera distorta; il controllo della produzione editoriale e mediale da parte di oligarchie economiche; e la problematica dell'infiltrazione delle associazioni di base. In definitiva, si può dire che la scarsa notorietà di questa esemplare vicenda umana e intellettuale è la migliore conferma del successo di queste tecniche di silenziamento delle idee "scomode", e dell'angustia degli spazi concessi ai cittadini per presentare i propri argomenti contro teorie e metodi scientifici (o pretesi tali!) che fanno da fondamento ad attività venali politicamente molto influenti. (...) dal libro LA MEDICINA SMASCHERATA di Hans Ruesch a cura di Marco Mamone Capria - pagina 7 Vedi: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=478602162217635&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=1&relevant_count=1 capitoli 10, 11, 12:http://www.facebook.com/media/set/?set=a.470030849741433.1073741828.469925656418619&type=3 Un vero imbroglio statistico...http://www.facebook.com/photo.php?fbid=475167512561100&set=a.475167459227772.1073741833.469925656418619&type=3&theater Un accenno al libro "I falsari della scienza" a pag. 50 e 51 del libro "La medicina smascherata" sempre di Hans Rueschhttp://www.facebook.com/photo.php?fbid=470162899728228&set=a.470043996406785.1073741829.469925656418619&type=3&permPage=1Un accenno al libro "I falsari della scienza" a pag. 100 e 101 del libro "La medicina smascherata" sempre di Hans Rueschhttp://www.facebook.com/photo.php?fbid=470350826376102&set=a.470043996406785.1073741829.469925656418619&type=3&permPage=1Un accenno ai "I falsari della scienza" a pag. 102 e 103 del libro "La medicina smascherata" sempre di Hans Rueschhttp://www.facebook.com/photo.php?fbid=470351133042738&set=a.470043996406785.1073741829.469925656418619&type=3&permPage=1Un accenno ai "I falsari della scienza" a pag. 104 e 105 del libro "La medicina smascherata" sempre di Hans Rueschhttp://www.facebook.com/photo.php?fbid=470351299709388&set=a.470043996406785.1073741829.469925656418619&type=3&permPage=1______________ *** ______________
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    LE RELIGIONI Ogni religione può e dovrebbe contribuire a ingentilire l'animo umano, includendo nei propri insegnamenti il concetto che la zoofilia è uno dei tanti aspetti dell'amore generale e condannando l'inverso come un peccato contro il creato. Forse perché evolutasi in una terra o in una razza, quella mediterranea, tradizionalmente zoofoba, la Chiesa cattolica ha sempre preso un atteggiamento opposto, sebbene non manchino nelle Sacre Scritture spunti per una difesa degli animali, a prescindere dal simbolismo del neonato Gesù riscaldato dall'alito dell'asino e del bue, e la continua equiparazione tra il Cristo e il mansueto agnello. San Tommaso d'Aquino, i cui insegnamenti antropocentrici assecondavano la vanità umana e giustificavano qualsiasi sopruso a danno degli animali, ha fornito una base dottrinale per la zoofobia della Chiesa, o almeno per il suo sprezzo della zoofilia di San Francesco d'Assisi. Ma San Francesco — il cui amore, ricordiamolo, non era limitato agli animali, tanto che egli si era spogliato di tutti i beni terreni per donarli ai poveri — aveva centrato in pieno una grande verità scientifica, dando ascolto soltanto al suo cuore intelligente. Come ogni amante degli animali, egli aveva già capito che gli animali sono ancora più vicini all'uomo sul piano psicologico che su quello biologico. I vivisettori moderni hanno dovuto compiere esperimenti crudeli senza fine — e continuano a farlo — per rendersi conto di questa ovvia realtà. È sintomatico che la prima legge passata per proteggere gli animali sia stata una del governo puritano della Bay Colony del Massachusetts (1641), e che in Europa ancora alla fine del XIX secolo, quando l'umanitarismo stava influenzando tutto il mondo civile, soltanto le nazioni protestanti nord-occidentali avessero leggi in difesa degli animali. Ha scritto René Ansay sul periodico francese Revue Défense de l'Homme (N° 267, set. 1971): «La Chiesa cattolica non ama gli animali e non lo nasconde: non ha mai voluto spendere una sola parola contro la vivisezione, né contro alcun altro degli innumerevoli martiri che l'uomo in- fligge agli animali. Invece la Chiesa benedice le cacce alla volpe, di solito riservate ai devoti danarosi, e benedice le loro mute di cani. È una delle rare occasioni in cui la Chiesa invoca la protezione divina sugli animali: quando l'uomo li fa intervenire nei propri giochi crudeli. E la Chiesa continua a mantenere nelle plazas de toros le cappelle dove i torturatori vanno a confessarsi e a invocare la protezione della Vergine prima di iniziare i loro infami esercizi...» René Ansay pecca di ottimismo. La Chiesa cattolica non si è accontentata d'ignorare la vivisezione, ma le ha espresso ufficialmente il proprio consenso, se è vero com'è vero che l'Osservatore rispecchia l'opinione ufficiale della Chiesa e che Monsignor Lambruschini, portavoce del Vaticano, vi ha scritto in data 13-3-1966: «...Non mancano tuttavia "campagne" propagandistiche che la Chiesa non può approvare, quella ad esempio contro gli esperimenti di ordine scientifico su animali vivi. La Chiesa non si oppone neppure alla vivisezione delle bestie da cui vengono tanti aiuti al progresso della scienza». (Osservatore della Domenica.) Sarebbe poco caritatevole rinfacciare alla infallibile Chiesa di essersi lasciata menare per il naso circa i «tanti aiuti al progresso della scienza» che sarebbero da attribuire alla tortura di quelle creature che per inveterata abitudine essa chiama «le bestie» : essa non è la sola ad avere preso questo abbaglio; ciò che le si deve rimproverare è di avere dimostrato ancora una volta di essere la Chiesa degli oppressi e dei diseredati soltanto a parole, ma in effetti quella dei ricchi e potenti. Difatti in un dibattito sulla vivisezione per una trasmissione radiofonica della Rai nel maggio 1971, un Padre Giuseppe de Rosa S.J., presentato come "moralista" della Civiltà Cattolica, non ebbe difficoltà ad esprimere la propria solidarietà con le idee del prof. Giovanni Marcozzi, vivisettore dell'Università di Roma. E allorché in quella stessa primavera il vivisettore Robert White di Cleveland, che si autodefinisce sempre "un buon cattolico", volle un conforto religioso da includere nel suo articolo sull'American Scholar, fu ancora un teologo gesuita, Padre Nicholas A. Pedrovich dell'Università John Carroll di Cleveland, a fornirgli un'approvazione totale e senza riserve. Ma pur non essendo un teologo, io mi permetto di dissentire proprio per considerazioni religiose con i teologi vivisezionisti. L'argomento che gli animali non avrebbero un'anima immortale non rende più facile giustificare le crudeltà nei loro confronti, ma più difficile. Se gli animali non saranno risarciti nell’aldilà per le sofferenze e i soprusi cui devono sottostare nella vita terrena, allora proprio questa considerazione dovrebbe indurci a trattarli con maggior riguardo. Riesce difficile comprendere come il presunto possesso dell'immortalità spirituale possa avallare le torture di creature che, non potendo sperare in una resurrezione ultraterrena, hanno nella vita presente l'unico bene concesso loro dal Creatore. Persuaso che nell'universo conta soltanto la sua vita, il suo benessere, il suo sollazzo, il "re del creato" considera giustificata qualsiasi sofferenza che egli infligge agli animali: e l'atteggiamento di una Chiesa che ancora nel XVII secolo trovava logico che si festeggiasse il giorno dei Santi bruciando sulle pubbliche piazze barili pieni di gatti vivi, ha contribuito largamente a tale mentalità. Strana carità, che esclude le più diseredate delle creature e sanziona il loro martirio sotto il pretesto che l'aguzzino ha avuto il privilegio di essere creato a immagine di Dio. Bella immagine davvero! Una suora italiana, la quale per prima m'informò che erano stati creati allevamenti di quei cani dalmati pezzati bianco e nero per fornire pellicce alle signore ricche, mi scriveva lettere commoventi dal suo lontano convento, aggiungendo ritagli di stampa e raccomandazioni di non risponderle mai, per non comprometterla, dato che «la zoofilia qui non è ben vista». Un giorno le venne sequestrato tutto il suo materiale zoofilo ed ella fu trasferita altrove. La zoofilia dunque non solo non è incoraggiata dalla Chiesa, ma sembra ispirarle paura. Si teme forse che sia fra "le bestie" che si cela quel diavolo la cui esistenza o meno è stata così appassionatamente discussa dai nove teologi nell'Osservatore Romano del 17 dicembre 1972? Non essendo un teologo, io non mi sento qualificato a rispondere a una domanda di tale importanza; ma so di sicuro che se esiste, non è tra gli animali che bisognerà cercarlo. Scrisse Schopenhauer: «La morale cristiana contiene in sé la grande ed essenziale imperfezione di limitare i suoi precetti agli uomini e di lasciare senza alcun diritto tutto il mondo animale». Nell'antico Egitto, i gatti erano stati dichiarati sacri, per proteggere queste più perseguitate di tutte le creature dall'odio cieco della plebe. E cinque secoli prima di Cristo, il quale dalle religioni asiatiche aveva assimilato gli insegnamenti di amore soltanto in parte, il Budda in Oriente predicava la compassione per tutte le creature, uomini e animali: «Io insegnerò la pietà agli uomini e sarò l'interprete di tutte le creature mute e lenirò lo smisurato dolore che non è solo dell'uomo ». E il Corano: « Non c'è una bestia in terra né un uccello che vola che non sia un essere come te... Tutte le creature del Signore fanno parte della Sua famiglia». Le cattiverie dell'uomo verso gli animali sono esclusivo frutto dell'ignoranza e della malvagità. Esistono però delle leggi religiose che meglio di altre sanno contrastare la manifestazione d'istinti malvagi, e in questo le religioni orientali sono sempre state superiori a quelle occidentali. Se in Italia i pochi prelati che hanno tentato d'intervenire in favore degli animali sono stati subito scoraggiati dall'alto, in altri paesi invece certuni non si sono lasciati imporre e si sono battuti intrepidamente, come i due cardinali inglesi H. E. Manning e J. F. Newman, entrambi convertitisi al cattolicesimo dopo aver rivestito alte cariche nella chiesa anglicana, e tra i principali fautori del movimento antivivisezionista. E in epoca più recente il filosofo austriaco nonché prete cattolico Johannes Ude, che scrisse: « Un dio che approvasse la vivisezione non m'ispirerebbe altro che un immane spavento. Se la vivisezione fosse permessa dall'etica cristiana, volterei le spalle al cristianesimo». Ci sono anche in Italia molti ferventi cattolici che non accettano in silenzio l'atteggiamento ufficiale della Chiesa. Ha scritto Vittorio Menassé su Animali e Natura (feb. 1973): « È proprio perché credo fermamente nei valori etici della religione e della medicina che sono toccato dalle prove di insensibilità fornite da certi rappresentanti delle classi clericale e medica, impegnate nel conforto delle umane sofferenze, quelle morali e quelle materiali. Se è triste dover talvolta constatare che queste categorie sono tradite nella loro nobile missione da indegni individui speculanti sui mali dell'uomo e sulla sua paura di ciò che ci attende dopo la morte, ancor più triste è il vederle alleate in una speciosa distorsione di quei princìpi morali che non possono consentire ad alcun uomo di incrudelire su quegli esseri viventi che qualcuno volle chiamare nostri fratelli minori... Tutta la religione cristiana dovrebbe condensarsi nella considerazione che un atto è lecito solo quando si può ragionevolmente pensare che sarebbe stato approvato da Cristo. Lo vedete, voi, Gesù intento a squartare interessato un animale vivo nell'illusione di giovare al corpo dell'uomo?» - vedi il capitolo LE RELIGIONI in: Imperatrice Nuda (1976) - http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdfCapitoli di IMPERATRICE NUDA: http:
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    Questo gatto, rinchiuso in una gabbia per scimmie dopo che gli sono state cucite...Visualizza altro
    Conosciamo l'opinione generale: "Certo, la vivisezione talvolta è crudele, però serve a salvare vite umane. Se c'è da scegliere tra un cane ed un bambino, io dò la preferenza ad un bambino." Ma se si trattasse di un mostruoso inganno, architettato da un'industria farmaceutica onnipossente in combutta con un Potere Medico che ha voltato le spalle a Ippocrate, l'antivivisezionista della prima ora? E' molto strano che la maggior parte della gente sia sempre pronta a dubitare della sincerità del proprio padrone di casa, dei politici, dei commercianti, degli industriali, dei preti, persino dei propri familiari, ma accetta per oro colato le finalità degli sperimentatori su animali camuffati da missionari della salute: tutti filantropi, tutti mossi dai più puri sentimenti di altruismo, impegnati giorno e notte a migliorare la condizione umana. Senonché, approvare la vivisezione, significa sottoscrivere la tesi assurda che azioni crudeli non sono riprovevoli se ci apportano un vantaggio materiale: poiché sempre e soltanto di vantaggio materiale si tratterebbe se il metodo vivisezionistico, anziché essere deleterio per la sua inevitabile fallacia, avesse una qualsiasi utilità per la scienza medica. In verità i vantaggi che apporta sono soltanto finanziari e vanno a profitto unicamente di chi la pratica e la sostiene. Le prove di tale asserzione, già pubblicate altrove, spesso soppresse ma mai refutate, sono nelle pagine del libro: "I falsari della scienza" di Hans Ruesch (ed. CIVIS). PRINCIPALE CAUSA DI MALATTIE Fino a che punto la caccia ai profitti finanziari contribuisce al proliferare della vivisezione lo dimostra il fatto che la Svizzera, che con sei milioni di abitanti si trova al decimo posto nella produzione mondiale dei farmaci, consuma più animali da laboratorio di tutta la Russia sovietica con i suoi 250 milioni di abitanti, dove però non c'è modo di arricchirsi con la vendita di farmaci. E' dunque sull'industria che ricade la maggiore responsabilità del costante aumento della vivisezione: più di trecento milioni di animali sacrificati ogni anno, e di anno in anno il loro numero aumenta. Vi sono inoltre i papaveri delle Facoltà di Fisiologia, che si dilettano a compiere esperimenti cruenti sia per soddisfare una curiosità morbosa che essi si compiacciono di definire "scientifica", sia per formare le nuove leve di "autorità sanitarie" che dovranno continuare a montare la guardia agli interessi dell'industria. Tutta l'attuale medicina "ufficiale" e soprattutto la sedicente "Ricerca" sono oggigiorno basate sulla sperimentazione animale. Con quale risultato? Ivan Illich (Messico) con Nemesi Medica, Kurt Blüchel (Germania occidentale) con Maghi Bianchi, Brian Inglis (Gran Bretagna) con Medici Medicine e Malattie, Del Favero e Loiacono (Italia) con Farmaci Profitti e Salute, Olle Hansson (Svezia) con Multinazionali e lo Scandalo dello SMON, Fernand Delarue (Francia) con L'Intossicazione Vaccinale, Julius Hackethal (Germania occidentale) con Sul Filo del Bisturi, Edward Griffin (USA) con Mondo senza Cancro, rappresentano solo alcuni esempi dei numerosi studiosi e specialisti della materia medica che negli ultimi anni hanno accusato l'odierna medicina "ufficiale" di essere diventata "la principale causa di malattie". Dal libro: I falsari della scienza di Hans Ruesch http://www.hansruesch.net/pubbli_ruesch.htm -http://www.hansruesch.net/ __ * __ __ * __ __ * __ CENSURA CHIMICA IN ITALIA La truffa sistematica perpetrata dal kombinat medico-chimico in collusione con i governi (ministeri dell'istruzione pubblica, autorità sanitarie, stazioni radio e televisive statali) viene sostenuta da una folta schiera di presunti scienziati i quali o vengono profumatamente pagati per propagandare consapevolmente delle controverità oppure sono incapaci di liberarsi di nozioni ritenute valide il secolo scorso ma nel frattempo rivelatisi errate. L'ignoranza, si sa, è sempre stata dura a morire, e più di tutte l'ignoranza dei dotti. Continua a leggere qui: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=470591089685409&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&permPage=1 __ * __ Come s'inganna il pubblico:http://www.facebook.com/photo.php?fbid=475254695885715&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&permPage=1 __ * __ Forse in nessun altro settore produttivo o sociale come in quello sanitario, e nella sua sottospecie farmaceutica, si trovano presenti nella storica evidenza delle loro responsabilità o complicità i soggetti attivi del "sistema" che regge il nostro paese: dal capitale (la produzione farmaceutica) sempre più ridotto ad amministrare i profitti dei monopoli stranieri, alla corporazione dei medici, esemplare dimostrazione della vocazione subalterna della scienza medica ufficiale al groviglio degli enti mutualistici, espressione drammatica degli interessi e dei fini che ispirano il partito al governo da 25 anni nel costruire e gestire l'assistenza sanitaria come macchina di sottogoverno e collettore di clientele. (Dalla presentazione di Farmaci salute e profitti in Italia di A. Del Favero e G. Loiacono, 3a ed., 1976, nella collana "Medicina e potere", diretta da Fiulio Maccaro, Feltrinelli).http://www.facebook.com/photo.php?fbid=470602983017553&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&src________________________
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    Come sfruttare i poveri I paesi sottosviluppati più poveri sono diventati una r...Visualizza altro
    Venerdì 19 agosto 2005 il tribunale di Angelton, Texas, ha condannato la Merck &Co. a pagare 253 milioni di dollari di risarcimento alla vedova di Robert Evans, ucciso da un infarto procuratogli da un nuovo farmaco: il Vioxx. Era stato solo il primo caso di una lunga catena. Tutta la stampa mondiale che ha riportato questa notizia ne ha però omesso un'altra non meno importante; anzi, più importante ancora, che però non è permesso divulgare: cioè che ogni farmaco, per ottenere dalle autorità competenti l'autorizzazione alla vendita, deve prima essersi dimostrato innocuo in prolungate prove su animali. Sennonché, le prove su animali non hanno il minimo valore ai fini della sicurezza per l'uomo. Orbene, come mai le autorità sanitarie, incaricate dai rispettivi governi di tutelare la salute dei cittadini, non sono al corrente - o fanno finta di non esserlo - di questo fatto? Perché su tutte le informazioni riguardanti la medicina vige in tutto il mondo cosiddetto civile una pesante censura, imposta dallo strapotere dell'industria farmaceutica. Difatti, come ha dichiarato recentemente un importante funzionario dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Jonathan Quick, "le multinazionali del farmaco sono la maggiore forza politica ed economica delle nostre società". Come e quando fu imposta tale censura su tutta la grande stampa mondiale lo rivela il libro che ora avete in mano e che era apparso fin dal 1982 in vari paesi. Dapprima in inglese, poi quasi subito in tedesco per l'editore Franz Hirthammer di Monaco, dove è tuttora in stampa (2005), quindi anche in danese, finlandese, francese e giapponese. In italiano appare solo ora perché dopo la botta presa da Rizzoli per aver pubblicato nel 1976 Imperatrice nuda, dello stesso autore, non si era mai trovato prima di oggi un editore abbastanza coraggioso per pubblicarlo. PREMESSA Può sembrare assurdo pubblicare oggi per la prima volta in Italia un libro che era già stato distribuito in tutto il mondo anglofono, e oltre, fin dal lontano 1982; ma ci sono delle testimonianze la cui importanza, anziché impallidire, non fa che crescere col passare del tempo, man mano che vengono alla luce nuovi fatti. Come in questo caso. Dopo la sorprendente soppressione in Italia nel 1976 di Imperatrice nuda da parte del suo stesso editore - per le ragioni ampiamente riportate nelle susseguenti edizioni del libro - mi ero messo subito a scrivere il seguito di Imperatrice Nuda, questa volta direttamente in inglese, che ormai era diventata la mia principale lingua di lavoro. La mia modesta ma poliglotta casa editrice CIVIS in Svizzera cominciò ad annunciare questo seguito di Imperatrice nuda in inglese nel luglio 1982 e con considerevole successo, tant'è vero che ci fu subito chi volle farlo tradurre e pubblicare anche in Germania, Finlandia, Danimarca, Francia, Israele e Giappone, mentre sono attualmente in preparazione anche versioni spagnole e portoghesi. L'unico Paese in cui non ero riuscito prima di adesso a trovare un editore abbastanza ardito da pubblicarlo, visto quel che era successo nel '76 con la prima apparizione di Imperatrice nuda, era stata l'Italia. Un bel giorno, l'edizione originale di Naked Empress - così avevo intitolato questo seguito in inglese - andò esaurita, ma non potevo farlo ristampare senza aggiungervi le nuove notizie vitali scoperte nel frattempo e che non potevano assolutamente essere ignorate. Così pubblicai nel 1986 la seconda edizione, notevolmente arricchita. Intanto continuavo a raccogliere nuove notizie che ormai mi venivano inviate da tutte le parti del mondo; molte provenienti da medici. Nel 1982 apparve la terza edizione inglese aggiornata, anche questa ormai esaurita. Nel frattempo continuavo a lavorare piano piano alla versione italiana del seguito di Imperatrice nuda. Sicché questa Figlia dell'Imperatrice, che incorpora tutte le più importanti novità, compresa la preziosa disamina del professor Marco Mamone Capria dell'Università di Perugia, lungi dall'essere ancora l'opera pubblicata nel 1982 in inglese, è per l'Italia un'assoluta Novità 2006. Dall'Autore di IMPERATRICE NUDA, Hans Ruesch: LA FIGLIA DELL'IMPERATRICE _ La grande industria della malattia. Stampa Alternativa A cura e con un saggio di Marco Mamone Capria ________
  • Sandrino Mya Hans Ruesch

