martedì 19 novembre 2013

IL DIO DENARO

Il Dio Denaro

DI SERGIO LECCA

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Anticamente il soldo era la paga del soldato, guerriero mercenario, tutt'ora l'espressione "essere al soldo" di qualcuno si usa come indicazione negativa di sottomesso, pagato per obbedire. Anche il termine denaro ricorda il ‘Denarium’ moneta romana corrispondente a 10 assi che permane sia in epoca repubblicana sia imperiale, che verrà ripresa da Carlo Magno come moneta d’argento a base del sistema monetario dell’impero che poi permane per tutto il Medioevo.

Nel tredicesimo secolo, all’inizio dell’epoca moderna, avviene una trasformazione sostanziale, il denaro perde il significato di moneta, utile per pareggiare il valore tra merci diverse, per assumere un significato metafisico di valore assoluto. Non sono più le merci ad avere un valore intrinseco, legato a necessità o bisogni più o meno vitali, ma è il denaro che da valore alle cose. Il possedere denaro equivale a possedere ogni cosa con il valore corrispondente. Quando, per primo il mercante, si accorse che se avesse speso il suo denaro per un oggetto desiderato, avrebbe perso tutti gli oggetti che il denaro potenzialmente gli permetteva di avere, smise di spendere, e investì il denaro per acquisire più denaro. La natura, il sole, la luna, la vita, diventano cose senza valore in se, sempre che non servano per produrre più denaro.

Il denaro non ha limiti teorici, anzi non si può indicare una cifra oltre la quale non si può andare, per cui i veri limiti erano le leggi economiche, finché la ‘finanza’ non si è separata dall’economia. Oggi l’idea di poter fare denaro senza un corrispondente economico è cosa praticata da qualcuno e desiderata da molti. Non si giustificherebbe altrimenti il gioco d’azzardo, il gioco del lotto, il gioco in Borsa, tutte forme che hanno migliaia di adepti fedeli. L’ idea che lavoro, abilità, ingegno, scienza ed arte non servono per fare denaro, ma al massimo servono per sopravvivere al soldo di qualcuno, hanno ridotto ogni attività umana a forme larvali di copertura. Si finge di lavorare per far denaro, si finge di fare scienza, si finge di fare attività industriale come copertura per gli ingenui, potenziali concorrenti, i consumisti, che continuano a illudersi che acquistare ‘false’ merci sia la porta della felicita, in realtà perdono denaro e quindi vivono nell’inferno.
Uscire, liberarsi dalla "religione del denaro’’, forse non e più possibile completamente, almeno finché gli uomini, oramai individualità solitarie e separati dalla natura, a causa del denaro, non avranno acquisito la coscienza di sé stessi.
Solo allora sarà possibile un ritorno alla natura e alla natura delle cose che oggi sono negate dal denaro che ha sostituito il valore metafisico di bene, bello, buono.

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