La costante denigrazione delle prestazioni militari russi ha origini ideologiche e spiega la continua sorpresa degli occidentali per l’efficienza militare della Russia
Daniel Fielding, Russia Insider, 19 ottobre 2015
Daniel Fielding, Russia Insider, 19 ottobre 2015
Un’esauriente spiegazione del modo di ragionare dei ‘giornalisti’ ed ‘esperti’ militari, dalla mentalità settaria e da venditori porta a porta del mensile patinato di Finmeccanica Rivista Italiana Difesa (RID). Un gruppo di fenomeni da baraccone che arrivava ad affermare che la Federazione russa ‘faceva la guerra all’Ucraina’ per impossessarsi delle scalcinate fabbriche di carri armati di Kharkov, senza le quali non avrebbe potuto costruire carri armati… (NdT)Le prestazioni militari della forza d’attacco della Russia in Siria sorprende gli analisti occidentali. I russi hanno dimostrato di possedere armi a guida di precisione, anche le avanzate armi a guida satellitare, contrariamente alle supposizioni occidentali che non le avesse o che non ne avesse in quantità significative. I russi hanno dimostrato di avere missili da crociera a lungo raggio in grado di colpire bersagli da migliaia di chilometri di distanza. Ciò era un’esclusiva degli Stati Uniti erano noti possedere. Inoltre i russi hanno lanciato i missili da crociera da piccole navi da guerra sul Mar Caspio, navi da guerra in grado di lanciare missili da crociera più piccole di quelle di qualsiasi marina occidentale, capaci di lanciare tali missili dai fiumi, cosa che alcuna nave da guerra occidentale può fare. Il numero di sortite aeree che i russi hanno effettuato dalla loro base a Lataqia è di gran lunga superiore alle aspettative occidentali, a conferma che i russi hanno un’operazione logistica ben gestita a sostegno della loro forza d’urto. Ciò che sorprende di tutto questo è che gli analisti occidentali ne siano sorpresi. I russi non hanno mai nascosto l’esistenza di una sola delle armi che usano in Siria. Missili, aerei, bombe a guida di precisione, navi e sistema satellitare GLONASS sono o dovrebbero essere di dominio pubblico. Per quanto riguarda l’efficacia dell’operazione logistica, chiunque abbia seguito le operazioni militari russe nel Caucaso e in Georgia sa o dovrebbe sapere che la logistica è il punto di forza dei militari russi, non la loro debolezza. L’esercito russo ha più volte dimostrato di poter spostare numerose truppe ed equipaggiamenti assai rapidamente, molto più di quanto gli Stati Uniti abbiano mai fatto, e che spostando queste truppe è in grado di supportarle nelle operazioni di combattimento. Nel 1999, nel bel mezzo della crisi economica, l’esercito russo impiegò una forza di 100000 uomini per difendere il Daghestan e contrattaccare i ribelli jihadisti in Cecenia fu solo una questione di settimane. Nel 2008, l’esercito russo effettuò un’operazione di sconcertante complessità attaccando l’esercito georgiano da tutte le direzioni e sconfiggendolo in soli cinque giorni, trasportando rapidamente truppe dalla Russia centrale, e con la flotta che imponeva il blocco navale. Le operazioni di quelle dimensioni e complessità non possono essere eseguite senza personale efficiente e una catena logistica ben organizzata, dove i russi eccellono. Perché allora la sorpresa occidentale?
