domenica 20 ottobre 2013

GERMANIA

Il problema dell’Europa? La Bce e la Germania

Perché l’UE non apre le porte alle politiche del Sol Levante?

Il problema dell’Europa? La Bce e la Germania
Il professore giapponese Takemori: “Niente austerità, l’Italia ha bisogno di misure espansive”
Il professore giapponese Takemori: 'Niente austerità, il vecchio continente ha bisogno di misure espansive'
“Il tasso di disoccupazione in Germania è basso grazie al fallimento della Grecia. Perché la Merkel non spinge Draghi ad introdurre una politica espansiva? Ecco, soltanto così i tedeschi continueranno a crescere a discapito degli altri Paesi europei”. Non usa mezzi termini Shumpei Takemori, professore di Economia alla Keio University di Tokyo. Nella splendida cornice della Fondazione “Ugo La Malfa” a Roma, è andato in scena un interessante seminario sulla “Abenomics, la terza freccia. Un’ispirazione per l’Italia?”. Il punto cruciale è proprio questo: l’Italia può imitare la politica espansiva e monetaria del primo ministro giapponese Shinzo Abe per uscire dal tunnel della crisi economica? Non si tratta di un’inversione di rotta, ma di una strategia innovativa, coraggiosa, ma finora efficace. L’Abenomics, la riforma economica giapponese, si basa su tre “frecce”: una politica monetaria espansiva (sull’esempio di quella americana della Federal Reserve), una politica fiscale “flessibile” che favorisca i settori più dinamici dell’economia e, infine, un piano di riforme strutturali e di liberalizzazioni che stimolino gli investimenti privati. Una vera “rivoluzione”, pur essendo il Giappone, d’altronde come l’Italia, uno dei paesi più conservatori del mondo. Un convegno ricco di personalità illustri: da Giorgio La Malfa, figlio del leader repubblicano Ugo e già ministro al Bilancio e per le Politiche Europee, a Paolo Savona, economista e ministro dell’Industria nel primo governo Ciampi, da Beniamino Quintieri, preside della facoltà di Economia presso l’Università di Roma “Tor Vergata”, a Salvatore Toriello. Tra gli altri anche il diplomatico italiano e presidente della Fondazione Italia Giappone, Umberto Vattani, e il console Mario, figlio dell’ex ambasciatore. 
Il noto professore giapponese al “Giornale d’Italia”, ha dato diverse chiavi di lettura rispetto al grave momento economico che attanaglia il vecchio continente. L’America sarà il fulcro della ripresa mondiale. Eppure, gli USA risultano il debitore più “stravagante” del mondo. Ma dopo la crisi non potrà continuare il consumo – osserva Takemori – basato sui debiti insoluti. Quindi anche il dollaro perderà il privilegio “stravagante”. Non solo. Per Takemori - per uscire dall’impasse che ha colpito la penisola – l’Italia dovrebbe applicare il cosiddetto “releveraging”, sulla stessa lunghezza d’onda delle misure messe in campo dalla banca centrale americana (FED), una politica monetaria ultra espansiva. Politiche monetarie agli antipodi rispetto a quelle della BCE che preferisce ‘condannare’ gli stati membri a manovre ‘tartassasine’: la tanto decantata “austerità”, per intenderci. Tuttavia anche l’attuale governatore della FED Bernanke ritiene che la banca centrale ha l’autorizzazione a stampare le banconote, ma anche il dovere – in caso di deflazione – di accelerare la conversione. 
Entriamo nello specifico: quali sono le differenze tra Euro e Dollaro? Al contrario della FED e della BOJ (Banca del Giappone), la BCE deve operare – fa notare il professore – come una banca ordinaria privata e quindi deve anche rispettare e onorare il “bilancio patrimoniale” perché, a differenza delle due banche centrali, la banca di Bruxelles non è un’Agenzia di un Governo. “Se esiste un paese che si chiama ‘Eurolandia’ la cosa può essere diversa”, minimizza Takemori. E rincara: “Ma siccome non esiste questo paese, sino a quando l’integrazione politica europea non si realizzerà, la BCE deve operare come una banca ordinaria privata, evitando di possedere i buoni del tesoro del paese membro in fallimento, possibilmente la Grecia”. E’ un fiume in piena Sakamori: “L’Euro è stato creato mettendo l’importanza primordiale a lungo termine”. Il professore apre le porte del Giappone anche agli immigrati, pur che siano “specializzati”. Non solo. In Giappone non sono permesse fughe ingenti di capitale. 
Un’analisi che non fa una piega per una Nazione che pensa in grande. 
Giuseppe Sarra

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