mercoledì 28 ottobre 2015

5 comportamenti di abuso psicologico che passano inosservati



Violenze subdole consumate nell’intimo delle mura domestiche, che non lasciano segni sul corpo ma che feriscono profondamente l’anima, la personalità e la dignità rendendo la vita impossibile.
Violenze subdole consumate nell’intimo delle mura domestiche, che non lasciano segni sul corpo ma che feriscono profondamente l’anima, la personalità e la dignità rendendo la vita impossibile.
L’abuso non è solo fisico, può essere anche emozionale, mentale e verbale. Tuttavia, mentre la violenza fisica è ovvia, altri tipi di abuso sono più sottili e difficili da rilevare, anche per la persona che li subisce.
Ci sono parole, azioni, comportamenti, interazioni che nessuna legge punisce ma che possono risultare ancor più invalidanti di una ecchimosi o di uno sfregio, perché feriscono, tagliano e segnano in modo indelebile la coscienza. Si tratta di una violenza che riguarda situazioni diverse sia di tipo carenziale-omissivo che di tipo attivamente lesivo, che colpiscono il benessere emotivo e psicologico della vittima.

Forme di abuso psicologico

La provocazione continua, persistente, quasi uno stile di vita, l’offesa, la denigrazione, il disprezzare, l’umiliare, l’ossessionare, la svalutazione, il privare della privacy, la coercizione, il ricatto, il silenzio, la privazione della libertà, il subissare di responsabilità, la menzogna, l’assenza di un adeguato supporto economico e il tradimento della fiducia riposta, la noncuranza, la trascuratezza fisica e affettiva, l’esclusione dalle decisioni importanti della famiglia, la manipolazione dei sensi di colpa, sono solo alcune forme in cui si manifesta la violenza psicologica.

Genesi dell’abuso emozionale

Il problema principale è che spesso l’abuso emozionale è commesso da una persona vicina, che amiamo, e dalla quale non ci aspettiamo un simile comportamento. Così, quando ce ne rendiamo conto è perché siamo già impigliati nella ragnatela che ha costruito intorno a noi.
Tutto di solito inizia con un’osservazione casuale su una questione banale, come il colore delle tende, lavare i piatti o portare la macchina dal meccanico. Quella persona farà in modo di isolare la situazione dal contesto e, piuttosto che limitarsi a segnalare un fatto, avanzerà un accusa per fare sentire male il suo interlocutore.
Ovviamente, quando qualcuno si sente accusato tenta di solito di esporre le sue ragioni per difendersi. Ma questo non l’aiuterà perché l’accusatore non ha la pretesa di capire o risolvere il problema, lo vuole semplicemente attaccare. Infatti, il suo obiettivo non è che l’altra persona lavi i piatti o porti la macchina dal meccanico, queste sono solo delle scuse per iniziare il gioco della manipolazione e dare libero sfogo alla sua rabbia.

Personalità dell’aggressore psicologico

Chi agisce la violenza psicologica utilizza l’altro come bersaglio su cui scaricare i propri conflitti interiori, o lo ritiene un oggetto che deve essere posseduto per mantenere un’illusione di onnipotenza; è un individuo che ha bisogno di sentirsi potente o migliore solo schiacciando un altro, è un debole che cerca una vittima per sentirsi forte, è un frustrato, è un incapace oppure si sente incapace e proietta sull’altro la propria incapacità.
Questi individui non sanno relazionarsi. Perché ogni relazione presuppone una reciprocità, il rispetto per la persona e i bisogni dell’altro, il riconoscimento dei suoi diritti. Molti uomini si sentono insicuri contro la sicurezza delle nuove donne e sviluppano una rabbia che negli individui deboli e disturbati sfocia nella violenza.

Abuso psicologico, chi è la vittima

E’ difficilissimo accettare che una persona cui vuoi bene ti voglia fare male: o che una persona che dovrebbe amarti voglia il tuo male….
Ovviamente la vittima non ha sesso; può essere sia un uomo che una donna. Le donne però hanno una sindrome da crocerossina, pensano di poter guarire con l’amore, si fidano nonostante vedano cose che non vanno, facilmente si sentono in colpa: quasi sempre si illudono di poter cambiare l’altro.
E’ molto più semplice dare la colpa a se stessi/e, pensare di non capire chiaramente come stanno le cose, di non amare abbastanza, di non sopportare abbastanza: chi è vittima sviluppa meccanismi di difesa per non vedere una realtà che sente troppo dolorosa. Ma questa negazione produce uno stato di ansia fortissimo, che può sfociare in irritabilità, agitazione o all’opposto depressione, abulia, convincendo ancora di più il contesto sociale che la vittima sia la persona “fuori di testa” e il maltrattatore l’individuo “normale”.
La vittima di queste forme di abuso si sente inadeguata, non ha autostima, accetta continue umiliazioni, può arrivare ad avere una visione distorta della realtà, dubita di sé, di quello che prova, pensa di dover accettare i comportamenti dell’altro, di doversi rassegnare, per non mettere in pericolo il rapporto oppure la stabilità della famiglia.

