lunedì 25 novembre 2013

CRONACA

Tre fatti di cronaca a confronto

 | 25 novembre 2013 13 Commenti Stampa articolo Stampa articolo
di VALERIA ROSSI – Poche righe, solo poche righe per confrontare tre storie lette su tre giornali diversi… e per tirare, forse, qualche conclusione amara.
Primo titolo: “Sbranato nel letto dai suoi quattro cani”.
Questo è il link , tratto da “La Stampa”.
Piccolo particolare collaterale: lo sbranato era già abbondantemente morto, probabilmente d’infarto. Se il titolo fa letteralmente schifo, l’incipit riesce ad essere ancora peggio: “aveva 67 anni e quattro cani, di quelli piccoli e non di razza che non fanno un bracco intero se li metti tutti insieme”.
zatterinOra… questa è la foto del giornalista, che si chiama Marco Zatterin.
Possiamo dire che non fai un Brad Pitt neanche se ne metti insieme una dozzina, di questi?
Possiamo dire che ha un bel coraggio a dare del “brutto” a qualcun altro?
Ma il punto, purtroppo, non è certo questo.
Sulla faccia e sulla battutaccia di Zatterin si può, al massimo, sorridere.
Il punto “vero” è che questa storia, accaduta in Belgio, avrà una conclusione assurda: i cani saranno uccisi.
Quattro poveri cagnolotti restano per giorni chiusi in casa con il loro umano morto, non hanno cibo né acqua… e che dovrebbero fare? Lasciarsi morire a loro volta, magari per soddisfare la pruderie dei giornalisti e degli animalisti che così avrebbero potuto darci dentro con la retorica del cane “fedele fino in fondo”?
I quattro cagnolotti hanno fatto la scelta più logica: hanno cercato di sopravvivere mangiandosi il povero umaro (povero non in quanto “sbranato”: povero in quanto morto per cause naturali. Tanto, una volta che sei defunto, in pasto a qualcuno ci finisci comunque: che siano vermi o batteri – e quelli non li chiudi fuori neppure dai sepolcri a tenuta superstagna – qualcuno ti mangia, ed è così che funziona la vita su questo pianeta).
Perché ammazzarli? Non si sa.
So solo che, come ho scritto su Facebook, sono ben felice che i ragazzi che sono sopravissuti all’incidente aereo sulle Ande, negli anni ’70,  mangiando i loro compagni morti, non fossero belgi.
carab_minerStoria numero due: il link è questo, il giornale stavolta è Repubblica… e se non voleste rovinarvi la giornata vi consiglierei di non leggere l’articolo, anche perché i contenuti si capiscono perfettamente già dal titolo: “Il  cane gli calpesta l’orto, lui lo lega a un palo e lo uccide a picconate”.
Siccome immagino, però, che il titolo basti già a rovinare parecchie giornate…. vi chiedo di leggere tutto, da cima a fondo.
Fino a scoprire le “gravissime” pene previste dalla legge italiana per questo reato: da quattro mesi a due anni di galera, che intanto il lurido bastardo non si farà mai perché in Italia, in galera, non ci finisce mai nessuno.
Dunque, giornalisticamente parlando: a) quattro cani  mangiano il padrone (morto da giorni, forse da settimane) per sopravvivere…e leggiamo cose come “Sbranato nel letto – Orrore ad Anderlecth”, “Orrori che la Polizia sta svelando con inquietante frequenza”, “Sbranato a bocconcini dai quattro migliori amici dell’uomo con cui aveva scelto di condividere l’esistenza da due anni”.
Il fatto che il poveraccio fosse già morto lo si scopre solo nel secondo paragrafo e non ce n’è traccia nel titolo.
b) Un lurido pezzo di merda ammazza a picconate un cagnolino colpevole solo di aver passeggiato nel suo orto, e l’articolo è freddissima cronaca senza commenti e senza paragoni con alcun “orrore” passato.
Giuridicamente parlando: a) i quattro cagnolini colpevoli di aver tentato di sopravvivere vengono condannati a morte.
b) Il lurido pezzo di merda che ammazza un cagnolino colpevole di avergli calpestato l’orto “rischia” (e presumibilmente non farà mai) da quattro mesi a due anni.
C’è giustizia, in tutto questo? Direi proprio di no. Anzi, di NO, maiuscolo e grassetto.
doePerò… peeeeeeeeeeeeeeerò… una soddisfazione, alla fine, arriva: da un terzo articolo (questo il link),pubblicato stavolta sul “Messaggero”.
Titolo: “Tortura il suo cane: ferite, ustioni e ossa rotte Padrone condannato a 55 anni di carcere”.
Questo leggetelo, anche se fa male al cuore pensare a quel disgraziato cucciolo (quello nella foto, che è stato eutanasizzato perché le sue ferite erano troppo gravi).
Ma leggetelo, perché scoprirete che la polizia si è impegnata “come se si dovesse dare la caccia a un serial killer. Infatti gli agenti hanno trovato tracce di peli e di sangue nella casa del sospettato e accertato che questi coincidevano con quelli del cane, secondo il test del Dna”.
Che la cauzione, per il bastardo, è stata fissata in un milione di dollari.
Che “la storia del cucciolo Doe (questo era il nome) ha avuto enorme eco sulla stampa” e che “più di 70.000 persone hanno prima chiesto l’arresto del torturatore e poi hanno seguito da vicino il processo“.
Ah… sì, certo.  Si parla di dollari. Perché tutto questo è avvenuto a Quincy, negli Stati Uniti.
Invece noi stiamo in Italia.

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