domenica 13 aprile 2014

DOVRANNO PAGARE PER TUTTO QUESTO

Ho il cancro ma allo Stato non importa

«Con 11 euro al giorno di indennità non ci si cura. E così devo farmi aiutare dagli amici della rete»
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    di Ilaria Bonuccelli
    Cinque euro al mese. Tutti i mesi, per quattro mesi: il bonifico di un signore di Milano. Qualcuno manda 10 euro, altri 20. A volte a casa, in Maremma, arrivano anche alimenti e prodotti per curarsi, le bacche di Goji soprattutto. Tutto merito delblog “Afrodite K”: sul web, dalla Maremma, Daniela Fregosi, spiega come sopravvivere al cancro se si è lavoratori autonomi e lo Stato di te se ne infischia. La consulente della formazione, parla per esperienza, da quando a 45 anni si è scoperta un tumore al seno e, all’improvviso, il suo reddito «da partita Iva» è crollato forse a 25mila euro lordi all’anno. Gli autonomi - i cittadini di serie B - si riconoscono in quello che dice, nella sua difficoltà a tirare avanti. E la sostengono.
    Così in sei mesi, sul web Daniela Fregosi diventa una paladina dei diritti civili. Dice che se sei un lavoratore autonomo e ti ammali non hai gli stessi diritti di un lavoratore dipendente. Perché rischi la bancarotta. A meno di non avere grandi risparmi. «Ma non è il caso - sottolinea Daniela Fregosi - dei lavoratori autonomi. Io sono riuscita ad andare avanti in parte grazie al sostegno minimo dei miei genitori, pensionati statali e, in buona parte, grazie all’aiuto che mi arriva dal blog. Ricevo donazioni da tutta Italia non per pietismo, ma come riconoscimento per il lavoro che svolgo, per le informazioni che condivido». Come il diritto a riscuotere un’indennità minima per la malattia. Una sorta di diaria. Ma non per più di 61 giorni in un anno. Nel 2013, la cifra oscillava fra 11 e 13 euro al giorno, in base al massimale contributivo versato nei 12 mesi precedenti alla malattia e in base ai contributi versati dal lavoratore. Nel caso di Daniela, ad esempio, il risarcimento l’anno scorso è stato di circa 600 euro, a fronte di spese mediche che oggi superano i 6mila euro, come si vede sul blog dove aggiorna live “i costi del tumore”.
    «Tengo aggiornata questa rubrica - insiste la professionista - perché la maggior parte delle donazioni che ricevo mi aiutano a sostenere le spese mediche. È vero che come paziente oncologica sono esentata dalla maggior parte degli esami, ma come malata di tumore a volte richiedo alcuni consulti ed esami a pagamento. Ad esempio, ho speso 300 euro per il viaggio a Milano quando sono andata all’Istituto europeo di oncologia e le donazioni arrivate tramite blog sono state fondamentali per consentirmi questa trasferta. Come sono servite per alcune ecografie e sedute extra di fisioterapia».
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    (L'immagine di apertura del blog di Daniela Fregosi)
    Tutto trasparente sul blog Afrodite K, nome mutuato dai cartoon: è l’eroina «un po’ sfigata» e compagna di avventure del robot (anni Ottanta) Mazinga Z che aveva come armi solo i missili «sparati dalle tette. Ecco perché l’eroina dalle tette bioniche mi è sembrata l’emblema ideale per tutelare le lavoratrici colpite da tumore al seno». Lo crede anche il web. Appena Daniela Fregosi lancia l’appello sul blog - “cosa puoi fare per me” - la reazione è immediata. Mail, commenti. E contributi tramite paypal o bonifici. «Mi ricordo ancora il primo: mi arrivò un sms sul cellulare dalla mia banca. Una persona aveva accreditato sul mio conto 500 euro. Rimasi senza parole. Era una donna che non conoscevo. Non l’avevo mai sentita nominare. Alla fine l’ho rintracciata . L’ho ringraziata. Volevo capire il perché di un bonifico del genere: “È il minimo per quello che stai facendo”».
    Da allora di contatti (e sostegni) ce ne sono stati tanti. Non solo di donne con cancro al seno. «Mi hanno scritto moltissime persone. Tantissimi malati senza tutele, lavoratori autonomi che sono stati multati a causa degli studi di settore: non avevano dichiarato il reddito che secondo lo Stato avrebbero dovuto avere e siccome non sono stati in grado di dimostrare che non avevano guadagnato in nero, sono stati sanzionati. Mi hanno scritto anche malati per i quali non è bastato la certificazione di malati oncologici a dimostrare un calo di reddito». La burocrazia che supera la logica. E a volte il diritto.
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    È per tutta questa gente che Daniela Fregosi combatte la sua battaglia. In tanti modi. Con una petizione sul blog, che sfiora 37mila firme. È indirizzata al presidente del consiglio. E punta a ottenere per i lavoratori autonomi, fra l’altro, un’indennità di malattia «che copra l'intero periodo di inattività». È solo l’inizio. Infatti, la professionista ha anche scritto a tutti i parlamentari italiani per sottoporre il problema, ma senza ricevere risposta. Con la sola eccezione della presidente della Camera, Laura Boldrini. Non per questo si arrende. Anzi.
    Da qualche mese ha intrapreso un’altra battaglia. Più rischiosa. Quella della disobbedienza fiscale: a dicembre non ha versato all’Inps i 3mila euro di acconto sui contributi dovuti: «È il mio modo per dire che l’aliquota al 28% richiesta a chi è iscritto alla gestione separata è eccessiva. La gente la pensa come me. Ho ricevuto molti messaggi da lavoratori dipendenti diventati autonomi o autonomi diventati dipendenti che trovano scandaloso che non ci siano uguali diritti nello stato sociale. Io lotto per questo. E ora che ho sperimentato il cancro non è certo l’Inps a spaventarmi. Che può farmi? Non possiedo nulla. Neppure la casa. Forse può arrivare a pignorarmi il computer. Ma sono sicura che il giorno dopo ci sarebbe subito qualcuno disposto a prestami un portatile e una stampante per riprendere la mia battaglia».

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