La raffinata arte del Sognare Lucido degli Sciamani Toltechi
Gli stregoni dell’antico Messico erano estremamente pragmatici, e per dare funzionalità ai movimenti del Punto d’assemblaggio elaborarono due complessi sistemi che costituiscono le basi dello Sciamanismo Tolteco: l’arte di sognare e l’arte dell’agguato. Attraverso l’arte di sognare si impara a muovere coscientemente il Punto d’assemblaggio in una nuova posizione, mentre l’arte dell’agguato mira a fissarlo nella posizione in cui esso sia stato spostato. Il sognare dei toltechi è facile e difficile nello stesso tempo: si inizia con l’intento di diventare coscienti, durante il sogno, del fatto che si sta sognando. Per ottenere questa consapevolezza, gli sciamani sono soliti servirsi di diversi espedienti, come ad esempio seguire coscientemente il momento in cui si addormentano, oppure ripetersi mentalmente con forza l’intento di osservare le proprie mani una volta iniziato il sogno. Dopo molto allenamento e, soprattutto, dopo aver accumulato sufficiente energia è possibile sperimentare ciò che in Occidente è stato chiamato “sogno lucido”, un sognare cosciente, nel quale si può agire e decidere esattamente come nella vita quotidiana, senza tuttavia essere vincolati agli stessi limiti (leggi della fisica). Contemporaneamente si è anche coscienti del fatto che il proprio corpo è steso sul letto e dorme.
Gli stregoni dell’antico Messico non si limitarono però a sperimentare dei semplici sogni lucidi: attraverso continui perfezionamenti arrivarono a sviluppare uno speciale tipo di attenzione, che permise loro di mantenere ferme ed osservare, intensamente e a volontà, le immagini del sogno. Questa particolare attenzione del sogno che viene chiamata da Castaneda anche seconda attenzione per distinguerla dalla normale attenzione quotidiana, divenne il presupposto per una delle scoperte più sconcertanti degli antichi toltechi: questi esploratori del sognare furono in grado di portare le tecniche del vedere all’interno dell’attenzione del sogno. Il vedere nel sogno gli permise fra l’altro di scoprire che la maggior parte delle loro esplorazioni oniriche avvenivano in “luoghi” fantasma, privi di una propria consistenza energetica, frutto solo della fantasia e della memoria. Quando uno sciamano vede nel sogno le immagini fantasma rimangono tali e quali, mentre ciò che è reale appare come un generatore di energia (si mostra cioè come costituito di fibre luminose.
Un Universo Stratificato di Energia, mondi a strati come una cipolla
Nei sogni degli antichi stregoni apparivano spesso entità che sembravano emanare energia propria appena il sognatore li isolava dagli altri elementi del sogno e li faceva oggetto del suo vedere. Queste entità erano dotate di un proprio campo energetico che li distingueva dal resto dei particolari del sogno: erano quindi tanto reali quanto i sognatori che li stavano sognando.
Queste entità erano esploratori provenienti da altri mondi, che attraverso i canali aperti dai sogni cercavano di entrare in contatto con altre forme di vita. Si tratta di esseri dotati di consapevolezza, ma privi di un organismo materiale e che appartengono ad un mondo parallelo al nostro. Per questo vengono chiamati esseri inorganici.
Gli esseri inorganici hanno una struttura energetica molto diversa da quella umana. Come gli umani anche loro hanno nel loro corpo energetico una piccola fessura di dispersione energetica che in un’inesorabile conto alla rovescia li porta verso la morte. Solo che la loro fessura è infinitamente più piccola di quella umana. Ne consegue che secondo il nostro computo del tempo gli esseri inorganici possono vivere milioni di anni e, dunque sono dotati di una consapevolezza estremamente sviluppata.
Gli antichi stregoni videro una grossa opportunità conoscitiva nell’incontro con gli esseri inorganici e scesero a patti con loro: grazie al loro aiuto riuscirono a perfezionare le tecniche del sognare e persino a entrare fisicamente nel loro mondo spostando il Punto d’assemblaggio in modo tale da imitarne la struttura energetica.
