domenica 12 aprile 2015

COOP


Così la coop foraggiava il Pd. Nel mirino la cena di Renzi
Una goccia nel mare di “elargizioni liberali” che Cpl Concordia distribuiva a politici, fondazioni e associazioni. Una rete odorosa di denari, destinati in buona parte al Pd, con cui il colosso delle coop consolidava consenso e presenza sul territorio
Eccolo, il contributo della Cpl alla cena di finanziamento di Matteo Renzi, quella organizzata all’Eur, a Roma, lo scorso 7 novembre.
Una goccia nel mare di «elargizioni liberali» che Cpl Concordia distribuiva a politici, fondazioni e associazioni. Una rete odorosa di denari, destinati in buona parte al Pd, con cui il colosso delle coop consolidava consenso e presenza sul territorio.
L’altra faccia del network di entrature tessute da Franco Simone, l’uomo delle relazioni delle coop, che da giorni ha cominciato a collaborare con i pm, promettendo di fare «i nomi dei politici».
Della cena «renziana» aveva parlato già il dg estero della Coop, Fabrizio Tondelli. Interrogato il 15 gennaio, aveva messo a verbale d’aver espresso il proprio disaccordo a quel contributo «perché non trovavo alcuna utilità», aggiungendo che poi il Cda «per motivi commerciali e di opportunità» aveva dato il placet. Tra gli atti dell’inchiesta napoletana salta fuori proprio il verbale di quel cda del 30 ottobre 2014, presieduto dall’allora numero uno della Cpl, Roberto Casari, arrestato la scorsa settimana, e che nel suo ultimo interrogatorio in carcere ha spiegato ai pm che avrebbe «scommesso che Renzi avrebbe recuperato come Commissario europeo, e non rottamato, Massimo D’Alema». Fornendo una lettura «soft» della frase di Simone sulle «mani nella merda»: per Casari solo «un modo di dire per chi fa le cose… c’è chi pensa e chi fa».

Tornando al cda, quel giorno la Coop stava facendo i conti con le inchieste in cui aveva appreso di essere coinvolta in seguito a interrogatori e perquisizioni. Ma mentre l’organismo di vigilanza interno bacchettava consulenze generiche e finanziamenti a pioggia, il cda erogava. Il finanziamento al Pd lo tira fuori proprio Casari tra le «varie ed eventuali», introducendo il tema delle erogazioni «a favore di partiti politici e singoli candidati». Il suo vice Guarnieri (da gennaio scorso nuovo presidente della Cpl) «comunica che è pervenuta, da parte del Partito Democratico, richiesta di erogazione di un contributo in denaro, a titolo di erogazione liberale, in occasione della cena che si terrà il 7 novembre a Roma Salone delle Fontane», e aggiunge che una seconda «richiesta di erogazione di un contributo in denaro» arriva da un’assessore comunale di Modena, candidata Pd alla regionali, Simona Arletti. A verbale anche le considerazioni di Guarnieri che «ricorda che i valori democratici si realizzano e si mantengono attraverso l’attività di una pluralità di movimenti, partiti e delle loro articolazioni politico-organizzative, con costi particolarmente elevati». E il Cda della coop, «dopo breve ma esauriente discussione» s’allinea, deliberando all’unanimità di sganciare 5mila euro come «erogazione liberale al Pd» e duemila alla candidata emiliana. Soldi che si sommano ai tanti sborsati alla politica da Cpl Concordia negli ultimi anni. I carabinieri del Noe a gennaio scorso chiedono al responsabile ufficio fatture della coop, Giuseppe Campana, «tutti i pagamenti in favore di associazioni, onlus, fondazioni o la dazione di contributi politici». Campana prende tempo, data «l’enorme mole dei dati», ma l’elenco finisce agli atti. Oltre agli euro per la Fondazione di D’Alema e i contributi a Sposetti, Kyenge, Zingaretti, Marino e gli altri nomi «eccellenti», nelle centinaia di schede ci sono pure soldi destinati ai «democratici di sx Frosinone» e ai Pd di mezza Italia: Foggia, Pesaro, Anguillara, L’Aquila.
Intanto lo stralcio sui rapporti tra Cpl e camorra per la metanizzazione dell’argo aversano conta 12 indagati, tra cui lo stesso Casari (e altri 4 dipendenti Cpl) e l’imprenditore Giovanni Ditella, subappaltante della coop che ha ammesso di aver pagato i clan per i lavori.

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