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    OPERAZIONE RIUSCITA, MORTO IL PAZIENTE Un caso analogo è quello dei trapianti...Visualizza altro
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    Hans Ruesch DOMANDE E RISPOSTE SULLA VIVISEZIONE (sperimentazione animale) VIVISEZIONE – Risposte alle solite domande D: Preferireste che si facciano esperimenti sugli esseri umani piuttosto che sugli animali? R: Al contrario. Vogliamo che si smetta di sperimentare sull’uomo, come viene fatto continuamente, e proprio perché gli esperimenti sugli animali non portano a conclusioni valide. D: Allora come possiamo creare nuovi farmaci? R: La vostra domanda presuppone che abbiamo sempre bisogno di nuovi medicamenti e che le prove sugli animali ci danno informazioni esatte sui loro effetti. Entrambe le supposizioni sono sbagliate. D: Volete dire che non abbiamo bisogno di nuovi farmaci? R: Solo l’industria farmaceutica ne ha bisogno, per rimpiazzare quelli di cui l’inutilità e pericolosità non possono più essere ignorate. La maggior parte dei 205.000 farmaci sviluppati fino al 1975, quando per la prima volta pubblicammo questa cifra hanno dovuto essere ritirati perché gli esperimenti sugli animali avevano condotto gli ingenui ricercatori a conclusioni errate. Oramai è impossibile calcolare quanti nuovi farmaci siano stati sviluppati nell’ultimo quarto di secolo, e quante nuove malattie, allergie, squilibri mentali essi hanno generato. D: Di quanti farmaci abbiamo effettivamente bisogno? R: Anni fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pubblicò una lista di soli 250 farmaci che considerava “essenziali”. Anche questa cifra modesta era dieci volte superiore a quella specificate dalla commissione medica del Presidente cileno Allende, il quale era un medico. Poi l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO) pubblicò un elenco di 26 medicamenti “veramente essenziali”, che in seguito furono ridotti a solo 9, come riportò l’autorevole Weltwoche di Zurigo il 14 ottobre 1981. E quale di questi era in testa dei 9 “particolarmente essenziali”? La nostra vecchia Aspirina! Scoperta giusto più di un secolo fa – senza sperimentazione animale, poiché per molti animali essa è mortale. D: È possibile riconoscere l’efficacia d’un farmaco senza prima sperimentarlo sugli animali? R: Certamente. In realtà, i farmaci che hanno dimostrato il loro valore terapeutico non sono stati trovati sperimentandoli sugli animali. Hanno origine vegetale ed erano conosciuti già nell’antichità, quando molto saggiamente non venivano provati sugli animali. D: Questi farmaci utili non sono stati adottati anche dall’industria farmaceutica? R: Alcuni sì, ma in modo errato. Per produrli in massa (cioè, per guadagnare in fretta molto denaro), l’industria chimica ha tentato di sintetizzarne gli agenti benefici – ha cercato di riprodurli artificialmente – ma spesso con risultati disastrosi. D: Può fornirci più informazioni al riguardo? R: La “Rauwolfia serpentina”, per esempio, è una pianta originaria dell’India della famiglia delle Apocinacee che è stata utilizzata per secoli e contiene importanti alcaloidi terapeutici, compresa la Reserpina, che abbassa la tensione arteriosa, e l’Ajmalina, un regolatore cardiaco. Al suo stato naturale, questa pianta contiene tracce di elementi e Sali che la rendono facilmente assimilabile, e in più le sostanze vitali naturali che nessuna analisi chimica è in grado di individuare e quindi di riprodurre. Allora gli affaristi dei laboratori si sono messi a isolare la Reserpina, a ricrearla chimicamente e a prescriverla allo stato puro, fino a che divenne evidente, dopo una ventina d’anni, che questo preparato artificiale, cioè l’imitazione chimica del prezioso prodotto naturale, provocava il cancro del seno come pure serie depressioni negli esseri umani – conseguenze che vari anni di prove sugli animali non avevano fatto prevedere e che la pianta naturale non produce affatto. D: Ma supponiamo che dovessimo testare un nuovo farmaco: non sarebbe prudente provarlo prima sugli animali? R: Certamente no. Tutti i numerosi disastri terapeutici del 20o secolo si sono prodotti perché ci si fidava dei risultati degli esperimenti fatti sugli animali. Prima dell’introduzione massiccia di questi test, non c’erano state simili catastrofi. D: I test sugli animali non possono dirci, per esempio, se un nuovo farmaco causerà delle deformazioni al feto? R: Possono solo disinformarci, come è accaduto con il Talidomide – che fu il primo caso, e per questo il più noto e il più clamoroso, di tutti quelli che seguirono. Dopo essere stato testato massicciamente sugli animali per tre anni (secondo la rivista americana Time del 13 febbraio 1962), il talidomide era stato raccomandato specificamente alle donne incinte come un calmante totalmente innocuo. Dopo la famosa tragedia, i test sugli animali vennero moltiplicati, professatamente con lo scopo di evitare altre tragedie simili, ma con il risultato opposto: da allora i casi di neonati deformi si sono moltiplicati anziché diminuire. (Per ulteriori informazioni, vedi capitolo ”Il caso del Talidomide” in Imperatrice Nuda). D’altra parte, se l’Aspirina fosse stata preventivamente testata sugli animali, questo farmaco, che è il più diffuso e il meno pericoloso, non sarebbe probabilmente mai entrato in uso poiché è mortale per molte specie di animali. Dunque le prove sugli animali possono anche bloccare l’utilizzazione di prodotti utili per l’uomo. D: Allora voi considerate le prove sugli animali un errore? R: E non siamo i soli. Migliaia di esperti indipendenti sono dello stesso avviso. Il pubblica ignora che a costoro i mass-media non danno voce in capitolo, poiché dipendono per la loro sopravvivenza interamente dalla pubblicità della petrolchimica con la massa dei suoi prodotti, che producono più dell’80% degli annunci che li tengono in vita: per cosmetici, prodotti casalinghi e di bellezza, medicinali, coloranti, smalti, vernici, gomme, pneumatici e via di seguito, dei quali la sola ditta tedesca Henkel, per esempio, si vanta d’aver sul mercato più di ottomila nominativi differenti. I mass-media non possono permettersi di diffondere notizie invise ai loro principali inserzionisti e non lasciano filtrare che le controverità diffuse dai portavoce dell’industria.. D: Allora perché le autorità sanitarie richiedono questi test? R: Le sedicenti autorità sanitarie non sono che delle marionette fornite dall’industria chimica. Dove altrimenti si troverebbero gli “esperti” di medicinali se non nell’ambiente che li fabbrica? Gli esperimenti sugli animali hanno solo lo scopo di creare degli alibi. Ogni volta che un nuovo farmaco produce un disastri, i fabbricanti possono discolparsi dicendo di aver coscienziosamente eseguito tutti i test di sicurezza prescritti. Ma guardandosi bene dal ricordare che a prescrivere questi test equivoci e fallaci erano stati essi stessi. D: Volete insinuare che questi test non costituiscono alcuna garanzia per il pubblico? R: Non solo questo. Prima dell’introduzione dei test massicci sugli animali non c’erano state le tragedie terapeutiche dei nostri giorni, che si fa di tutto per nascondere al grande pubblico. I prodotti testati su animali hanno creato un mucchio di nuove malattie. D: Per esempio? R: La Neuropatia Mielo-Ottica Subacuta (SMON) è una malattia molto grave de; sistema nervoso che ha condotto alla paralisi, alla cecità e anche alla morte decine di migliaia di persone, soprattutto in Giappone, dove ci sono state 30.000 vittime e una lunga serie di processi a carico dei fabbricanti di Basilea. D: Altri esempi? R: Il Diethyl-Stilboestrol (conosciuto come Destilbene in Francia e DES negli Stati Uniti), un ormone sintetico estensivamente testato sugli animali e prescritto alle donne incinte per proteggerne la gravidanza, si è dimostrato capace di provocare il cancro (della vagina) alle figlie di queste donne quando entrano nell’età della fertilità (vedi capitoli “Il caso dello Stilbestrolo” e “Apprendisti stregoni” in Imperatrice Nuda). Questi non sono che due esempi in mezzo a una moltitudine. La Food and Drug Administration, l’autorità di vigilanza sui medicamenti e gli alimenti negli Stati Uniti, ha rivelato che in un anno circa un milione e mezzo di persone vengono ospedalizzate in seguito agli effetti dei farmaci e più di 100.000 ne muoiono. D: La situazione è così anche in Europa? R: Certo. Soprattutto nei paesi dove con la complicità dei governi e delle autorità sanitarie, l’industria chimica è riuscita a imporre a un pubblico superstizioso la fede cieca nei poteri magici della “medicina moderna” come una sorta di nuova religione. D: Vorreste dire che la gente viene ingannata di proposito? R: Proprio così. Dal potere, per favorire l’onnipossente industria petrolchimica, l’unica al mondo che è ancora più redditizia dell’industria della guerra e non meno letale, anche se i danni che produce sono meno appariscenti perché a lunga scadenza. D: Come potete fare una simile affermazione? R: Perché prima o poi ogni guerra finisce, mentre la guerra della medicina istituzionalizzata contro la salute non finisce mai. Per i governi, i posti di lavoro sono ben più importanti che non la salute dei loro cittadini. È per questo che fin dalla più tenera età, le persone vengono rese farmaco-dipendenti e medico-dipendenti, col pretesto che ciò sia nel loro interesse anziché nell’interesse dell’industria. In questa frode, i genitori sono complici innocenti, essendo stati allevati pure loro in quest’ottica. D: Com’è la situazione in Svizzera? R: Come potrebbe essere altrimenti in un paese dominato dall’industria chimica? In Svizzera non ci sono meno medici fuorviati, terapie nocive, politicanti venali e giornalisti obbedienti che altrove. D: Intanto come combattere il cancro, le malattie del cuore e l’ipertensione senza ricerca sugli animali? R: Sebbene da più di due secoli a questa parte milioni di animali siano stati sacrificati per la ricerca sul cancro e delle malattie cardiache, questi mali non hanno fatto che aumentare anno per anno. Le loro cause sono ben conosciute e le malattie potrebbero essere evitate da misure preventive. Ma con la prevenzione non c’è da guadagnare soldi, mentre le malattie e la sedicente “ricerca” ne apportano a bizzeffe. Basta pensare ai miliardi estorti ogni anno con promesse da marinaio a un pubblico ingenuo e terrorizzato dai vari Telethon e lotterei di Capodanno. Nessuno sa dove vanno a finire questi miliardi. Si fa credere alla gente che non hanno bisogno di fare alcuno sforzo personale per la loro salute, che basta comprare le capsule e pillolette fabbricate per loro da un’industria filantropica. Intanto le malattie rimangono e aumentano, mentre ogni anno i fondi si rinnovano. D: Il diabete non è stato debellato grazie alla sperimentazione sui cani? R: Non è stato debellato affatto. Anzi, ha cominciato ad aumentare quando venne introdotta l’insulina negli anni venti, allorché il diabete era ancora una malattia rarissima. Lo si può curare, e meglio ancora prevenire, con la dieta giusta. A lungo andare, l’assunzione quotidiana di insulina produce problemi cardiocircolatori, cecità, cancrena pancreatica e porta irrimediabilmente a una morte precoce. Il suo uso incoraggia il paziente a trascurare la dieta che potrebbe guarirlo, e provoca l’atrofia totale della ghiandola pancreatica, che con la dieta adatta avrebbe potuto essere stimolata a rinforzarsi, però solo senza la somministrazione d’insulina. Tanto vero che è solo dopo l’introduzione dell’insulina che il diabete ha incominciato ad aumentare fino a essere oggi la terza causa di tutti i decessi negli Stati Uniti, preceduta soltanto dal cancro e dalle malattie cardiovascolari. Un bel successo! D: Bene, lasciamo perdere l’insulina. Ma almeno la Penicillina non è stata scoperta grazie alla sperimentazione animale? R: Al contrario. Ha rischiato di non venire mai scoperta proprio a causa della sperimentazione animale. Secondo i suoi stessi scopritori (Fleming, Florey e Chain), non sarebbe probabilmente mai stata utilizzata se fosse stata testata dapprima, come previsto, sui porcellini d’India, poiché per loro la penicillina è mortale. Ma a quel momento, tutti i porcellini d’India nel laboratorio erano già stati uccisi, per cui al loro posto vennero utilizzati dei topi, i quali, a differenza dei porcellini d’India, sono immuni alla penicillina. D: Ma non è vero che almeno per stabilire il dosaggio giusto bisogna provarlo sugli animali? R: Come può esser vero, visto che certe specie d’animali tollerano più di 100 volte più e altre oltre 100 volte meno di alcune sostanze che non l’uomo? Del resto anche tra due individui della stessa specie, perfino tra due fratelli, possono riscontrarsi enormi differenze di tolleranza. Inoltre, molti esperti oggi pensano che gli antibiotici abbiano fatto più male che bene. D: Com’è possibile? R: Con gli anni, la somministrazione massiccia e indiscriminata di antibiotici, impiegati anche profilatticamente, ha finito col produrre, per la legge Darwiniana della sopravvivenza dei più forti, nuovi ceppi di batteri, più resistenti dei precedenti e immuni anche a tutti i nuovi antibiotici che sono stati sviluppati dopo che la penicillina aveva perduto la sua efficacia. Così gli apprendisti stregoni dei laboratori possono vantarsi d’essere riusciti a sviluppare esseri umani sempre più fragili e nel contempo ceppi di batteri sempre più forti. Del resto, “antibiotico” significa “ostile alla vita”. In verità gli unici prodigi che questi nuovi prodotti hanno compiuto sono stati per i conti bancari dei loro fabbricanti. D: Quali sono i metodi di ricerca senza animali? R: Il più importante è l’osservazione clinica, che ha già risolto tanti problemi del passato da parte di medici interessati a scoprire la causa delle malattie, piuttosto che trovare nuovi modi d’infliggerle, come fanno i “ricercatori” odierni. Inoltre, per studiare reazioni a una nuova sostanza, al posto di animali vivi, che reagiscono in modo diverso da noi, si possono utilizzare culture di cellule, di tessuti e di organi umani, disponibili senza limiti da biopsie, operazioni chirurgiche, cordoni ombelicali, placente e così via, che danno risultati molto più affidabili proprio perché sono d’origine umana. D: Allora perché non si utilizzano più? R: Perché non c’è ignoranza più tenace di quella dei dotti, prigionieri dei loro dogmi. I nostri ricercatori vivono ancora nel secolo scorso. L’uso di metodi progressivi presuppone un po’ di preparazione o perlomeno un’intelligenza media – laddove qualsiasi idiota può mettersi a squartare o avvelenare animali vivi per poi riferire ciò che vede. Che tali esperimenti siano validi o meno per la medicina umana, non interessa questi signori ossessionati dalla sperimentazione animale. D: È la sola ragione? R: Certo che no. La vivisezione è divenuta un immenso business al quale i profittatori non vogliono più rinunciare, un’industria estremamente lucrativa che opera nel buio, poiché i media hanno il divieto perentorio di parlarne: grandi allevamenti, per lo più sotterranei, di animali condannati a venire al mondo in un habitat di cemento e di morirci senza mai aver visto la luce del giorno, né altri esseri umani se non i loro torturatori; e poi tutta l’infrastruttura di fabbriche di gabbie, di incubatrici, di mangimi in pillole, di apparecchi di contenzione, di strumenti elettronici d‘analisi e di tortura sempre più sofisticati. I soli Stati Uniti consumano più di 100 milioni d’animali da laboratorio all’anno, l’Europa certamente ben presto altrettanti dopo che Bruxelles ha imposto questi test fraudolenti a tutti i membri del Mercato Comune per sostenere i commercio della malattia. D: Ma non è vero che la speranza di vita è stata allungata grazie ai vaccini? R: Gli storici della medicina non sono di questo parere, poiché il declino delle malattie infettive, e quindi l’aumento della speranza di vita, è cominciato mezzo secolo prima dell’inizio delle vaccinazioni, Fu il risultato di un miglioramento delle condizioni igieniche e della qualità di vita conseguente all’evoluzione industriale. Nel Medioevo gran parte della popolazione moriva di fame e dormiva nella paglia insieme ai topi, condizioni in cui soprattutto i bambini non sopravvivevano alle malattie. D: Come furono debellate le grandi epidemie del passato se non con le vaccinazioni? R: Tutte le epidemie seguono un ciclo, checché facciano le autorità sanitarie: sorgono (di solito in aree sovrappopolate, il che compromette anche le condizioni igieniche), crescono inarrestabilmente fino a toccare il loro azimut, poi declinano e finalmente scompaiono. Le inoculazioni sono sempre state iniziate quando il declino era già molto avanzato, e le infezioni hanno immancabilmente registrato una recrudescenza dopo ogni inoculazione di massa, per poi riprendere il loro declino precedente, come dimostrano chiaramente i grafici del Dott. Buchwald e altri ricercatori in materia. La grande peste bubbonica del Medioevo, che decimò la popolazione di tutta Europa, scomparve da sé, senza il minimo intervento. La febbre puerperale, che in passato faceva stragi di neonati e giovani madri, è praticamente scomparsa grazie alle misure igieniche imposte dal Semmelweis molti anni prima dell’avvento di Pasteur (vedi Imperatrice Nuda, capitolo “La chirurgia”) D: Il vaiolo non è stato debellato mediante la vaccinazione? R: Al contrario. L’Inghilterra, che è stato il primo paese a introdurre l’obbligo della vaccinazione contro il vaiolo nel 19° secolo, è stato anche il primo paese a scoprirne il pericolo e ad abbandonarne l’obbligo già prima della fine dello stesso secolo. Come risultato, durante tutto il 20o secolo l’Inghilterra ha conosciuto meno casi di vaiolo che tutti gli altri paesi dove la vaccinazione era obbligatoria (vedi Imperatrice Nuda, capitolo “Vaccini, confusioni ecc.”). D: È veramente impossibile stabilire con certezza se una inoculazione ha raggiunto il suo scopo? R: Per una risposta scientificamente valida, si dovrebbe esporre un folto gruppo d’individui non vaccinati ad un’infezione virulenta e poi confrontarlo con un gruppo equivalente d’individui vaccinati, esposti alla medesima infezione. Evidentemente, non lo si è mai fatto. D: L’esplosione demografica del Terzo Mondo non è una prova che la vaccinazione protegge contro le malattie? R: L’introduzione di programmi di vaccinazione sistematica è sempre accompagnata da misure d’igiene e da un miglioramento della qualità della vita. È nomale che più nutrimento e meno sporcizia abbiano effetti positivi sulla speranza di vita. D: Non sarà dunque mai possibile stabilire con certezza gli effetti positivi di una vaccinazione di massa? R: Finora è stato solo possibile provare irrefutabilmente quali terribili danni i vaccini possono produrre. Esistono libri interi al riguardo. Possono essere consultati nelle biblioteche. Ma adesso non parliamo della fondatezza o meno delle vaccinazioni, che è un capitolo a parte, ma dell’opportunità o meno di sviluppare i vaccini su animali. E quelli non prodotti sui animali si sono dimostrati molto meno rischiosi. D: Per esempio? R: Per produrre vaccini ci suole un materiale biologico di base che non deve necessariamente essere costituito da animali viventi. In Russia, per esempio, quasi tutti i vaccini sono prodotti sui uova di anatra. Anche le colture di cellule umane rappresentano un terreno di sviluppo molto meno pericoloso. D: La Polio non è stata debellata grazie agli esperimenti sulle scimmie? R: È quanto si credeva una volta. Oggi si sa che è vero precisamente il contrario. Anche le campagne antipolio vennero messe in atto quando l’epidemia era già in declino. Cominciò a regredire in tutti i paesi non vaccinati nella stessa misura come nei paesi vaccinati. Questi ultimi, peraltro, subirono la solita recrudescenza della malattia subito dopo l’imposizione della vaccinazione. Particolarmente grave è stato il caso del Brasile, dove non c’era mai stata un’epidemia di polio fino al giorno in cui gli venne imposta la vaccinazione. D: Questo vaccino ha realmente provocato tante catastrofi? R: Sì, oltre al sospetto di aver scatenato l’AIDS. Nel 1983, per esempio – 30 anni dopo la pretesa eliminazione della Polio – ci furono scandali negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Nuova Zelanda, presto soffocati, riguardo a questo vaccino. Le culture di tessuti dei reni di scimmia, sulle quali sia Salk che Sabin avevano sviluppato i loro vaccini, si dimostrarono molto nocive, precisamente perché erano di origine animale. Fu in questa occasione che si capì per la prima volta che dei virus congeniti, cioè innati, naturali per un animale e dunque innocui per lui, possono diventare virulenti quando saltano la barriera della specie, come quando vengono immessi nell’uomo. Questa scoperta portò alla produzione di un nuovo vaccino contro la Polio, molto più sicuro, coltivato su culture di cellule diploidi umane (v. capitolo “Vaccini cancerogeni” in Imperatrice Nuda). D: Un articolo sull’Osservatore svizzero-tedesco affermava tempo fa che è impossibile provare la presenza della tubercolosi in un malato senza sperimentazione animale. È vero? R: Nemmeno per sogno. Questo genere di controverità scientifiche in favore della necessità della vivisezione e l’eccellenza miracolosa della medicina ufficiale appaiono continuamente sulla stampa svizzera, che allo stesso tempo rifiuta di pubblicare tutte le opinioni contrarie. D: Allora non è vero che non si può provare la presenza della tubercolosi senza ricorrere agli animali? R: Per parecchi anni, ricercatori incapaci di concepire un metodo diverso non avevano trovato di meglio per constatare la presenza o meno della tubercolosi in un paziente se non iniettare un miscuglio di sue materie organiche – tra cui un po’ di saliva, di pituita, di succhi gastrici e di urina – in un porcellino d’India e poi attendere varie settimane per vedere se l’animale sviluppava o non sviluppava la tubercolosi. I risultati – come sempre nel caso della sperimentazione animale – non erano affidabili. Da allora, i ricercatori più dotati hanno pensato di coltivare “in vitro” i batteri del paziente, cioè fuori da un corpo animale, in un brodo di cultura di queste sostanze, di modo che oggi l’esame si svolge per mezzo del solo microscopio e dà risposte sicure e immediate. Ma esistono sempre ancora ricercatori ottusi che se non ci va di mezzo un animale preferirebbero cambiare mestiere. D: Come la mettiamo con la chirurgia? Come si può sviluppare la destrezza manuale senza prima esercitarsi sugli animali? R: Permettete una controdomanda: vi lascereste operare da un veterinario? Perché no? Vi risponderemo con le parole di Lawson Tait, il grande chirurgo inglese che alla fine del 19o secolo sviluppò tutta una gamma di tecniche operatorie fondamentali seguite ancora oggi. Dopo anni di allenamento su animali, Tait finì per sconfessarne totalmente la validità e si elevò contro la sperimentazione sugli animali con una vera e propria campagna di conferenze e pubblicazioni intese per i propri colleghi. Scrisse tra l’altro: “Come metodo di ricerca, la sperimentazione su animali vivi ha condotto tutti coloro che l’hanno praticata a conclusioni errate, e i loro rapporti abbondano di casi in cui non solo animali sono stati inutilmente sacrificati, ma dove in seguito a questi errori, anche molti esseri umani si sono aggiunti al numero delle vittime”. D: Allora come fa un chirurgo ad acquisire la destrezza manuale che gli occorre? R: Abel Desjardins, già professore di chirurgia al’Università di Parigi, ha risposto a questa domanda una volta per tutte nel corso di una conferenza a Ginevra.: “Si comincia come assistente di un chirurgo esperto. Dapprima si osserva, poi si assiste il chirurgo esperto, un gran numero di volte. Sarà lui che deciderà quando l’allievo può passare alla sua prima operazione. Si comincia con casi semplici, in cui s’invertono i ruoli, è il maestro che osserva, pronto a intervenire se l’allievo fa uno sbaglio o è in difficoltà. Si passa progressivamente a casi più complicati. È questo il metodo per la formazione del chirurgo e io sostengo categoricamente che non ne esistono altri. L’esercitazione su cani, come venne provato una volta, non può condurre che a fallimenti pietosi. Un chirurgo cosciente della sua arte non può appendere niente da tali pratiche, al contrario, diventerà un chirurgo pericoloso”. (Per maggiori dettagli, v. capitoli “Chirurgia”e “Formazione del chirurgo” in Imperatrice Nuda). D: Se è come dite, perché questi fatti non sono generalmente conosciuti? R: Perché l’informazione pubblica, soprattutto in medicina, è manipolata, non solo dai mass-media, ma anche dalle lobbies, i gruppi di pressione al soldo del business petrolchimico che in ogni paese lavora in collusione con le autorità sanitarie e il corpo medico. È una coalizione altrettanto potente quanto lo fu in passato la Chiesa del medioevo. In svizzera, per esempio, l’industria chimica, ancor più che nelle altre sedicenti democrazie, è così potente che si identifica con il potere politico. Scrisse un umorista tedesco: “In Svizzera non c’è censura, però funziona”. D: Vorreste insinuare che non tutti i medici s’ispirano ad alti ideali umanitari, al punto da lasciarsi a volte manipolare dall’industria? R: Proprio così. Mediante generose donazioni in nome del “progresso medico”, l’industria chimica si assicura la complicità delle Facoltà universitarie, tanto che queste si guardano bene dal rivelare agli studenti di medicina che la salute non la si acquista in farmacia e tantomeno lasciandosi iniettare veleni nel sangue fin dalla nascita, ma che dipende unicamente dagli alimenti che si ingeriscono, dai liquidi che si bevono e dall’aria che si respira. Medici onesti e intelligenti che prescrivono rimedi naturali, comprovatamente sicuri ed efficaci, vengono denunciati come “ciarlatani” dai ciarlatani che dirigono la medicina istituzionalizzata e rischiano l’espulsione dall’ordine dei medici, se non addirittura la prigione. D: L’Accademia Elvetica delle Scienze Mediche non ha pubblicato un manuale d’etica al fine di proteggere gli animali di laboratorio? R: Questo si è rivelato come ancora una nuova frode quando si è scoperto che tale organizzazione, dal titolo altisonante – camuffato da “Fondazione” – è stata fondata dall’industria chimica, che la finanzia. D: Voi allora negate qualsiasi fine filantropico a questa industria? R: Cosa pensate voi di una industria che scarica sulle popolazioni del terzo Mondo medicamenti che era stata costretta a ritirare dai propri mercati perché ne erano stati scoperti gli effetti letali? D: Le imprese chimiche non hanno minacciato di dislocarsi all’estero se la vivisezione venisse abolita in Svizzera? R: È un bluff, per spaventare i politici e la popolazione. Hanno già da tempo stabilito fabbriche in paesi esteri dove la mano d’opera è molto meno cara, ma manterranno sempre la loro sede in Svizzera, perché non possono fare a meno della protezione del proprio governo a livello politico e internazionale. D’altronde, noi non chiediamo all’industria di rinunciare alla vendita di prodotti lucrosi destinati ai sognatori, ma di cambiare la loro metodologia di ricerca e di mercato. Un’industria che è riuscita per un secolo a spacciare prodotti cancerogeni come cure contro il cancro, riuscirà sicuramente a vendere con profitto anche dei prodotti un po’ meno nefasti. D: E il fattore Rhesus? Non è stato scoperto mediante esperimenti sulle scimmie, come indica il nome? R: Il fattore Rhesus è stato scoperto, come tutto il resto, dapprima su un essere umano e in seguito è stato riprodotto sugli animali. Nel 1939 Levine e Stetson avevano scoperto un nuovo antigene (sostanza che causa la formazione di anticorpi nel sangue) nel siero di una donna che dopo un aborto aveva subito una trasfusione da suo marito, con gravi conseguenze. Descrisse l’agglutinina (sostanza che produce l’agglutinazione dei globuli rossi nel sangue) senza darle un nome. Se glielo avessero dato il “fattore Rhesus” avrebbe oggi un nome diverso.[1] Un anno dopo, Landsteiner e Wiener scoprirono che quando si inietta del sangue di una scimmia Macaco Rhesus nel peritoneo di un coniglio, un agglutinante appare nel sangue del coniglio che è simile (ma non identico) all’agglutinina descritta da Levine e Stetson, e la designarono con le iniziali “RH”, per “Rhesus".[2] D: Un’ultima domanda: perché vi date più da fare per gli animali che non per i nostri simili? R: Invece ci sembra che tutto quel che abbiamo detto dimostra che ci diamo altrettanto da fare per l’umanità, e certo ben più che tutta l’industria chimica, i mass-media, il corpo medico e i governi messi insieme. Per loro, la “salute dei cittadini” e “dei nostri figli” non sono che scaltri pretesti per mantenere bene imbottite di soldi le loro poltrone. [1] Levine P. Stetson R. 1939: “An unusual case of intra-group agglutination”, Journal of the American Medical Association, 113, 126. [2] Landsteiner K., Wiener A. S. 1940: “An agglutinable factor in human blood recognizable by immune sera for Rhesus blood”, Soc. Exp. Biol. Med., 43, 223. Fonte: Domande e Risposte sulla Vivisezione (2000) __ http://www.hansruesch.net/articoli/D&R.htm vedi anche il libro: IMPERATRICE NUDA http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&theater _________________
