Scandalo Novartis: milioni di tangenti e i farmacisti diventano venditori
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Di Giovanni Tortoriello | 25.04.2013 12:09 CEST
Gli interessi delle case farmaceutiche contro il diritto alla salute dei cittadini. Una dicotomia profonda che in questi giorni torna nuovamente alla ribalta a seguito della denuncia in sede civile inoltrata dal governo degli Stati Uniti contro la multinazionale dei farmaci Novartis.
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L'accusa è pesante: dal 2005 la casa farmaceutica avrebbe pagato milioni e milioni di dollari ad almeno 20 farmacie statunitensi per incentivare la diffusione del farmaco Myfortic, un immunosoppressore utilizzato dai pazienti che hanno subito un trapianto di reni per ridurre il rischio di rigetto.
Secondo quanto riferisce il Dipartimento della Giustizia Statunitense, le presunte tangenti sarebbero state recapitate a farmacisti compiacenti attraverso falsi sconti e promozioni. In cambio le farmacie consigliavano ai loro pazienti di utilizzareMyFortic al posto di un altro farmaco concorrente, in realtà ugualmente efficace ma meno costoso. Secondo l'accusa, le farmacie in questione non avrebbero mai rivelato ai loro pazienti dei benefici economici che ricevevano dalla Novaris, spacciando invece i propri consigli come giudizi imparziali e professionali.
In questo modo la Novartis avrebbe contemporaneamente incentivato la vendita del farmaco e ottenuto rimborsi pubblici da milioni di dollari derivanti dai programmi Medicare e Medicaid violando la legge federale che vieta qualsiasi remunerazione per indurre all'acquisto di farmaci protetti da un programma sanitario federale. La casa farmaceutica rigetta tutte le accuse annunciando che si difenderà in tribunale.
Per spiegare l'intreccio di interessi che univa la Novartis alle farmacie coinvolte, il Dipartimento della Giustizia USA cita un caso emblematico: a Los Angeles per "spronare" il titolare di una farmacia a "convertire" tra i 700 e i 1000 pazienti al Myfortic, la Novartis gli avrebbe garantito il 5% sulla vendita del farmaco assicurandogli in tal modo proventi di milioni di dollari aggiuntivi all'anno.
Il successo di questo tentativo avrebbe fatto capire alla Novartis che con questo metodo, anche pagando tangenti del 10% o del 20%, i suoi profitti sarebbero comunque aumentati. La logica era che i costi nel breve termine si sarebbero presto trasformati in guadagni nel lungo periodo. Ora il governo degli Stati Uniti, in base al False Claims Act, chiede un lauto risarcimento e anche l'FBI sta collaborando alle indagini insieme alla procura distrettuale di New York. La denuncia è stata depositata martedì scorso presso il Tribunale federale di Manhattan.
Il procuratore di Manhattan Preet Bharara ha dichiarato che la casa farmaceutica ha trasformato i farmacisti in venditori di uno dei suo farmaci e ha ricordato che la Novartis è recidiva essendo già stata condannata per un caso di frode meno di tre anni fa. Nel 2010, infatti, la Novartis fu costretta a pagare una multa di 422,5 milioni di dollari per aver violato le leggi sulla commercializzazione di alcuni farmaci, tra cui il Trileptal usato contro l'epilessia
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