La risposta sintetica è che ciò che passa per analisi dei militari russi in occidente è oggi accecato da pregiudizio e compiacimento. E’ semplicemente dato per scontato che l’esercito russo sia corrotto e incompetente, e che non possa paragonarsi per qualità o raffinatezza ai militari occidentali. Le capacità dei sistemi d’arma russi sono sempre denigrate. Se la loro efficacia viene mai ammessa, raramente, gli analisti occidentali si rassicurano dicendo che i russi non hanno le risorse finanziarie e industriali per produrli. Secondo tale punto di vista, l’esercito russo non è altro che un “villaggio Potjomkin”, una struttura da Mago di Oz, cui vanto e spacconate ne nascondono le debolezza. Tale immagine ha una lunga storia, che parte dalla guerra fredda e oltre. Molte pubblicazioni militari che proliferavano in occidente durante la Guerra Fredda deridevano regolarmente l’efficacia delle armi russe. Ciò si combinò all’immagine popolare dell’esercito russo come brutale e incompetente, afflitto da corruzione e nonnismo, male addestrato e mal diretto, e privo di iniziativa. Tali storie furono riaccolte nel 1981 in un libro famoso, La minaccia, scritto dal giornalista Andrew Cockburn. Testimonianza del potere duraturo di tale mito che 34 anni dopo, tale libro, scritto da un giornalista incompetente, sia ancora venduto e visto da molti in occidente come autorevole resoconto di ciò che è l’esercito russo. Come tutti i miti, contiene un pizzico di verità. L’esercito russo ebbe il vecchio problema del nonnismo (“dedovshchina”), anche se la misura di esso non è facile da valutare, e la mancanza di menzione recentemente può significare che il problema si sia ridotto. Molti armamenti russi furono progettati per essere utilizzati da un grande esercito di leva e sono quindi robusti e semplici, invece di essere tecnologicamente sofisticati come tante armi occidentali. Il mito fu anche massicciamente rinforzato dalla disastrosa performance dei militari russi nella prima guerra cecena del 1994-1996. L’esercito russo del tempo era gravemente demoralizzato dalla caduta dell’Unione Sovietica, lo Stato cui gli ufficiali avevano giurato di servire, e dal crollo dell’economia, della posizione internazionale e del bilancio della difesa del Paese. Molti ufficiali si trasferiti dall’Europa orientale furono costretti a vivere in condizioni gravemente scadenti, mentre la leadership dei militari di quel periodo era altamente politicizzata e poco rispettata. C’era una generale, e giustificata, percezione nelle forze armate che i politici liberali che al tempo dominavano il governo russo non gradissero l’esercito e volessero smantellarlo. Tali profondi problemi si aggravarono con l’uso di Eltsin dei militari per risolvere la crisi politica nel 1993. Il parlamento russo contestava alcune politiche di Eltsin, e lui rispose cambiando la costituzione e sciogliendo il parlamento, con l’esercito, in un modo che venne aspramente risentito da molti ufficiali dell’esercito. Il risultato fu che negli anni ’90 la disciplina e il morale dell’esercito russo sporfondò a livelli spaventosi, e l’esercito all’epoca seguì approssimativamente lo stereotipo degli standard occidentali. Le prestazioni spaventose dei militari nella Prima Guerra Cecena ne furono il riflesso.
Il problema è che accecati dal pregiudizio gli analisti occidentali prendono il periodo caotico degli anni ’90 non come eccezione ma come norma. Qualunque cosa sia accaduta ai militari, e qualunque cosa facciano, non scuotono tale convinzione, ormai divenuta in occidente fatto accettato. Il risultato è che ogni volta che l’esercito russo ha successo, come nella seconda guerra cecena, la guerra del 2008 nell’Ossezia del Sud, l’operazione in Crimea nel 2014 e ora le operazioni in Siria, gli analisti occidentali sono sorpresi. Durante la Guerra Fredda tale pregiudizio fu tenuto sotto controllo dalla necessità di avere una valutazione accurata