«In un certo senso si può dire che divennero pure loro inorganici e quindi quasi immortali, ma a quale caro prezzo! Erano finiti in un mondo che poteva esaudire quasi tutti i loro desideri, eppure anche l’eternità, col passare dei secoli, può diventare una via di tortura. Molti di quegli stregoni stanno vivendo ancora oggi in quel mondo parallelo, dal quale però non hanno più via di uscita, giacché il loro proprio mondo è già da lungo tempo scomparso e dimenticato. Secondo don Juan, essi erano finiti in una trappola nel momento stesso in cui avevano accettato il patto con gli inorganici e, per così dire, avevano sottoscritto un accordo che era tanto vincolante e seducente quanto l’accordo alla base della nostra socializzazione, una convenzione che noi abbiamo imparato a prendere e a considerare come “l’unica vera realtà”. (non so perchè ma mi ricorda gli Antichi Saggi regnanti ad Agarthi) Fortunatamente non tutti caddero nella trappola. Alcuni degli antichi stregoni furono sufficientemente sobri da non perdere il controllo della situazione. Quel nuovo mondo in fondo non era che la conseguenza di una posizione del Punto d’assemblaggio, così come la nostra realtà, e l’interpretazione di esso null’altro che la percezione di un flusso di energia. Così decisero di muoversi oltre e scoprirono che c’erano moltissime altre posizioni che aprivano l’accesso ad altri mondi, ognuno dei quali tanto reale e vincolante come quello a noi familiare. Esplorarono questi nuovi mondi e constatarono che erano disposti come gli strati di una cipolla: ognuno adiacente all’altro. Ed il nostro mondo quotidiano non fa eccezione. Tutti questi universi, ovvero tutte queste posizioni del Punto d’assemblaggio, si dimostrano, per via della speciale energia che essi generano, particolarmente stabili e vincolanti, così che da alcuni di essi addirittura non esiste alcuna via di uscita. Don Juan racconta che intere schiere di stregoni erano scomparsi e mai più tornati dal loro viaggio, mentre altri avevano deciso coscientemente di cercare la loro fortuna in quei mondi e nessuno seppe mai che cosa trovarono.»
Stregoni meno antichi, risalenti a circa 3.000 anni fa riconobbero tra di loro alcuni che erano dotati di una particolare e potente configurazione energetica: i Nagual.
La Potente Energia dei Nagual – Il Sognare Collettivo
Stregoni meno antichi, risalenti a circa 3.000 anni fa riconobbero tra di loro alcuni che erano dotati di una particolare e potente configurazione energetica: i Nagual. L’uovo luminoso di un uomo normale è suddiviso in due scomparti, quello di un Nagual invece in quattro. Questa struttura permette di immagazzinare molta energia e di controllare con efficacia non solo il proprio Punto d’unione, ma anche quello di altre persone. Quindi un Nagual è un uomo o una donna che può guidare altri stregoni.
«Sotto la direzione di questi uomini e donne particolari, fiorì nel Messico antico una cultura che non è stata mai veramente compresa dagli storici. Gli stregoni di quel tempo avevano portato le loro tecniche del sognare ad un punto tale di perfezione, che erano in grado, tramite le loro attenzioni del sogno accomunate in un solo sforzo, di proiettare copie di case o di intere città in altre dimensioni, per poi seguire essi stessi e fermarsi a vivere in quei mondi. Sognavano e creavano insieme un nuovo mondo. I templi di Teotihuacan nelle vicinanze di Città del Messico sono un esempio di ciò, e gli archeologi continuano ad interrogarsi sulle dimensioni e sugli scopi di queste costruzioni. La piramide del sole, ad esempio, ha una superficie di base molto più grande di quella dell’opera più monumentale del mondo antico, la famosa piramide egizia di Cheope, ed un altro quesito irrisolto riguarda la cosiddetta strada dei morti, così chiamata perché negli anfratti delle mura di questa cittadella, lunga più di un chilometro, furono trovati resti umani deformati. Improbabile che fossero vittime di combattimenti di guerra, giacché non furono rinvenuti altri indizi, come armi, che potessero supportare questa tesi. E dove poteva essere sparita la popolazione – così, senza lasciare alcuna traccia, a tal punto che gli storici a tutt’oggi non sanno nemmeno quale popolo ci vivesse. Secondo Castaneda Teotihuacan era una città degli antichi stregoni. I sognatori sarebbero stati appostati negli anfratti delle mura per tutta la lunghezza della strada della morte, con il compito di fissare nell’attenzione del sogno l’immagine della piramide della luna posta alla fine della strada.»
Carlos riferisce:
«Ad un certo segnale, tutti fissavano con lo sguardo la piramide per memorizzarne le immagini, prese dalle diverse angolazioni per il Sognare. Alcuni per l’intensità dello sforzo, arsero bruciati dal “fuoco dal profondo”, anche se non completamente, e questo spiega i resti umani, che furono lasciati al loro posto perché si riteneva fossero pervasi da una forza misteriosa. Subito altri sognatori li sostituivano prendendone il posto di volta in volta.Il loro scopo era di arrivare a Sognare insieme la piramide in un altro luogo, e quindi di concretizzarne e mantenerne l’esistenza in quel luogo per decenni o anche più. La città materiale di Teotihuacan e le sue costruzioni erano per essi solo una specie di modello: quella che contava era la versione Sognata della città. Usavano l’immagine della città per renderla immortale nella realtà del Sogno. In questo come anche in altri luoghi – per esempio nello Yucatan – tra l’800 a.C. e l’800 d.C. e in certi casi anche più tardi, le popolazioni di intere città scomparvero in altri mondi, cioè nelle città da loro ricreate nel Sognare.» La scomparsa di questa cultura magica avvenne a causa di successive cruente ondate di invasori stranieri. Ancora oggi in Messico molti stregoni sono i discendenti di quei conquistatori che dichiarano di seguire la via tolteca, senza però averla compresa nell’essenza e senza avere la capacità di vedere.»
