Proprio l’analisi di laboratorio legata a campioni di capelli, che l’Fbi in rapporti riservati ha cominciato a mettere in discussione a partire dagli anni Settanta come prova definitiva, sembra aver condotto alle decine di condanne errate o dubbie. Alcune conseguenze concrete delle indagini ci sono già state. La “Texas Forensic Science Commission” ha ordinato la scorsa settimana una revisione dei casi basati su campioni di capelli – il Texas è lo Stato americano dove a partire dal 1982 sono stati uccisi più prigionieri. In Mississippi è stata bloccata l’esecuzione di Willie Jerome Manning, un uomo di 44 anni condannato a morte per l’omicidio di due studenti della Mississippi State University nel 1992, cui i funzionari federali hanno messo a disposizione nuove analisi del Dna.
“Quando c’è un problema, bisogna affrontarlo, cercare di capire come risolverlo e poi procedere in modo che non si verifichi di nuovo”, ha detto il “general counsel” dell’Fbi Andrew Weissmann, promettendo che anche i casi dove la condanna a morte sia già stata eseguita verranno rivisti, se si giudicherà che sono stati commessi degli errori. La posizione è apparsa insolita, per un’agenzia che è invece sempre apparsa estremamente reticente a mettere in discussione il suo operato o punire i suoi funzionari per eventuali negligenze o atti apertamente criminali. Quando nel 1995Frederic Whitehurst, un chimico e avvocato che lavorava nei laboratori dell’Fbi, rivelò la mancanza di professionalità di molte analisi e le pressioni cui lui era stato sottoposto per non renderle pubbliche, l’allora segretario alla giustizia Janet Reno ordinò un’indagine interna all’Fbi. L’indagine durò nove anni e alla fine non pubblicò alcun rapporto, non comunicò i casi che erano stati rivisti né i possibili errori compiuti nel passato.
L’attuale ammissione di 27 casi di condanne a morte viziate da errori arriva nel momento in cui l’opposizione alla pena di morte conosce una rinnovata fortuna negli Stati Uniti. In maggio ilMaryland è diventato il 18esimo Stato– e il primo a sud della Mason-Dixon Line, il confine culturale che divide il Nord-est dal Sud – ad abolire la pena di morte. Dal 2007, cinque Stati hanno abolito la pena di morte e nel 2012 sono stati mandati a morte 43 detenuti, contro i 98 del 1999. Anche l’appoggio tra la popolazione appare in calo. Un sondaggio Gallup di fine 2012 mostra che il 63% degli americani è a favore della condanna capitale. Era l’80% nel 1994.
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