delle capacità militari dell’URSS. Di conseguenza l’occidente acquisì un grande corpo di analisti d’intelligence altamente professionali e capaci che guardavano l’esercito sovietico senza paraocchi. Ciò significa che le valutazioni occidentali private delle capacità militari russe differivano significativamente da quelle pubblicizzate in pubblicazioni popolari come La minaccia. La fine della guerra fredda portò però ad un importante ridimensionamento delle operazioni d’intelligence occidentali nell’ex-Unione Sovietica, e molti degli analisti veterani altamente professionali persero il lavoro e furono costretti a ritirarsi. I loro successori non hanno la loro esperienza e formazione. Si ha l’impressione che i criteri della loro selezione sottolinei conformità ideologica e lealtà politica su scetticismo e obiettività. Il risultato è che tendono a condividere gli atteggiamenti e i pregiudizi dei loro padroni politici. Tali pregiudizi sono rinforzati da una classe di autori che non esisteva durante la Guerra Fredda. Si tratta di autori russi di affari militari che scrivono in Russia, ma che sono liberali fortemente anti-governativi e filo-occidentali. L’esempio notevole è Pavel Felgenhauer, uno scrittore russo di affari militari senza competenze o legami con l’esercito russo, che scrive ampiamente su questioni militari russi, copiando semplicemente la visione occidentale prevalente. Il risultato è la peggiore retroazione, perché gente come Felgenhauer, ripetendo ciò che gli analisti occidentali dicono, viene immediatamente creduta, e poiché scrivono in Russia ciò che loro dicono, vengono presi quali conferma dalla Russia che ciò che gli analisti occidentali dicono sui militari russi è vero. Tali miti occidentali sui militari russi sono così forti che alcun fatto li convincerà. Ciò lo dimostra la risposta occidentale alla guerra in Ossezia del Sud nel 2008. In ogni aspetto oggettivo, l’operazione militare fu brillantemente pianificata ed eseguito, effettuata nel Paese più aspro alla velocità della luce, partendo da fermo, contro ciò che era un avversario ben attrezzato e numericamente più forte. Nessun militare occidentale ottenne una vittoria così rapida e travolgente in così breve tempo da decenni, dalla vittoria d’Israele nella Guerra dei Sei Giorni 1967. Una volta che gli analisti occidentali si ripresero dallo shock, la loro risposta non fu una rivalutazione radicale del loro punto di vista sui militari russi alla luce della vittoria. Invece la risposta fu negarne il successo, sminuendo la vittoria. Cogliendo l’abituale autocritica dei militari russi della propria performance, da ritenere non segno di debolezza ma di forza, e alcuni errori di ricognizione e comunicazione, probabilmente inevitabili in una così rapida campagna combattuta in un Paese ostico, gli analisti occidentali fabbricarono una narrazione del tutto falsa sullo “scarso rendimento” dei militari russi nella guerra. A volte la critica è così dura che ci si chiede come l’esercito russo abbia sempre vinto. Il risultato è che una vittoria militare russa, che avrebbe dovuto smentire le ipotesi occidentali sull’incompetenza militare russa viene invece usata per dimostrarla. A sua volta creando le premesse per la “sorpresa” occidentale sulla qualità delle prestazioni militari russe in Crimea e in Siria. Naturalmente se gli analisti occidentali prendessero le informazioni sui militari russi da fonti russe affidabili, come fa Russia Insider, non ne sarebbero sorpresi. Sarebbe bello pensare che l’esperienza di Crimea e Siria spinga al ripensamento. La realtà deprimente è che che quasi certamente non accadrà. Per esperienza, gli analisti occidentali continueranno a cercare modi per razionalizzare il successo russo in un modo che “dimostri” i loro presupposti sull’incompetenza russa, lasciando intatti i loro pregiudizi sui militari russi. In tal modo tutto ciò che avranno saranno ulteriori sorprese future.