La Ricerca della Libertà è lo scopo dei Nuovi Veggenti Toltechi
La presunzione, l’arroganza, l’incessante ricerca di potere furono la causa principale della disfatta degli antichi Stregoni. I pochi Stregoni Toltechi sopravvissuti continuarono ad esercitare le loro arti nella più assoluta segretezza, facendo leva proprio sulle difficoltà vissute, per evolversi ulteriormente. L’attuale linea di discendenza di don Juan – che risale intorno al 1.000 d.C. – ebbe origine da un’approfondita analisi e revisione critica dei precetti originali al fine di non incorrere più negli errori dei predecessori. Pur rimanendo molto pragmatici nelle loro azioni, essi presero distanza da quella stregoneria legata al raggiungimento egoistico del potere e si dedicarono solo all’Astratto.
Col termine Astratto – Spirito, Intento, Assoluto, Nagual, Aquila – venne definita l’immane forza dell’universo che è responsabile proprio del movimento del Punto d’Assemblaggio e, dunque, della percezione. I Nuovi Veggenti sentirono che era Libertà ciò che li chiamava. La libertà di uscire dalla rigida fissità del Punto d’Assemblaggio, la libertà cioè di percepire gli aspetti multidimensionali dell’essere e di andare anche oltre ogni mondo concreto, proprio nell’Astratto, nell’Infinito. Questo ci ricorda la concezione dell’Uno-Tutto. Poiché l’Intento è la forza che gestisce l’Universo, gli Sciamani si posero l’obiettivo di entrare in risonanza con tale forza e di controllarla. La Padronanza dell’Intento divenne così un punto cruciale per gli Sciamani del nuovo ciclo. Poiché però con l’Intento non si scherza, essi mirarono a familiarizzare con questa forza attraverso tecniche modificate dell’Arte di Sognare allo scopo di imparare la Padronanza della Consapevolezza e forme evolute dell’Arte dell’Agguato, che puntano a sviluppare un’impeccabile padronanza del proprio comportamento (Vedi anche Ninja Seishin, Butoku ed Hasshodo seguiti dagli Shinobi).
«L’arte dell’agguato consiste nell’apprendere tutti i trucchi del camuffamento, e impararli così bene che nessuno si accorge che si è camuffati. Per riuscirci è necessario essere spietati, astuti, pazienti e gentili. La spietatezza non dovrà essere durezza, l’astuzia non dovrà essere crudeltà, la pazienza non dovrà essere negligenza né la gentilezza stupidità.» don Juan Matus (incerdibile la corrispondenza con l’Henso Jutsu dei Ninja, che oltre a camuffarsi nel vestire divenivano veramente ciò che impersonavano grazie al controllo spietato del loro ego).
«L’arte dell’agguato consiste in una serie di procedure e atteggiamenti che consentono al guerriero di trarre il meglio da ogni possibile situazione.» don Juan Matus (Nel Ninjutsu si chiama In Shin Tonkei – Massimo risultato con minimo sforzo)
La spietatezza è l’arte di non raccontarsela e di non indulgere nell’autocommiserazione; l’astuzia è l’uso strategico delle circostanze; la pazienza è la rinuncia all’aspettativa e la fiducia nell’Intento; la gentilezza è scegliere e percorrere sentieri che hanno un cuore.