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    COME SI FABBRICA LO STRESS L'opera fondamentale che ha introdotto nella odierna medicina ufficiale il termine "stress" è quella di Hans Selye, un canadese di origine tedesca che da studente aveva seguito anche i corsi di medicina dell'Università di Roma e nel frontespizio del suo volumone intitolato Stress pure nella traduzione italiana (Ediz. Scientifiche Einaudi, 1957) viene presentato come «Professore di Medicina e Chirurgia Sperimentale nell'Università di Montreal». Questa opera di 1500 pagine è uno dei più colossali monumenti alla follia della scienza moderna, e con ogni probabilità ha contribuito notevolmente all'aumento del cancro registratosi soprattutto negli ultimi 30 anni, mediante l'immissione sul mercato di nuovi, pericolosissimi farmaci. Nella lingua inglese il termine stress significa "tensione", soprattutto eccessiva, sia in senso figurato che letterale, sia per oggetti inanimati che animati. Da quando il Selye ha pubblicato la sua opera, il termine è entrato nella terminologia medica internazionale per definire una condizione psicofisica che di anno in anno si fa più nebulosa. Parlando di sé in terza persona, come Giulio Cesare, e per di più al plurale, il Selye ci fa sapere anzitutto che nel 1936, dopo una serie di «esperienze» (leggi: torture varie) su animali, gli «scienziati» (leggi: Hans Selye) hanno annunciato che l'organismo — e in questo specialmente l'ipofisi e il surrene — risponde in maniera fissa, tipica, ad una grande varietà di fattori “stressanti", quali infezioni, intossicazioni, traumi, eccitamenti nervosi, angoscia, caldo, freddo, irradiazioni e così via. A Hans Selye non era mai venuto in mente che logicamente organismi sottoposti a tali insulti "stressanti" non erano più in grado di reagire in maniera normale come organismi sani e che perciò si ammalavano, di solito sviluppando ulcere allo stomaco le quali finivano col causare emorragie spesso mortali. Questa prova avrebbe semmai dovuto rappresentare un'ennesima conferma — per ogni persona interessata alla conservazione della salute anziché alla provocazione di malattie — che la salute è donata dalla natura e distrutta dagli uomini, per cui essa e conservabile, come già aveva asserito Ippocrate, eliminando fattori ingiuriosi, "stressanti", ossia le cause della malattia, cause che si conoscono benissimo; e che la salute perduta non potrà mai essere riacquistata mediante la somministrazione di polverine più o meno velenose, ma soltanto col riposo e con l'igiene. Caratteristicamente, i nostri reagirono in modo opposto. Sottomisero — e continuano a farlo tuttora, in misura sempre crescente — milioni e milioni di animali ad ogni tortura immaginabile per porli in stato di "shock" e farli ammalare di "stress" Era per raggiungere più comodamente tali risultati che Noble Collip — anch'essi prodotti dell'Università di Montreal — escogitarono nel 1942 quel già descritto tamburo rotante con protuberanze interne che porta i loro nomi e che continua a dilettare fisiologi di tutto il mondo. Ecco, nelle parole degli inventori dell'apparecchio, come presentavano i ratti dopo tali trattamenti, dovendo noi tener conto che i ratti hanno la medesima capacità di soffrire degli uomini, tanto da reagire in modo analogo, anche psichicamente: «Tolti dal tamburo, gli animali sembrano star male, ma sono coscienti. La condizione peggiora per alcune ore. La respirazione è affannosa. A volte si nota sangue intorno al muso e al naso. Gli incisivi sono spezzati o mancanti... Il palpito cardiaco è irregolare alla palpazione. Spesso si osserva grave diarrea... All'autopsia si rivelano emorragie abbondanti nei muscoli, contusione del fegato, congestione dei visceri, dei reni, del polmone, del retto, del duodeno e dello stomaco...» Seguirono altri trattamenti, però con animali ai quali erano state previamente estirpate le capsule surrenali o le ghiandole pituitarie. Poi si descrivono le differenze con animali previamente eviscerati, e difatti il passo in questione è intitolato «Effetto dell’eviscerazione». Queste prime relazioni ispirarono fisiologi americani a provarci anche loro senza perder tempo, come ci rivela l'American Journal of Physiology (vol. 139, 1943), in cui si legge a p. 139: « Mezzo migliaio di ratti vennero assoggettati a 650 rotazioni. Più del 10% morì nel tamburo. Gli animali mostravano massicce emorragie nell'intestino, emorragie infracraniali e fratture del cranio, oppure morirono venti minuti dopo essere stati estratti dal tamburo... I ratti nel tamburo rotante ebbero contusioni delle preminenze ossee, soprattutto del margine dorsale, dell'ileo, della scapola, della base del cranio e del muso. In molti erano frantumati i denti, e lo scroto era contuso...» Era ormai stata inaugurata l'epoca della tortura in serie, meccanizzata, e i fisiologi di tutto il mondo non se lo fecero dire due volte. Da Napoli a Siviglia a Tunisi, ossia anche in quelle città che non avevano nemmeno saputo organizzare efficacemente la propria nettezza urbana, fecero la loro apparizione nei laboratori le ingegnose centrifughe di Noble e Collip, e da allora tutte queste prove non hanno cessato di moltiplicarsi, fino a portare il numero degli animali che oggigiorno vengono sacrificati in questo modo a varie decine di milioni l'anno. Non sempre gli animali sviluppano ulcere, ma passano egualmente a vita migliore in seguito a una varietà di altri inconvenienti, che un soggiorno nella centrifuga nonché tutte le altre prove "stressanti" a cui vengono sottoposti non possono mancare di infliggere. Naturalmente, anche le ulcere provocate alle cavie mediante il tamburo rotante — o mediante tutte le altre ingiurie dei vivisettori — non sono equiparabili alle ulcere che insorgono nell'uomo: anzitutto perché l'uomo non è una cavia, poi perché esso non è stato immesso nella centrifuga, né deve sottostare agli altri insulti crudeli, sicché le sue ulcere hanno tutt'altra origine: pertanto anche una cura efficace per l'uomo non potrà essere trovata attraverso le cavie. Ma per capire questa semplice verità è importante non avere mai studiato medicina sperimentale negli odierni atenei. Selye e Compagni hanno dunque identificato un ormone che verrebbe secreto dalle ghiandole surrenali di animali così "stressati" e si sono affrettati a riprodurlo in laboratorio per via chimica, allo scopo di procurare nuovi farmaci "miracolosi" all'umanità stressata. Come conseguenza di tali "lavori", quando un medico oggi diagnostica a un suo paziente "uno stato nervoso" oppure "uno squilibrio vagosimpatico" oppure "una turba psicosomatica", egli rischia di prescrivergli uno dei tanti "ormoni di compensazione" (artificiali) — ACTH, un cortisonico, ecc.; ossia impiega la peggiore terapia immaginabile, peggiorando notevolmente, mediante l'immissione di nuovi veleni, lo squilibrio organico e pertanto anche psichico di cui il suo paziente già soffre ("pazzia da cortisone"). Su questi farmaci "miracolosi", già comprovatamente deleteri, per l'organismo, grava inoltre il sospetto di essere cancerogeni In tutti i casi il male che essi pretendono curare ne viene accentuato, e il medico non avrà, come il suo compito richiederebbe: né determinato né corretto le vere cause dei disturbi che hanno spinto il paziente a rivolgersi a lui. Del libro di Selye dice in un articolo di fondo il British Medical Journal (25-5-1954, p. 1195): «Alcune delle idee del Selye non sono facili da accettare, e la sua terminologia non le rende più facili. Altri ricercatori non sono sempre stati capaci di ripetere i suoi risultati sperimentali, e la sua interpretazione e il significato dei risultati, particolarmente nell'applicazione all'uomo, non sono chiari... Quali deduzioni relative alle reazioni umane si possono trarre da questi esperimenti è incerto». Ora esaminiamo più da vicino questi "lavori" che una volta di più hanno miracolato soltanto i loro inventori nonché le ditte farmaceutiche. La terminologia, che persino uno specialista della rivista medica inglese considera a volte arcana, è una di quelle inventate dai vivisettori per dare una parvenza di "scienza"a lavori che ancora una volta dissacrano la vera scienza. Chi sfogliando il libro del Selye trova termini come "surrenectomizzati", "ipofisectomizzati", "ovariectomizzati", "pancreatectomizzati", "epatomizzati", si spaventa pensando che debba trattarsi di lavori misteriosi, importantissimi, in cui a un comune mortale è impossibile addentrarsi. Invece questi termini significano semplicemente che agli animali sono stati estirpati parzialmente o per intero, i surreni, o l'ipofisi, o le ovaie, o il pancreas, o il fegato, attraverso cruenti interventi chirurgici; mentre le bestiole languono in questo misero stato, esse vengono sottoposte a varie nuove, prolungate prove "stressanti": vengono immesse nuovamente nei tamburi, o devono ingerire veleni, o subire nuovi interventi chirurgici, o morire di fame, di sete, o di freddo, o di caldo. Si tratta in tutti i casi di interventi la cui crudeltà è paragonabile soltanto alla loro futilità. L'ablazione brutale di un organo — "distruzione" era il termine che usava Claude Bernard — porta un tale scombussolamento nell'organismo, ne altera a tal punto tutte le funzioni, e non solo quelle dell'organo direttamente offeso, che le conclusioni che se ne possono trarre sono assolutamente nulle: ad esempio, l'ablazione dei surreni — o di un'altra parte — non provoca nell'organismo il medesimo effetto di un surrene, o di un'altra parte, il cui funzionamento sia diventato difettoso, ma provoca scompensi incalcolabilmente più gravi e del tutto diversi. Per conferire un'ulteriore parvenza di "scienza" a queste futilità, gli pseudoscienziati introducono nei loro testi certe sigle che per i non addetti ai lavori hanno un aspetto formidabile. Così nel libro del Selye ricorrono di frequente delle misteriose S.G.A. ( = sindrome generale di adattamento), GC (=glico-corticoidi, ad esempio cortisone, cortisolo), STH (=ormone ipofisario dell'accrescimento), R.A. (=reazione d'allarme), S.E. ( = stadio di esaurimento). Esempio: quando un animale dopo prolungate torture, interventi cruenti, inedia o altre interferenze contro natura è diventato uno straccio, non si regge più in piedi, e naturalmente si trova in uno stato di squilibrio mentale completo, gli "scienziati" descrivono questa sua condizione con la sigla anodina S.E.: stadio di esaurimento. Il Selye avverte anche che «la letteratura sullo stress e sugli ormoni dell'adattamento, analizzati per la prima volta nel 1950, cresce ogni giorno col ritmo di quattro-seimila pubblicazioni all'anno», dimenticando di aggiungere che ognuna altera o contraddice le precedenti, moltiplicando all'infinito le confusioni già esistenti in materia. Ecco adesso alcune di queste perle giapponesi che abbondano nell'opera monumentale del Selye: p. 67: «La sezione del midollo spinale a livello dei segmenti toracici superiori ha dimostrato di essere uno dei più validi, semplici e pratici metodi per la provocazione di una tipica e intensa R.A. (reazione di allarme) nei ratti, e soprattutto in quelli mantenuti a digiuno per tutta la durata dell'esperimento». p. 68 : «Nei cani, le lesioni della regione ipotalamica provocano la rapida comparsa di erosioni gastrointestinali acute con emorragie nel tubo digerente». p. 87 : «Shock di gravità: I conigli sospesi a testa alta, senza anestesia, perdono coscienza entro 1-2 ore e possono morire entro 24 ». p. 101: «I ratti ipofisectomizzati acquisiscono una tale sensibilità da morire per dosi minime di raggi X, di insulina, o anche per dosi relativamente piccole di follicoloidi altrimenti innocui». (I ratti "ipofisectomizzati" di cui sopra hanno dovuto subire, come indica la parola, un grave intervento chirurgico, per cui i più o tutti erano destinati a morire comunque in breve tempo, anche senza torture supplementari. N.d.A.) p. 338: «Una iniezione di veleno di cobra nell'arteria renale del gatto provoca una scarica di renina nel rene, anche dopo surrenectomia ed eviscerazione». p. 167: «L'ipofisectomia e la surrenectomia riducono cospicuamente la resistenza ai vari stressor». (Gli "scienziati" in questione hanno scoperto nientemeno che uh organismo gravemente menomato da asportazioni chirurgiche risulta meno resistente a ulteriori ingiurie. N.d.A.) p. 505: «Nei cani, la stimolazione delle catene simpatiche cervicali o toraciche può instaurare una pancreatite emorragica acuta». (Traduzione volgare: il cane viene torturato mediante punzecchiature o strizzamenti di interi fasci di nervi finché lo scombussolamento nervoso e organico conduce a una degenerazione e conseguente massiccio sanguinamento del pancreas.) p. 587: «Si è affermato che l'eccitazione emotiva tende a provocare leucemia nel gatto e leucopenia nel coniglio (rispettivamente eccesso e deficienza di globuli bianchi nel sangue. N.d.A.) ma la causa di questa asserita differenza tra le due specie è ignota». (I gatti vengono dunque sottoposti a varie torture finché il derivante scombussolamento é tale da farli ammalare di una malattia che gli "scienziati" equiparano alla leucemia umana. Nel coniglio invece, le medesime torture procurano una malattia di genere opposto. Naturalmente gli "scienziati" non capiscono la causa di questa differenza, tantomeno capiranno mai come queste esperienze potrebbero essere messe al servizio dell'uomo, se non per sollecitare nuovi sussidi da enti governativi o privati.) p. 773: «Sostanze irritanti direttamente iniettate nell'arteria renale provocano facilmente nefrite, nefrosclerosi, e talvolta ipertensione: i risultati perseguiti sono però oltremodo irregolari. Per determinare l'insorgenza di una ipertensione sperimentale negli animali si è poi fatto ricorso a diversi altri interventi traumatici sul rene, tra cui l'iniezione di sostanze irritanti, la legatura parziale o totale dell'uretra e la provocazione artificiale di embolie renali ». p. 787: «La tachicardia (accelerazione del battito cardiaco N.d.A.) che segue l'emorragia nei gatti il cui cuore sia stato precedentemente denervato e pertanto sensibilizzato all'adrenalina è dovuta all'aumento dell'attività endocrina surreno-midollare...» p. 921: «I ratti sottoposti a cronico sovradosaggio con mineral-corticoidi subiscono una profonda riduzione dell'efficienza muscolare, come confermano le esperienze del tamburo rotante. Si è al contrario affermato che gli individui colpiti da varie infezioni acute, se trattati con piccole dosi di DCA, rivelano un aumento dell'efficienza muscolare». (Ancora una volta, animali e uomini reagiscono in modo opposto. N.d.A.) p. 921: «Il pantotenato di calcio eleva sensibilmente la capacità lavorativa dei ratti surrenectomizzati valutata per mezzo della "prova del nuoto".» (Vuol dire che dopo aver asportato i surreni ai ratti, gli "scienziati" somministrano a questi un farmaco e poi li buttano in una vasca colma d'acqua, insieme ad altri ratti similmente operati ma senza somministrazione del farmaco. Poi si sta a guardare quale delle due categorie riesce ad arrancare più a lungo nell'acqua prima che la fatica o un infarto li paralizzi.) p. 930 : «Una serie di 25 applicazioni di elettroshock convulsivante (scosse elettriche capaci di procurare violente convulsioni, N.d.A.) è seguita immediatamente da grave menomazione delle capacità di apprendere, e tale menomazione è ancora evidente a 30 giorni di distanza dal trattamento». P.S.: Per queste sue "ricerche"sullo stress, per le quali milioni di animali sono stati frustati, bastonati, avvelenati, massacrati, annegati, asfissiati, scottati, bruciati, congelati, schiacciati, fratturati, lobotomizzati, surrenectomizzati, depancreatizzati, ipofisectomizzati ecc., il dott. Hans Selye ha ricevuto tra il 1950 e il 1963 sussidi per un totale di almeno 728.926 dollari non ancora svalutati (quasi mezzo miliardo di lire). Tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "COME SI FABBRICA LO STRESS" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________
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    [...] E adesso addio, [...] piccolo gattino. Possa tu essere morto prima che comincino le feste di Natale, perché in quei giorni rischi di rimanere per giorni anche senz’acqua, immobilizzato nel tuo apparecchio. Ma non contarci, perché vivisettori come il prof. Konrad Akert, capo branco dell’Università di Zurigo, e il prof. W. D. M. Paton di Oxford – Sir William, nominato baronetto dalla sua Graziosa Maestà la Regina per il suo incessante lavoro su cervelli di gatti – e i loro colleghi hanno eseguito questi esperimenti così incredibilmente spesso, con idiota ripetitività, che sono diventati parecchio abili nel prolungare l'agonia, anche se nessuno di loro è mai stato capace di nominarci un solo paziente che sia stato curato da loro; mentre noi possiamo nominare un numero grande a piacere di persone che sono state rovinate a vita, e anche a morte, dal loro ottuso e controproducente metodo di pseudoricerca. Ma forse puoi ricevere una specie di freddo conforto dal seguente pensiero, povero piccolo gatto. Pensa solo questo: da una [...] piccola testa come la tua, uomini importanti come Sir William Paton – un Professore dell’Università di Oxford, fatto cavaliere dalla regina! – sperano in effetti di trovare un giorno che cosa fare dei propri cervelli difettosi e del grande buco nero dentro di essi, e ne sono così preoccupati che gli esperimenti sul cervello sono diventati per loro un’ossessione a vita. Adesso dobbiamo veramente lasciarti, povero piccolo gattino. Possa tu morire rapidamente. È veramente la sola cosa che possiamo augurarti. Forse ci incontreremo un giorno, in qualche altro mondo, che potrà solo essere migliore di questo. Il testo completo alla Fonte: http://www.hansruesch.net/articoli/Addio.pdf Vedi: http://www.hansruesch.net __________________________
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    Dario Miedico Il danno da vaccinazioni – considerazioni generali e risarcibilità Premessa personale (necessaria e ultrasintetica di cui mi scuso) Sono un medico tradizionale che fin dall’epoca in cui ero uno studente di medicina alla facoltà di Bologna vivevo grosse contraddizioni fra il medico che volevo diventare e la scienza medica che mi veniva insegnata. Questa contraddizione aumentò dopo il 4° anno di Medicina quando mi trasferii all’Università di Milano e qui scoprii con assoluta evidenza (ero ormai un assistente universitario e lavoravo in clinica medica) che quella che veniva definita la scienza medica era una truffa e il Giuramento di Ippocrate una mia affiliazione alla mafia dei camici bianchi. Di fatto dopo pochi anni andandomene dall’università divenni un complice dissociato, ma pur sempre e mio malgrado un complice, e decisi di andare a lavorare sul territorio e nelle fabbriche dove la salute e la vita venivano rubate ai laboratori. Di qui la mia partecipazione alla costruzione con gli operai della Montedison di Castellanza ed il grande e vero scienziato Giulio Maccacaro del movimento di lotta per la salute che si chiama Medicina Democratica e che da allora per oltre 30 anni si batte su tutti i campi dove la salute della popolazione in generale viene negata, ferita, uccisa. Premessa sulle vaccinazioni (necessaria ed ultrasintetica di cui mi scuso ancora) Ho iniziato di occuparmi di vaccinazioni oltre 20 anni fa per aiutare genitori che rifiutavano l’obbligo delle vaccinazioni e per questo rischiavano (e rischiano) che venisse tolta loro la patria potestà dal Tribunale dei Minori e che i loro bambini venissero vaccinati coattamente. Di fatto mi risulta che solo in un caso (a Bassano del Grappa) venne effettuata la vaccinazione coatta ma è evidente come anche solo perdere la patria potestà fosse un atto estremamente grave e temuto dai genitori. Un gran numero di genitori, allora ma anche oggi, molto scorrettamente, ma comprensibilmente, ricorrevano a falsi certificati di vaccinazione o a false indicazioni di patologie che consentivano di rinviare almeno le vaccinazioni stesse; invece altri si impegnavano duramente a raccogliere dati, informarsi e di fatto a costruire una nuova scienza che demistificasse gli imbrogli ed i crimini di quella ufficiale. L’aiuto rivolto ai genitori mi consentì, già allora, di scoprire grazie a persone del tutto estranee alla scienza medica ufficiale, alcuni falsi fondamentali della medicina delle vaccinazioni ed in particolare: 1. Le vaccinazioni non sono una forma di prevenzione così come affermano medici, ASL, Ministero ed anche l’ OMS ma solo una forma di profilassi ed inoltre una forma di profilassi estremamente pericolosa. In particolare si può parlare di prevenzione soltanto quando si agisce sull’ambiente o sulle abitudini di vita, mai e poi mai quando si introduce nell’organismo una o più sostanze estranee, a volte molto pericolose anche se questo è fatto per un obbiettivo positivo. Questo dalla scienza medica seria è chiamato “PROFILASSI” e non prevenzione. Questo punto comporterebbe da parte mia un approfondimento molto importante sulle sostanze pericolosissime contenute nei vaccini e cioè inserite appositamente da chi li produce industrialmente (altro pericolo molto rilevante) oltre che sulle sostanze ed in particolare i virus sconosciuti introdotti casualmente (vedi il caso dell’ SV40, virus scoperto solo successivamente all’uso dei vaccini che lo contenevano come inquinante e che ha interessato 30 o 40 milioni id persone). 