La risposta sintetica è che ciò che passa per analisi dei militari russi in occidente è oggi accecato da pregiudizio e compiacimento. E’ semplicemente dato per scontato che l’esercito russo sia corrotto e incompetente, e che non possa paragonarsi per qualità o raffinatezza ai militari occidentali. Le capacità dei sistemi d’arma russi sono sempre denigrate. Se la loro efficacia viene mai ammessa, raramente, gli analisti occidentali si rassicurano dicendo che i russi non hanno le risorse finanziarie e industriali per produrli. Secondo tale punto di vista, l’esercito russo non è altro che un “villaggio Potjomkin”, una struttura da Mago di Oz, cui vanto e spacconate ne nascondono le debolezza. Tale immagine ha una lunga storia, che parte dalla guerra fredda e oltre. Molte pubblicazioni militari che proliferavano in occidente durante la Guerra Fredda deridevano regolarmente l’efficacia delle armi russe. Ciò si combinò all’immagine popolare dell’esercito russo come brutale e incompetente, afflitto da corruzione e nonnismo, male addestrato e mal diretto, e privo di iniziativa. Tali storie furono riaccolte nel 1981 in un libro famoso, La minaccia, scritto dal giornalista Andrew Cockburn. Testimonianza del potere duraturo di tale mito che 34 anni dopo, tale libro, scritto da un giornalista incompetente, sia ancora venduto e visto da molti in occidente come autorevole resoconto di ciò che è l’esercito russo. Come tutti i miti, contiene un pizzico di verità. L’esercito russo ebbe il vecchio problema del nonnismo (“dedovshchina”), anche se la misura di esso non è facile da valutare, e la mancanza di menzione recentemente può significare che il problema si sia ridotto. Molti armamenti russi furono progettati per essere utilizzati da un grande esercito di leva e sono quindi robusti e semplici, invece di essere tecnologicamente sofisticati come tante armi occidentali. Il mito fu anche massicciamente rinforzato dalla disastrosa performance dei militari russi nella prima guerra cecena del 1994-1996. L’esercito russo del tempo era gravemente demoralizzato dalla caduta dell’Unione Sovietica, lo Stato cui gli ufficiali avevano giurato di servire, e dal crollo dell’economia, della posizione internazionale e del bilancio della difesa del Paese. Molti ufficiali si trasferiti dall’Europa orientale furono costretti a vivere in condizioni gravemente scadenti, mentre la leadership dei militari di quel periodo era altamente politicizzata e poco rispettata. C’era una generale, e giustificata, percezione nelle forze armate che i politici liberali che al tempo dominavano il governo russo non gradissero l’esercito e volessero smantellarlo. Tali profondi problemi si aggravarono con l’uso di Eltsin dei militari per risolvere la crisi politica nel 1993. Il parlamento russo contestava alcune politiche di Eltsin, e lui rispose cambiando la costituzione e sciogliendo il parlamento, con l’esercito, in un modo che venne aspramente risentito da molti ufficiali dell’esercito. Il risultato fu che negli anni ’90 la disciplina e il morale dell’esercito russo sporfondò a livelli spaventosi, e l’esercito all’epoca seguì approssimativamente lo stereotipo degli standard occidentali. Le prestazioni spaventose dei militari nella Prima Guerra Cecena ne furono il riflesso.
Il problema è che accecati dal pregiudizio gli analisti occidentali prendono il periodo caotico degli anni ’90 non come eccezione ma come norma. Qualunque cosa sia accaduta ai militari, e qualunque cosa facciano, non scuotono tale convinzione, ormai divenuta in occidente fatto accettato. Il risultato è che ogni volta che l’esercito russo ha successo, come nella seconda guerra cecena, la guerra del 2008 nell’Ossezia del Sud, l’operazione in Crimea nel 2014 e ora le operazioni in Siria, gli analisti occidentali sono sorpresi. Durante la Guerra Fredda tale pregiudizio fu tenuto sotto controllo dalla necessità di avere una valutazione accurata delle capacità militari dell’URSS. Di conseguenza l’occidente acquisì un grande corpo di analisti d’intelligence altamente professionali e capaci che guardavano l’esercito sovietico senza paraocchi. Ciò significa che le valutazioni occidentali private delle capacità militari russe differivano significativamente da quelle pubblicizzate in pubblicazioni popolari come La minaccia. La fine della guerra fredda portò però ad un importante ridimensionamento delle operazioni d’intelligence occidentali nell’ex-Unione Sovietica, e molti degli analisti veterani altamente professionali persero il lavoro e furono costretti a ritirarsi. I loro successori non hanno la loro esperienza e formazione. Si ha l’impressione che i criteri della loro selezione sottolinei conformità ideologica e lealtà politica su scetticismo e obiettività. Il risultato è che tendono a