Il ricordo ci fa quasi tenerezza: quella dentiera della nonna nel bicchiere poggiato sul comodino accanto al letto dei nostri vecchietti. Ma ora quel ricordo è tornato ad essere storia di oggi. E la tenerezza diventa rabbia, un segno di impotenza in più. Perché sotto i colpi feroci della crisi la dentiera sta tornando di moda tra gli italiani, anche se poi gli odontotecnici devono re-imparare le vecchie tecniche. Intanto i numeri ci dicono che in cinque anni (dal 2007 al 2012) mezzo milione di famiglie in meno in Italia sono andate dal dentista e che per curarsi molari e incisivi la spesa è scesa del 30,5 per cento. Ma anche l'altra faccia del trapano – i dentisti – non sorride affatto: nello stesso periodo hanno visto scendere il loro fatturato di 1,8 miliardi, passando da 6,7 a 4,9 miliardi di incassi. Lavorando sette ore al giorno in media, almeno quelli privati. Mentre i (rarissimi) dentisti pubblici se la godono lavorando 3 ore al dì. Tutto questo mentre infuria il low cost delle carie, con tanto di fuga all'estero (ma non solo) e magari anche più rischi per i pazienti. Nessuno in Europa peggio di noi.

Meno euro in tasca, niente cure
Quanto poi denunciano al fisco i dentisti privati, questo non lo dice il rapporto dell'Andi (associazione dei dentisti italiani) presentato questa mattina a Roma. Ma la foto di gruppo che ci restituiscono le cifre illustrate dal presidente Gianfranco Prada e dal responsabile dell'ufficio studi Roberto Callioni, regalano uno spaccato eloquente in più della realtà con cui le famiglie italiane devono fare i conti ogni giorno. Lasciandosi alle spalle sempre di più le spese per la salute, per non parlare di quelle impreviste e catastrofiche. Rinviando le cure, o non curandosi affatto, con tutti gli effetti disastrosi che l'impotenza finanziaria inevitabilmente provoca sulla salute futura. Insomma, un disastro dopo l'altro. E anche per questo già a maggio, in occasione di un congresso storico per il settore del dentale italiano, era stata lanciata la "novità" della dentiera che tornava nei bicchieri sui comodini degli italiani. Che l'Andi (a voce) ora conferma.
Sud in fondo, ultimi in Europa
E ora ecco dal rapporto dell'Andi le nuove cifre del disastro nelle bocche degli italiani. «Si può tranquillamente affermare che le famiglie non hanno avuto in questi ultimi anni e non hanno oggi sufficienti risorse per pagarsi il dentista», avverte il rapporto. Lo sapevamo bene, lo sanno soprattutto le famiglie cadute in povertà che aumentano sempre di più. Nel 2011 la percentuale delle famiglie che hanno rinunciato alle cure odontoiatriche per ragioni economiche è stata l'8,9% dell'intera popolazione. In cinque anni, ben mezzo milione, appunto. Al Sud e nelle isole naturalmente il dato è il peggiore: 13% del totale. Con punte più gravi tra i 35 e i 59 anni d'età. E nel confronto europeo siamo ultimi: siamo il Paese con la più alta rinuncia alle cure odontoiatriche e con la differenza più alta tra il 2007 e il 2012: in Germania aumenta il ricorso al dentista, ma anche in Svezia e Norvegia; mentre da noi scende più della Grecia, della Spagna, della Francia, del Belgio, della Danimarca. Anche tre volte di più. 
Anche il dentista piange. E spunta la Cig
Ma anche i trapani e il "riunito" (sedia e attrezzature composte) si fermano. E così anche gli studi (e gli incassi) dei dentisti piangono. La crisi, per contraccolpo, tocca naturalmente anche loro. In cinque anni avrebbero perso appunto 1,8 miliardi di fatturato. Mentre la categoria nel 2012 contava 58.203 odontoiatri, in media un professionista ogni 1.042 italiani. Professionisti che lavorano 5 giorni alla settimana e poco più di 7 ore al giorno. Parliamo dei dentisti privati. Che nel loro studio denunciano la scarsa (a dir poco) produttività dei loro colleghi del servizio pubblico: lavorerebbero la bellezza di 3 ore al giorno. Quando gli italiani ce la fanno a farsi curare dallo Stato. Praticamente mai. Per i giovani farsi largo tra "riuniti" a spese di studio, diventa naturalmente sempre più difficile. La concorrenza è spietata, chi ha mercato cerca di tenerselo ben stretto. Qualcosa nei prezzi dei dentisti scende, è ovvvio. Ma la paura del low cost – necessità per tanti che non ce la fanno più – impazza nella categoria, anche se lo afferma (è il caso di dirlo) a denti stretti. E la disoccupazione non è più una meteora perfino tra i dipendenti dentisti. Nel 2012 sono stati 4.043 i dipendenti degli studi professionali che hanno utilizzato la Cig in deroga. Tra questi, anche 106 dipendenti degli studi odontotecnici. Una goccia rispetto ai 600mila italiani in Cig. Ma un segno in più della crisi dei molari d'Italia.
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