sabato 30 novembre 2013

L’ospedale funziona. La Regione Piemonte che fa? Lo chiude

L’ospedale funziona. La Regione Piemonte che fa? Lo chiude

Il caso del Valdese. Protesta delle pazienti a colpi di seni nudi esposti in foto

di Giuliana Caso - Se a Torino c’è un ospedale donato dai Valdesi alla regione Piemonte, che ha un reparto di oncologia d’eccellenza, e che in questo reparto effettua ogni anno circa diciottomila mammografie e seicento operazioni alla mammella, che fa l’ineffabile giunta Cota? Lo potenzia, lo amplia, lo rinforza? No, lo chiude. Da un anno il Valdese è off limits. fotoMa le pazienti non ci stanno, e ci mettono le tette. Nel vero senso della parola. Scatenando l’inferno a colpi di banner e tappeti di seni nudi esposti e trasformati in dure, eloquenti, fortissime immagini di denuncia. Sono seni anonimi ma feriti, gli stessi che sono stati curati e operati al Valdese. Seni che espongono sfrontatamente cicatrici e raccontano storie, che suggeriscono percorsi dolorosi di diagnosi, disperazione, di interventi. Ma sono anche storie a lieto fine, storie di guarigioni e di una buona sanità che oggi si vorrebbe far scomparire.
La protesta della pazienti, dei cittadini e di molti medici dell’ospedale torinese viaggia sul web con una pagina Facebook,
con una cartolina e con una video-denuncia, ma anche con un ricorso al Tar firmato da duecento persone.
Domenica scorsa, per il Torino Film Festival e per la Giornata Mondiale contro la violenza alle donne, hanno realizzato un “tet carpet”, con le foto dei seni feriti.
Il senso è chiaro; chiudere la Senologia ha significato calpestare le donne e la loro salute, e dunque con il tappeto realizzato con gli scatti della malattia che hanno superato e vinto hanno voluto provocare cittadini e passanti, invitandoli a calpestarle ancora, come ha fatto la Giunta Cota della Regione. Calpestatori d’eccezione anche i registi Paolo Virzì e Francesca Archibugi, che hanno condiviso la battaglia delle donne del Valdese.
Secondo il presidente della Regione Roberto Cota il Valdese non sarebbe mai stato un ospedale e dunque il suo destino è quello di diventare un poliambulatorio, con i suoi servizi smembrati e ricollocati altrove. A meno che il ricorso al Tar, il cui pronunciamento è atteso per la metà del prossimo febbraio, non scongiuri questa eventualità e faccia riaprire la struttura. Questa decisione, inoltre, sarebbe stata presa senza informare la Tavola Valdese, che in sede di donazione (per la precisione l’ospedale fu simbolicamente venduto alla Regione per un euro) chiarì che ogni decisione doveva essere condivisa. Intanto, i danni ci sono già; tante le donne in attesa di interventi che sono adesso il liste di attesa lunghissime in altre strutture della regione, per non parlare delle mancate mammografie di controllo, con il rischio che si trasformino in diagnosi avanzate, in mastectomie invece che quadrantectomie.
Nessuno, a Torino, vuole la chiusura del Valdese; in attesa della decisione del TAR, l’Assomed ha inviato anche una lettera al presidente Napolitano. Le donne che hanno organizzato la mobilitazione pro Valdese prevedono altre iniziative per tenere alta, altissima, l’attenzione sulle decisioni incomprensibili dell’assessorato alla sanità piemontese; di certo, e su questo Cota può stare tranquillo, non se ne stanno con le tette in mano.

http://www.paralleloquarantuno.com/2013/11/29/lospedale-funziona-la-regione-piemonte-che-fa-lo-chiude/

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