condividere gli atteggiamenti e i pregiudizi dei loro padroni politici. Tali pregiudizi sono rinforzati da una classe di autori che non esisteva durante la Guerra Fredda. Si tratta di autori russi di affari militari che scrivono in Russia, ma che sono liberali fortemente anti-governativi e filo-occidentali. L’esempio notevole è Pavel Felgenhauer, uno scrittore russo di affari militari senza competenze o legami con l’esercito russo, che scrive ampiamente su questioni militari russi, copiando semplicemente la visione occidentale prevalente. Il risultato è la peggiore retroazione, perché gente come Felgenhauer, ripetendo ciò che gli analisti occidentali dicono, viene immediatamente creduta, e poiché scrivono in Russia ciò che loro dicono, vengono presi quali conferma dalla Russia che ciò che gli analisti occidentali dicono sui militari russi è vero. Tali miti occidentali sui militari russi sono così forti che alcun fatto li convincerà. Ciò lo dimostra la risposta occidentale alla guerra in Ossezia del Sud nel 2008. In ogni aspetto oggettivo, l’operazione militare fu brillantemente pianificata ed eseguito, effettuata nel Paese più aspro alla velocità della luce, partendo da fermo, contro ciò che era un avversario ben attrezzato e numericamente più forte. Nessun militare occidentale ottenne una vittoria così rapida e travolgente in così breve tempo da decenni, dalla vittoria d’Israele nella Guerra dei Sei Giorni 1967. Una volta che gli analisti occidentali si ripresero dallo shock, la loro risposta non fu una rivalutazione radicale del loro punto di vista sui militari russi alla luce della vittoria. Invece la risposta fu negarne il successo, sminuendo la vittoria. Cogliendo l’abituale autocritica dei militari russi della propria performance, da ritenere non segno di debolezza ma di forza, e alcuni errori di ricognizione e comunicazione, probabilmente inevitabili in una così rapida campagna combattuta in un Paese ostico, gli analisti occidentali fabbricarono una narrazione del tutto falsa sullo “scarso rendimento” dei militari russi nella guerra. A volte la critica è così dura che ci si chiede come l’esercito russo abbia sempre vinto. Il risultato è che una vittoria militare russa, che avrebbe dovuto smentire le ipotesi occidentali sull’incompetenza militare russa viene invece usata per dimostrarla. A sua volta creando le premesse per la “sorpresa” occidentale sulla qualità delle prestazioni militari russe in Crimea e in Siria. Naturalmente se gli analisti occidentali prendessero le informazioni sui militari russi da fonti russe affidabili, come fa Russia Insider, non ne sarebbero sorpresi. Sarebbe bello pensare che l’esperienza di Crimea e Siria spinga al ripensamento. La realtà deprimente è che che quasi certamente non accadrà. Per esperienza, gli analisti occidentali continueranno a cercare modi per razionalizzare il successo russo in un modo che “dimostri” i loro presupposti sull’incompetenza russa, lasciando intatti i loro pregiudizi sui militari russi. In tal modo tutto ciò che avranno saranno ulteriori sorprese future.
Un generale statunitense stordito dalla capacità dei russi di spostare forze militari ‘molto rapidamente’
Sputnik 20/10/2015
Sputnik 20/10/2015
Le capacità militari della Russia sono così impressionanti che lasciano il generale comandante dell’US Army in Europa estremamente preoccupato. “La capacità (dei russi) di spostare molte forze assai rapidamente è la cosa che mi preoccupa di più di ciò che possono fare. L’assenza di indicatori e allerta che subiamo e la loro capacità di spostare molto materiale assai velocemente non sono una buona combinazione“, ha detto il Tenente-Generale Ben Hodges a Defense News. Hodges ha anche menzionato la zona d’interdizione posta dalla Russia a Kaliningrad e Crimea. Secondo il generale statunitense, Mosca è perfettamente in grado di negare l’accesso a Mar Baltico e Mar Nero, se vuole. “Poi ha la capacità di creare una sorta di bolla su più di un quarto del Mediterraneo con i sistemi di difesa aerea che ha installato in Siria“, ha aggiunto il generale. Hodges sostiene che le crescenti capacità militari della Russia e la sua operazione aerea in Siria “certamente non sono l’azione di una nazione che vuole essere partner responsabile nella comunità globale“. Si può solo immaginare ciò che il generale direbbe degli Stati Uniti, che ha incomparabilmente più basi nel mondo e ha conflitti militari in corso in almeno due Paesi. Hodges ha anche omesso la questione della legittimità. La campagna aerea di Mosca in Siria è autorizzata dal Presidente Bashar al-Assad, mentre Washington non ha ricevuto autorizzazioni ad operare nel Paese devastato dalla guerra.Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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