Scandalo Carne di Pollo, 8 confezioni su 10 nei Supermercati del Regno Unito sono contaminate da batteri che possono essere addirittura potenzialmente letali. Il batterio in questione è il Campylobacter, rilevato nelle confezioni di pollo dalla UK Food Security Agency (FSA), l’agenzia per la sicurezza alimentare britannica, che ha stilato anche una sorta di classifica, diciamo così, delle catene di distribuzione in base alla percentuale di contaminazione. Tali distributori che lavorano soltanto sul territorio del regno Unito, potrebbero anche non interessarci, o se si, molto relativamente, perché a parte qualche italiano residente in Inghilterra, nessuno potrebbe essere interessato alla questione. Semmai, potrebbe essere interessante sapere se anche in Italia esiste lo steso problema, ed è questa la ragione per cuiGiovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” sarebbe intenzionato a chiedere l’intervento delle autorità di controllo europee per verificare se lo stesso problema esiste anche bel resto d’Europa e, in particolare, in Italia. La presenza di tale batterio giustificherebbe in un certo senso l’uso intensivo degli antibiotici a scopo profilattico negli allevamenti avicoli, con grave rischio di far crescere i batteri super resistenti agli antibiotici.
Uno dei maggior esperti della sicurezza degli alimenti, il prof. Tim Lang, invita i consumatori a non acquistare il pollo nei supermercati inglesi protagonisti in un certo senso di questa scandalosa contaminazione che rappresenta un serio pericolo per la salute. Al tempo stesso, però, assicura che se cotto bene e se preparato nel modo giusto, non dovrebbero esserci pericoli. Semmai, è necessario omettere di lavare la carne di pollo prima della cottura per evitare che la contaminazione possa trasmettersi alle mani di chi si occupa della cucina, e anche sui piani di lavoro. In tutti i casi la soluzione migliore resta sempre quella di non acquistare confezioni di pollo fin quando la contaminazione in questione non sarà del tutto risolta.
Del resto, ogni anno circa 280mila inglesi vengono colpiti dal batterio Campylobacter, numero che potrebbe aumentare considerando che negli ultimi tempi la percentuale di confezioni contaminate è cresciuta di non poco. Al momento, come detto in precedenza, la questione non riguarda il nostro Paese, ciò non toglie che sarebbe opportuno verificare sempre l’etichetta per controllare la provenienza delle confezioni di pollo, anche se oggettivamente è improbabile che arrivino dal Regno Unito.
Va detto che le rilevazioni della UK Food Security Agency (FSA), l’agenzia per la sicurezza alimentare britannica, hanno potuto constatare un aumento della percentuale delle confezioni contaminate tra il primo e il secondo trimestre dell’anno, questo probabilmente anche per l’aumento della temperatura tipica di quel trimestre rispetto al precedente. Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese detiene un record ancor più preoccupante. Infatti, secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Nature, è proprio l’Italia il paese europeo in cui maggiore è l’impiego degli antibiotici negli allevamenti, sebbene una simile pratica a scopo profilattico sia di fatto vietata.
Il problema è legato anche ai polli di allevamento che oggi sono diversi da quelli di un tempo. Infatti, raggiungono dimensioni fino a 4-5 volte maggioridi una volta e, oltre tutto, lo fanno anche più rapidamente. Del resto è solo in questo modo che gli allevamenti possono assicurarsi ingenti ricavi. I polli oggi vengono selezionati geneticamente, scegliendo quindi solo quelli che crescono di più e in minor tempo, ma l’altra faccia della medaglia è rappresentata da degli scompensi di immunodeficienza, che si traducono quindi in una più facile contaminazione da parte di qualche batterio.
Quando in un allevamento un pollo si ammala in seguito ad unacontaminazione batterica, a tutti i polli dell’allevamento vengono somministrati gliantibiotici a scopo profilattico, e questo è un problema estremamente serio in quanto non fa altro che favorire la nascita dei famigerati batteri resistenti agli antibiotici che ormai stanno sempre più frequentemente infettando anche l’uomo. Gli attuali antibiotici non riescono più ad averne ragione, solo che di nuovi antibiotici allo studio ne esistono davvero pochi, mentre un tempo venivano sfornati quasi di continuo. È sempre la solita faccenda: economicamente non conviene produrne di nuovi, e questo è un serio rischio un po’ per tutti.
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