Una lista fuor di retorica di tutte le cose da non fare, ma soprattutto da fare per aiutare la popolazione in Nepal, da Claire Bennett, cooperante di base a Kathmandu
Se vedendo le drammatiche, devastanti, immagini provenienti dal Nepal vi sentite in dovere (meno male, aggiungiamo noi) di fare qualcosa, prendetevi cinque minuti e fermatevi a pensare che cosa davvero potete fare voi per dare un aiuto concreto. Un appello contro le spinte umanitarie impulsive arriva dalle pagine del Guardian, dove Claire Bennett, cooperante britannica, da anni di base a Kathmandu, ricorda cosa fare ma, soprattutto cosa non fare in casi estremi come questo, portando ad esempio gli errori commessi nella gestione dell’emergenza ad Haiti, dopo il terremoto del 2010, un Paese, ricorda, sebben molto diverso ma con una situazione economica simile a quella del Nepal che, ancora oggi, cinque anni dopo sta lottando per superare il disastro. “Qualcosa di cui si e’ molto parlato nella comunita’ internazionale e’ stata la mancanza di una risposta coordinata all’emergenza di Haiti. Ondate di volontari si erano fiondate nel Paese, arrivando con le migliori intenzioni: studenti, congregazioni religiose, persone che erano state li’ in vacanza, tutti desiderosi di lasciare un segno e fare del bene, ma molti senza le competenze e il coordinamento per avere davvero un impatto concreto. Al contrario, in diversi casi questi volontari hanno finito per rallentare gli aiuti.” Scrive Bennett, ricordando anche casi in cui alcuni medici, arrivati nel Paese per portare il proprio aiuto, senza essere pero’ preparati all’emergenza, si sono pero’ trovati senza cibo e hanno avuto bisogno di soccorsi a propria volta. Alcuni esperti del settore umanitario hanno addirittura definito l’arrivo non coordinato degli aiuti un “secondo disastro”.
“Il Nepal ha un solo aeroporto internazionale, che tra l’altro e’ stato danneggiato dal terremoto e che deve essere utilizzato per l’emergenza e per trasportare sul territorio medicinali, scorte alimentari e professionisti che possano offrire aiuto alle vittime?negli ultimi giorni mi e’ stato chiesto da parenti e amici, che cosa possono fare per aiutare, ecco qualche consiglio: ricordatevi che non si tratta di voi. I vostri sentimenti di impotenza e colpa possono essere difficili da gestire ma forse non siete cio’ di cui il Paese ha bisogno in questo momento. Non precipitatevi sul posto almeno per le prossime due settimane. L’eccezione ovviamente e’ se siete professionisti con competenze da offrire di cui in questo momento c’e’ molto bisogno, se lo siete mettetevi in contatto con un’agenzia internazionale che puo’ affidarvi il ruolo piu’ appropriato dove il vostro aiuto e’ piu’ necessario. Non donate roba. Le cose di seconda mano sono difficili da distribuire sul luogo del disastro.
E’ piu’ facile e spesso, sul lungo periodo, piu’ economico lasciare che siano le organizzazioni ad acquistare i beni di cui c’e’ bisogno, ridistribuendoli a seconda delle necessita’. Se volete dare via oggetti di cui non avete piu’ bisogno, potete venderli e raccogliere fondi da destinare all’emergenza. Donate denaro. Piu’ che un biglietto aereo o la vostra vecchia collezione di magliette, cio’ di cui in Nepal ha bisogno di piu’ in questo momento sono i soldi. Donate cio’ che potete alle organizzazioni umanitarie rispettabili, facendo anche qualche ricerca su come verranno impiegate le donazioni. Se potete, fate un paragone tra le varie organizzazioni e assicuratevi di aderire al loro approccio. Nel breve periodo la cosiddetta “carita'” e’ necessaria. In passato ho messo in dubbio la cosiddetta “carita'” come strumento di sviluppo sul lungo periodo ma dopo una devastazione del genere bisogna assicurare alle vittime tutto il necessario per la loro sopravvivenza. Sul lungo periodo, bisogna ricostruire in modo sostenibile. Se nei prossimi mesi volete contribuire alla ricostruzione e allo sviluppo del Paese sul lungo periodo, considerate come fattore la sostenibilita’. Ci saranno molti programmi a favore della ricostruzione delle case distrutte. Il Nepal e’ una zona sismica, bisogna ricordare che gli edifici che piu’ facilmente sopporteranno un nuovo terremoto, non saranno quelli che costano meno o quelli messi insieme gratuitamente da volontari non specializzati. E se decidete di andare documentatevi prima di salire sull’aereo. Non sono contro il volontariato, vi prego solo di aspettare un momento e pensare attentamente a dove utilizzare le vostre competenze. Il volontariato puo’ avere un meraviglioso impatto sul mondo quando viene fatto in modo consapevole. Ma non e’ semplice e non e’ automaticamente benefico. Prima di partire studiate il Paese e la complessita’ della ripresa e dello sviluppo e continuate ad essere aperti per continuare ad imparare anche una volta arrivati nel Paese.
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