Marionette nelle mani di altri: Le tecniche di manipolazione più dannose

1. Gaslighting
Questo termine deriva dall’opera teatrale “Gas Light”, nella quale il protagonista cercava di convincere sua moglie di essere pazzo, manipolando oggetti differenti nell’ambiente e insistendo sul fatto che lei si sbagliava quando gli faceva notare questi cambiamenti.
In pratica, questa persona fa in modo di presentare informazioni false per farci dubitare della nostra memoria e della percezione e, alla fine, anche della nostra salute mentale. L’aggressore di solito inizia negando che certi eventi si siano verificati fino a creare situazioni ambigue che disorientano la vittima. In questo modo finiamo per dubitare anche di quello che abbiamo detto un minuto prima.
2. Silenzio
Anche il silenzio può essere usato come tattica di abuso emozionale. Infatti, l’indifferenza associata al silenzio causa profonde ferite emotive, perché non solo aumenta il livello di ansia nella vittima, ma danneggia anche gravemente la sua autostima e provoca una enorme insicurezza.
L’aggressore utilizza il silenzio per punire la vittima non rispondendo, mostrandosi freddo e distante. Così, tende completamente la corda fino a quando l’altra persona non ne può più e finisce per scusarsi di qualcosa che non ha fatto. Così l’autore raggiunge il suo obiettivo: dominare e manipolare giocando con le emozioni.
3. Proiezione
In sostanza, si tratta di un meccanismo di difesa attraverso il quale attribuiamo agli altri desideri e sentimenti che ci appartengono, ma che non riconosciamo come propri perché distorcerebbero l’immagine che abbiamo di noi stessi. Quindi, li proiettiamo sugli altri così ci sentiamo più sollevati.
Nell’abuso emozionale la persona non fa altro che proiettare sulla vittima le proprie insicurezze, paure e problemi. Pertanto, accusa l’altra persona di mentire, quando in realtà è lui che mente, o lo accuserà di essere infedele, quando in realtà è lei che lo tradisce. In pratica, fa in modo di scaricare la sua responsabilità sull’altro, per creare confusione e cambiare l’immagine che ha di sé.
4. Intimidazione nascosta
La persona che utilizza tattiche di abuso emozionale raramente ricorre all’aggressione e alla violenza, o almeno non in modo evidente, perché lo scopo principale è quello di manipolare la vittima senza che la sua immagine risulti danneggiata. Pertanto, spesso ricorre a intimidazioni nascoste.
È facile capirlo perché la conversazione è piena di minacce indirette che sono implicite nelle sue parole. In questo modo fa capire alla sua vittima quali sono le conseguenze delle sue azioni e, per inciso, sottolinea che la responsabilità è solo sua. Potrebbe usare frasi come: “Capisco che non stai facendo niente, ma in questo modo terminerai la nostra relazione” oppure “Se non investi ora perderai tutti i tuoi soldi”.
5. Vittimismo
Quando tutte le tattiche sopra menzionate non riescono, il manipolatore ricorre spesso al vittimismo. In pratica scarica le sue responsabilità sull’altro, presentandosi come la vittima della situazione. Infatti, spesso terminiamo sentendoci dispiaciuti per il nostro comportamento anche quando non abbiamo fatto niente di sbagliato.
In questo modo la persona tossica genera un senso di colpa che mantiene la vittima nella sua ragnatela. L’empatia ci fa cadere nella sua rete e siamo più propensi a cedere alle sue richieste. Quindi ci manipola senza che ce ne rendiamo conto. Alcune frasi tipiche di questo tipo di manipolazione emozionale sono: “Con tutto quello che ho fatto per te, è così che mi ringrazi?” oppure “mi sono sacrificato per te e mi ricompensi in questo modo?”
Per approfondimento leggi “Ladri di energia, vampiri energetici”
P.S. Ricordate sempre che la manipolazione emozionale è un gioco molto pericoloso, nel quale c’è sempre qualcuno che risulta danneggiato. Per questo, appena notate alcune di queste tattiche mettetegli un freno. Allo stesso tempo, ricordate che spesso siamo noi ad utilizzare inconsciamente alcune di queste strategie, forse perché abbiamo paura di perdere la persona che amiamo o perché non abbiamo sufficienti argomenti.
Capire quando bisogna dire addio
A volte, le relazioni vanno male e non possono essere salvate. Per la vostra salvezza e la vostra stabilità mentale, provate con tutte le vostre forze a capire prima possibile se vale la pena continuare questa relazione.  Essere trattati male  è inaccettabile. Se non siete felici nella vostra relazione,  troncate. Trovate uno specialista in relazioni o uno psicologo che possa aiutarvi a guarire le ferite…….rompere un tale circolo infernale richiede un forte investimento di energia e coraggio. Ricordate, non permettete a niente e a nessuno di mettere in discussione il vostro valore come persona.
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