Delfino fugge dalla gabbia
e ritrova il suo branco
Corea del Sud. Dopo quattro anni Sampal ha riconosciuto i "suoi"
L'Enpa: "Si tratta di creature intelligenti e consapevoli che esigono rispetto"
Delfini in mare (Foto Epa Ansa)
Roma, 15 luglio 2013 - Quatto anni da detenuta e poi, appena riacquistata la libertà, il ritorno al "branco" dal quale era stata separata a forza. E' una storia commovente, quella di Sampal, delfino femmina costretta in una struttura acquatica della Corea del Sud.
Subito dopo la fuga, Sampal è rimasta nei dintorni della struttura per poi allontanarsi non appena alcune persone hanno cercato di riportarla nel suo recinto. Nonostante le diffuse preoccupazioni circa le condizioni di salute del delfino, che secondo alcuni non era ancora in grado di tornare nel proprio ambiente, l'Istituto di Ricerca sui Cetacei ha recentemente avvistato l'animale ad un centinaio di chilometri di distanza, mentre nuotava con altri 50 esemplari appartenenti al branco da cui era stato separato a forza.
La cattività di Sampal infatti era iniziata quattro anni fa, quando, dopo essere rimasta impigliata nelle reti dei pescatori, era stata illecitamente venduta all'Acquario Pacific Land per essere addestrata, attraverso la deprivazione alimentare, ad eseguire “esercizi” innaturali, ripetitivi e senza alcun rispetto delle caratteristiche socio-etologiche proprie della specie.
Un destino, questo, comune a tutti i delfini che hanno la sventura di essere catturati per alimentare il business dell'industria del divertimento. Alla quale Sampal è stata sottratta, insieme ad un altro esemplare, grazie all'intervento dell'Alta Corte coreana che aveva appunto disposto il suo trasferimento in una struttura di riabilitazione per un percorso di riadattamento alla vita in mare, conclusosi anzitempo con la fuga dell'animale.
<Una volta che ne hanno la possibilità, i delfini sanno esattamente cosa fare; quindi non sono affatto sorpreso che Sampal abbia deciso di riconquistare la libertà>, ha commentato Ric O' Barry, direttore del Dolphin Project presso l'Earth Island Institute, invitato in Corea del Sud per una propria valutazione relativa alle condizioni psico-fisiche di Sampal.
<Il punto è – aggiunge il direttore scientifico dell'Enpa, Ilari Ferri – che molto spesso i delfini questa possibilità non ce l'hanno. Anche perché le strutture della cattività, nel timore di vedere compromesso il loro business milionario, sono in prima linea nel sostenere che i percorsi di riabilitazione e il successivo rilascio in natura dei delfini sono non solo destinati al fallimento, ma pericolosi per la salute di questi meravigliosi animali>.
<E invece, a dispetto di quanto sostiene chi ha a cuore solo il proprio tornaconto economico – prosegue Ferri – la storia di Sampal e quella di molti altri animali che abbiamo aiutato a tornare liberi ci insegna che i delfini sono creature intelligentissime e consapevoli, dotate di straordinarie capacità cognitive. Dobbiamo imparare a rispettare questi animali e a dire basta, una volta per tutte, alla cattività e per questo chiediamo a tutti i cittadini di aiutarci ad aiutare i delfini a tornare a casa, sostenendo la nostra campagna internazionale contro la cattività a fianco di Ric O'Barry>.
Per contatti con la nostra redazione: animali@quotidiano.net
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Sampal, dopo essere stata catturata e costretta negli ultimi tre anni della vita in un'angusta vasca sotterranea dell'Acquario Pacific Land, in Corea del Sud, ha finalmente riacquistato la libertà. Sampal è riuscita a fuggire attraverso un buco nella rete della struttura di riabilitazione dove era stata trasferita su decisione dell'Alta Corte coreana, che circa un anno fa aveva disposto la restituzione del cetaceo al suo ambiente, e dove stava seguendo un percorso finalizzato al riadattamento alla vita in mare.
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CondividiSubito dopo la fuga, Sampal è rimasta nei dintorni della struttura per poi allontanarsi non appena alcune persone hanno cercato di riportarla nel suo recinto. Nonostante le diffuse preoccupazioni circa le condizioni di salute del delfino, che secondo alcuni non era ancora in grado di tornare nel proprio ambiente, l'Istituto di Ricerca sui Cetacei ha recentemente avvistato l'animale ad un centinaio di chilometri di distanza, mentre nuotava con altri 50 esemplari appartenenti al branco da cui era stato separato a forza.
La cattività di Sampal infatti era iniziata quattro anni fa, quando, dopo essere rimasta impigliata nelle reti dei pescatori, era stata illecitamente venduta all'Acquario Pacific Land per essere addestrata, attraverso la deprivazione alimentare, ad eseguire “esercizi” innaturali, ripetitivi e senza alcun rispetto delle caratteristiche socio-etologiche proprie della specie.
Un destino, questo, comune a tutti i delfini che hanno la sventura di essere catturati per alimentare il business dell'industria del divertimento. Alla quale Sampal è stata sottratta, insieme ad un altro esemplare, grazie all'intervento dell'Alta Corte coreana che aveva appunto disposto il suo trasferimento in una struttura di riabilitazione per un percorso di riadattamento alla vita in mare, conclusosi anzitempo con la fuga dell'animale.
<Una volta che ne hanno la possibilità, i delfini sanno esattamente cosa fare; quindi non sono affatto sorpreso che Sampal abbia deciso di riconquistare la libertà>, ha commentato Ric O' Barry, direttore del Dolphin Project presso l'Earth Island Institute, invitato in Corea del Sud per una propria valutazione relativa alle condizioni psico-fisiche di Sampal.
<Il punto è – aggiunge il direttore scientifico dell'Enpa, Ilari Ferri – che molto spesso i delfini questa possibilità non ce l'hanno. Anche perché le strutture della cattività, nel timore di vedere compromesso il loro business milionario, sono in prima linea nel sostenere che i percorsi di riabilitazione e il successivo rilascio in natura dei delfini sono non solo destinati al fallimento, ma pericolosi per la salute di questi meravigliosi animali>.
<E invece, a dispetto di quanto sostiene chi ha a cuore solo il proprio tornaconto economico – prosegue Ferri – la storia di Sampal e quella di molti altri animali che abbiamo aiutato a tornare liberi ci insegna che i delfini sono creature intelligentissime e consapevoli, dotate di straordinarie capacità cognitive. Dobbiamo imparare a rispettare questi animali e a dire basta, una volta per tutte, alla cattività e per questo chiediamo a tutti i cittadini di aiutarci ad aiutare i delfini a tornare a casa, sostenendo la nostra campagna internazionale contro la cattività a fianco di Ric O'Barry>.
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