lunedì 19 agosto 2013

Boicottare tutto quello sporco di sangue

Hans Ruesch per l'abolizione della vivisezione. Ora. ha condiviso una foto. (...) C'è chi non può perdonare al gatto il suo spirito indipendente, il suo rifiuto di adulare l'uomo o di leccare la mano che lo batte, come il cane il cui amore per l'uomo è così grande da fargli sopportare anche le ingiustizie che ne riceve. Il gatto è un commensale dell'uomo, non uno schiavo. Non ha bisogno dell'uomo per vivere. L'odio latente per gli animali è sempre pronto ad esplodere, e dimostra ogni volta che la cattiveria è gemella dell'ignoranza. Quando nel 1973 ci fu un'epidemia di colera nell'Italia meridionale, il popolino, alla ricerca d'un capro espiatorio, organizzò gioiose stragi di cani e gatti randagi, sebbene anche il bacillo che si accompagna al colera nell'uomo non possa vivere nel gatto né nel cane: questi animali invece correggono la sporcizia di quelle zone consumando i rifiuti e distruggendo i ratti vettori di germi. (...) L'ODIO Ogni stoffa ha il suo risvolto, se non ci fosse la luce non sapremmo che cosa è un'ombra, e forse non potrebbe esserci amore se non ci fosse odio. L'odio per gli animali, almeno altrettanto frequente quanto l'amore per essi, è un rimasuglio atavico, dell’epoca primordiale quando le fiere della foresta rappresentavano ancora un pericolo per l'uomo. Alla base di quest'odio c'è sempre l'ignoranza, madre della paura e della codardia. Perciò un'estesa zoofobia è riscontrabile soprattutto in zone culturalmente sottosviluppate, dove gli adulti inculcano ai figli il cieco timore degli animali di cui essi stessi sono vittime, finché hanno mutato l'attrazione naturale in odio tradizionale. Troppo spesso l'odio per gli animali è così intenso da riversarsi anche su coloro che li difendono. All'odio per il cane tra le persone intellettualmente sottosviluppate contribuisce anche l'irragionevole paura della rabbia L'odio per il gatto, molto più diffuso, è più difficile da spiegare; e non è certo per caso che le vittime di vivisezioni particolarmente crudeli siano principalmente i gatti. Non ero ancora al corrente delle innumerevoli ingiustizie cui devono sottostare gli animali per mano degli uomini allorché a Zurigo un mio compagno universitario, all'apparenza perfettamente normale, mi stupì con la rivelazione che odiava a tal punto i gatti che ogniqualvolta riusciva a impadronirsi di uno, lo legava tra un albero e la propria auto e lo lacerava. Si dichiarò incapace di spiegare la causa del suo odio, che egli definì "istintivo". Il gatto è un animale più complesso da comprendere e pertanto da apprezzare. Secondo George Bernard Shaw «l'uomo può considerarsi civile nella misura in cui è capace di capire il gatto». C'è chi non può perdonare al gatto il suo spirito indipendente, il suo rifiuto di adulare l'uomo o di leccare la mano che lo batte, come il cane il cui amore per l'uomo è così grande da fargli sopportare anche le ingiustizie che ne riceve. Il gatto è un commensale dell'uomo, non uno schiavo. Non ha bisogno dell'uomo per vivere. L'odio latente per gli animali è sempre pronto ad esplodere, e dimostra ogni volta che la cattiveria è gemella dell'ignoranza. Quando nel 1973 ci fu un'epidemia di colera nell'Italia meridionale, il popolino, alla ricerca d'un capro espiatorio, organizzò gioiose stragi di cani e gatti randagi, sebbene anche il bacillo che si accompagna al colera nell'uomo non possa vivere nel gatto né nel cane: questi animali invece correggono la sporcizia di quelle zone consumando i rifiuti e distruggendo i ratti vettori di germi. È difficile conoscere a fondo gli animali senza prenderli in simpatia. Io non conosco un sol caso in cui l'amore per gli animali si sia tramutato in odio; invece molti in cui l'odio o l'indifferenza per gli animali — fondati appunto sull'ignoranza della loro vera natura — ha preso la direzione opposta. Molti cacciatori professionisti in Africa, obbligati a osservare e pertanto a conoscere le fiere, un bel giorno rinunciano a ucciderle e chiedono di far parte del personale dei parchi nazionali, il cui compito è quello di proteggerle. Chissà perché soltanto i vivisettori sono esenti da questa naturale evoluzione che porta inevitabilmente all'amore degli animali attraverso una più intima conoscenza. Il direttore del laboratorio di primati dell'Università del Wisconsin, il già nominato prof. Harry F. Harlow, ha almeno il dono della sincerità. In contrasto con l'ipocrisia di altri vivisettori, come i professori svizzeri che si pretendono tutti zoofili e terribilmente addolorati di dover infliggere sofferenze agli animali, il prof. Harlow non nasconde i suoi veri sentimenti. In un'intervista pubblicata dal Pittsburg Press (27-10-1974) egli ha dichiarato: «L'unica cosa che m'interessa è se le scimmie mi forniscono del materiale