«Un guerriero è un cacciatore perfetto che dà la caccia al potere… Un Guerriero-cacciatore ha contatti stretti con il suo mondo, ma al tempo stesso a quel mondo è inaccessibile. (Il Ninja agisce dentro al Kekkai)Lo sfiora appena, si trattiene il tempo necessario e quindi si allontana senza quasi lasciare il segno… Per un Guerriero essere inaccessibile significa relazionarsi con parsimonia con il mondo circostante. Soprattutto, un Guerriero evita di esaurire se stesso e gli altri, non usa né spreme le persone fino a ridurle a nulla, in particolare le persone che ama.» don Juan Matus
Proprio allo scopo di ridurre la presunzione e l’arroganza, ma soprattutto per controllare le fissazioni del Punto d’Assemblaggio, venne attribuita grande enfasi al tendere agguati a se stessi. Prese forma una regola che collegava le tre arti del Sognare, dell’Agguato, e dell’Intento e che guidava l’apprendista Sciamano (Uomo di Conoscenza) sul cammino della Libertà, la Via del Guerriero. (il Ninja deve seguire innanzitutto la Via del Perfezionamento interiore attraverso il Ninja Seishin)
«Il potere garantisce sempre al guerriero un centimetro cubo di possibilità. L’arte del guerriero sta nel mantenersi costantemente fluido così da poterla cogliere.» don Juan Matus (Vedi i Trentasei Stratagemmi)
«L’arte del guerriero sta nel bilanciare il terrore di essere uomo con la meraviglia di essere uomo.» don Juan Matus
«Ci sono molte cose che un guerriero può fare in un determinato momento e che non avrebbe potuto fare anni prima. Non perché quelle cose siano cambiate; ciò che è cambiata è l’idea che lui ha di sé.» don Juan Matus
Il cammino del guerriero si concretizza alla fine in un unico straordinario atto: il Fuoco dal Profondo chiamato anche il Volo Astratto.
Quando lo Sciamano arriva al Sapere diventa Uomo di Conoscenza
Il cammino del guerriero si concretizza alla fine in un unico straordinario atto: il Fuoco dal Profondo o il Volo Astratto. Dopo una vita d’impeccabile condotta da Guerriero, lo sciamano può compiere il salto definitivo e aggirare la morte ordinaria muovendo consapevolmente il Punto d’Assemblaggio lungo tutto il diametro dell’uovo luminoso – cioè attraverso tutta la sfera delle percezioni accessibili all’uomo – in un solo momento. Il Fuoco dal Profondo consiste nell’attivazione contemporanea di tutte le fibre luminose e questo fa letteralmente sparire dalla faccia della terra lo sciamano. Egli si trasforma in pura energia consapevole e libera, e vive così la Terza Attenzione, una coscienza incommensurabile che interessa aspetti indefinibili della consapevolezza del corpo fisico e del corpo luminoso.
Don Juan non ha riferito, attraverso Castaneda, quanti stregoni abbiano conseguito questo incredibile traguardo. La storia delle prime generazioni di Uomini di conoscenza del lignaggio di don Juan rimane un mistero. La linea di don Juan è stata diretta dalla fine del XVI secolo fino ad oggi da sedici Nagual.
«Il nuovo ciclo stava giusto prendendo piede quando gli spagnoli invasero il Paese. Per fortuna i nuovi veggenti erano perfettamente preparati a far fronte al pericolo: erano già esperti praticanti nell’Arte dell’Agguato. I secoli successivi al soggiogamento fornirono loro le condizioni ideali per perfezionare le loro abilità. Per strano che possa sembrare, furono proprio l’estremo rigore e la coercizione di questo periodo a dar loro l’impulso ad affinare i loro nuovi principi. E poiché non divulgavano mai le loro attività, rimasero liberi di esplorare e tracciare il corso delle proprie azioni.» don Juan Matus
Non vi era reale possibilità di intesa con i conquistadores, così i nuovi veggenti vissero in incognito. Ogni Nagual si isolò deliberatamente con il proprio seguito di veggenti, in modo da non aver alcun aperto contatto con altri veggenti. Questo il lignaggio noto che porta al Nagual Carlos Castaneda:
Nagual Sebastian – Nagual Santisteban – Nagual Lujan – Nagual Rosendo – Nagual Elias – Nagual Julian – Nagual Juan Matus – Nagual Dilas Grau (Carlos Castaneda).
Un Nagual del nuovo ciclo non cercava un allievo, e nemmeno l’allievo poteva cercarsi un maestro: era sempre e solo un’indicazione dello Spirito, dell’Intento che poteva instaurare questo speciale rapporto tra i due. Il Nagual Carlos Castaneda, per la sua particolare configurazione energetica era destinato a essere l’ultimo anello del lignaggio di don Juan. Non esistono dunque allievi di Carlos Castaneda, esistono solo le streghe-compagne al suo seguito: Carol Tiggs, Taisha Abelar e Florinda Donner-Grau, tutte allieve di don Juan e del suo seguito. Gli eredi di questa incommensurabile conoscenza Tolteca siamo noi, se lo vogliamo essere. Il Nagual Carlos ci ha lasciato a disposizione 12 libri magici (nel vero senso della parola) che sono altrettanti manuali pratici dell’arte della libertà. (incredibile la similitudine con i “lineage” delle Famiglie Ninja)
«Non ci sono procedure nella stregoneria, non maestri, non metodi, non gradi. L’unica cosa importante è lo spostamento del Punto d’unione… Qualunque essere umano che seguisse una determinata e semplice sequenza di azioni, potrebbe imparare a spostare il proprio Punto d’unione… (Il Ninja lo produce attraverso il Taglio del Velo dell’ignoranza (Kuji Kiri – i Nove caratteri Taglio ed il successivo passaggio nel kekkai)
la sequenza di azioni scaturisce dalla consapevolezza dello Spirito…
La maggior parte di noi non è disposta ad accettare che ci serva così poco per andare avanti. Siamo attrezzati a esigere istruzione, insegnamenti, guide, maestri. E quando ci si dice che non ne abbiamo bisogno, non ci crediamo. Diventiamo nervosi, poi diffidenti, e infine irati e delusi. Se abbiamo bisogno di aiuto non è nel metodo, ma nell’enfasi. Se qualcuno ci fa notare che è necessario ridurre la nostra presunzione, ecco, quello è un aiuto vero… Allora, perché siamo così dipendenti? Perché desideriamo che qualcuno ci guidi quando possiamo fare da soli?» don Juan Matus
Carlos risponde alla provocatoria domanda del suo maestro solo nel suo ultimo vero libro, Il Lato Attivo dell’Infinito (La Ruota del Tempo, l’ultimo scritto è una raccolta commentata di brani dei suoi altri testi).
