venerdì 1 novembre 2013

GERMANIA

LA GERMANIA “SFORA” L’EXPORT AI NOSTRI DANNI DA 8 LUNGHI ANNI. E’ MAI POSSIBILE CHE NON SE NE SIA ACCORTO NESSUNO E DEBBANO DIRCELO GLI USA?

 

Gli Usa attaccano Berlino sull’export che “indebolisce l’Eurozona”

SECONDO IL TESORO AMERICANO LA POLITICA ECONOMICA TEDESCA, TUTTA BASATA SULLE ESPORTAZIONI E POCO SULLA DOMANDA INTERNA, HA EFFETTI DEVASTANTI PER I VICINI EUROPEI. CONTESTAZIONI RISPEDITE AL MITTENTE

MILANO - Si scalda ancor di più l’asse tra Washington e Berlino, già arroventato dalle vicende legate al Datagate e alle intercettazioni della donna più potente del mondo, Angela Merkel, tramite l’Nsa. Questa volta il terreno di scontro si trasferisce sul piano della politica economica. Con un’accusa, partita dalla sponda occidentale dell’Atlantico, che riecheggia un argomento già sollevato in Europa: la crescita economica della locomotiva tedesca è troppo orientata alle esportazioni, poco sulla domanda interna, con effetti devastanti per i vicini continentali.
Il governo americano così per la prima volta mostra il volto duro – in maniera esplicita e pubblica – contro la Germania, accusandola di fatto di essere responsabile della debolezza dell’Eurozona. Berlino, secondo quanto scrive il Tesoro nel suo rapporto semestrale sulla manipolazione delle valute, punterebbe troppo sull’export; le critiche ai tedeschi, considerati uno dei migliori alleati di Washington e una delle prime quattro potenze economiche mondiali, non sono nuove nell’ambito della querelle tra austerity e crescita, ma erano state finora condotte dietro le quinte e con grande diplomazia. Il rapporto sulla manipolazione, inoltre, di solito si occupa di Paesi quali Cina, Giappone e Corea del Sud, sospettati di tenere artificialmente bassi i tassi di cambio per sostenere la loro competitività internazionale.
Questo non appare il caso per l’euro, che quest’anno oltretutto si è finora apprezzato del 4% sul dollaro. Ma la Germania viene oggi menzionata anche prima della Cina nelle conclusioni del documento, i cosiddetti “key findings”, quando si tratta di elencare i Paesi considerati problematici dall’America. Nel rapporto l’economia tedesca viene additata dal Tesoro per “l’anemico passo della crescita della domanda domestica e la dipendenza dalle esportazioni”.  Questi due fattori “hanno impedito un riequilibrio nel momento in cui molti altri Paesi dell’area euro sono sotto forte pressione per ridurre la domanda e comprimere le importazioni al fine di promuovere aggiustamenti” a favore del rigore.
Il Tesoro continua affermando che la Germania, oltre a danneggiare l’Eurozona, ha messo in pericolo l’economia globale con le sue scelte politiche: “Il risultato netto è stato quello di creare una tendenza alla deflazione sia per la zona dell’euro che per l’economia mondiale”. Secondo alcuni osservatori, la dura presa di posizione di Washington potrebbe voler influenzare l’agenda economica in discussione a Berlino durante la formazione di un nuovo governo di coalizione. Ma minaccia anche di aumentare le tensioni tra i due Paesi, tanto che a stretto giro arriva la replica tedesca: “La critica è incomprensibile”, ha replicato il ministero delle Finanze a Berlino. In una nota, si sottolinea che “il surplus di bilancio tedesco non è fonte di preoccupazione, né per la Germania né per l’eurozona o l’economia mondiale”. Una correzione della politica economica e finanziaria non è necessaria, replica il ministero di Wolfgng Schaeuble.
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