Messico, uccisa attivista anti-narcos
I killer mettono online foto del corpo
Maria del Rosario Fuentes Rubio denunciava su Twitter le attività delle bande criminali. Gli assassini hanno usato il suo stesso account per diffondere le immagini del cadavere
«Chiudete i vostri account su Twitter, non mettete in pericolo le vostre famiglie come ho fatto io. Chiedo scusa». «Il mio vero nome è Maria del Rosario Fuentes Rubio, sono una dottoressa e oggi la mia vita è arrivata alla fine». A scrivere questi tweet, usando solo caratteri maiuscoli, dal profilo della donna sono state le dita di uno degli assassini della donna. O di qualcuno che quantomeno ha assistito all’omicidio, qualcuno che era lì quando Maria del Rosario è stata prima torturata e poi uccisa. Ma chi ha usato il suo telefonino per accedere all’account ha fatto di più: ha postato anche l’immagine agghiacciante del corpo insanguinato dell’attivista messicana. Un monito truce destinato a tutti quelli che seguivano il lavoro della dottoressa online. Maria del Rosario, infatti, usava i cinguettii per denunciare le attività delle organizzazioni criminali legate alla droga nella sua area: lo stato messicano di Tamaulipas conteso, con battaglie feroci, dal cartello del Golfo e da quello dei Los Zetas. Gli attivisti e blogger suoi «colleghi» adesso hanno paura ma vogliono anche «andare avanti con più forza di prima», ha detto ancora sotto choc il militante Eduardo Cantu all’Associated Press.
Le denunce e il rischio
La cyberattivista aveva collaborato anche con il gruppo «Valor por Tamaulipas» (Coraggio per Tamaulipas) che su Facebook monitora tutti gli episodi di violenza e criminalità della regione. L’amministratore della pagina, che per motivi di sicurezza lavora sotto anonimato, ha scritto all’agenzia di stampa Ap per ricordare che «la dottoressa è stata una nostra collaboratrice preziosa fino al 2013, poi ha dovuto smettere perché era troppo rischioso per lei». «Ha dato la sua vita per la comunità - ha continuato - È un’eroina e il suo lavoro adesso deve essere portato avanti per onorare la sua memoria».
Il sequestro, il delitto e l’hackeraggio
Dopo aver lasciato «Valor por Tamaulipas», Maria del Rosario aveva proseguito la sua attività su Twitter, credendo di proteggersi con l’anonimato: si chiamava “Felina” e il suo account, adesso sospeso, era @Miut3. Ma qualcuno è riuscito a scoprire la sua vera identità e così è stata sequestrata da uomini armati mercoledì 15 ottobre mentre andava al lavoro nella sua città, Reynosa. Lo hanno raccontato i suoi parenti quando hanno fatto la denuncia di scomparsa. Meno di 24 ore dopo la donna sarebbe stata uccisa e oltraggiata dai killer con l’hackeraggio del suo profilo, inondato proprio dalla violenza contro cui lei si batteva. L’intimazione degli assassini al silenzio però evidentemente non ha funzionato e non sta dando gli effetti che loro si aspettavano: su Twitter e Facebook, ogni minuto che passa, si moltiplicano i messaggi che chiedono giustizia e le immagini di Maria del Rosario con accanto un nastrino nero. Per non dimenticare e per ricordare ai narcos che i social network non sono territori conquistabili con il sangue e il terrore.
20 ottobre 2014 | 19:41
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