2. Non sono le vaccinazioni (tanto più se obbligatorie come avviene nel mondo soltanto in Italia e Francia) ad avere debellato le malattie infettive. Questo è un nodo particolarmente importante in quanto l’ideologia di una medicina efficace e “salvifica” si basa sulla falsa affermazione che è stata la medicina a debellare le malattie infettive. Per accorgersi che questo è falso in “estrema sintesi” basterebbe riflettere sulla scomparsa senza vaccini di malattie come la peste nel mondo (che esiste ancora e colpisce singole persone senza provocare epidemie) e la malaria (che è scomparsa dall’Italia senza bisogno di vaccini e flagella milioni di persone povere nonostante vaccini inefficaci quando basterebbe dotare ogni persona di una zanzariera per la notte). Riporto qui di seguito un elenco delle principali malattie infettive perché ciascuno possa riflettere da solo sulla mia affermazione, valutandola alla luce della epidemiologia di ognuna di queste malattie (certamente alcune malattie mancano ma il discorso vale anche per loro): - Difterite - TBC - Pertosse - Malaria - Poliomielite - Varicella - Colera - Morbillo - Febbre Gialla - Influenza - Tifo - Peste Bubbonica - Rosolia - Lebbra - Herpes - Epatite Virale (A, B, C) - Meningite (almeno 10 tipi diversi) Per il caso del vaiolo basti pensare che è stato il progressivo isolamento dei singoli casi nei paesi sottosviluppati a consentire che fosse debellato molto più del ruolo della vaccinazione (I tempi di questa relazione non mi consentono di entrare di più nel merito). 3. La stessa scienza ufficiale ammette che le vaccinazioni possono produrre (quindi producono nella realtà) danni alla salute anche gravissimi (con la morte del vaccinato), o solo più o meno gravi (con la comparsa di handicap), fino a danni modesti ma a livello di massa e cioè interessanti centinaia di migliaia ed anche milioni di persone (allergie, intolleranze, eczemi ecc.). Un fatto del genere è ovvio se si riflette che i vaccini così come i farmaci introducono nell’organismo del vaccinato sostanze estranee anche pericolosissime e non tutti gli organismi umani sono in grado di contrastarle. Non solo, ma un gran numero di casi di danni dipende dall’enorme numero di bambini e più in generale di persone vaccinate a volte portatrici di patologie non così evidenti specie a visite superficiali come quelle che vengono effettuate soprattutto laddove le vaccinazioni sono obbligatorie. È evidente infatti che se con un calcolo matematico si possono ipotizzare anche solo 20 o 30 casi di reazioni avverse, gravi o gravissime ogni 100mila dosi di vaccino utilizzate, e si usano 10 milioni di dosi per un milione di bambini (10 vaccinazioni per bambino) si avranno da 2000 a 3000 casi di bambini colpiti da reazioni avverse. Se si calcola che solo in Italia si vaccinano “obbligatoriamente” 500mila nuovi nati circa all’anno e che questi nei successivi 10 anni di vita riceveranno fra le 10 e le 20 dosi di vaccino, risulterà che in Italia si saranno utilizzate 50-100 milioni di dosi per bambini da 0 a 10 anni. Con un semplice calcolo matematico (purtroppo non è possibile fare diversamente perché il Ministero non ricerca e non fornisce questo dato) si può presumere che vi siano da 10mila a 30mila casi di bambini con danni gravi e gravissimi. È ovvio che questo è solo un calcolo matematico in quanto la realtà vera non si potrà sapere finché in Italia non esisterà una ricerca sulla realtà effettiva dei danni da vaccino gravi (handicap) e gravissimi (morte). Una ricerca del genere sarebbe possibile ed anche relativamente facile, ma è chiaro che non farebbe comodo né alle ditte farmaceutiche, né al Ministero, né alla medicina in generale che vanta presunti grandissimi risultati a suo merito grazie alle vaccinazioni. Sempre in estrema sintesi è possibile affermare che le malattie infettive sono state debellate specie nel mondo occidentale dal progressivo “benessere” (alimentazione, abbigliamento, abitazioni, igiene, ecc.). Di fatto per concludere questo breve accenno sui danni da vaccinazione per le popolazioni, posso dire sulla base della mia esperienza personale che i dati forniti in precedenza sono ampiamente sottostimati. Personalmente ritengo che i casi di danni da vaccini, gravi e gravissimi, se adeguatamente ricercati ed individuati si aggirino almeno sui 100-150 mila casi e certamente ancora di più se si allarga il concetto di “gravità” a casi ritenuti meno gravi ma comunque con handicap significativi (balbuzie, strabismo, ipovisus, riduzioni dell’udito, tic nervosi ecc. ecc.). Data questa terrificante premessa cerchiamo di capire come le vittime possano affrontare nel modo migliore possibile il problema del risarcimento. Il problema del risarcimento ( anche qui in estrema sintesi) Dato che in Italia esiste ancora l’obbligo delle vaccinazioni (tranne in poche regioni) era chiaro che a fronte di un rischio imposto per obbligo dovesse essere previsto dal legislatore anche un obbligo di risarcimento in caso di danno. Così sono nate la legge 210/92 e più recentemente la legge 229/05. In Italia per la nostra legislazione queste leggi sono definite leggi previdenziali come la legge sugli infortuni e le malattie professionali, o le leggi pensionistiche. Questo comporta per le vittime dei vantaggi (almeno finché dureranno in quanto i governi attuali stanno cercando di toglierli) in particolare sono a costo zero per chi cerca di utilizzarle, ma vediamo in concreto. Il procedimento per ottenere il risarcimento Di fatto questo può essere paragonato ad una lunga corsa a ostacoli con ostacoli diversi, diversamente difficili ed alcuni molto costosi. Vediamoli. 1. Per prima cosa la vittima deve essere consapevole di esserlo. I genitori dei bambini danneggiati nella stragrande maggioranza di casi vengono indotti a credere che il danno del loro bambino non è stato causato dal vaccino. In questo senso operano tutti i tecnici delle ASL quasi tutti i medici e pediatri di famiglia, la maggior parte dei medici degli Ospedale e delle università. Spesso anche parenti e amici. Il vaccino è un dogma che non va toccato. In molti casi poi il rapporto vaccinazione – danno (specie nei casi meno gravi) non è neppure facile da riconoscere in quanto il danno si manifesta molto tempo dopo la vaccinazione. In caso di morte, poi, nella stragrande maggioranza del casi c’è il rifiuto da parte dei genitori di voler sapere la causa del decesso del figlio: c’è solo il desiderio di dimenticare. Questa è la mia precisa ma non assoluta (come vedremo oltre) esperienza. 2. Il passo successivo è quello di trovare un medico che condivida la consapevolezza raggiunta dai genitori, e qui compaiono le prime iene e gli avvoltoi. Per i genitori fin dall’inizio non è importante il risarcimento ma la guarigione del figlio, e questo è tanto più evidente nei primi mesi dopo la comparsa dei danno che purtroppo il più delle volte si sviluppa peggiorando progressivamente, ma in qualche caso anche migliorando spontaneamente (come ovvio grazie anche solo allo sviluppo delle difese dell’organismo). In questo periodo i genitori sono pronti ad ascoltare chiunque gli dia un minimo di speranza e per questo a pagare cifre esorbitanti a fronte di risultati spesso nulli. Si formano catene fra i genitori di danneggiati che si spostano in Italia e all’estero, mentre il sistema sanitario tradizionale non fa che negare il rapporto causa-effetto col vaccino se interviene e pratica terapie inefficaci quando non ulteriormente peggiorative. La mia esperienza personale come medico legale riguarda un gran numero di casi le cui patologie ed handicap possono essere sintetizzate nel presente elenco: • Danni neurologici - Diabete - Guillain – Barrè - Autismo - Dermatiti Atopiche - Malattie autoimmuni Mentre i casi di decesso seguiti per lo più in cause penali sono in tutto 4: • Il caso di Padova, da morbillo • Il caso di Roma, da morbillo - Il caso di Bassano del Grappa da sindrome di Guillain-Barré da H1N1 • Il caso di Brescia, da poliomielite Ciascuna di queste patologie meriterebbe un trattamento specifico che qui non ho la possibilità di fare. 3. Trovato il medico o il ciarlatano che supporta i genitori iniziano le richieste di risarcimento quasi sempre con la speranza con questo denaro di poter pagare i costi altissimi delle iene e degli avvoltoi e delle loro terapie costosissime a fronte di miglioramenti minimi ma vissuti come miracolosi. È qui che inizia la necessità di ricorrere a studi legali più o meno “ esperti” e la corsa ad ostacoli si fa più dura. 4. Bisogna compilare e far inviare al Ministero della ASL una “scheda di sospetta reazione avversa a vaccino”. Già a volersi procurare alla ASL questa scheda si scopre che è difficilissimo. I funzionari delle ASL, tutti, le inventano tutte per non dare una scheda che è un semplice modulo pubblico che dovrebbe essere consegnato senza problemi. Personalmente posso citare decine e decine di casi vergognosi… La legge infatti dice che si può richiedere il risarcimento solo entro tre anni dal momento in cui si è venuti a conoscenza del danno. La cosa riguarda quindi anche persone di 40 – 50 anni che solo ora sono venute a conoscenza del fatto che l’handicap di cui sono portatori da decine di anni è stato causato da un vaccino. 5. A questo punto il Ministero dispone una visita medico legale presso la CMO (Commissione medica ospedaliera) di competenza. La CMO è un organismo di ufficiali medici dell’Ospedale Militare di riferimento territoriale (inutile per necessità di brevità ogni commento). Intanto passano i mesi e gli anni e quando la visita viene disposta il piccolo danneggiato può anche essere già deceduto… A questa visita è utile essere accompagnati da un proprio medico di fiducia, con le solite difficoltà di trovarli, pagarli, ecc. (chi ha fatto queste “visite” sa cosa sono…). Dopo vari mesi la CMO risponde al Ministero quasi sempre negativamente ed il Ministero dopo altri mesi trasmette il risultato alla ASL e questa dopo altri mesi all’interessato. Va detto per correttezza che nella mia esperienza ho trovato un solo ufficiale medico di CMO effettivamente competente in materia, quello di Verona (dove la CMO non esiste più), ma non per questo più disponibile a riconoscere risarcimenti. Altre CMO conosciute per esperienza personale (Milano – Torino – Padova – Firenze – Ancona) sono del tutto incompetenti e comunque in qualche caso hanno riconosciuto il diritto al risarcimento (in poche righe e senza molte considerazione scientifiche o medico-legali): in questi casi comunque il Ministero può negare comunque il riconoscimento al risarcimento. 6. Ora l’avvocato diventa indispensabile così come una relazione medico-legale e qui molti genitori abbandonano per i costi spesso proibitivi sia in un caso che nell’altro. In particolare però, come Medicina Democratica garantiamo l’assistenza gratuita sia del legale che del medico legale che verranno retribuiti esclusivamente e soltanto a causa vinta, quindi con costi ridottissimi per i genitori e questo proprio allo scopo di consentire che il maggior numero di persone siano in grado di affrontare la causa di risarcimento. 7. Il giudice di I grado normalmente dispone una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) individuando un medico di solito specialista in neonatologia o pediatria o neurologia o infettivologia, o medicina legale o altro come suo consulente mentre i genitori devono scegliere un consulente che dovrebbe essere preferibilmente quello che ha steso la relazione iniziale. È evidente che questa fase è molto delicata ed importante perché tutto si giocherà sulla consulenza del consulente del Giudice e compito dello specialista dei genitori dei bambini danneggiati è quello di convincere il CTU delle ragioni per cui il danno è stato causato dalla vaccinazione e non da altro. Va detto che sulle vaccinazioni la letteratura scientifica, come ho già sinteticamente accennato, è quasi completamente a favore dei vaccini e difficilmente riconosce significativi danni individuali o collettivi conseguenti alle vaccinazioni (il caso Wakefield insegna). Nonostante questo i CTU, pur essendo quasi sempre prevenuti a vantaggio delle vaccinazioni, con altrettanta frequenza sono ignoranti sulle vaccinazioni stesse, sui loro meccanismi d’azione e soprattutto sui possibili danni per cui se non si trova un CTU francamente prevenuto è facile suscitare interesse al problema anche utilizzando una letteratura scientifica magari più “marginale” e meno vasta ma pur sempre significativa esistente sui danni da vaccinazione, ed è possibile convincerlo a riconoscere il diritto della vittima al risarcimento, tanto più che questo tipo di cause legali definite previdenziali, proprio per le loro caratteristiche, non impongono di raggiungere l’assoluta certezza dell’origine del danno ma è sufficiente una “ragionevole sicurezza”. 8. Il Giudice autonomamente può decidere in senso favorevole al risarcimento anche senza disporre la consulenza tecnica d’ufficio. La cosa può sembrare a vantaggio dei danneggiati, ma di fatto una sentenza del genere si ritorce quasi sempre contro i danneggiati stessi in quanto il Ministero in assenza di una sentenza basata su una consulenza tecnica d’ufficio ricorre in Appello ed in questo caso i Giudici d’Appello tendono a chiedere loro la consulenza tecnica d’ufficio rivolgendosi a personaggi di tipo “baronale” e comunque “tromboni della scienza”, con ben maggiori difficoltà per il consulente di parte dei genitori di vedere riconosciuto il loro diritto. 9. La sentenza sulla base della CTU individua anche i livelli di risarcimento che sono riferiti a delle tabelle allegate alla legge per i risarcimenti e che consentono alle vittime di ricevere un assegno mensile relativamente consistente che durerà per tutta la vita della vittima, mentre in caso di morte vi è un assegno fisso sui 150.000 euro. 10. Le vittime dei danni da vaccino ed i loro genitori possono anche ricorrere in Tribunale direttamente senza fare riferimento alla legge 210/92 e 229/05 per richiedere i danni subiti direttamente all’ASL o al medico che ha praticato la vaccinazione. Questo tipo di causa viene definito in “Responsabilità Civile” e comporta la possibilità di un risarcimento ben più adeguato di quelli previsti dalle legge cosiddette “previdenziali” (si può arrivare anche al milione di euro di fronte a handicap gravissimi). Va detto comunque che questo tipo di causa comporta delle possibilità di successo ben più ridotte, direi quasi eccezionali in quanto oltre all’ideologia dominante sulla assoluta efficacia e mancanza di pericoli delle vaccinazioni si entra qui nel merito del problema della responsabilità di “colleghi” in una realtà quale quella nazionale di “mafia dei camici bianchi” per la quale ben difficilmente un consulente si esprime in modo negativo nei confronti di un collega. Circa questo problema devo dire che nella mia esperienza fino ad oggi ho “vinto” solo 2 cause di responsabilità civile a fronte delle decine di vittorie in cause previdenziali ed una sola in una causa penale per un decesso. Conclusioni Sul problema della vaccinazioni e sui danni da vaccino ci sarebbero ancora tantissime cose da dire e la mia partecipazione a questo convegno è avvenuta in una fase in cui sto lavorando ad un testo che mi auguro molto più completo ed esaustivo sull’argomento. I capitoli a cui qui posso solo fare un accenno riguardano soprattutto le indicazioni pratiche su come difendersi dai danni da vaccino, i danni a livello di massa delle vaccinazioni ed il vastissimo, enorme argomento di una “vera prevenzione” alternativa alle vaccinazioni. È chiaro che la realizzazione di una vera alternativa alle vaccinazioni comporterebbe danni economici giganteschi per le ditte farmaceutiche che producono i vaccini e che su questi si arricchiscono senza di fatto un adeguato beneficio per la popolazione (vedi vaccino H1N1), si tratta insomma di impegnarsi a costruire una nuova scienza che utilizzi le conoscenze e l’impegno di tutti quelli (medici e non) che sono interessati alla salute di tutti a partire dalla prevenzione. Ma di questo spero di riuscire a parlare nel libro che sto realizzando. Alcuni riferimenti bibliografici 1. Georget M. 2000: Vaccinations – Les vérités indésirables, Dangles Editions, 375pp. 2. McNeill W.H. 1982: La Peste nella storia – Epidemie, morbi e contagio dall’antichità all’età contemporanea, Einaudi, 272pp. 3. Gava R. 2010: Le Vaccinazioni Pediatriche, Salus Infirmorum, 824pp. 4. Miedico D. 2002: I danni provocati dalle vaccinazioni”, Parlamento Europeo, Bruxelles, 5 aprile http://digilander.libero.it/leganordcamponogara/documenti/vaccini/Relazione_Bruxelles_definitiva.pdf Inserito: 11 maggio 2011 Scienza e Democrazia/Science and Democracy www.dmi.unipg.it/mamone/sci-dem FONTE: http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_2/miedico.html pdf: http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_2/ulgiati2_r1.pdf http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/scidem.htm ____________________________________________ — con Sandrino Mya.
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    D: Preferireste che si facciano esperimenti sugli esseri umani piuttosto che sugli animali? Ruesch: Al contrario. Vogliamo che si smetta di sperimentare sull’uomo, come viene fatto continuamente, e proprio perché gli esperimenti sugli animali non portano a conclusioni valide. D: Allora come possiamo creare nuovi farmaci? R: La vostra domanda presuppone che abbiamo sempre bisogno di nuovi medicamenti e che le prove sugli animali ci danno informazioni esatte sui loro effetti. Entrambe le supposizioni sono sbagliate. D: Volete dire che non abbiamo bisogno di nuovi farmaci? R: Solo l’industria farmaceutica ne ha bisogno, per rimpiazzare quelli di cui l’inutilità e pericolosità non possono più essere ignorate. La maggior parte dei 205.000 farmaci sviluppati fino al 1975, quando per la prima volta pubblicammo questa cifra hanno dovuto essere ritirati perché gli esperimenti sugli animali avevano condotto gli ingenui ricercatori a conclusioni errate. Oramai è impossibile calcolare quanti nuovi farmaci siano stati sviluppati nell’ultimo quarto di secolo, e quante nuove malattie, allergie, squilibri mentali essi hanno generato. Continua (…) Fonte (http://www.hansruesch.net/articoli/D&R.htm): VIVISEZIONE – Risposte alle solite domande: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=509871329090718&set=a.470063883071463.1073741831.469925656418619&type=3&src Info: http://www.hansruesch.net/______________________________________
    Di Hans Ruesch DOMANDE E RISPOSTE SULLA VIVISEZIONE (sperimentazione animale) V...Visualizza altro
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    Fondazione Hans Ruesch per una Medicina Senza Vivisezione - http://www.hansruesch.net/ Hans Ruesch Per l'Abolizione Della Vivisezione. Ora. La vivisezione non è altro che una lucrosissima truffa, finalizzata a una continua raccolta d'ingenti fondi per una presunta “ricerca medica” da molti medici considerata non solo inutile ma fuorviante. Tanto è vero che le malattie tuttora nominate come le principali cause di morte — cancro, diabete, mali cardio-circolatori — non sono sparite, ma sono aumentate da quando è stata introdotta la vivisezione come unico mezzo di “ricerca medica”. Queste idee, esposte in Imperatrice nuda, il primo libro che Hans Ruesch ha scritto fin dall'inizio direttamente in italiano, suscitando scandalo in Italia al suo apparire nel gennaio 1976, segnò anche la fine della carriera letteraria di questo autore fuori dagli schemi. Allora ebbe inizio il suo pellegrinaggio da un tribunale all'altro in vari paesi, trascinatovi non apertamente dall'industria farmaceutica come taluni logicamente assumono, ma al contrario da finti alleati. È questo il soggetto del suo successivo libro, intitolato I falsari della Giustizia, che egli spera ancora di poter terminare. Ma intanto la Prentice Hall, la primaria casa americana di opere didattiche, ha pubblicato nel 2003 una nuova antologia di quasi 800 pagine, destinata all'insegnamento universitario e intitolata Dal passato al presente: idee che hanno cambiato il nostro mondo. Tra i 73 autori di cui sono citati ampi stralci figura anche Hans Ruesch. Per quale opera? Per quella che finora era stata la più soppressa in tutti i 9 paesi in cui era apparsa: Imperatrice Nuda.» Il testo precedente era stato visto e approvato da Ruesch stesso. Ruesch è scomparso a 94 anni il 27 agosto 2007, nella sua casa di Massagno, vicino a Lugano. Vedi qui: - https://www.facebook.com/HansRueschPerlaAbolizioneDellaVivisezioneOra?fref=ts _____________________________ The Hans Ruesch Foundation for a Medicine Without Vivisection See here: - http://www.hansruesch.net/indexe.html _____________________________
  • Sandrino Mya «Noi dovremmo adottare un'altra concezione, più saggia e forse più intuitiva, degli animali. L'uomo civilizzato, che conduce lontano dalla natura universale un'esistenza artificiale e complicata, li osserva attraverso la lente delle proprie conoscenze, che gli restituisce un'immagine enormemente deformata. Noi trattiamo gli animali con condiscendenza, come se fossero creature incomplete alle quali un tragico destino abbia imposto delle forme molto inferiori alle nostre. E li è il nostro errore, il nostro grave errore. Perché non si devono misurare gli animali col metro dell’uomo.
    Sono creature complete e finite, dotate di un'estensione dei sensi che noi abbiamo perso o non abbiamo mai posseduto, e che agiscono in ottemperanza a voci che noi non udremo mai. Non sono per noi dei fratelli inferiori; non sono degli schiavi. Appartengono ad altri gruppi viventi, presi, insieme a noi, nella rete della vita e del tempo. Sono nostri compagni di prigionia nello splendore e nel travaglio di questa terra».https://www.facebook.com/photo.php...
    LE ANIME MUTE «Noi dovremmo adottare un'altra concezione, più saggia e forse più intuitiva, degli animali. L'uomo civilizzato, che conduce lontano dalla natura universale un'esistenza artificiale e complicata, li osserva attraverso la lente delle proprie conoscenze, che gli restituisce un'immagine enormemente deformata. Noi trattiamo gli animali con condiscendenza, come se fossero creature incomplete alle quali un tragico destino abbia imposto delle forme molto inferiori alle nostre. E li è il nostro errore, il nostro grave errore. Perché non si devono misurare gli animali col metro dell’uomo. Sono creature complete e finite, dotate di un'estensione dei sensi che noi abbiamo perso o non abbiamo mai posseduto, e che agiscono in ottemperanza a voci che noi non udremo mai. Non sono per noi dei fratelli inferiori; non sono degli schiavi. Appartengono ad altri gruppi viventi, presi, insieme a noi, nella rete della vita e del tempo. Sono nostri compagni di prigionia nello splendore e nel travaglio di questa terra». Così si è espresso in The Outermost House lo scrittore Henry Beston, un americano che ha sempre vissuto in stretto contatto con la natura, e mi pare difficile trovare parole più belle e più giuste per descrivere in tutta la loro pienezza quelli che possiamo anche considerare nostri fratelli minori, ma non per questo inferiori. Albert Schweitzer, secondo il suo biografo Jean Pierhal, era sul punto di ammettere nelle auguste sale della filosofia, finora riservate all'uomo, anche tutti gli animali, quando lo colse la morte alla fine di una lunga, faticosa vita volta interamente a insegnare agli uomini, con la parola e con l'esempio, il senso di umanità. Agli osservatori della materia si presenta il sorprendente fenomeno che mentre da una parte i vivisettori equiparano le reazioni fisiologiche, nervose e psichiche dell'animale a quelle dell’uomo, dall'altra essi pretendono di poterne fare tutto quel che vogliono e, allo stesso tempo, che gli. animali non soffrono. È sintomatico che questi individui, pure avendo continui contatti con gli animali, non sembrano minimamente accorgersi che tutti sono dotati di una squisita sensibilità e di un'intelligenza che, seppure per molti versi assai differente dalla nostra, non per questo va considerata "inferiore". Tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "LE ANIME MUTE" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ vedi anche: http://www.hansruesch.net/__________________________________
  • Sandrino Mya (..) "scienziati" come il Dement (nome profetico?) soffrono di un profondo mutamento della personalità. Così in tutti i campi gli animali incolpevoli devono servire da capri espiatori per i vizi dell'uomo.
    Noi fumiamo, l'animale no: e allora costringia
    mo milioni di animali a fumare.
    Noi beviamo alcool, l'animale no: allora facciamo ammalare milioni di animali con l'alcool.
    Noi ci droghiamo, gli animali no: allora obblighiamo gli animali ad assuefarsi a una droga per assistere alle loro convulsioni causate dal suo improvviso ritiro.
    Noi guidiamo l'automobile spesso con più presunzione che competenza causando incidenti: allora immobilizziamo scimmie in automobiline che poi mandiamo ad infrangersi insieme alle guidatrici incolpevoli contro un ostacolo per studiare l’effetto dell'impatto.
    Noi soffriamo d'insonnia, gli animali no: allora teniamo svegli gli animali per mesi di seguito finché impazziscono, sebbene un'insonnia indotta a questo modo non ha naturalmente nulla in comune con la nostra.
    Noi siamo "stressati" in seguito al nostro modo di vivere deliberatamente sregolato, gli animali no: allora incrudeliamo contro milioni di animali per porli in stato di stress.
    Noi ci ammaliamo di cancro per ragioni per la maggior parte ben note, tra cui ingestione di farmaci nocivi, inquinamento da noi stessi causato, per infinite ingiurie che ci procuriamo andando contro natura, gli animali no: allora procuriamo il cancro ogni anno a milioni di animali e li sottoponiamo ad infiniti maneggi ed esperimenti mentre vengono lentamente distrutti dal più crudele dei morbi creati dall'uomo.https://www.facebook.com/photo.php...
    IL CAPRO ESPIATORIO Negli ultimi anni l'interesse dei vivisettori, senza trasc...Visualizza altro
  • Sandrino Mya Anzitutto, il numero sempre crescente dei nuovi preparati chimici con cui viene gradualmente avvelenata l'umanità presuppone sofferenze giornaliere per milioni di animali, anche per imposizione di autorità sanitarie la cui mentalità scientifica e morale si è arrestata al Medioevo.

