venerdì 1 novembre 2013

BASTA QUESTI CRIMINI VERGOGNOSI

I ragionamenti dei vivisezionisti sono antiscientifici perché non tengono conto delle realtà intangibili della vita. La legge morale è una di queste intangibili realtà: ed è l'incomprensione di tale realtà che segna l'irrimediabile fallimento della scienza sperimentale applicata agli esseri viventi, col tragico retaggio di errori che ne è conseguito.
È il senso morale a spingere l'uomo verso la pietà. Pietà significa compassione, la capacità di avvertire la sofferenza altrui quasi fosse la propria.

La mancanza di pietà è sempre un segno di ottusaggine: dell'incapacità d'immedesimarsi in altri che soffrono o subiscono sopraffazioni. L'uomo ha o dovrebbe avere pietà soprattutto degli orfani, dei bambini maltrattati, dei vecchi, dei malati, di tutti gli indifesi e i sopraffatti.

Tra questi ultimi figura la più parte degli animali. E noi non dobbiamo domandarci se essi hanno un'anima, o se sono capaci di ragionare, o di parlare, o di contare, ma dobbiamo domandarci una cosa sola: «Sono capaci di soffrire?» E per loro sfortuna essi ne sono fin troppo capaci.

Chi ha molto sofferto e tuttavia non conosce la pietà, dà prova di un preoccupante incallimento delle facoltà intellettive ed umane. I superstiti dei campi di sterminio nazisti comprendevano anche degli ex-vivisettori. Alcuni di questi, tra cui una donna, non appena liberati ritornarono ai laboratori vivisezionisti.

Secoli di educazione antropocentrica ci hanno insegnato a considerare la pietà come un fattore esclusivamente umano; ma così non è, perché abbiamo visto che gli stessi animali conoscono abbondantemente la compassione: e ciò dimostra che questa è un sentimento, o un istinto, naturale, per cui chi ne è sprovvisto è un essere snaturato.

E purtroppo di questi esseri snaturati se ne trovano principalmente nel genere umano.


