OLTRE AL FATTO DI AVERE ESPRESSO UN PENSIERO PERSONALE (Scusate vorrei segnalarvi questo che segue), E POI AVER INSERITO IL SEGUENTE COMMENTO (...) SONO STATO ADDIRITTURA BANNATO.
FORSE L'ADMIN DI QUESTA PAGINA NON HA BENE LETTO IL MIO COMMENTO. MA LO RIPROPONGO QUI IN MODO CHE POSSA LEGGERE:
Un vero imbroglio statistico...
Su: "Giulio Tarro e la vivisezione" da un estratto del libro La medicina smascherata di Hans Ruesch a cura di Marco Mamone Capria da pag. 60 a pag. 67
Giulio Tarro e la Vivisezione (P 63 - 65)
Giulio Tarro è presidente a vita (dal 1978) della Fondazione T e L. de Beaumont Bonelli, la quale << non conduce nè sponsorizza ricerche che vengano effettuate sugli animali >>, e presidente della Lega Internazionale dei medici antivivisezionisti (dal 1992). Se ne potrebbe inferire che Tarro rifiuti la vivisezione, sia in teoria che in pratica. Vediamo se è cosi.
Tarro ha partecipato al "gruppo di lavoro attivato il 16 febbraio 1996" dal Comitato nazionale di bioetica che nel 1997 ha reso pubblico un documento, Sperimentazione sugli animali e salute dei viventi, che si può solo definire un'apologia della vivisezione. (Tarro è membro di tale comitato dal I gennaio 1995).
Ecco alcune delle "perle" che vi si trovano:
E' impossibile riferire quanti successi, nella seconda metà dell'800, sono stati raggiunti in biologia e medicina con l'aiuto della sperimentazione animale (...)
Indubbiamente, metodi alternativi non avrebbero potuto consentire, da soli, alcuna delle grandi scoperte della medicina, dalla cura di malattie infettive alla conoscienza delle funzioni degli apparati organici, ai trapianti di organo (Cnb 1997, p.55).
Parlare di metodi alternativi in senso lato può rappresentare uno stimolo anche nel dibattito scientifico ed etico, ma tenendosi lontani dalla implicazione che l'uso degli animali nella ricerca sia nocivo e che a malapena essere tollerato quando tale uso è assolutamente necessario (Cnb 1997, p. 61).
Queste affermazioni oltranziste (e mistificanti) fanno venire in mente seri dubbi su quale possa essere stato il contributo del presidente della Lega Internazionale Medici Antivivisezione (dal 1992) al "gruppo di lavoro" suddetto; ci si può anche chiedere come mai egli non abbia, per lo meno, preso le distanze dal testo definitivo approvato e pubblicato dal comitato.
Per rispondere a questi interrogativi viene in soccorso l'intervento di Tarro al convegno della Limav di quello stesso anno 1997, dove egli comincia con l'osservare che:
negli ultimi anni contro gli esperimenti basati su animali è stata scatenata una "crociata" da parte di alcuni settori del mondo animalista che sottolineano la fallacia del trasporre all'uomo le conoscienze acquisite con sperimentazioni animali. In effetti gli esempi non mancherebbero.
Ma subito dopo avrebbe dato una lista di catastrofici errori, Tarro aggiunge:
va da sè che queste considerazioni con l'avanzare della ricerca biomedica hanno preso gran parte della loro attualità e oggi la sperimentazione sull'animale è solo uno dei passi di una più accurata sperimentazione farmacologica.
Secondo Tarro, quindi la critica scientifica della vivisezione sarebbe stata superata " dall'avanzare della ricerca biomedica", che farebbe quindi bene, da un punto di vista scientifico, a utilizzare gli animali, sebbene solo come "uno dei passi". (Dato il susseguirsi delle catastrofi farmacologiche - quella del Viox è solo la più recente, cfr. capitolo 10. - sarebbe un eufemismo definire "fuorvianti" queste affermazioni). Invece ben più impèortanti sarebbero le considerazioni "sulle sofferenze degli animali da laboratorio":
Da questo punto di vista numerosi studiosi di bioetica stanno facendo sentire la loro voce affinchè il raggiungimento di nuove scoperte scientifiche venga ottenuto con il minimo sacrificio di animali i quali - è bene qui sottolinearlo - non sono venuti al mondo con il solo scopo di servire l'Uomo (Tarro 1997).
Per gustare fino in fondo queste parole va ricordato che sono tratte dal discorso di apertura, del presidente, al convegno della Lega Internazionale Medici Medici Antivivisezionisti. Nel suo sito questa Lega cosi si qualifica:
"MEDICI INTENAZIONALI - LIMAV sono l'unica Lega Internazionale composta da esperti del campo scientifico che ha come scopo l'abolizione della vivisezione".