    Oggi le prove di tossicità vengono fatte con un sistema che gretto empirismo, denominato DL 50 ("dose letale per il 50% degli animali"), e la cui validità è già stata messa in dubbio da molti scienziati. Queste crudeli prove sono state rese obbligatorie in quasi tutti i paesi fin dagli anni Cinquanta, per pillole contro i raffreddori, per i tranquillanti, sonniferi, purganti ecc.

    Le prove vengono fatte da molte ditte anche quando non sono obbligatorie, a scanso di future responsabilità, per i nuovi prodotti cosmetici o aggiuntivi della nutrizione, come vari coloranti, condimenti ecc. per il caso che un giorno si scopra che uno di questi prodotti ha causato danni alle persone. https://www.facebook.com/photo.php...
    OGGI Col passare degli anni, le torture degli animali si sono moltiplicate e raffinate, e allo stesso tempo si è addensato il manto di segretezza sotto cui operano i vivisettori, per essere al riparo dalle leggi che nel frattempo sono state introdotte in tutti i paesi europei, in un patetico tentativo di mettere a tacere gli antivivisezionisti. Solo negli Stati Uniti, dove non esistono leggi protezionistiche in materia, i vivisettori continuano a pubblicare tranquillamente le loro bravate, e il grande pubblico ha imparato a ignorarle, recitando il ritornello: «È per il bene dell'umanità». Anzitutto, il numero sempre crescente dei nuovi preparati chimici con cui viene gradualmente avvelenata l'umanità presuppone sofferenze giornaliere per milioni di animali, anche per imposizione di autorità sanitarie la cui mentalità scientifica e morale si è arrestata al Medioevo. Oggi le prove di tossicità vengono fatte con un sistema che gretto empirismo, denominato DL 50 ("dose letale per il 50% degli animali"), e la cui validità è già stata messa in dubbio da molti scienziati. Queste crudeli prove sono state rese obbligatorie in quasi tutti i paesi fin dagli anni Cinquanta, per pillole contro i raffreddori, per i tranquillanti, sonniferi, purganti ecc. Le prove vengono fatte da molte ditte anche quando non sono obbligatorie, a scanso di future responsabilità, per i nuovi prodotti cosmetici o aggiuntivi della nutrizione, come vari coloranti, condimenti ecc. per il caso che un giorno si scopra che uno di questi prodotti ha causato danni alle persone. Il sistema DL 50 consiste nel da una concentrazione del farmaco che faccia morire avvelenato 50% degli animali, mentre l'altro 50% se la cava, naturalmente ammalandosi (coliche, crampi), e molti di questi rimangono sospesi tra la vita e la morte per vari giorni, prima di rimettersi completamente ed essere pronti per altre prove. Sovente è necessario sottoporre gli animali alla nutrizione forzata per ottenere il risultato voluto, ricorrendo ad imbuti, già di per sé una tortura. In molti casi la morte degli animali è causata dal volume stesso di sostanze immesse o dall'altissima concentrazione, non paragonabile a quella usata in pratica dall'uomo. Poi si ricominciano le prove con dosi minori. Con questo sistema maldestro al punto da risultare grottesco, e basandosi sul peso corporeo, si cerca di determinare la dose ottimale o sicura per l'uomo. Uno dei tanti casi assurdi è quello del ciclammato, bandito in USA, dove gli scienziati sono riusciti a far morire gli animali nutrendoli con tali concentrazioni di questo prodotto che una persona dovrebbe bere 900 bibite dolcificate ogni giorno per vari mesi per ingerire un quantitativo analogo. In Svizzera, dove esistono leggi altrettanto severe, il ciclammato non è stato vietato, perché riconosciuto innocuo. Per quanto grossolano e inattendibile, questo metodo è raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel suo Rapporto Tecnico N° 482 (1971), a comprova del catastrofico livello a cui è degradata la moderna medicina "ufficiale" asservita all'industria farmaceutica, cui questa metodologia conviene: potendo poi sempre giustificarsi, quando si verifica qualche altra catastrofe farmacologica, asserendo di aver fatto tutte le prove "richieste". Egualmente crudeli sono le prove con cui si pretenderebbe di accertare l'effetto dei nuovi tranquillanti che vengono scaricati sul mercato a un ritmo serrato, sia perché il pubblico ha scoperto l'inutilità di quelli esistenti, sia perché non si riesce più a nasconderne la dannosità (v. il caso del Talidomide). Psychopharmacology Abstracts, voluminosa rivista pubblicata a cura del Ministero della Sanità americano, contiene praticamente null'altro che resoconti di esperimenti in cui vari animali vengono sottoposti a una grande varietà di torture, le quali poi vengono ripetute dopo somministrazione del tranquillante, per vedere in che modo questo modifica il comportamento. Esempio (ott. 1973, p. 137): alla fine di una lunga serie di torture, sia traumatiche che chimiche, somministrate attraverso la coda, un gruppo di gatti ha manifestato: accessi di collera, tremore, movimenti corporei scomposti, dilatazione delle pupille, salivazione. Somministrato il tranquillante in esame, vennero ripetute le medesime stimolazioni dolorifiche. Prove compiute nel reparto di neurofarmacologia di un istituto psichiatrico di Filadelfia, l'Eastern Pennsylvania Psychiatric Institute. Tutte queste prove odierne, fatte principalmente nell'interesse dell'industria, sono in aggiunta a quelle che fanno i vari cervelloni universitari o privati per afferrarsi un lembo di gloria "scientifica" o per diletto personale. J.W. Brady, immobilizzate varie scimmie negli apparecchi contenzione, le ha sottomesse a una scossa elettrica ogni 20 secondi per periodi "sperimentali" di 6 ore. Dopo 23 giorni, le scimmie morirono improvvisamente per ulcere allo stomaco. Lo ha riferito Scientific American nel 1958. Nei laboratori dell'Ospedale Veterans Administration di North port nello Stato di New York, due nidiate di gattini vennero sottoposte dallo "scienziato" Emanuel Storer e assistenti al seguente "esperimento" nel tentativo di indurre pazzia nelle bestiole: Fin dall'età di 7 giorni e durante i 35 giorni successivi, venero inflitte ai gattini 5.000 scosse elettriche attraverso le zampe posteriori: fino a «700 scosse al giorno». I gattini divennero «spaventati e apatici, evidenziando un'anormale sonnolenza aggressività. A volte si ritiravano fino all'angolo più lontano della gabbia». (Le scosse vennero somministrate durante il periodo dell'allattamento.) «Il comportamento della madre è degno nota», scrissero gli sperimentatori, aggiungendo testualmente «Quando la madre capì che i suoi piccoli ricevevano scosse elettriche ogni volta che lei li allattava o che le erano vicini, essa cominciò a fare di tutto per contrastare lo sperimentatore, servendosi delle unghie, poi cercando di mordere il filo elettrico, per finire addirittura abbandonando i suoi piccoli e correndo il più lontano possibile ogni volta che gli elettrodi venivano fissati alle zampe dei gattini. Il suo atteggiamento verso i gattini, quando venivano rimossi gli elettrodi, era indicativo di un profondo amore materno: si precipitava verso di essi, cercando di nutrirli e confortarli in ogni modo possibile». Quando dopo una prolunga interruzione, intesa a dar modo alle bestiole di rimettersi, sperimento venne ripetuto, i gattini, secondo gli sperimentatori «...tendevano a riprendere il loro comportamento schizofrenico di prima». (Journal of Genetic Psychology, vol. 102, pp. 55-60, 196 Surgery, Gynecology and Obstetrics (mar. 1968) portava la relazione di un esperimento in cui erano stati incisi gli occhi di 45 cani 47 conigli per osservare il "processo di riparazione" nei 7 giorni successivi. (La considerazione che gli occhi umani reagiscono in modo diverso è irrilevante a questo punto. Le ferite dell'occhio umano sono state osservate e riportate minuziosamente dagli oftalmologi di tutto il mondo nel corso degli anni e le relative relazioni sono a disposizione di qualsiasi studioso serio. La medesima considerazione vale per tutti i rami della fisiologia.) Nel 1969, il British Journal of Ophtalmology ha comunicato che H. Zauberman misurava in grammi la forza occorrente per staccare la retina dagli occhi dei gatti, senza nemmeno tentare di spiegare in che modo questo esperimento avrebbe potuto rivelarsi utile. Un medico di Cambridge, Colin Blakemore, descrisse in una conferenza alla British Association di Leicester esperimenti da lui compiuti su 35 gatti ai quali aveva cucito gli occhi poco dopo la nascita. In un'intervista al Daily Mirror del 6-9-1972, il ventottenne "scienziato" dichiarò di considerare i suoi esperimenti giustificati, anche perché «ai gatti piace vivere al buio», e asserì di essere «uno zoofilo, come la maggior parte degli sperimentatori», aggiungendo: «I gatti sono per me soggetti ideali, perché i loro occhi sono i più simili a quelli umani». Non è vero nulla: gli occhi dei felini differiscono radicalmente dai nostri sia come struttura sia come reazioni, tanto che il gatto vede nel buio e noi no, il gatto ha la pupilla verticale e noi tonda, il gatto nasce con gli occhi chiusi e noi aperti, il gatto deve mettere a fuoco gli occhi concentrando la vista su un campo ristretto per individuare un oggetto distante mentre i nostri hanno la visione a campo largo anche a distanza, e via di seguito. Lo "scienziato" in questione si sarà servito dei gatti per spendere poco o niente. Col pretesto della maggiore similarità con l'uomo è già stato vivisezionato ogni tipo d'animale, dal piccione al maiale all'elefante. Il Blakemore scoprì che i gatti ai quali era rimasto cucito un solo occhio per alcune settimane fin dalla nascita erano incapaci di vedere da quell'occhio quando veniva tolta la cucitura; quelli ai quali erano stati cuciti entrambi gli occhi erano ciechi da entrambi gli occhi dopo la rimozione della cucitura. Dopo 16 settimane i gattini furono soppressi. «Mi sarebbe piaciuto», commentò il Blakemore con una punta di malinconia, «mantenerli in vita per ulteriori studi, come usa in America, ma le leggi inglesi non lo consentono.» È necessario ritornare spesso agli Stati Uniti perché sono paese che tutti i propagandisti della vivisezione indicano sempre come quello esemplare: sia perché non vi si lesinano i fondi per la sperimentazione, sia perché qualsiasi aberrazione vi è permessa purché compiuta a fini "scientifici". Se gli sperimentatori inglesi tentano di giustificarsi sul etico, invocando la necessità dei loro esperimenti «per aiutare l'umanità sofferente», gli americani non perdono tempo con simili "sentimentalismi". In USA "l'originalità" di un esperimento è di per sé una giustificazione, anzi un merito. Recentemente, all'Università dell'Oregon qualcuno disse che «sarebbe interessante» vedere come farebbero i topi a pulirsi in mancanza di zampe anteriori, di cui normalmente si servono per questa bisogna, dapprima leccandosele e poi "lavandosi" con esse il muso e la cima del capo. Così a un mucchio di topi neonati vennero amputate le zampe. Si constatò che i topi così mutilati crescendo, cercavano di pulirsi nel solito modo sebbene i moncherini rimanessero lontani dalla lingua quando i topi tentava di leccarli. Gli "scienziati" comunicarono che i topi «privati del contatto normale tra le zampe anteriori e la lingua si mettevano a leccare il pavimento o i lati della gabbia, o perfino un altro topo», come se si aspettassero qualche sensazione di contatto dalla lingua tesa. Conclusero che «fattori genetici sono molto importanti» nelle pulizie dei topi. Tutto ciò è stato considerato abbastanza importante da meritare un articolo illustrato in uno maggiori settimanali scientifici americani, Science (16-2-73). Tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "OGGI" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ vedi anche: http://www.hansruesch.net/ _________________________
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    IMPERATRICE NUDA
    La Scienza Medica Attuale Sotto Accusa.