Esseri Oscuri posti sullo sfondo del Campo Energetico Umano
Perché desideriamo che qualcuno ci guidi quando possiamo fare da soli?»
«Gli sciamani dell’antico Messico scoprirono che abbiamo un compagno che resta con noi per tutta la vita, un predatore che emerge dalle profondità del cosmo e assume il dominio della nostra vita.» don Juan Matus
Rispetto a quanto riferito fino ad ora della concezione tolteca, le considerazioni che seguono possono apparire ancora più sconcertanti e possono generare una varietà di reazioni nel lettore: di difesa come il rifiuto o di consapevolezza profonda come angoscia, senso di schifo, paranoia. Rivolgo per questo al lettore lo stesso invito che il Nagual Carlos fece alla conferenza di Santa Monica, in California, nel 1993 – la sua prima apparizione pubblica dopo decenni di totale anonimato:
«Il mio nome è Carlos Castaneda. Vorrei pregarvi di una cosa. Vi prego di sospendere per oggi il giudizio. Vi prego di aprirvi – anche solo per un’ora – alla possibilità che sto per presentarvi. Per trent’anni sono stato irreperibile. Non sono solito rivolgermi alla gente e parlare. Ma ora, per un momento, sono qui. È nostro dovere ripagare un debito a coloro che hanno fatto la fatica di mostrarci certe cose. Questo sapere noi lo abbiamo ereditato. Don Juan ci disse che non dobbiamo difenderlo. Vorremmo farvi capire che ci sono opzioni, possibilità insolite che non sono fuori dalla vostra portata.»
Gli antichi stregoni si accorsero per primi che qualcosa non andava per il verso giusto. Essi videro che nei bambini, le Emanazioni Luminose – tenute insieme da una forza agglutinante nella forma di un uovo – erano anche ricoperte da una patina di straordinario splendore. Videro che alla crescita del bambino questa patina, anziché svilupparsi anch’essa di conseguenza, diminuiva drammaticamente. Videro che questo involucro di luce era direttamente correlato alla consapevolezza dell’individuo e lo chiamarono lo Splendore della Consapevolezza.
La consapevolezza non si sviluppava come sarebbe stato naturale.
Inquietati da questa incongruenza estesero le loro indagini e scoprirono la presenza di esseri oscuri posti direttamente sullo sfondo del campo energetico umano e per questo difficilmente individuabili.
CARLOS CASTANEDA RIVELA LOS VOLADORES LE OSCURE ENTITA’ PARASSITE
Quelli che volano, oscure ombre di fango parassite, predatori alieni
Gli sciamani toltechi scoprirono la presenza di esseri oscuri posti direttamente sullo sfondo del campo energetico umano e per questo difficilmente individuabili. Gli stregoni videro che questi esseri oscuri si cibavano della lucentezza della consapevolezza di ogni individuo, riducendone sempre di più la patina luminosa. Le entità oscure sono particolari esseri inorganici, coscienti e molto evoluti e poiché si muovono saltellando o volando come spaventose ombre vampire furono chiamati los Voladores, ovvero quelli che volano.
