mercoledì 15 gennaio 2014

LA MALATTIA MENTALE

La malattia mentale in medicina antroposofica

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Caratteristica della Medicina antroposofica è l’approccio che induce a studiare l’effetto dell’ Ioe del corpo astrale dietro i sintomi fisici. Per contro, di fronte al disturbo psico-emotivo essa tende a indagare in che modo ilcorpo eterico e fisico influenzino la personalità e l’espressione animica. Paradossalmente dunque in medicina antroposofica si tenderà a suggerire un approccio psicoterapeutico di sostegno (o di integrazione) nel caso di disturbi più fisici; viceversa di fronte al disturbo psico-emotivo o mentale sarà da privilegiare l’approccio più francamente medico (anche se di tipo prevalentemente omeopatico).
Comunemente la psichiatria classifica i disturbi mentali in due grandi classi: le nevrosi e le psicosi (a cui appartengono sia la schizofrenia che alcune sindromi maniaco-depressive). Le nevrosi sono per lo più stati ansiosi, a volte con tinte fobiche o depressive, e sono caratterizzate da una modalitàossessivo-compulsiva. Tuttavia le nevrosi non intaccano il processo di pensiero, nè le facoltà logiche ed il paziente è in genere consapevole del proprio stato. Nelle psicosi, in particolare nella schizofrenia, vi è invece aberrazione del pensiero, spesso congiunta a stati allucinatori. La visione che il paziente ha del mondo è distorta: perde la sana relazione-distanza fra sé e il mondo esterno pertanto la sua stessa identità è intaccata.
Quanto agli stati allucinatori essi sono posti, dalla concezione antroposofica, in relazione con le facoltà sensoriali iperfisiche. R. Steiner ammetteva la possibilità di sviluppo dei sensi eterici che avrebbe portato, se sviluppati e controllati coscientemente allo sviluppo di facoltà dichiaroveggenza. Per la medicina antroposofica, lo schizofrenico avrebbe uno sviluppo precoce e distorto, oltre che non consciamente integrato, dei sensi “eterici”.
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Gli organi di senso sono formati e altamente strutturati dalle forze del corpo eterico. Una volta formati tuttavia le forze eteriche si “ritirano”, il che determina il bassissimo grado di rigenerazione o riparazione di questi organi. Le forze eteriche così ritratte vengono messe a disposizione dell’attività del pensare. Se tuttavia ciò è normale per le forze eteriche del polo sensoriale, è per una aberrazione se ciò avviene da parte di forze eteriche degli altri due poli, ritmico e del ricambio (cfr. La Tripartizione della fisiologia). Le forze vitali degli organi ad essi relativi non devono sottrarsi alla loro fisiologica ‘pertinenza’, e devono continuare ad esercitare la loro attività per tutta la vita o almeno sino a una certa età.
Se ciò malgrado tutto accade, queste forze vegetative invadono in modo non controllato l’ambito del pensiero. Le forze eteriche del polo “sensoriale” sono fisiologicamente convertite in forze di pensiero; quelle degli organi metabolici invece tendono a sovrastare il pensiero.
Altrettanto può avvenire se si ricorre troppo precocemente, nel corso di un processo non più fisiologico di sviluppo, alle forze di pensiero, laddove l’Io non fosse ancora pronto per guidarne lo sviluppo cosciente. In questo caso le forze eteriche non verrebbero adeguatamente trasformate, mantenendo un carattere vegetativodescartes1bQuesto spiega la natura del pensiero schizofrenico, in cui il soggetto malato rappresenti le sue ideazioni come qualcosa di non-soggettivo e quasi sottoposto alle leggi materiali di causa-effetto che troviamo in azione nel mondo naturale (pensieri “fabbricati” o “introdotti” da altri nella testa, pensieri di altri che “parlano in lui”, ecc…).
La conversione sia pur abnorme di forze vegetative, sottratte all’azione sulla compagine somatica, spiega la bassissima incidenza di tumori fra gli schizofrenici. Del resto ho già spiegato come l’ontogenesi del cancro sia, per converso, legata alla mancata trasformazione (ad un certo punto della vita) di forze eteriche di organi che dovrebbero diventare quiescenti e porre le corrispondenti forze eteriche al servizio di un rinnovamento delle forze psico-spirituali di pensiero.
Nelle cliniche antroposofiche (prevalentemente in Germania,Austria e Svizzera), prevale un approccio terapeutico integrato: se nella fasi successive,quando il paziente di prostrazione e scarsa motivazione, si propende per la psicoterapia e le terapie artistiche, in acuto si preferisce ricorrere alle terapie farmacologiche che prevedono l’uso di Stibiumomeopatico; non è escluso in certi casi l’impiego di psicofarmaci di sintesi. Altri rimedi previsti dalla farmacologia antroposofica sono legati allo “psichismo” dei vari organi, argomento che tratterò nei prossimi articoli.
Bibliografia :
Victor Bott, Medicina antroposofica, Nuova Ipsa Ed., 1999.
M. Evans, I. Rodger. Medicina Antroposofica, Red Edizioni,2005
W.Pelikan, Sette metalli. L’azione dell’essenza metallica sul cosmo, la terra, l’uomo. Ed. Arcobaleno, 2000.

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