    < Capitolo: LE PROVE

    Tutta l'ingegnosità degli sperimentatori si concentra su questo "ammirevole" programma: creare malattie sperimentali, che essendo provocate artificialmente, sono fondamentalmente differenti da quelle spontanee che esse pretendono di imitare.https://www.facebook.com/photo.php...
    LE PROVE Occorre ricordare anzitutto alcuni degli iniziatori della cosiddetta "scuola fisiologica moderna", perché gli odierni rappresentanti della scienza "ufficiale" li innalzano su un piedistallo e li additano alle nuove generazioni come esempi da seguire. Molti dei loro esperimenti insensati, compiuti già centinaia di migliaia di volte da due secoli a questa parte, vengono ripetuti tutt'oggi in laboratori privati o nelle dimostrazioni didattiche. La caratteristica principale di tutti questi esperimenti è che gli animali non vengono guariti, ma vengono resi malati. Tutta l'ingegnosità degli sperimentatori si concentra su questo "ammirevole" programma: creare malattie sperimentali, che essendo provocate artificialmente, sono fondamentalmente differenti da quelle spontanee che esse pretendono di imitare. tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "LE PROVE" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src __________________________ vedi anche: http://www.hansruesch.net/ _________________________
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    IMPERATRICE NUDA

    La Scienza Medica Attuale Sotto Accusa.

    < Capitolo: FORMAZIONE DEL CHIRURGO

    È facile capire perché l'esercitarsi sui cani non può formare un buon chirurgo. Basta osservare il torace di un cane per rendersi conto che il campo operatorio è molto più ristretto e pertanto differente che nell'uomo, al punto da rendere persino necessaria, almeno in parte, una strumentazione speciale.
    Gli organi sono di forma diversa e disposti in tutt'altro modo.

    Chi ha imparato a trovare, mettiamo, la vena femorale nel cane, avrà poi difficoltà a trovarla nell'uomo.
    I tessuti, i tendini, tutte le parti insomma, hanno una reattività diversa sotto il bisturi, sono più elastici o più coriacei oppure meno.
    Anche la reattività postoperatoria è molto diversa; ad esempio, gli animali sono meno suscettibili alle infezioni, per cui chi ha operato un cane senza mandarlo all'altro mondo attribuisce la riuscita dell'operazione alla propria abilità anziché alla maggiore resistenza dell'animale.

    Le dichiarazioni intese a dare credito alla vivisezione per la formazione e il progresso chirurgici sono particolarmente sconcertanti per chi sa che in Inghilterra è vietato da un secolo di «farsi la mano sugli animali»: eppure l'Inghilterra è rimasta all’avanguardia del progresso chirurgico nonché medico. https://www.facebook.com/photo.php...
    FORMAZIONE DEL CHIRURGO «Lascia che il tuo chirurgo operi sui cani, se non vuoiessere primo cane operato dal tuo chirurgo.» Con questa scemenza-slogan, di uno che ha prudentemente mantenuto l'anonimato, inizia un articolo osannante alla vivisezione in Tempo Medico (giugno 1972), la rivista italiana finanziata dall'industria farmaceutica; rivista destinata ai medici. « L'esercitarsi sui cani" forma probabilmente un buon" Veterinario, se è questo il tipo di medico che desiderate per la vostra famiglia», ha detto il dott. William Held, un medico di Chicago di fama internazionale. E difatti nel già menzionato Experimental Surgery di J. Markowitz — il manuale di vivisezione — l'autore avverte (p. 4): «La tecnica operativa descritta in queste pagine è adatta per gli animali, soprattutto per i cani. Ciò non significa che è egualmente adatta per gli esseri umani. Noi non permettiamo che lo studente s'illuda che egli stia operando un paziente». E nell'epilogo l'autore ribadisce (p.532): «Lo studente che compie gli esercizi qui descritti non può iniziare la pratica chirurgica senza un tirocinio clinico». È facile capire perché l'esercitarsi sui cani non può formare un buon chirurgo. Basta osservare il torace di un cane per rendersi conto che il campo operatorio è molto più ristretto e pertanto differente che nell'uomo, al punto da rendere persino necessaria, almeno in parte, una strumentazione speciale. Gli organi sono di forma diversa e disposti in tutt'altro modo. Chi ha imparato a trovare, mettiamo, la vena femorale nel cane, avrà poi difficoltà a trovarla nell'uomo. I tessuti, i tendini, tutte le parti insomma, hanno una reattività diversa sotto il bisturi, sono più elastici o più coriacei oppure meno. Anche la reattività postoperatoria è molto diversa; ad esempio, gli animali sono meno suscettibili alle infezioni, per cui chi ha operato un cane senza mandarlo all'altro mondo attribuisce la riuscita dell'operazione alla propria abilità anziché alla maggiore resistenza dell'animale. Le dichiarazioni intese a dare credito alla vivisezione per la formazione e il progresso chirurgici sono particolarmente sconcertanti per chi sa che in Inghilterra è vietato da un secolo di «farsi la mano sugli animali»: eppure l'Inghilterra è rimasta all’avanguardia del progresso chirurgico nonché medico. La cura per via chirurgica del cosiddetto "morbo blu" è insieme alla circolazione del sangue il cavallo di battaglia dei vivisezionisti. Un bambino affetto da questa malattia soffre di una malformazione del cuore, per cui il sangue non riceve abbastanza ossigeno, facendo apparire azzurra la pelle, e il difetto va eliminato per facilitare l'affluenza del sangue. Mentre la coppia americana Alfred Blalock e Helen B. Taussig lavorava su animali preparando un'operazione per questi bambini, l'inglese R. C. Brock, chirurgo del Guy's Hospital di Londra, mise a punto un'altra tecnica operativa senza servirsi di animali, ma studiando i cadaveri. La percentuale di operazioni che riescono è in entrambi i casi la medesima: ennesima riprova che chi lavora sugli animali, come quell'appassionato vivisettore che era il Blalock, inventore della "pressa di Blalock" con cui schiacciare più comodamente le zampe ai cani, lo fa perché desidera farlo, non perché sia indispensabile. Anche l'affermazione che le conoscenze sul cuore sarebbero dovute alla vivisezione di cani è palesemente assurda: il cuore del cane, con le sue pulsazioni irregolari e intermittenti, non potrebbe essere una guida meno sicura. Tutto quello che si sa sul cuore umano proviene dalla sezione dei cadaveri e dalle operazioni fatte direttamente sull'uomo in caso di assoluta necessità, come un improvviso arresto cardiaco o un incidente traumatico o cruento. Che i progressi della moderna chirurgia non solo nulla devono alla vivisezione, ma sono stati costantemente intralciati da essa, è stato confermato inavvertitamente anche da vari vivisettori, come lo stesso Markowitz, nel cui famoso manuale si legge: «Da studenti, la chirurgia toracica ci sembrava qualcosa di misterioso e formidabile. Oggi sappiamo che non è necessario che sia così. Ciò che ha causato tante difficoltà è che i chirurghi assumevano che la natura del pneumotorace, come la si riscontra nel cane, sarebbe stata così anche nell'uomo. L'uomo ha due casse toraciche, ognuna contenente un polmone e ognuna capace di sostenere la vita. Ognuna di queste casse toraciche può venire aperta senza interferire con l'altra... Nel cane, per contro, anche una piccola foratura di una sola cavità pleurica causa il collasso fatale di entrambi i polmoni». Il medesimo ragionamento vale per la chirurgia del cervello. In merito alla localizzazione dei centri cerebrali, già Charcot massima autorità in materia, aveva detto che riguardo a questo «non c'è nulla che possiamo imparare dall'animale, tranne la topografia di quella particolare specie». Hughlings Jackson, al quale la medicina deve tutte le più importanti conoscenze sulla localizzazione delle aree cerebrali, non ha mai sperimentato su un animale. Ma ora ascoltiamo direttamente gli iniziatori e i maestri dell'odierna chirurgia, a partire da coloro che nel secolo scorso hanno sviluppato le tecniche operatorie tutt'oggi in uso. Il medico-chirurgo scozzese Sir Charles Bell, docente di anatomia, fisiologia e chirurgia alle università di Londra e di Edimburgo, è descritto così nell'Enciclopedia Italiana: «Insigne neurologo... Ebbe larga fama anche come medico... Mostrò per primo che il nervo facciale ha una funzione motrice e che il trigemino è un nervo motore. Portò le prime prove (legge Bell) della differente funzione delle radici spinali anteriori (motrici) e posteriori (sensitive)... » Nella sua opera fondamentale intitolata Esposizione del sistema naturale dei nervi del corpo umano, il Bell scrisse: «Alla ricerca è più utile l'anatomia che l'esperimento... La sperimentazione non ha mai rappresentato un mezzo per far progredire la ricerca, e un esame di ciò che è stato tentato negli ultimi anni in fisiologia dimostra a sufficienza che la sezione di animali vivi ha contribuito più a perpetuare errori che a confermare le giuste nozioni alle quali siamo giunti attraverso lo studio dell'anatomia e dei movimenti naturali». (Charles Bell, An Exposition of the Natural System of the Nerves o/the Human Body, 1824, contenente le sue conferenze dinanzi alla Royal Society, pp. 376- 7.) Charles Clay, che fu il Presidente della Società medica di Manchester, introdusse l'ovariotomia in Europa e per primo praticò (1843) il drenaggio nella chirurgia addominale, dichiarò in una conferenza riportata dal Times (31-7-1880): « Io non devo la minima parte delle mie conoscenze e della mia abilità alla vivisezione, e sfido qualsiasi mèmbro della mia professione a dimostrare che la vivisezione sia stata della minima utilità al progresso della scienza medica e della terapeutica». Il nome di Lawson Tait, il ginecologo di Birmingham che compi più di 2.000 laparatomie in un'epoca in cui tale operazione era ancora una rarità, sovrasta tutti gli altri in quello che fu il periodo dei giganti del progresso chirurgico. Gran parte delle tecniche operatorie adoperate oggi vennero perfezionate da lui. Nel 1868, all'età di soli 21 anni, il Tait compì con successo la sua prima ovariotomia, un'operazione ancora difficilissima; in breve tempo egli ne affinò la tecnica, e pochi anni dopo il suo nome era entrato nella storia della medicina per avere messo a punto tutta una serie di nuove operazioni addominali, come l'appendicectomia (1880) e l'isterectomia, e per avere praticato con successo la prima colecistotomia della storia della medicina. Propugnò il metodo asettico in chirurgia, in aperta polemica col grande Lister di Londra, il quale volle impiegare il metodo anti- settico versando fenolo sui tessuti operati: il tempo ha ancora una volta dato ragione a Tait. Insignito del Premio Cullen «per i grandi benefici apportati alla medicina pratica applicando mezzi chirurgici» e del Premio Lister per il triennio 1888-1890, Tait era divenuto un fiero oppositore della vivisezione dopo averla praticata, accusandola di ritardare e fuorviare pericolosamente la scienza medica. Scrivendo sul Birmingham Daily Mail (21-1-1882), Tait dichiarò: « Le malattie degli uomini differiscono a tal punto da quelle degli animali, e le ferite degli animali si comportano in modo così differente da quelle dell'uomo, che le conclusioni della vivisezione sono assolutamente prive di valore, e hanno procurato di, gran lunga più danni che benefici». La memoria scientifica Transactions of the Birmingham Philosophical Society (20-4-1882) contiene le seguenti dichiarazioni fatte da Lawson Tait all'Accademia scientifica di Birmingham: «Io mi rendo perfettamente conto di far parte di una minoranza nella mia professione dichiarando la vivisezione inutile come metodo di ricerca, ma ritengo che nemmeno uno su cento dei miei colleghi ha mai approfondito la questione. Novantanove credono all'affermazione del centesimo, il quale, a sua volta, non ha studiato la materia dall'unico lato che possa dare una risposta attendibile: quello dell’esame storico. Non basta esprimere un'opinione. Quanto a opinioni, abbiamo quella di Sir William Fergusson, che nella sua testimonianza davanti alla Royal Commission dichiarò che la vivisezione non è della minima utilità. E nel corso della sua vita, Fergusson aveva ricevuto tutti gli onori e i riconoscimenti che la regina, il paese e la professione potevano conferirgli: era stato il capo titolare della sua professione, il chirurgo di maggior successo, uno dei più grandi anatomisti, il medico più richiesto, il migliore docente e l'autore dei principali libri di testo di chirurgia. Tuttavia la questione va esaminata dal punto di vista storico: l'unico che sia valido. Naturalmente, occorre dare esempi specifici, i quali vanno analizzati con cura. E devo dire che tutti i casi a me noti hanno portato a una smentita totale delle pretese vivisezioniste... La vivisezione ha costantemente tratto in inganno coloro che la praticavano, e i fatti dimostrano che non solo c'è stato un inutile sacrificio di animali, ma a causa della falsa luce che ne è emersa, vite umane sono state aggiunte all'elenco delle vittime...» Ecco uno dei numerosi esempi portati dal Tait: «Senza occuparsi delle conclusioni sperimentali, Baker Brown e in seguito Keith ci mostrarono come ridurre la mortalità da ovariotomia. I metodi per giungere a tanto potevano essere mostrati soltanto dall'esperienza su pazienti umani... Non appena furono stabiliti i risultati di Keith, la chirurgia addominale fece progressi così rapidi che oggi, appena sei anni dopo, non c'è un solo organo dell'addome il quale non sia stato operato numerose volte con successo. Come sapete, io sono stato parte di questo progresso, e posso dire senza esitazione che sono stato fuorviato innumerevoli volte dai risultati di esperimenti su animali, e per finire ho dovuto rinunciarvi del tutto». Dieci anni più tardi, Tait così denunciava pubblicamente chirurghi francesi che praticando una tecnica operatoria preventivamente sperimentata su cani e conigli, spedivano all'altro mondo non meno del 95% delle pazienti che avevano contratto una gravidanza extrauterina: «...Mi allontanai dalle conclusioni degli sperimentatori e tornai alla vera scienza dell'autentico patologo... Il mio esempio venne immediatamente seguito in tutto il mondo e durante gli ultimi cinque o sei anni sono state centinaia e forse migliaia le donne che così ebbero salva la vita, laddove per quasi quarant'anni la semplice strada a questo gigantesco successo era stata preclusa dalla follia di un vivisettore». (Birmingham Daily Post, 4-10-1892.) Sir Frederick Treves, che fu direttore del London Hospital, medico personale di Edoardo VII e successore di Lawson Tait come autorità mondiale di chirurgia addominale, fece la seguente di- chiarazione che non perde peso, ma semmai ne acquista, quando si sa che Treves non fu mai un antivivisezionista: «Molti anni la ho compiuto nel Continente vari tipi di operazioni sull'intestino dei cani, ma le differenze tra le budella canine e quelle umane sono tali, che quando cominciai a operare sull’uomo constatai che mi trovavo gravemente svantaggiato dalle mie esperienze: che dovevo dimenticarle, perché esse non avevano fatto altro che rendermi incapace di operare sull'intestino umano». (Da un suo articolo sul British Medical Journal, 5-11-1898, p. 1389.) Il medico e scienziato americano Stephen Smith, che aveva lavorato anche all'Institut Pasteur, nel suo libro La ricerca scientifica vista dall'interno: «Io concordo col gran numero di chirurghi inglesi i quali hanno pubblicamente dichiarato che la vivisezione non è di alcuna utilità per il genere umano». (Scientific Research: A View from Within, ed. Elliot Stock, Londra, 1899.) Come spiegare la stridente contraddizione tra gli artefici dell’attuale chirurgia e le asserzioni dei vivisettori in certi testi secondo i quali non ci sarebbe stato progresso senza la sperimentazione animale? L'unica spiegazione plausibile sembra quella che diede George Bernard Shaw: «Penso che chi non esita a vivisezionare non esita a mentire». Come si forma un buon chirurgo? Lo ha spiegato chiaramente uno dei grandi maestri della chirurgia, Abel Desjardins — docente di chirurgia all'Ecole Normale Supérieure, Primario della Clinica Chirurgica della Facoltà di Parigi nonché Presidente della Società dei Chirurghi — al Congresso contro la Vivisezione del 19-3-1932 a Ginevra, in cui disse tra l'altro: «La base della chirurgia è l'anatomia. Perciò s'impara la chirurgia dapprima da testi e atlanti anatomici e in seguito attraverso numerosissime sezioni di cadaveri. Così non solo s'impara l'anatomia, ma si acquisisce anche l'indispensabile destrezza di mano. Poi si passa allo studio pratico della chirurgia... Tale pratica la si può acquisire soltanto nell'ospedale e attraverso il contatto quotidiano con i malati. Perciò bisogna essere stati assistenti prima di poter diventare chirurghi... Alla fine veniamo all'atto operatorio. Prima si guarda, poi si assiste il chirurgo, e dopo che si è fatto ciò numerose volte, e capito le varie fasi dell'operazione, le eventuali difficoltà che potrebbero insorgere e imparato il modo di sormontarle, allora, e solo allora, si può incominciare a operare: dapprima interventi facili, sotto la sorveglianza di un maestro che può mettere in guardia da un passo falso o dare consigli quando non si è sicuri sul da fare... È questa la vera scuola della chirurgia, e io sostengo che non ve ne sono altre. Ciò è così vero che ogni allievo rispecchia più o meno lo stile di colui che lo ha formato. Quando qualcuno ci parla di un giovane chirurgo che non conosciamo, noi domandiamo subito: "Di chi è allievo?" Secondo la risposta, ci possiamo formare un'opinione di lui... Dopo che vi ho spiegato la vera scuola chirurgica, è facile capire perché tutti i corsi di medicina operativa sui cani si sono risolti in miseri fallimenti. Il chirurgo che conosce la propria arte non impara nulla di nuovo da questi corsi, e il principiante non solo non impara la vera tecnica chirurgica, ma diventa un chirurgo pericoloso... Inoltre, la vivisezione corrompe il carattere, in quanto influenza il chirurgo a non attribuire alcuna importanza al dolore...» tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo: "FORMAZIONE DEL CHIRURGO" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ — conSandrino Mya.
  • Sandrino Mya https://www.facebook.com/...
    La vivisezione non è altro che una lucrosissima truffa, finalizzata a una continua raccolta d'ingenti fondi per una presunta “ricerca medica” da molti medici considerata non solo inutile ma fuorviante. Tanto è vero che le malattie tuttora nominate come le principali cause di morte — cancro, diabete,...
    Comunità: Piace a 1.508 persone
  • Sandrino Mya “La vivisezione è divenuta un immenso business al quale i profittatori non vogliono più rinunciare, un’industria estremamente lucrativa che opera nel buio, poiché i media hanno il divieto perentorio di parlarne: grandi allevamenti, per lo più sotterranei, di animali condannati a venire al mondo in un habitat di cemento e di morirci senza mai aver visto la luce del giorno, né altri esseri umani se non i loro torturatori; e poi tutta l’infrastruttura di fabbriche di gabbie, di incubatrici, di mangimi in pillole, di apparecchi di contenzione, di strumenti elettronici d‘analisi e di tortura sempre più sofisticati.

