E’ ufficiale: gli studenti di economia sono disinformati, lo afferma la bank of England
- di Graham Hodgson (tradotto da Nicoletta Forcheri) -
Almeno a partire dagli anni sessanta, le banche centrali hanno pacificamente reso pubblico il messaggio in comitati ufficiali, sia pur a sprazzi, qui e la, attraverso relazioni e prove documentali, che la moneta è creata dalle banche private al momento dell’erogazione di un prestito. Ma nelle loro dichiarazioni al grande pubblico hanno continuato a ripetere le finzioni divulgate nei libri di testo economici sul riprestito dei depositi, i requisiti di riserva e il moltiplicatore monetario.
Adesso la Bank of England, per il suo 320esimo anniversario, ha ufficialmente reso noto che le cavolate insegnate agli studenti di economia in tutto il mondo sono proprio per l’appunto cavolate. Le banche non riprestano i depositi. I depositi sono passività che giacciono nei bilanci delle banche, non attivi che possono essere riprestati. Non esiste un moltiplicatore monetario che consente ai regolatori di determinare quanta moneta può essere resa disponibile all’economia attraverso l’imposizione dei requisiti di riserva. Le banche centrali non possono neanche stimolare in modo affidabile il credito alla produzione per promuovere lo sviluppo dell’economia inondando il sistema di riserve poiché le riserve non possono essere riprestate e i depositi creati in virtù di misure come i quantitative easing possono solo servire a rimborsare il debito invece che negli investimenti alla produzione.
I detrattori sarcastici che hanno attaccato costantemente Positive Money per i primi due o tre anni della nostra campagna adesso possono essere aspramente contraddetti con questa verità collaudata (nel caso ve ne fossero ancora da contraddire).
Ma la Banca Centrale insiste ancora che la moneta è una cambiale [IOU]. E’ sicuramente il caso per la moneta bancaria dove i depositi bancari costituiscono le iscrizioni degli obblighi riconosciuti dalle banche nei confronti dei depositanti per saldare i pagamenti che vogliamo fare, ricorrendo alle loro stesse riserve. Quindi i depositi bancari sono in realtà cambiali a nostro vantaggio. Ma la Bank of England dichiara che anche le riserve sono cambiali della BC nei confronti delle banche commerciali. Però non è per nulla chiaro che cos’è che la BC ha intrapreso di fare per, o a nome delle banche di cui annovera le riserve, a parte il fatto di rimborsare alle stesse banche i collaterali che queste ultime hanno dovuto presentare per inizialmente acquisire le riserve. E concludono che le banconote sono cambiali della BC a noi stessi, per la ragione fasulla che riceviamo nel resto una banconota vecchia e fuori corso di 20£ (chi mai riceve come resto una banconota da 20 sterline?), abbiamo il diritto di chiedere alla BC che essa venga sostituita con una banconota da 20 nuova di zecca! Quindi la banconota è una cambiale [riconoscimento di debito, NdT] di che cosa? Di un’altra banconota da 20 in un lasso di tempo di 10 anni?
Non crediamo che la moneta delle BC sia una cambiale della BC. Piuttosto è un simbolo che riconosce, a nome nostro, il nostro impegno comune di produrre beni e servizi disponibili alla vendita a qualsiasi detentore di moneta della stessa BC. La moneta delle BC, moneta sovrana [dei banchieri, NdT], non è un debito, non è una cambiale, è un simbolo del nostro impegno condiviso gli uni nei confronti degli altri in quanto cittadini di uno stato sovrano.
Link originale: http://www.positivemoney.org/2014/03/official-economics-students-misinformed-says-bank-england/
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La Banca d’Inghilterra: “Tutto quello che sapete sulla moneta è sbagliato”
Un recente e dettagliato articolo pubblicato dalla Banca d’Inghilterra nell’ultimo Quarterly Bullettin ha suscitato un certo clamore in rete e sui media britannici. Il paper può essere riassunto in questo modo: “Tutto quello che avete imparato sulla moneta dai libri di testo di economia è sbagliato”.
L’articolo [link], accompagnato da una esposizione più semplice [link] sulla natura della moneta come “IOU” (“I Owe You”, cioè “io ti devo”, in italiano traducibile con “pagherò”), non è il primo in cui la Bank of England si dissocia dalla tradizionale teoria quantitativa della moneta. Ma questa volta lo fa in gran stile, pubblicizzando con molta evidenza l’articolo e accompagnandolo con due video [link].
Cosa dice, in sintesi, l’articolo della BoE?
- La grande maggioranza della moneta è creata dalle banche commerciali attraverso i prestiti.
- Le banche non sono intermediarie tra i risparmiatori e i mutuatari. Cioè le banche non prestano i depositi dei risparmiatori, né tanto meno le riserve di moneta legale (cioè quella emessa dalla banca centrale)
- Le banche non “moltiplicano” le riserve fornite loro dalla banca centrale (e pertanto le polemiche signoraggiste/austriache sulla “riserva frazionaria” si basano su un modello errato). Il cosiddetto “moltiplicatore monetario”, quindi, non è rilevante.
- Le banche centrali decidono il tasso di interesse sulle riserve e, attraverso questo, influenzano i tassi di interesse nell’economia. A differenza della spiegazione convenzionale, quindi, non hanno un controllo diretto o un obiettivo di quantità di moneta, ma indiretto, attraverso il “prezzo” della moneta, cioè il tasso d’interesse.
- I prestiti creano i depositi, a differenza di quanto normalmente si suppone, cioè che i depositi “abilitino” i prestiti.
La Banca centrale britannica evita accuratamente di trattare la monetizzazione del deficit, né si impelaga nelle più controverse affermazioni ascrivibili alla Modern Monetery Theory (è quindi errato sostenere che la BoE dia ragione alla MMT). Tuttavia si tratta di una presa di posizione nel dibattito sulla teoria monetaria che, si spera, segnerà un punto di non ritorno.
Per una esposizione divulgativa sulla moneta endogena, rimandiamo al nostro articolo sull’argomento.
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