Dà senza dubbio da pensare il fatto che un presidente di una tale Lega difenda la vivisezione in apertura di un convegno della Lega stessa, e auspichi non già l'abolizione della vivisezione per ragioni scientifiche, ma una sua riduzione al "minimo" ... per ragioni etiche.
Per completare il quadro basta una visita al sito del noto dottore ("GT"), nel quale si trova un suo articolo di ricerca che riferisce, come momento essenziale, l'uso dei conigli per la riproduzione degli anticorpi specifici a un peptide sintetico (Tarro 1999), e offre altre testimonianze della considerazione positiva che Tarro dà della sperimentazione animale.
Queste informazioni si rivelano ancora più istruttive alla luce di quanto detto da Ruesch nei capitoli 10 - 12 di questa intervista.
Continua...
Fonte:
- https://www.facebook.com/media/set/?set=a.475167459227772.1073741833.469925656418619&type=3Due medici della LIMAV (Lega internazionale medici per l'abolizione della vivisezione) hanno risposto alla lettera della senatrice a vita Elena Cattaneo pubblicata da molti giornali.
Riportiamo quanto hanno scritto; se altri scienziati contrari alla vivisezione volessero fornire ulteriori contributi, saremo lieti di pubblicarli.
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Senatrice Cattaneo,
il problema di questo paesello chiamato Italia e' la diffusissima pratica chiamata "nascondersi dietro ad un dito", nel caso del suo articolo , il dito in questione e' il mignolo poiche' lei offende la mia intelligenza e quella di tante altre persone indipendentemente dalla professione che praticano.
E' risaputo che la sperimentazione animale e' una contraddizione lampante , poiche' manca dellla riproducibilita' che rende un test affidabile.
Sappiamo benissimo, noi addetti ai lavori, che l'unico motivo per cui si usano gli animali e' il Dio Danaro. Aggiungero' di piu' ,cara Senatrice!
E lo aggiungo da mamma di un bimbo di 16 mesi: mi vergognero' se non avro' lottato contro un mondo in cui una specie si arroga il diritto di usare come oggetti altri esseri viventi.
COME MADRE ,COME MEDICO E COME CITTADINA mi vergogno per tutti coloro che non vogliono UNA SCIENZA VERA, CHE NON ASPIRI A RICERCARE PALLIATIVI E STIA BEN LONTANA DALLA RISOLUZIONE DELLE PATOLOGIE e che come lei difendono una pratica inutile e disumana.
Ecco , da madre, da medico e da cittadina , io mi vergogno del fatto che persone come lei mi possano rappresentare nel mondo.
Poiche' confido nella sua intelligenza , spero che presto potremmo leggere nuove ed illuminate riflessioni sull'argomento.
Cordialita'
D.ssa Nicoletta Biasuzzi
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Buongiorno, sono medico pediatra, neonatologo. Ho 54 anni.
Ho studiato e lavorato per circa 14 anni in Clinica Pediatrica a Padova.
La dottoressa Cattaneo, scrive un articolo che per gli addetti ai lavori è discutibile e quasi offensivo all’intelligenza di chi lo legga.
I nostri giovani purtroppo, spesso vanno all’estero NON per essere ostacolati nella ricerca da leggi dello stato, bensì da leggi “di mercato”.
Il problema infatti non sono i modelli di ricerca, che anzi in molte parti del mondo, sempre di più guardano ai più promettenti e avanzati modelli matematici e cellulari, bensì l’ostacolo a poter sperimentare vie nuove con la
passione che solo i giovani hanno.
Il contrasto che i più “vecchi” continuano a porre, è probabilmente dovuto alla comprensibile incapacità di utilizzare nuove metodiche e ad abbandonare il territorio a loro più familiare.
Senza poi parlare della annosa e vivissima questione della latitanza nei nostri atenei (quasi ovunque e da sempre!) della meritocrazia.
Nessun collega che abbia frequentato l’ambiente universitario/ ospedaliero può negare di averlo sperimentato sulla propria pelle ( anche coloro che ne
siano stati favoriti!).
Quindi gentile dr.ssa Cattaneo se i giovani ricercatori fanno le valigie, non è certo perché in Italia si cerca di rendere più compassionevole e scientificamente corretta la ricerca oltre al fatto che per trovare lavoro o soddisfazione devono aspettare di avere un’età “molto matura”, ammesso che ci riescano.
Se ne avessi bisogno, da medico, preferirei una cura costruita su modelli cellulari e matematici.
Sono “animalista” nel senso che trovo poco scientifico continuare a pensare che l’animale possa essere impiegato come migliore modello sperimentale umano, tanto più se questo costa sofferenze atroci a questi esseri.
Il premio per la ricerca 2013 a due sue colleghe biologhe qualche settimana fa, indica che forse anche tra i suoi pari qualche spiraglio di luce si fa avanti.
Ci pensi dottoressa.
Buone cose!
Angela Fiore
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