    I soli Stati Uniti consumano più di 100 milioni d’animali da laboratorio all’anno, l’Europa certamente ben presto altrettanti dopo che Bruxelles ha imposto questi test fraudolenti a tutti i membri del Mercato Comune per sostenere il commercio della malattia”

    "Hans Ruesch"

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    https://www.facebook.com/photo.php...
    È una circostanza notevole, ma non sorprendente, che i libri più importanti sull...Visualizza altro
    “La vivisezione è divenuta un immenso business al quale i profittatori non vogliono più rinunciare, un’industria estremamente lucrativa che opera nel buio, poiché i media hanno il divieto perentorio di parlarne: grandi allevamenti, per lo più sotterranei, di animali condannati a venire al mondo in un habitat di cemento e di morirci senza mai aver visto la luce del giorno, né altri esseri umani se non i loro torturatori; e poi tutta l’infrastruttura di fabbriche di gabbie, di incubatrici, di mangimi in pillole, di apparecchi di contenzione, di strumenti elettronici d‘analisi e di tortura sempre più sofisticati. I soli Stati Uniti consumano più di 100 milioni d’animali da laboratorio all’anno, l’Europa certamente ben presto altrettanti dopo che Bruxelles ha imposto questi test fraudolenti a tutti i membri del Mercato Comune per sostenere il commercio della malattia” Hans Ruesch
  • Sandrino Mya Non esistono alternative alla vivisezione perchè qualsiasi metodo per sostituirsi alla vivisezione, dovrebbe averne le stesse qualità.
    Ma è difficile trovare qualcosa di più ingannevole, fuorviante la ricerca biomedica, di quanto lo sia stata e continu
    i ad esserlo la vivisezione.
    (Croce 2000 pag. 11). https://www.facebook.com/photo.php...
    Dal libro: "La Medicina Smascherata" di Hans Ruesch. In questo album i capitoli...Visualizza altro
    La Vivisezione è sperimentazione anche umana. Noi non vogliamo che si Speriment...Visualizza altro
  • Sandrino Mya "Le riviste più quotate sono quelle che pubblicano gli articoli che maggiormente riflettono gli standard dell’ortodossia scientifica. Questo però non garantisce che le ricerche pubblicate siano corrette. Il lavoro di Galileo sul sistema eliocentrico ne è un classico esempio: pur essendo corretto, esso fu censurato dall’ortodossia del tempo. Ma abbiamo anche molti esempi moderni, come l’ipotesi della mutazione somatica per ciò che riguarda la ricerca sul cancro. Essa prevede che il cancro sia causato dalle mutazioni che subiscono alcuni geni. Sebbene non esistano prove a sostegno del fatto che mutazioni genetiche possano indurre il cancro, questa teoria ha effettivamente oscurato tutte le ipotesi alternative degli ultimi 30 anni".

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    Scienza e Democrazia/Science and Democracy
    www.dipmat.unipg.it/~mamone/sci-dem