pubblicabile. Io non le amo. Non le ho mai amate. In fondo non ho simpatia per gli animali. Detesto i gatti. Odio i cani. Com'è possibile prendere in simpatia le scimmie?». Una cosa è sicura: per uno che odia gli animali, che pacchia la vivisezione! Tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "L'ODIO" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf vedi anche: http://www.hansruesch.net/ _________________________________ L'ODIO Ogni stoffa ha il suo risvolto, se non ci fosse la luce non sapremmo che cosa è un'ombra, e forse non potrebbe esserci amore se non ci fosse odio. L'odio per gli animali, almeno altrettanto frequente quanto l'amore per essi, è un rimasuglio atavico, dell’epoca primordiale quando le fiere della foresta rappresentavano ancora un pericolo per l'uomo. Alla base di quest'odio c'è sempre l'ignoranza, madre della paura e della codardia. Perciò un'estesa zoofobia è riscontrabile soprattutto in zone culturalmente sottosviluppate, dove gli adulti inculcano ai figli il cieco timore degli animali di cui essi stessi sono vittime, finché hanno mutato l'attrazione naturale in odio tradizionale. Troppo spesso l'odio per gli animali è così intenso da riversarsi anche su coloro che li difendono. All'odio per il cane tra le persone intellettualmente sottosviluppate contribuisce anche l'irragionevole paura della rabbia L'odio per il gatto, molto più diffuso, è più difficile da spiegare; e non è certo per caso che le vittime di vivisezioni particolarmente crudeli siano principalmente i gatti. Non ero ancora al corrente delle innumerevoli ingiustizie cui devono sottostare gli animali per mano degli uomini allorché a Zurigo un mio compagno universitario, all'apparenza perfettamente normale, mi stupì con la rivelazione che odiava a tal punto i gatti che ogniqualvolta riusciva a impadronirsi di uno, lo legava tra un albero e la propria auto e lo lacerava. Si dichiarò incapace di spiegare la causa del suo odio, che egli definì "istintivo". Il gatto è un animale più complesso da comprendere e pertanto da apprezzare. Secondo George Bernard Shaw «l'uomo può considerarsi civile nella misura in cui è capace di capire il gatto». C'è chi non può perdonare al gatto il suo spirito indipendente, il suo rifiuto di adulare l'uomo o di leccare la mano che lo batte, come il cane il cui amore per l'uomo è così grande da fargli sopportare anche le ingiustizie che ne riceve. Il gatto è un commensale dell'uomo, non uno schiavo. Non ha bisogno dell'uomo per vivere. L'odio latente per gli animali è sempre pronto ad esplodere, e dimostra ogni volta che la cattiveria è gemella dell'ignoranza. Quando nel 1973 ci fu un'epidemia di colera nell'Italia meridionale, il popolino, alla ricerca d'un capro espiatorio, organizzò gioiose stragi di cani e gatti randagi, sebbene anche il bacillo che si accompagna al colera nell'uomo non possa vivere nel gatto né nel cane: questi animali invece correggono la sporcizia di quelle zone consumando i rifiuti e distruggendo i ratti vettori di germi. È difficile conoscere a fondo gli animali senza prenderli in simpatia. Io non conosco un sol caso in cui l'amore per gli animali si sia tramutato in odio; invece molti in cui l'odio o l'indifferenza per gli animali — fondati appunto sull'ignoranza della loro vera natura — ha preso la direzione opposta. Molti cacciatori professionisti in Africa, obbligati a osservare e pertanto a conoscere le fiere, un bel giorno rinunciano a ucciderle e chiedono di far parte del personale dei parchi nazionali, il cui compito è quello di proteggerle. Chissà perché soltanto i vivisettori sono esenti da questa naturale evoluzione che porta inevitabilmente all'amore degli animali attraverso una più intima conoscenza. Il direttore del laboratorio di primati dell'Università del Wisconsin, il già nominato prof. Harry F. Harlow, ha almeno il dono della sincerità. In contrasto con l'ipocrisia di altri vivisettori, come i professori svizzeri che si pretendono tutti zoofili e terribilmente addolorati di dover infliggere sofferenze agli animali, il prof. Harlow non nasconde i suoi veri sentimenti. In un'intervista pubblicata dal Pittsburg Press (27-10-1974) egli ha dichiarato: «L'unica cosa che m'interessa è se le scimmie mi forniscono del materiale pubblicabile. Io non le amo. Non le ho mai amate. In fondo non ho simpatia per gli animali. Detesto i gatti. Odio i cani. Com'è possibile prendere in simpatia le scimmie?». Una cosa è sicura: per uno che odia gli animali, che pacchia la vivisezione! Tratto da: Imperatrice Nuda al capitolo "L'ODIO" http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf Il pdf di Imperatrice Nuda scaricabile anche da questo link : http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf vedi anche: http://www.hansruesch.net/

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