Don Juan: «Sei arrivato, e con le tue sole forze, a ciò che per gli sciamani dell’antico Messico era la questione suprema. Per tutto questo tempo non ho fatto che menare il can per l’aia, insinuando in te l’idea di un qualcosa che ci tiene prigionieri. Ed è davvero così!» Carlos: «Perché questo predatore ci avrebbe sottomessi nel modo che stai descrivendo, don Juan? Dev’esserci una spiegazione logica.» Don Juan: «Una spiegazione c’è ed è la più semplice che si possa immaginare. I predatori hanno preso il sopravvento perché siamo il loro cibo, la loro fonte di sostentamento. Ecco perché ci spremono senza pietà. Proprio come noi alleviamo i polli nelle stie…»
I Voladores si nutrono solo di un determinato tipo di energia e, come vedremo, noi produciamo molta di quella energia. Questo ci fa essere le prede ideali da mungere quotidianamente. Il danno energetico che questa azione predatrice ci arreca è immenso. Siamo esseri magici dotati di possibilità infinite condannati a brandelli di consapevolezza: i Voladores consumano regolarmente la patina luminosa – che torna a crescere per sua natura – e come impeccabili giardinieri tengono l’erba rasa sempre allo stesso (misero) livello. Gli sciamani vedono che la patina di luminosità rimastaci è una piccola pozzanghera di luce sotto i piedi, che non arriva nemmeno agli alluci. Questa consapevolezza rimastaci è davvero poca cosa e ci permette giusto di interagire nel mondo quotidiano fissato dalla socializzazione, ma certo non ci dà modo di comprendere la nostra reale situazione o di riconoscere che condividiamo lo stesso destino degli animali che alleviamo. Come inconsapevoli schiavi ci identifichiamo nei nostri predatori e riproponiamo i loro nefandi comportamenti con la natura in generale inquinando, disboscando, distruggendo e «sfruttiamo noi stessi senza ritegno i nostri animali: li mungiamo, li tosiamo, prendiamo loro le uova e poi li macelliamo o li rendiamo in diversi modi sottomessi e mansueti. Li leghiamo, li mettiamo in gabbia, tagliamo loro le ali, le corna, gli artigli ed i becchi, li ammaestriamo rendendoli dipendenti e gli togliamo poco a poco l’aggressività e l’istinto naturale per la libertà.»
Ci manca l’energia, non possiamo fare altro che specchiarci, nella pozzanghera di consapevolezza, in un limitato e illusorio riflesso di sé, una falsa personalità. «La coscienza delle suole rispecchia la nostra immagine, la nostra superbia e il nostro ego, i quali alla fine non sono altro che la nostra vera gabbia.»
L’esigua pozzanghera di consapevolezza è l’epicentro dell’egocentrismo in cui l’uomo è inconsapevolmente intrappolato. Ci hanno tolto tutta l’energia, ma ci hanno lasciato proprio quella che ruota intorno all’Ego! E proprio facendo leva sul nostro egocentrismo i Voladores creano fiammate di consapevolezza che poi voracemente consumano. I predatori alimentano l’avidità, il desiderio smodato, la codardia, l’aggressività, l’importanza personale, la violenza, le emozioni forti, tutti gli eccessi, l’autocompiacimento ma anche l’autocommiserazione. Le fiamme energetiche generate da queste qualità “disarmoniche” sono il loro cibo prediletto. I Voladores non amano invece la qualità vibrazionale della consapevolezza, dell’amore puro, dell’armonia, dell’equilibrio, della pace, della sobrietà… in una parola aborriscono la qualità energetica della crescita evolutiva, e hanno ogni vantaggio nel boicottare ogni nostro incremento di coscienza.
«La nostra mentalità da schiavi, che nella cultura giudeo-cristiana ci promette consolazione nell’aldilà, non porta alcun vantaggio a noi stessi, bensì ad una forza estranea, che in cambio della nostra energia ci fornisce credenze, fedi e modi di vedere che limitano le nostre possibilità e ci fanno cadere nella dipendenza.»
Secondo don Juan sono stati proprio i Voladores a instillarci stupidi sistemi di credenza, le abitudini, le consuetudini sociali, e sono loro a definire le nostre paure, le nostre speranze, sono loro ad alimentare in continuazione e senza ritegno il nostro Ego.
L’Installazione Estranea dei Voladores
Sono stati proprio i voladores a instillarci stupidi sistemi di credenza, abitudini, consuetudini sociali, e sono loro a definire le nostre paure, le nostre speranze, sono loro ad alimentare in continuazione e senza ritegno il nostro Ego.
Carlos: «Ma come ci riescono, don Juan? Ci sussurrano queste cose all’orecchio mentre dormiamo?» Don Juan: «Certamente no. Sarebbe idiota! Sono infinitamente più efficienti e organizzati. Per mantenerci obbedienti, deboli e mansueti, i predatori si sono impegnati in un’operazione stupenda, naturalmente dal punto di vista dello stratega. Orrenda nell’ottica di chi la subisce. Ci hanno dato la loro mente!
CI HANNO DATO LA LORO MENTE!