    VEDI: http://www.dmi.unipg.it/.../sci-dem/nuocontri/margottini.htm

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    Laura Margottini Farmaci, ricerca, industria: quale tutela per il cittadino? Gran parte della ricerca mondiale in campo medico oggi non sopravvivrebbe senza i finanziamenti dell’Industria farmaceutica. La scienza sotto padrone, però, soffre di una precisa patologia: spesso risponde più alle esigenze commerciali della compagnia che la finanzia che a quelle dei malati in attesa di nuove cure. Situazione, questa, diffusa soprattutto in America e in Europa, dove gli enormi interessi della farmaceutica - primo settore industriale USA - rendono inevitabile il corto circuito tra scienza e profitto. L’Italia non sembra fare eccezione. Conflitti d’interesse e corruzione prosperano anche da noi, come dimostrano casi giudiziari tuttora aperti, che vedono indagate le più alte sfere della medicina italiana: l’ex Ministro Sirchia – per aver presumibilmente incassato da una ditta produttrice di elettromedicali, la Immucor, assegni intesi a favorire l’azienda in occasione di appalti. Il Prof. Umberto Tirelli, del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano – per avere accettato soldi da uno dei colossi della farmaceutica, la GlaxoSmithKline, in cambio di una certa disinvoltura nel prescrivere il farmaco antitumorale Topotecan. Ma in quali pieghe del processo scientifico si insinuano e attecchiscono certe mistificazioni della scienza medica? Peer review: Garanzia o censura? Per rispondere, è necessario descrivere brevemente come funziona uno degli aspetti cruciali della scienza, in particolare di quella medica: la pubblicazione di articoli, attraverso i quali vengono rese note scoperte ed esiti delle sperimentazioni. È grazie a riviste specialistiche come The Lancet, The British Medical Journal, New England Journal of Medicine, JAMA, per citare alcune tra le più autorevoli, che i medici di tutto il mondo vengono informati sui risultati più innovativi della medicina e della farmacologia. Ma la pubblicazione ha anche un altro ruolo vitale per la scienza: "rappresenta il test più critico per un’ipotesi o per un dato scientifico, che vengono sottoposti al giudizio dell’ultimo tribunale: la comunità scientifica e il pubblico" spiega il prof. Peter Duesberg, professore di biologia molecolare della University of California, esperto di AIDS di fama mondiale. Ma chi ha il compito di decidere se un lavoro è da pubblicare oppure no? La valutazione si fa all’interno del cosiddetto peer-review process. Questo processo prevede che gli articoli proposti ad una rivista vengano esaminati da alcuni referee, cioè esperti di un determinato settore della medicina, a cui il direttore del giornale si rivolge perché valutino la qualità, la correttezza scientifica e l’originalità dei lavori. Forniscono, in pratica, i pareri tecnici in base ai quali il direttore decide se pubblicare o meno l’articolo. Al fine di garantire la trasparenza e l’obiettività dei giudizi, gli autori degli articoli non dovrebbero conoscere i nomi dei refeere e viceversa. Questo, almeno, è ciò che dovrebbe essere, ma molte sono le eccezioni e le anomalie di questo processo. Secondo Duesberg: il Peer-Review è una forma di censura con aspetti sia positivi che negativi. Positivi, perché scienziati senza conflitto di interesse possono eliminare le pubblicazioni basate su prove non scientifiche o ipotesi confutate. Negativi, perché l’ideologia scientifica prevalente usa il peer_review per eliminare quelle innovazioni che minacciano le ipotesi e gli investimenti dell’ortodossia. Duesberg lo dice per esperienza. Considerato un luminare in tema di AIDS e cancro, avendo isolato il primo gene ritenuto responsabile di indurre tumori e mappato la struttura genetica dei retrovirus (un’opera che gli è valsa nel 1986 l’elezione alla più importante associazione scientifica americana, la National Academy of Science), Duesberg ha compromesso una lanciatissima carriera, opponendosi a quello che definisce "il dogma dell’Hiv", cioè la teoria attualmente più accreditata sulle cause dell’AIDS, quella secondo la quale è il retrovirus Hiv ad indurre l’immunodeficienza. Secondo Duesberg, non c’è assolutamente alcun legame scientificamente accertato tra il virus e la malattia, e i farmaci antiretrovirali non solo sono inutili, ma in alcuni casi accelerano la morte dei pazienti, come è avvenuto per l’AZT della multinazionale Glaxo. Quando Duesberg ha tentato di divulgare le sue ragioni scientifiche sulla questione, si è visto rigettare lavori dalle stesse riviste mediche dove prima pubblicava, negare inviti ad importanti congressi a cui era solito partecipare e fondi per la ricerca che era solito ottenere. Insomma, il suo punto di vista sulle cause dell’Aids – condiviso anche da scienziati del calibro di David Rasnick e del Premio Nobel 1993 per la chimica Kary Mullis – lo ha quasi ridotto al silenzio. Paradossalmente, quindi, può accadere che il peer review faccia da freno al progresso scientifico, invece che da motore, oscurando ipotesi nuove prima che abbiano avuto la possibilità di essere confutate. Secondo Duesberg: "Le riviste più quotate sono quelle che pubblicano gli articoli che maggiormente riflettono gli standard dell’ortodossia scientifica. Questo però non garantisce che le ricerche pubblicate siano corrette. Il lavoro di Galileo sul sistema eliocentrico ne è un classico esempio: pur essendo corretto, esso fu censurato dall’ortodossia del tempo. Ma abbiamo anche molti esempi moderni, come l’ipotesi della mutazione somatica per ciò che riguarda la ricerca sul cancro. Essa prevede che il cancro sia causato dalle mutazioni che subiscono alcuni geni. Sebbene non esistano prove a sostegno del fatto che mutazioni genetiche possano indurre il cancro, questa teoria ha effettivamente oscurato tutte le ipotesi alternative degli ultimi 30 anni". La frode degli autori fantasma. La censura preventiva non è l’unico uso scorretto che si fa della pubblicazione. "Il sistema è stato molto abusato fino a questo momento – sostiene il Prof. David Healy, celebre psichiatra dell’Università del Wales, Inghilterra – in vari modi. Prima di tutto, tantissimi articoli medici non sono stati scritti realmente da chi dichiara di esserne l’autore, ma da ghostwriter, autori fantasma, cioè da impiegati delle compagnie farmaceutiche i quali prima provvedono alla stesura del lavoro, e poi propongono a qualche grosso nome della medicina di firmarlo", ottenendo così pubblicità a basso costo per i nuovi farmaci. Infatti se l’articolo che ne descrive le proprietà è firmato da un nome importante, i medici tendono a fidarsi di più di quanto non farebbero con l’informatore farmaceutico mandato dall’industria, e quindi prescrivono quel farmaco più volentieri. Chi accetta di firmare lo fa sia per il compenso che la compagnia gli offre in cambio, sia perché pubblicare il più possibile è vitale per fare carriera e per ottenere l’assegnazione di fondi per la ricerca. Lo stesso Healy si è visto presentare un articolo già pronto da firmare. Avendo declinato l’offerta, la compagnia che lo aveva scritto non ha fatto altro che riproporlo, nella stessa identica forma, ad un altro famoso psichiatra, il Dott. Siegfried Kasper dell’Università di Vienna, ottenendo finalmente ciò che voleva. "La cosa più grave – puntualizza Healy – non è che il vero autore sia un altro, ma che ciò che è scritto nell’articolo non sia la verità". Questi articoli, infatti, non tengono veramente conto dei dati bruti ottenuti nella fase della sperimentazione clinica del farmaco. Ne esaltano le qualità e minimizzano gli effetti collaterali, come in un qualsiasi spot pubblicitario. "Sono veri e propri spot. – afferma Healy "In generale, quando si tratta di farmaci, pochissimi articoli sono scritti senza subire l’influenza delle case farmaceutiche". E il 50% di quelli pubblicati sul British Medical Journal e su The Lancet, secondo Healy sono scritti da ghostwriters. Poiché i dati bruti delle sperimentazioni troppo spesso non vengono pubblicati – pratica che lo psichiatra condanna duramente – è molto difficile verificare l’autenticità dei lavori. Tale omissione di informazioni è considerata da moltissimi ricercatori e scienziati una grave mancanza, del tutto contraria all’etica della ricerca. Infatti, se i dati ottenuti durante una sperimentazione vengono tenuti nascosti alla comunità scientifica, oltre a non poter verificare l’autenticità dei risultati pubblicati, ciò provoca inevitabilmente un duplice effetto: il rallentamento di quelle sperimentazioni che potrebbero beneficiare di tali dati da una parte; la ripetizione di esperimenti già effettuati dall’altra. La questione dei ghostwriter rappresenta un problema anche per le riviste, come evidenziato anche da Richard Smith, ex direttore del British Medical Journal e attuale direttore generale di United Health Europe: "È molto difficile, per noi, distinguere, e quindi rifiutare, gli articoli di questo tipo da quelli onesti - ha dichiarato. Pubblicità esplicita La dipendenza che i giornali hanno nei confronti dell’industria è dimostrato in prima battuta dalle inserzioni pubblicitarie presenti massicciamente nelle riviste. Quasi tutti i giornali che si occupano di medicina – dalle riviste specialistiche fino agli inserti "salute" dei quotidiani- ospitano moltissima pubblicità a pagamento sui farmaci e questo non può che gettare un ombra sull’onestà dell’informazione che viene proposta. Quale obbiettività ci si può infatti aspettare da una rivista che fa pubblicità ai prodotti di una certa compagnia farmaceutica? Gli editor saranno imparziali nel giudicare gli studi sponsorizzati dalle stesse compagnie che, attraverso l’acquisto di spazi pubblicitari, finanziano la rivista? Il Prof. Del Favero (dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Perugia), a cui abbiamo rivolto tali domande, ci assicura che "La sopravvivenza di riviste prestigiose come The Lancet, il BMJ o il New England Journal of Medicine, non dipende certo dal ricavato della pubblicità, poichè esse possono vantare un altissimo numero di abbonati". Ma allora perché anche le loro pagine sono piene di spot pubblicitari sui farmaci? Del resto anche Richard Smith che è stato direttore per ben 13 anni del BMJ, ha recentemente affermato che la dipendenza delle riviste mediche dalla pubblicità delle case farmaceutiche è una realtà. Senza contare un altro aspetto legato alla pubblicità dei farmaci: la stragrande maggioranza è giudicata pubblicità ingannevole, come rivela un articolo pubblicato nel 2003 su The Lancet, il quale sostiene che il materiale pubblicitario inviato ai medici dalle case farmaceutiche è pieno di affermazioni false, e un altro studio pubblicato nel 2004 dal BMJ che recita: "Solo il 6% del materiale pubblicitario sui farmaci è supportato da prove scientifiche" Il secondo articolo succitato riporta i risultati di uno studio condotto dall’ Institute for Evidence-Based Medicine, un istituto di ricerca privato e indipendente con sede a Colonia. Dall’esame di un campione di materiale pubblicitario sui farmaci, i ricercatori hanno verificato che solo il 6% di esso conteneva affermazioni scientificamente supportate da una letteratura medica identificabile. Nel restante 94% le affermazioni fatte non riflettevano i risultati di alcuno studio, o non era chiaro a quali studi si facesse riferimento. Lo studio evidenzia come "tali spot presentino un’immagine distorta dei medicinali che sponsorizzano: ne minimizzano gli effetti collaterali, ne esagerano i benefici, non danno una chiara definizione dei gruppi di pazienti a cui si fa riferimento, sopprimono i risultati degli studi, manipolano i rischi, in alcuni casi fanno riferimento solo agli effetti riscontrati sugli animali" Stando all’articolo del BMJ, tale situazione espone i pazienti a molti rischi, poiché "è dimostrato che i medici tendono a basare le proprie decisioni sul materiale informativo e pubblicitario inviato loro dalle compagnie farmaceutiche", cioè si fidano di quello che c’è scritto, perché lo considerano scientificamente valido. Pubblicità occulta Secondo Smith la questione della pubblicità a pagamento sulle riviste, per quanto grave e cospicua, rappresenta solo la minore forma di corruzione. Nelle riviste mediche è diffusissima anche un altro tipo di pubblicità, ben più difficile da decodificare: quella rappresentata dalla pubblicazione dei risultati di sperimentazioni cliniche finanziate dalle industrie. Studi di questo tipo molto raramente producono risultati sfavorevoli. Le compagnie farmaceutiche cercano infatti di pubblicare solo gli esiti positivi delle ricerche che finanziano, perché uno studio favorevole che appare su una rivista prestigiosa assicura loro un’enorme fonte di pubblicità. In questo caso l’articolo viene distribuito dalla casa farmaceutica ai medici di tutto il mondo nel tentativo di convincerli della qualità del "prodotto" di cui si parla nello studio, sfruttando l’autorevolezza di cui la rivista gode presso la comunità scientifica. Pubblicare solo i dati positivi delle sperimentazioni, Secondo Smith: "Le riviste di medicina costituiscono un’estensione del braccio del marketing delle compagnie farmaceutiche, per le quali uno studio favorevole vale più di migliaia di inserzioni pubblicitarie. E’ per questo che una compagnia può arrivare a spendere più di un milione di dollari in reprint dello studio per la sua distribuzione mondiale." Smith avverte che "pubblicare tali articoli significa compromettere la credibilità e l’onestà della rivista", ciò nonostante moltissimi giornali lo fanno, anche i più autorevoli. Il perché ce lo ha spiegato lo psichiatra David Healy: "Troppo spesso gli articoli che le grandi riviste pubblicano riguardano farmaci, perché gli editor sanno che ciò assicura grossi introiti alla rivista. Infatti, sanno già che la casa produttrice del medicinale di cui si parla nell’articolo acquisterà dalle 20mila alle 50mila copie [che porterà circa 100,000$ di profitto alla rivista]. Ciò influenza moltissimo le scelte dei direttori" Ciò significa che la più grossa fetta di guadagno per le riviste, soprattutto per quelle più prestigiose, è costituito proprio da questo tipo di pubblicazioni. L’effetto che pratica ha, oltre ad indurre i medici a pensare che un farmaco sia più efficace di quanto non lo sia realmente, è quello di distorcere completamente la letteratura medica. Per questo David Healy ritiene che: "La fiducia che attualmente si può avere nei confronti di articoli che hanno a che fare con i farmaci è bassissima. In questo momento la pubblicazione scientifica è molto più importante per il marketing delle compagnie farmaceutiche che per lo sviluppo della scienza". La politica della "full disclosure" Refeere, autori degli articoli ed editor (cioè direttori o redattori capo) delle riviste troppo spesso hanno conflitti d’interesse con l’industria e questo rende molto difficile capire quanto gli esiti pubblicati sugli articoli, specie in farmacologia, siano influenzati dalle compagnie farmaceutiche. Per questo motivo, dal 2001 una dozzina di giornali, tra i quali il Journal of the American Medical Association (JAMA), il New England Journal of Medicine (NEJM) e il The Lancet, richiedono una serie di garanzie prima di pubblicare i risultati degli studi. La nuova politica, che va sotto il nome di full disclosure, obbliga chi pubblica a dichiarare i propri legami con l’industria, in modo tale che il lettore spossa giudicare quanto l’informazione riportata possa essere stata influenzata dalle compagnie per le quali lavora l’autore dell’articolo. Strategia che rappresenta un primissimo ma efficace passo nella direzione della trasparenza. La proposta è stata accolta con entusiasmo, almeno in apparenza, dai ricercatori e da molte riviste internazionali. Quelle europee invece, non hanno ancora aderito. Non tutti gli autori hanno la stessa percezione dell’importanza di questo nuova politica. Si va infatti da un eccesso all’altro. Come ha ricorda Marcia Angell, ex editor della più autorevole rivista di medicina, il NEMJ, i conflitti di interesse dichiarati sono in alcuni casi talmente tanti che non è possibile pubblicarli, come di norma, sulla pagine della rivista, perché prenderebbero più spazio dell’articolo stesso. Per questo vengono pubblicati separatamente sul sito web della rivista. In altri casi, come denuncia in un rapporto del 2004 l’organizzazione americana Center for Science in the Public Interest (CSPI) -che vigila sui molteplici conflitti di interesse che possono riguardare la scienza- ancora troppi autori dichiarano di non avere alcun legame con le industrie, quando invece ce l’hanno. L’associazione ha infatti analizzato i conflitti del primo e dell’ultimo autore che si dichiarava "pulito" di 163 articoli del 2003 apparsi in quattro tra le più note riviste mediche: NEMJ, JAMA, Environmental Health Perspective, Toxicology and Applied Pharmacology. Utilizzando database pubblici, la CSPI ha scoperto che in ben 13 articoli, l’8 %, gli autori avevano conflitti di interesse non dichiarati. Industria, etica e libertà di ricerca Oltre alle pubblicazioni, gli sponsor possono influenzare anche la libertà degli scienziati che lavorano per loro, come ci racconta un farmacologo di fama internazionale, il Prof. Gessa dell’Università di Cagliari, il quale riceve soldi per fare ricerca da 3 multinazionali straniere e da una casa italiana, di cui però non ci rivela i nomi. "Se studi un farmaco per conto di una compagnia – spiega Gessa – devi firmare un Secrecy Agreement, un accordo di segretezza in cui ti impegni a fare solo ciò che concordi con lo sponsor e nient’altro. Ad esempio, a non divulgare informazioni e a non pubblicare niente senza autorizzazione. Per fare dell’altro ti serve l’OK del finanziatore, che non sempre è propenso a concederlo". Questo vuol dire che se da una sperimentazione emergono risultati inaspettati, ad esempio si scopre che il farmaco ha effetti benefici anche per patologie diverse da quelle che interessano lo sponsor, il ricercatore non può informare né la comunità scientifica né i pazienti, se non è autorizzato. Ma ciò che è più grave è che nel caso in cui il ricercatore scopra delle reazioni avverse nei farmaci che studia, non è detto che sia libero di renderli pubblici. Lo dimostra il caso della dottoressa Nancy Olivieri dell’Università di Toronto. Avendo scoperto alcuni effetti tossici di un farmaco che stava testando per conto di una compagnia, la ricercatrice chiese di informare i pazienti che lo assumevano. Vedendosi negare l’autorizzazione, la Olivieri decise di non rispettare l’accordo di segretezza e informò lo stesso i suoi pazienti. Il risultato fu la sospensione dell’esperimento e del suo contratto di ricerca. Lo sponsor può anche decidere di ritardare la pubblicazione di scoperte o farmaci nuovi, per ragioni strettamente commerciali, come ad esempio attendere che il farmaco venga brevettato. Può anche decidere di non pubblicare affatto i dati dell’esperimento nel caso in cui gli esiti siano negativi. Comportamento, questo, giudicato assolutamente contrario all’etica della ricerca. Se invece l’esperimento va bene, e "se dalla vendita di un farmaco dovessero nascere dei miliardi, cosa che accade – continua Gessa – il ricercatore prende una certa percentuale. Una parte dei soldi che riceve può utilizzarla per gli studi che a lui interessano". Ma è possibile pensare di fare ricerca schivando certi paletti imposti dalle industrie? Secondo Gessa no. "Senza i soldi dell’industria non è possibile. Anche il ministero della ricerca consiglia di ‘sposarsi’ con gli sponsor, perché più dello stipendio non è in grado di assicurare". Ma qualche modello di finanziamento alternativo forse esiste. Il Prof. Tansella, psichiatra dell’Università di Verona, ha recentemente proposto un sistema di finanziamenti per una ricerca su cui nessuno investe, la ricerca psicosociale, che studia gli effetti terapeutici dell’ambiente sociale sulle patologie mentali. Il finanziamento prevede anche il contributo dell’industria, ma pare aver trovato la chiave per evitarne la tirannia. Secondo il Prof. Tansella del Centro OMS per la Ricerca sulla Salute Mentale di Verona, la ricerca psicosociale ha un ruolo chiave nel fornire indicazioni per la cura delle patologie mentali, perché tiene conto di tutti gli aspetti che possono influire positivamente sul decorso della malattia, in particolare studia l’influenza che l’ambiente sociale può avere sul paziente. Gli esiti di questo tipo di ricerche, trasferiti nella pratica dei Servizi pubblici, come le ASL, permettono di valutare fin dall’inizio quale siano le strategie vincenti da utilizzare, specie nei casi gravi e soggetti a frequenti ricadute. Il Centro OMS di salute mentale si occupa proprio di questo tipo di studi, ed è riuscito a farsi finanziare anche dalle industrie, come Ely Lilly, Pfizer, Janssen-Cilag. Con una particolarità: i finanziamenti ottenuti sono a fondo perduto, cioè le compagnie non si aspettano nulla in cambio, cosa che lascia molta libertà ai ricercatori del Centro. In più, per evitare ogni rischio di condizionamento, tali finanziamenti non vengono impiegati negli studi di tipo farmacologico che il Centro conduce. "Abbiamo scelto questa strada, proprio per avere le mani libere" – spiega Tansella, il quale ha recentemente presentato anche una ricerca su un innovativo sistema di finanziamenti per i Servizi pubblici di salute mentale. Lo studio ha verificato l’applicabilità di una sistema tutto nuovo, che prevede una sovvenzione a pacchetto, invece che a singola prestazione come si è fatto fino ad oggi in Italia. È possibile, cioè, valutare quale sia il percorso e la strategia da seguire per riabilitare completamente il paziente, stabilendo fin dall’inizio il costo che graverà sulle casse dello stato. Una volta che al servizio venga concesso il finanziamento stimato necessario, gli psichiatri diventano i case manager del trattamento, utilizzando le risorse disponibili all’interno dei servizi sanitari e sociali presenti sul territorio. Lo studio ha dimostrato che questo sistema è in grado di ottimizzare i costi e finalmente di fornire risposte adeguate al paziente, che viene seguito non più a singoli spot, ma lungo tutto il percorso necessario per uscire dal tunnel della malattia. Se l’Industria dirige lo Stato: il caso italiano Un passaggio importante nel lungo percorso che porta nuove cure dal laboratorio di ricerca agli scaffali delle farmacie è quello della registrazione dei nuovi medicinali, fase in cui si valutano i dati sull’efficacia e la sicurezza, al fine di autorizzarne la commercializzazione. Della questione si occupa, in Italia, l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, voluta dal ministero della salute nel 2004. Oltre a decidere quali sono i farmaci che devono entrare in Italia – aspetto di cui si occupava in precedenza la Commissione Unica del Farmaco (la CUF) – l’AIFA si occupa di farmacovigilanza, cioè del monitoraggio dei farmaci già in commercio, e controlla l’operato delle industrie nella tutela del cittadino. Per le valutazioni, l’agenzia si avvale del giudizio della Commissione Tecnico Scientifica, la CTS, ex CUF, costituita da una quindicina di esperti nominati direttamente dal ministro della sanità e dai presidenti delle regioni. Per farne parte sono fondamentali sia la competenza sia l’assenza totale di conflitto di interesse con le industrie, che potrebbero fare pressioni per velocizzare la procedura di commercializzazione, a scapito delle valutazioni sulla sicurezza. Questa situazione si verifica infatti in molte parti del mondo, primi fra tutti gli Stati uniti, dove "la sezione della FDA- analogo americano dell’AIFA – che si occupa di approvare i nuovi medicinali, riceve la metà del suo supporto economico dalle industrie" ha tuonato in un duro "j’accuse" Marcia Angell, ex direttore della rivista più prestigiosa per la medicina, il New England Medical Journal: "Le industrie pagano molti soldi per avere in cambio una commercializzazione più veloce. Questo significa che la FDA ora dipende dall’industria, mentre dovrebbe regolarla" L’effetto, secondo la Angell, è che l’approvazione di farmaci di dubbio valore è troppo rapida e la rimozione di quelli con gravi effetti collaterali troppo lenta. Alla luce di queste considerazioni, è spontaneo interrogarsi su certe politiche dell’AIFA, che in qualche caso sembrano tutelare più l’industria che il cittadino. Uno dei primi obiettivi dichiarati dall’Agenzia, infatti, è proprio quello di accelerare la procedura di registrazione dei farmaci, "per favorire l’accesso rapido a nuove cure" – ha dichiarato l’agenzia in occasione della sua inaugurazione, senza però spiegare se e come questo inciderà sulla sicurezza. Un altro aspetto molto singolare è che alla Presidenza dell’Aifa sieda proprio un ex Dirigente di Farmindustria, la dottoressa Antonella Cinque, fatto che costituisce un vero e proprio conflitto di interessi. Altre perplessità si hanno quando, spulciando tra le nomine delle vecchie commissioni CUF e della nuova CTS, ci si accorge che molti degli esperti che ne fanno parte sono gli stessi da circa 15 anni. La situazione è molto strana se si pensa che il mandato per un membro CUF prevedeva un massimo di 4 anni. Mandato che per la CTS è stato portato a ben 10 anni dall’ex ministro Sirchia, forse proprio per aggirare l’ostacolo delle nomine troppo spesso ripetute. A cosa si devono queste anomalie? Lo abbiamo chiesto direttamente alla dottoressa Cinque. Dopo varie telefonate all’AIFA e dopo aver inviato le domande in anticipo, come ci è stato richiesto, la dottoressa ci ha comunicato attraverso la sua segretaria di non poter essere disponibile prima di una mese a causa di improcrastinabili impegni di lavoro, anche se, come abbiamo spiegato all’ufficio stampa della Presidenza, la conversazione avrebbe richiesto solo una decina di minuti. Ci siamo rivolti allora al Prof. Del Favero dell’Università di Perugia – uno dei nomi più ricorrenti nelle commissioni CUF e attuale membro della CTS – per sapere a cosa sia dovuto lo scarso ricambio delle nomine: "Credo che questa scelta sia stata fatta perché si vuole una continuità di lavoro e anche perché di esperti indipendenti, incorruttibili e competenti in questa materia non ce ne sono molti". Il prof. Gessa, anche lui ex membro CUF, crede invece che "a premere per le riconferme di alcune nomine ci siano delle pressioni politiche trasversali, di quelle che sopravvivono ai governi. È probabile che l’Industria - sostiene Gessa - abbia dei propri paladini all’interno della commissione". Ma è possibile, invece, che, come dice Del Favero, non ci siano altri esperti abbastanza validi da sostituire i vecchi? Il Prof. Healy pensa di no: "Non è vero che non ce ne sono. Molti altri potrebbero essere nominati. La realtà è che coloro che diventano esperti hanno spesso legami stretti con le industrie farmaceutiche per le quali devono registrare i farmaci". Riguardo al conflitto di interesse tra chi in precedenza ha lavorato per l’industria e successivamente si occupa di regolarla, Healy sostiene che "essere stati in passato tanto vicino all’Industria non è esattamente la cosa di cui si ha bisogno quando si siede al vertice di certe agenzie. Trovo che sia un comportamento molto difficile da giustificare. Come e perché certe cose accadano – conclude – sono due questioni di estremo interesse". Giriamo la questione ai vertici dell’AIFA, sperando che qualcuno trovi il tempo di rispondere. Inserito: 8 giugno 2005; ultima revisione: 23 novembre 2005 Scienza e Democrazia/Science and Democracy www.dipmat.unipg.it/~mamone/sci-dem VEDI: http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri/margottini.htm _____________________________ — conSandrino Mya.
  • Sandrino Mya Come allevare un bambino sano ... nonostante il medico '
    dal Dott. Robert Mendelsohn S MD

    Uno dei principali pediatri americani mette i genitori di nuovo in controllo della salute dei loro figli .

    contenuto:
    La maggior parte delle cose si fanno meglio di mattina
    Genitori e nonni sono più saggi di medici
    Come medici possono fare bambini sani malati
    Proteggere i bambini prima di nascere
    Una corretta alimentazione per la salute e la crescita
    Cosa si deve aspettare di tuo figlio
    Febbre : difesa del corpo contro le malattie
    Mal di testa : di solito emotivo , ma il dolore è reale
    Madre , la mia pancia fa male!
    Tosse, starnuti e naso che cola
    La minaccia mitica di mal di gola
    Mal d'orecchi : dolorosa , sì, pericoloso , raramente
    Proteggere la visione del vostro bambino
    Problemi della pelle : la maledizione di adoloscence
    Scheletri nell'armadio ortopedico
    Lesioni accidentali : la medicina al suo meglio
    Asma e allergie : Prova la dieta, senza farmaci
    Il bambino che non ha mai persiste ancora
    L'immunizzazione contro la malattia : una bomba a orologeria medica?
    Ospedali : dove i pazienti vanno a stare male !
    Come scegliere il medico giusto per il vostro bambino

    283 pagine https://www.facebook.com/photo.php...
    'How to raise a healthy child... in spite of your doctor' by Dr Robert S Mendelsohn MD One of America's leading pediatricians puts parents back in control of their children's health. Contents: Most things get better by morning Parents and grandparents are wiser than doctors How doctors can make healthy kids sick Protecting your children before they are born Proper nutrition for health and growth What you should expect of your child Fever: your body's defense against disease Headache: usually emotional, but the pain is real Mother, my tummy hurts! Coughs, sneezes and runny noses The mythical menace of strep throat Earaches: painful, yes; dangerous, rarely Protecting your child's vision Skin problems: the curse of adoloscence Skeletons in the orthopedic closet Accidental injuries: medicine at its best Asthma and allergies: try diet, not drugs The child who never sists still Immunization against disease: a medical time bomb? Hospitals: where patients go to get sick! How to select the right doctor for your child 283 pages
  • Maria Selli

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