INTERVISTA ESCLUSIVA A MICHELE BOLDRIN (FARE)
Ecco l’intervista esclusiva realizzata da YOUng a Michele Boldrin, leader del movimento “Fare“, ex “Fermare il declino“, che risponde ad alcune domande di attualità, economia e politica.
Negli ultimi sondaggi “Fare” è in ascesa, crede in buon risultato per le prossime elezioni?
“Mi piacerebbe augurarmelo e credere che possa venire ma, per me almeno, un buon risultato richiede ottenere svariati milioni di voti, tanti da rendere palese che si è venuta costituendo una “terza forza di governo” alternativa a Pd e PdL. Questo risultato, al momento, non mi sembra ancora possibile anche se stiamo lavorando alacremente perché lo diventi”.
Alle scorse politiche il vostro Movimento non ha ottenuto i risultati sperati, in cosa crede abbiate sbagliato? Crede che siate stati penalizzati dai media o da altri partiti?
“Le ragioni sono molteplici: eravamo molto male organizzati, siamo nati solo sei mesi prima delle elezioni e quasi nessuno ci conosceva, abbiamo speso poco saggiamente le risorse donateci dalla gente per la campagna elettorale, i media ci hanno snobbato sino all’arrivo dello scandalo … eppoi c’è stato lo scandalo che ha distrutto tutta la reputazione così faticosamente costruita. È anche vero, però, che, alla faccia di tutto questo, le idee che proponevamo (e proponiamo) erano ottime e lo sono ancora. Anzi, continuano ad essere l’unica proposta politica capace di fermare il declino del paese e farlo ritornare a crescere. Per questa ragione abbiamo deciso di non mollare ma di lavorare invece con umiltà e pazienza per recuperare agli occhi dell’elettorato la credibilità persa.
Qual è il suo rapporto con Oscar Giannino? Il giornalista continua a lavorare per il Movimento? Sono state giuste le sue dimissioni?
Il vostro Movimento prevede molti spunti per risollevare l’economia italiana, da cosa partireste se foste al governo?
Preferisco non ritornare ogni due per tre sulla questione Giannino. Ho detto tutto il dicibile decine di volte e vi è praticamente nulla da aggiungere. Le sue dimissioni sono state giuste:avrebbe dovuto darle molto prima, volontariamente ed in modo più trasparente; ci avremmo guadagnato tutti, lui compreso. Al momento non mi sembra collaborare con il movimento, infatti mi sembra aver scelto di impegnarsi in altre attività. Un piccolo gruppo di suoi seguaci che erano rimasti in Fare (alcuni anche in ruoli dirigenti) dopo 9 mesi si polemiche hanno recentemente deciso di andarsene per creare una nuova associazione politica che, nelle parole della sua coordinatrice, fa riferimento a Mario Monti ed aspira a far guidare i liberali “veri” italiani da Giannino. Contenti loro, contenti tutti. Non so altro.
“Nel breve partiremmo da tagli di spesa, alcuni simbolici altri meno e da concomitanti riduzioni di imposte su reddito d’impresa e di lavoro. Quali esse siano lo abbiamo delucidato mille volte nel nostro programma ed è anche lungo da articolare in una intervista, quindi salto l’elenco. Ma da lì occorre partire: tagli di spesa pari ad 1% del PIL all’anno per 6 o 7 anni, accompagnati da riduzioni d’imposta solo di poco inferiori, sull 0,8-0,9% perché c’è ancora un deficit strutturale di circa 3 punti percentuali di PIL che occorre recuperare. Ma non bastano i tagli di spesa e tasse. Occorre restituire agli italiani, in cambio di debito pubblico, l’enorme patrimonio immobiliare e mobiliare oggi gestito dalla politica e dai partiti. E bisogna riformare lo stato in senso federale. introducendo meritocrazia e responsabilità individuale a tutti i livelli. Questo implica cambiare radicalmente lo stato giuridico della dirigenza pubblica e parapubblica e, allo stesso tempo, applicare al settore pubblico le medesime regole contrattuali usate nel privato. Lo stato italiano va rifatto, radicalmente rifatto se vogliamo sperare di salvarci”.
Oltre alla grande necessità di cambiamento economico, come prevede di affrontare i problemi legati alla mafia, al conflitto di interessi? Vede le energie rinnovabili come una risorsa valida? È possibile scacciare il mostro della disoccupazione?
