mercoledì 15 gennaio 2014

QUESTA GENTE DEVE ESSERE INCRIMINATA PER CRIMINI CONTRO LA NAZIONE E IL POPOLO ITALIANO

Incapacità e zero risultati: così il ministero dell’Integrazione è diventato della dis-integrazione

Di Eugenio Cipolla, il  - # - 1 commento
enrico-letta-ministro-246790L’ultima perla l’ha confezionata ieri sera Dario Franceschini, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7. La Kyenge? “E’ attaccata chiaramente per il colore della sua pelle o per il cognome. E’ proprio razzismo, non c’è altra definizione”. E sbaglia, perché un’altra definizione esiste: razzismo al contrario. Quello di Franceschini e dei suoi compagni Pd, degli ipocriti e dei buonisti di sinistra, capaci di ridurre delle critiche legittime a mera questione razziale pur di propagandare banalità e guadagnare una manciata di voti.
Cos’altro abbia prodotto in questi nove mesi il ministero presieduto dalla Kyenge, oltre a intolleranza, non è dato saperlo. E non è un’affermazione provocatoria, ma semplice senso della realtà. Perché la Kyenge, o chi per lei (voci dicono che in realtà quel ministero sia retto da Livia Turco, sponsor politico di Cecìle), complici arroganza, incapacità e zero risultati, è riuscita solamente ad esacerbare gli animi degli italiani in crisi, soprattutto di quei padri di famiglia costretti a fare i conti con la realtà dura e spietata dell’austerity, che a un certo punto, in maniera forse legittima, si sono chiesti chi venisse prima tra un italiano che paga regolarmente le tasse e uno straniero che viene in Italia e vive di espedienti.
Touché, direbbero i francesi. Razzisti, dicono i piddini, evitando di fornire, forse in malafede, forse no, persino una spiegazione plausibile circa le competenze in materia d’integrazione (quali?) del ministro Kyenge. La quale non è altro che la vittima inconsapevole di due razzismi: quello ignorante e becero di chi la giudica inadatta perché nera (ce ne sono, ma in quantità decisamente minore rispetto a ciò che vi vogliono far credere) e quello ipocrita e benpensante di chi la giudica adatta per lo stesso identico motivo (praticamente tutta la sinistra).
Sono tante le domande che si pongono gli italiani sulla Kyenge e il suo dicastero: quali risultati ha raggiunto? Quali proposte, oltre spot e frasi fatte, ha portato in Parlamento? Quale utilità ha un ministero svuotato di funzioni, il cui unico compito è dire che siamo tutti uguali? Forse sarebbe bastato un posto di sottogoverno o, addirittura, un semplice dipartimento presso la presidenza del Consiglio. E di questo la Kyenge ne è sicuramente cosciente. Altrimenti ogni volta non proverebbe a farsi passare per ciò che non è: il ministro dell’Immigrazione. Cosa ben diversa e lontana anni luce dall’integrazione.

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