Testimoni di Geova documenti scottanti conservati a Modena
Rocco Politi per 40 anni ha fatto parte della confessione arrivando ai massimi vertici. La sua storia sulle Tv nazionali
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Per quarant’anni il modenese Rocco Politi ha creduto di essere nel giusto, nella “vera fede” che gli era stata trasmessa dai genitori. Come previsto ha sposato una Testimone di Geova come lui e anno dopo anno ha ottenuto i consensi dei suoi confratelli sino a percorrere tutti i gradini della gerarchia.
Oggi le sue rivelazioni vengono paragonate, fatte le debite proporzioni, a quelle di Snowden sullo spionaggio negli Stati Uniti o soprattutto al maggiordomo papale che ha svelato i retroscena delle lotte di potere in Vaticano. Eppure lui non ha nulla dell’eroe anche se in passato è arrivato a essere un predicatore apprezzato dai Testimoni di Geova, a parlare davanti a 30 mila persone in occasione dei raduni, tanto da acquisire un grado pari a quello di un vescovo nella gerarchia cattolica.
Nel 2001 la drammatica crisi di coscienza, nata dal bisogno di salvare la nipotina di pochi mesi. Da una parte le esigenze di trasfusioni di sangue per il sarcoma che la stava consumando, dall’altra i divieti della sua confessione. Infine l’epilogo, amarissimo. La piccola è morta, lui è stato messo all’indice dalla comunità con moglie e figlia.
I suoi genitori e fratelli non hanno più voluto incontrarlo; solo qualche telefonata dai genitori ogni tanto, in dieci anni, e un saluto formale ai funerali della madre lo scorso anno. Finito. Azzerato.
Ma l’anno scorso ha deciso di portare in pubblico quello che ha imparato e capito forte di trent’anni di documenti riservati dei Testimoni di Geova , destinati solo a pochi eletti. Fondi, uso delle medicine, direttive di comportamento, affari: in tutto un tesoro di tremila documenti che sta rendendo noto. «Finora non è uscito nulla - spiega Politi - Solo qualche paginetta era trapelata all’esterno da parte di chi aveva abbandonato i Testimoni e subito attorno a lui si era creato il vuoto. Ma io posso dimostrare tutto».
Oggi viene invitato nelle televisioni nazionali per spiegare le ragioni della sua scelta. Quando è andato come ospite a in trasmissioni come Rai Uno Mattina, “Le Iene” di Italia Uno o a Sat 2000, l’emittente della Cei, gli indici d’ascolto si sono impennati.
«Oggi sono una persona diversa - spiega - Sono definitivamente in pensione da pochi giorni dopo aver lavorato alla Ciba in Svizzera, alla Iris ceramiche a Sassuolo e poi ho venduto computer e telefonini per conto mio. La mia attività di oggi a tempo pieno è per l’associazione che ho fondato, “Quo Vadis”. È un organismo di promozione sociale e offre aiuto a chi è chiuso nella prigione ideologica di una setta o di un’associazione religiosa totalizzante che rubano anche l’anima. Un organismo di auto aiuto, metto la mia esperienza a disposizione degli altri. Già adesso, grazie al sito internet, ricevo decine di telefonate di persone disperate. Prendono psicofarmaci per reggere obblighi non sentiti ma imposti dall’ambiente famigliare, dai compagni di vita. Anche per me le conseguenze sono pesanti: minacce personali, anonime, vandalismi e minacce di denunce infamanti. Dopo le trasmissioni sono venuti a rubare in negozio, hanno portato via solo gli scatoloni con i documenti che ho mostrato in tv: fatica inutile, ho le copie di tutto ciò che è stato secretato e che ora sto mettendo in rete su www.quovadisaps.org. Vado avanti, nonostante tutto. Aiuterò tutti coloro che me lo chiederanno per evitare che patiscano quello che ho dovuto soffrire in silenzio».
Saverio Cioce
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