“Guardi, se lei si aspetta da me ricette magiche per tutti i drammi d’Italia non le avrà, solo i politici di professione le hanno, quando è ora di fare campagna elettorale, salvo poi scordarsele quando governano. Noi siamo stati chiari sulla necessità di regolare in modo trasparente e rigido il conflitto d’interessi e siamo convinti che riducendo il ruolo economico della politica si riduca anche la corruzione. Le fonti cosidette “rinnovabili” di energia sono preferibili se non sono follemente costose, senza dubbio. Ma i fatti han provato che la mano pubblica, in Italia, ha gettato e getta decine di miliardi dietro a rinnovabili fantasie che sprecano il denaro dei contribuenti in progetti insensati. E la disoccupazione è ovviamente la nostra preoccupazione principale ma essa si cura solo in una maniera: con la crescita economica”.
Cosa pensa del governo Letta? Secondo lei ha fatto abbastanza? Si è trovato d’accordo con il decreto “del fare”? Quanto dureranno ancora le “larghe intese”?
“Penso male del governo Letta, il cui conservatorismo ed incapacità d’affrontare i problemi reali peraltro non sorprende, essendo esso espressione di quella classe politica che, come scrivemmo nel manifesto di Fermare il Declino, ha fallito e va sostituita. Purtroppo l’offerta politica a disposizione ancora non è all’altezza dei compiti richiesti. Manca un partito che sia, al contempo, contro questo stato ma non populista, un partito capace di proporre riforme credibili e fattibili che dia fiducia agli italiani permettendo loro di uscire dalla falsa dicotomia destra/sinistra reallizzando che oggi, in Italia, lo scontro politico è fra esclusi e privilegiati, fra produttori e parassiti, fra modernizzatori e conservatori. È per la costruzione di questo partito che non c’è che io lavoro e che siamo tornati in campo come Fare per Fermare il declino”.
Cosa pensa del M5S? Lo vede come un possibile alleato o avversario?
“Lo vedo come il prodotto della sfiducia e del declino del paese. I fenomeni di corruzione, spreco, mancanza di crescita, povertà ed inefficienza che il M5S denuncia sono reali, troppo reali. Essi sono il declino in cui viviamo, infatti. Ma il poco che viene proposto dal M5S è non solo insufficiente a risolvere i nostri grandi problemi: è completamente sbagliato, irrazionale, persino pericoloso. Purtroppo non si tratta di un movimento democratico ed aperto alla discussione ma di una macchina insurrezionale guidata da poche persone con alte capacità oratorie ma anche di manipolazione delle masse. Han detto tutto ed il contrario di tutto. Han sparato in modo feroce contro tutto e tutti senza proporre una soluzione e raccogliendo solo malcontento. Malcontento legittimo, sia chiaro: il paese è in grave declino. Ma quel malcontento, che ha portato loro 9 milioni di voti, lo stanno trasformando in rabbia e delusione perché non hanno alcunchè di sensato da proporre. E questo è un vero peccato. Il fatto vero è che i 9 milioni di elettori del M5S hanno un bisogno disperato del partito che non c’è ed i fallimenti politici del provano quanto cruciale ed urgente sia costruirlo”.
Molti italiani hanno un pessimo rapporto con l’Unione Europea, ritenendola diretta responsabile della crisi disastrosa in cui versiamo, lei crede nell’Euro e nell’Ue? Secondo lei è possibile teorizzare un’uscita dall’euro, come prevede il nobel Stigliz, partendo da un ritorno al Marco per la Germania? Cosa pensa della teoria della “decrescita felice”?
“Troppe domande complesse, difficile rispondere a tutte. In ogni caso le debbo dire che l’Europa ha qualche responsabilità ma al 99% sono nostre, degli italiani e dei governi che si sono scelti. Inutile dare colpe agli altri: in Europa vi sono paesi che funzionano bene e crescono pur facendo parte della medesima Unione. Dobbiamo guardare in casa non cercare scuse altrove. L’euro, in particolare, per noi è stato e continua ad essere un bene. Non solo per il regalo che ci ha fatto tra il 1996 ed il 2007 (qualcosa come 600 miliardi di minori interessi, ossia tasse) ma soprattutto per il favore che ci fa ora. Immagini se, l’1 gennaio del 2009, la crisi finanziaria mondiale avesse trovato l’Italia con la sua lira ed il debito espresso in lire. Lei crede che oggi, su quei più di 2mila miliardi di euro di debito pubblico (4 milioni di miliardi di lire, al cambio di una volta!) pagheremmo meno del 4% (come facciamo ora grazie ad euro e BCE) o non il 7 o 8% o anche di più, come succede in paesi altamente indebitati, con moneta debole e deficit fiscali correnti? Si rendono conto i “nemici” dell’euro cosa vorrebbe dire avere la lira ed il 135% del PIL di debito pubblico, più di 2/3 del quale detenuto da italiani? I problemi non sono nell’euro né in Europa. I problemi sono nella classe politica italiana, corrotta, incapace e bugiarda, che cerca scuse per nascondere il proprio fallimento”.
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