Deve un centesimo di euro all'Inps
Riccione, "somma percepita oltre la spettanza" da un 85enne. "Possibile il pagamento a rate", scrive l'istituto di previdenza che si fa vivo dopo 13 anni
- Il signor Emilio Casali, un 85enne di Riccione ha percepito - dal 1996 al 2000 - 0,01 euro di pensione in più del dovuto. A distanza di 13 anni, l'Inps lo vuole indietro e per fortuna che non fa pagare gli interessi. Il centesimo, secondo la missiva dell'Istituto di previdenza sociale, sarebbe la somma delle quote non spettanti al signor Casali, maturata in cinque anni di pensione.
L'importo può essere anche rateizzato, oppure si può proporre un'azione giudiziaria da notificare direttamente alla sede romana dell'istituto. Ovvio lo stupore e l'incredulità per l'ex commerciante romagnolo, titolare di una boutique in viale Dante, quando si è visto recapitare la raccomandata dalla sede di Roma dell'ente con allegato tanto di bollettino di versamento in conto corrente postale.
"Sembrava uno scherzo, non volevo credere ai miei occhi - dice mostrando ai cronisti la lettera che riporta il logo Inps - Non riuscivo a capire, addirittura la richiesta di restituire 0,01 euro, un centesimo in più avuto in cinque anni". La lettera riporta la motivazione della richiesta: "Sono state corrisposte quote di pensione non spettanti in quanto l'ammontare dei redditi personali è superiore ai limiti della legge 335 del 1995". C'è pure la data di scadenza per onorare il debito, giovedì 14 novembre, e comunque entro 30 giorni dal ricevimento della missiva, recapitata il 15 ottobre, il pensionato potrà verificare con l'Inps "la possibilità di rateizzare il rimborso". E "nel caso volesse impugnare il provvedimento, potrà presentare ricorso entro 90 giorni dalla comunicazione".
Inoltre, in assenza della risposta, a tre mesi dalla presentazione del ricorso amministrativo "potrà proporre un'azione giudiziaria da notificare direttamente all'Inps". "Mi chiedo se l'Italia può essere considerata un Paese con un futuro - commenta il figlio di Casali, Claudio - se spende 5 euro per la raccomandata, più i soldi della carta, i costi dei dipendenti per l'impostazione della pratica. Euro che si aggiungono a quelli che spenderemo per recarci in posta e per pagare le tasse del bollettino. Tutto questo per incassare un centesimo!".
"Per assurdo - aggiunge - se proprio l'Inps volesse incassare questa 'poderosa' cifra, avrebbe potuto farlo trattenendola dall'erogazione della stessa pensione". Al momento il pensionato e suo figlio sono intenzionati a non pagare: "Stiamo a vedere - dice Claudio Casali - cosa accadrà dopo la scadenza del 14 novembre, poi decideremo cosa fare, magari scegliendo di rateizzare l'importo. Se incorriamo negli interessi di mora vedremo come faranno a calcolarli".
"Sembrava uno scherzo, non volevo credere ai miei occhi - dice mostrando ai cronisti la lettera che riporta il logo Inps - Non riuscivo a capire, addirittura la richiesta di restituire 0,01 euro, un centesimo in più avuto in cinque anni". La lettera riporta la motivazione della richiesta: "Sono state corrisposte quote di pensione non spettanti in quanto l'ammontare dei redditi personali è superiore ai limiti della legge 335 del 1995". C'è pure la data di scadenza per onorare il debito, giovedì 14 novembre, e comunque entro 30 giorni dal ricevimento della missiva, recapitata il 15 ottobre, il pensionato potrà verificare con l'Inps "la possibilità di rateizzare il rimborso". E "nel caso volesse impugnare il provvedimento, potrà presentare ricorso entro 90 giorni dalla comunicazione".
Inoltre, in assenza della risposta, a tre mesi dalla presentazione del ricorso amministrativo "potrà proporre un'azione giudiziaria da notificare direttamente all'Inps". "Mi chiedo se l'Italia può essere considerata un Paese con un futuro - commenta il figlio di Casali, Claudio - se spende 5 euro per la raccomandata, più i soldi della carta, i costi dei dipendenti per l'impostazione della pratica. Euro che si aggiungono a quelli che spenderemo per recarci in posta e per pagare le tasse del bollettino. Tutto questo per incassare un centesimo!".
"Per assurdo - aggiunge - se proprio l'Inps volesse incassare questa 'poderosa' cifra, avrebbe potuto farlo trattenendola dall'erogazione della stessa pensione". Al momento il pensionato e suo figlio sono intenzionati a non pagare: "Stiamo a vedere - dice Claudio Casali - cosa accadrà dopo la scadenza del 14 novembre, poi decideremo cosa fare, magari scegliendo di rateizzare l'importo. Se incorriamo negli interessi di mora vedremo come faranno a calcolarli".
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