“Se fai un piano deliberato per essere meno di quello che puoi diventare, ti
assicuro che soffrirai terribilmente”. (Abraham Maslow – da “Verso una psicologia dell’essere”) Ciascuno di noi possiede una natura essenziale interiore, intesa come insieme di inclinazioni e tendenze innate. Questa natura si lascia soffocare facilmente dalla pressione culturale e dall’abitudine. Alcuni aspetti della natura interiore vengono perciò rimossi o dimenticati; ma essi permangono, sotterranei, a livello di inconscio. Se questo nucleo essenziale viene negato, la persona manifesta un disturbo psicologico. Condizionata com’è a vivere sul piano materiale dell’esistenza, la persona comune è spesso portata a pensare che la motivazione di accrescimento, se non ha un riscontro nel piano grossolano, è velleitaria. Alla base della psicopatologia sta il conflitto tra i bisogni di sicurezza e i bisogni di autorealizzazione, ovvero tra la motivazione carenziale e quella di accrescimento. La prima riguarda quei moti che tendono a riempire vuoti carenziali, affettivi e non, ed è legata all’ “avere”. La seconda è fine a sé stessa, apparentemente, ed è legata alla gioia del puro accrescimento, all’acquisizione di qualità più che di quantità. Essa è pertanto legata all’ “essere”. Il cammino della persona creativa è spesso solitario, ma il senso della solitudine è illusorio. È solo paura, paura di rimanere soli, paura della dissoluzione. Spesso ci si circonda di persone, magari in modo superficiale, solo per scongiurare questa paura. Questo tema è importante, perché conduce a vivere in maniera inautentica, distanti dalla propria natura interiore. Il bisogno di appartenenza sociale è legittimo, è reale; diventa alienazione però, quando è sotto il dominio della paura. Siamo ben consapevoli che la soddisfazione dei bisogni più alti non è possibile se non vengono placati quelli di livello più basso, poiché questi ultimi hanno un certo potere di frenare lo sviluppo. Però siamo anche consapevoli del fatto che la vera guarigione, attraverso l’attivazione delle potenzialità dell’Inconscio Superiore, avviene dall’alto. Questo ci rende fiduciosi anche nella nostra capacità di auto-guarigione e auto-cura. Intorno al nucleo dell’inconsapevolezza di sé e delle conseguenti scelte di vita e di relazioni sbagliate, si articola un coacervo di esperienze fallimentari. Per la nuova psicologia un letto di Procuste, è uno stadio in cui l’individuo ricettivo agli influssi provenienti dell’alto soffre terribilmente, spesso ammalandosi. La rabbia conseguente alla rinuncia all’autorealizzazione, più o meno consapevole, ne è un sintomo. (Stefano Pischiutta – da “Creatività e salute nella psicologia integrale”)
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