IL SENSO MORALE L'uomo è un essere morale. Il senso morale è così profondamente radicato nell'uomo che nessun ladro, nessun assassino si è mai sognato di pretendere l'abrogazione delle pene contro il furto e l'omicidio. Tutte le leggi che hanno retto le organizzazioni umane in passato e le reggono attualmente sono basate sul senso morale: su ciò che è giusto e ingiusto. Perché nessuna religione, nessun legislatore, ha mai ritenuto necessario definire questi termini? Perché l'essere umano non ha alcun dubbio in merito al loro significato. Soltanto gli adepti della scuola pseudoscientifica moderna considerano che moralità e immoralità, giustizia e ingiustizia, bene e male, siano parole prive di significato, concetti "antiscientifici", dato che non sono riproducibili in laboratorio. È comprensibile che chiunque possa affermare in buona fede che un ormone artificiale sia identico — a tutti gli effetti — a un ormone prodotto dall'organismo vivente, respinga qualsiasi discorso sulla legge morale, dato che questa non può essere messa a nudo da un bisturi né riprodotta in provetta. Ciò spiega anche come un prof. White sia capace di affermare che « la disumanizzazione non esiste»: solo perché lui, che ha perduto o non ha mai posseduto il concetto di umanità, non si avvede della sua assenza; e può convincersi che gli animali non soffrono, unicamente perché lui non è sensibile alle sofferenze altrui; solo alle proprie. I ragionamenti dei vivisezionisti sono antiscientifici perché non tengono conto delle realtà intangibili della vita. La legge morale è una di queste intangibili realtà: ed è l'incomprensione di tale realtà che segna l'irrimediabile fallimento della scienza sperimentale applicata agli esseri viventi, col tragico retaggio di errori che ne è conseguito. È il senso morale a spingere l'uomo verso la pietà. Pietà significa compassione, la capacità di avvertire la sofferenza altrui quasi fosse la propria. La mancanza di pietà è sempre un segno di ottusaggine: dell'incapacità d'immedesimarsi in altri che soffrono o subiscono sopraffazioni. L'uomo ha o dovrebbe avere pietà soprattutto degli orfani, dei bambini maltrattati, dei vecchi, dei malati, di tutti gli indifesi e i sopraffatti. Tra questi ultimi figura la più parte degli animali. E noi non dobbiamo domandarci se essi hanno un'anima, o se sono capaci di ragionare, o di parlare, o di contare, ma dobbiamo domandarci una cosa sola: «Sono capaci di soffrire?» E per loro sfortuna essi ne sono fin troppo capaci. Chi ha molto sofferto e tuttavia non conosce la pietà, dà prova di un preoccupante incallimento delle facoltà intellettive ed umane. I superstiti dei campi di sterminio nazisti comprendevano anche degli ex-vivisettori. Alcuni di questi, tra cui una donna, non appena liberati ritornarono ai laboratori vivisezionisti. Secoli di educazione antropocentrica ci hanno insegnato a considerare la pietà come un fattore esclusivamente umano; ma così non è, perché abbiamo visto che gli stessi animali conoscono abbondantemente la compassione: e ciò dimostra che questa è un sentimento, o un istinto, naturale, per cui chi ne è sprovvisto è un essere snaturato. E purtroppo di questi esseri snaturati se ne trovano principalmente nel genere umano. Gli animali possono uccidere o lasciar morire d'inedia i loro figli, ma solo se prigionieri degli uomini (negli zoo, nei trasporti, nei laboratori) o se le circostanze o le condizioni ambientali non li mettono in grado di allevarli. Si tratta allora di soppressioni eutanasiche nel vero senso della parola. L'uomo è l'unico essere al mondo capace di uccidere il proprio figlio perché questi lo disturba nel sonno In Inghilterra muoiono in media di percosse 700 bambini l'anno; e nessuno sa quante altre volte tale causa di decesso non è accertabile, e quanti altri bambini sopravvivono ai maltrattamenti. Un dispaccio della United Press International del 1974 informava che il dott. Theo Solomon, direttore dell'Istituto di Legge e Processi Sociali di Teaneck nel New Jersey, aveva dichiarato in una conferenza che: «La violenza è entrata a far parte della nostra società, e il maltrattamento dei bambini, che non era stato riconosciuto come un serio problema prima del 1960, ne fa parte. Oggi ci sono negli Stati Uniti sette milioni di bambini maltrattati». {International Herald Tribune, 13-4-1974.) Il medesimo giornale riportava (14-2-1975) un articolo di John Wheeler diffuso dalla Associated Press, che diceva tra l'altro: «Tra 30.000 e 50.000 bambini americani sono morti nel 1974 in seguito a maltrattamenti. Circa il 45% di questi erano al disotto dei 4 anni di età. Migliaia d'altri sono rimasti menomati o sono stati resi invalidi fisicamente o mentalmente come conseguenza di maltrattamenti. II. dott. Ray Helfer, riconosciuto come un'autorità su questo argomento, afferma che il numero dei bambini al disotto dei 5 anni che muore per maltrattamenti eccede il numero dei coetanei che muoiono di malattie». Seppure in aumento, i genitori che maltrattano i figli formano una minoranza, e agiscono in violazione delle leggi. Anche i vivisettori formano una minoranza, ma è una minoranza che, al contrario dei genitori snaturati, agisce nell'ambito e addirittura sotto la spinta delle leggi. La più parte dei vivisezionisti si limitano a giustificarsi col triste ragionamento di Erode e di Hitler che « il fine giustifica i mezzi». Ora, a parte il fatto che i pretesi vantaggi della vivisezione non esistono, rimane l'inaccettabilità morale della tesi secondo cui un atto crudele non è riprovevole qualora ne derivi un beneficio materiale: che sempre solo di beneficio materiale si tratterebbe. Ben pochi vivisezionisti sottoscriverebbero l'opinione teologica di totale differenza tra uomo e animale; anzi, essi affermano sempre che i due generi sono simili. Questa presunta similitudine offre invero il pretesto per l'intera pratica vivisezionista. Ma chi non vuole riconoscere una differenza tra uomo e animale sul piano biologico, e nemmeno sul piano psicologico — lo dimostrano i numerosi esperimenti sul comportamento — come può pretendere di fare una totale differenza sul piano morale? A questo i vivisezionisti rispondono che l'uomo essendo il più intelligente degli antropoidi, esso ha ipso facto il diritto di fare quel che gli aggrada con tutti gli altri esseri viventi. Ciò fa riflettere. Ché se tale presunta superiorità costituisse un diritto, sarebbe anche lecito vivisezionare gli imbecilli, i ritardati mentali, gli analfabeti, gli zingari, i negri, i comunisti, i capitalisti, i protestanti, gli svizzeri, e invero tutti coloro che ognuno, secondo la propria opinione individuale, vorrebbe considerare inferiori sul piano intellettivo, morale, nazionale, religioso, politico, razziale, culturale e via dicendo. E indubbiamente sarebbe giusto vivisezionare i vivisettori, il cui livello intellettivo va considerato parecchio al disotto di quello di vari primati, stando a quanto hanno constatato alcuni psicologi. E se fosse giusto torturare animali da laboratorio per il bene degli uomini, allora sarebbe anche giusto torturare un uomo da laboratorio per il bene di mille uomini. Difatti qualsiasi argomento che giustifica la tortura di animali è valevole anche per la tortura di esseri umani. Fonte: Imperatrice Nuda di Hans Ruesch del 1976 - http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf - http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Capitoli di IMPERATRICE NUDA: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=508213929256458&set=a.508213905923127.1073741842.469925656418619&type=3&src _________________________ — con Anna Stancanelli e Caterina Caligiuri.

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