Mi ascolti? I predatori ci hanno dato la loro mente che è la nostra. La mente dei predatori è barocca, contraddittoria, tetra, ossessionata dal timore di essere smascherata. Benché tu non abbia mai sofferto la fame, sei ugualmente vittima dell’ansia da cibo e la tua altro non è che l’ansia del predatore, sempre timoroso che il suo stratagemma venga scoperto e il nutrimento gli sia negato. Tramite la mente che, dopotutto, è la loro, i predatori instillano nella vita degli uomini ciò che più gli conviene… Le nostre meschinità e le nostre contraddizioni sono il risultato di un conflitto trascendentale che affligge tutti noi, ma di cui solo gli sciamani sono dolorosamente e disperatamente consapevoli: si tratta del conflitto delle nostre due menti. Una è la nostra vera mente, il prodotto delle nostre esperienze di vita, quella che parla di rado perché è stata sconfitta e relegata nell’oscurità. L’altra, quella che usiamo ogni giorno per qualunque attività quotidiana, è una installazione estranea.» Carlos: «Ma se gli sciamani dell’antico Messico e quelli attuali vedono i predatori, perché non fanno nulla?» Don Juan: «Non c’è nulla che tu e io possiamo fare se non esercitare l’autodisciplina fino a renderci inaccessibili. Ma pensi forse di poter convincere i tuoi simili ad affrontare tali rigori? Si metterebbero a ridere e si farebbero beffe di te, e i più aggressivi ti picchierebbero a morte. Non perché non ti credano. Nel profondo di ogni essere umano c’è una consapevolezza ancestrale, viscerale, dell’esistenza dei predatori.»
Non c’è da meravigliarsi dunque del fatto che i bambini hanno spesso paura di demoni, mostri, spiriti o strane ombre (l’Uomo Nero) che secondo loro si nasconderebbero sotto il letto, dietro le porte, negli armadi, etc. I bambini piccoli vedono e solo quando hanno raggiunto una certa quota di socializzazione smettono di vedere, e ciò che prima era visibile si manifesta come inconscia presenza, come inquietudine, paura, disperazione, depressione…
«La mente di quello che vola non ha rivali. Quando si propone qualcosa non può che concordare con se stessa e indurti a credere di aver fatto qualcosa di meritevole. La mente di quello che vola ti dirà che qualsiasi cosa dica Juan Matus è solo un mucchio di sciocchezze e quindi essa stessa concorderà con la sua affermazione, “ma certo, sono sciocchezze” dirai tu. È così che ci sconfiggono.» Don Juan Matus
Il recente film The Matrix dà forma in maniera efficace a queste tematiche castanediane: il Tonal dei toltechi – ovvero il mondo quotidiano frutto della socializzazione e mantenuto dall’attività della mente – è Matrix, una terrificante trappola che consente a delle entità (in questo caso macchine) di depredare l’energia degli esseri umani. I pensieri che attraversano la nostra mente sono certamente “nostri”, ma la mente, attraverso la socializzazione, ne dirige il percorso in modo tale che essi sono “liberi” non più di quanto lo sia un treno su delle rotaie. I dati sensoriali sono i nostri, ma il software che guida il pensiero è estraneo.
Il pensiero ricrea costantemente il mondo così come lo vediamo (o meglio, così come ci è stato insegnato a vederlo. Fermare il pensiero per gli sciamani toltechi significa “fermare il mondo” e vedere le cose come sono veramente: pura energia.
Don Juan spiega che gli sciamani possono sconfiggere l’installazione estranea attraverso una vita di impeccabilità (uso strategico dell’energia) perché la disciplina strema in modo incommensurabile la mente aliena. La disciplina e la sobrietà sono qualità della consapevolezza che rendono la patina di splendore dell’uovo luminoso sgradevole al gusto dei Voladores. Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore e si entra nel silenzio interiore si affatica la mente del predatore in modo così insostenibile che l’Installazione Estranea fugge. Successivamente essa ritorna, ma indebolita. Attraverso ripetuti stati di silenzio interiore l’Installazione Estranea prima o poi viene sconfitta e non torna.
Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore, il mondo così come lo conosciamo collassa e affiorano aspetti di noi del tutto straordinari, come se fino a quel momento fossero stati sorvegliati a vista dalle nostre parole. Don Juan sostiene che il giorno in cui la Mente Estranea ci abbandona è il giorno più triste e difficile, poiché siamo costretti a contare solo sulle nostre forze e non c’è più nessuno a dirci cosa dobbiamo fare. Dopo un’esistenza di schiavitù, la nostra vera mente è molto debole e insicura e deve ritrovare la sua identità.
La Libertà e il Vivere consapevolmente nel Momento Presente
La via tolteca fornisce agli amanti della libertà tantissime tecniche pratiche per uscire dalla prigione della vita quotidiana, dalla schiavitù della socializzazione. Oltre a quanto già considerato attraverso le arti dell’Intento, dell’Agguato e del Sognare, gli sciamani praticano la Ricapitolazione e i Passi Magici (la Tensegrità).
LA RICAPITOLAZIONE è la tecnica respiratoria (nel Ninjutsu si chiamano Kokyu undo, esercizi basati sulla respirazione per l’aumento della forza vitale) e di rievocazione per recuperare tutte le energie perdute nelle infinite situazioni e negli innumerevoli incontri della nostra vita e per abbandonare le energie tossiche (Nel Ninjuts si chiama Kiko, esercizi per la gestione e la riequilibratura della forza vitale) che tali situazioni o persone hanno lasciato in noi.
LA TENSEGRITA’ è l’eredità dei Passi Magici che gli antichi stregoni ci hanno lasciato. Attraverso moltissime sequenze di movimenti possiamo attingere alle energie dell’universo e invocare la forza dell’Intento in noi. Questo ci ridona forza, sobrietà, salute e determinazione. E di tutto questo abbiamo un gran bisogno, perché c’è da lottare più che mai con le proprie risorse e attraverso un atteggiamento di presenza in un momento storico delicatissimo che appare come una svolta epocale. Carlos racconta:
«Il predatore che don Juan mi aveva descritto e che avevo visto non aveva nulla di benevolo. Era immensamente grande, osceno, indifferente. Avevo percepito con chiarezza il disprezzo che provava nei nostri confronti. Non c’era da dubitare che tanto tempo addietro quelli della sua specie ci avessero schiacciati, rendendoci deboli, vulnerabili e docili… Mi sedetti e piansi fino a non poterne più. Ma non era per me stesso che piangevo. A difendermi dai predatori avevo la mia collera, il mio inflessibile intento. Piangevo per i miei simili…»
Lo studioso tolteco Norbert Classen ci ricorda che se «ci vogliamo effettivamente liberare dai voladores e da quella parte dell’intelletto che non è nostra, dobbiamo cominciare dal falso dualismo del nostro Ego, dallo specchiarci nella pozzanghera di consapevolezza, e ritornare a osservare il mondo per quello che è, cioè pura energia, che non è né buona né cattiva. Se riusciamo in questo, potremo riconoscere che oltre il velo del conosciuto e degli stretti confini del quotidiano ci attende un universo immenso e meraviglioso. Certo è un universo predatorio con voladores e uomini altrettanto rapaci, ma questa constatazione non significa il dover giudicare; mette anzi noi, i voladores e tutto ciò che esiste su uno stesso piano. Solo se ci liberiamo dallo spirito di schiavitù e dallo schema fisso “carnefice-vittima” abbiamo davvero una chance di riguadagnare la nostra libertà – una chance di libertà dai dettami impostici dai voladores, dallo specchio del narcisismo, dagli obblighi della realtà quotidiana e dalla fissazione del Punto d’assemblaggio. Se ci disfiamo del giudizio dualistico e consideriamo gli avvenimenti che ci accadono non più come maledizioni e ricompense, ma come promettenti sfide, abbiamo mosso il primo passo sulla via che ci può portare fuori dalla prigione del nostro Io abituale: la Via del Guerriero.» (Il Ninjutsu è anche definita la Via del cacciatore, una sorta di Via strategica analoga a quella del predatore ma CONSAPEVOLE nella sua componente umana)
La visione tolteca del mondo si configura dunque come un vasto interessante paradigma alternativo sia alla visione del mondo occidentale che a quella orientale. Uno sciamano saggio incarna le doti della pragmaticità e della fluidità e sapendo che nessun paradigma rappresenta la verità assoluta è libero di cambiare sistema a piacere, a seconda di ciò che ogni situazione richiede. Paradigmi diversi non sono per lui concepiti come antagonisti, minacciosi o sbagliati, ma semplicemente come diversi punti di vista.
Questa breve introduzione al mondo magico degli Sciamani Toltechi vuole essere un invito alla libertà e non può che concludersi con le parole di don Juan, uomo di conoscenza estremamente evoluto e libero, vero, impeccabile maestro:
«Per consentire alla magia di avere presa su di noi, non dobbiamo fare altro che bandire ogni dubbio dalla nostra mente. Una volta eliminati i dubbi, tutto diventa possibile.»
«Una volta raggiunto il silenzio interiore, tutto diventa possibile.
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Pubblicato da Stella a 6:53:00 PM Etichette: Castaneda, sciamanesimo, vite su altri mondi e dimensioni
Un abbraccio di luce e amore Gioia
consulto telefonico num. 06/98379041
costo 50cent al minuto
Magari citare le fonti?....
RispondiEliminahttps://kojinnomichi.wordpress.com/2011/08/16/castaneda-larte-del-sognare-strategia-e-parallelismi-con-il-ninjutsu/
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