lunedì 12 agosto 2013

frana il turismo

Mancano i soldi, frana il turismo. Restano a casa sei italiani su dieci Mancano i soldi, frana il turismo. Restano a casa sei italiani su dieci Secondo gli ultimi dati Ipr marketing, 30 milioni di persone non andranno in ferie. Il 54 per cento di queste lo faranno per motivi economici. I pochi fortunati scelgono soggiorni brevi, in località vicine e soluzioni low-cost. La spesa media sarà di 670 euro e 1062 per chi va all'estero. Calano gli arrivi stranieri. Le cause: tariffe troppo alte, promesse disattese, scarsa professionalità, servizi scadenti. L'ennesima occasione mancata: il settore vale più del 10 per cento del Pil ma nel 2012 ha subito un calo del volume d'affari del 15 e 18 per centoROMA - Niente bollini neri sulle autostrade. Pinne, fucile ed occhiali rimangono in soffitta. Nell'estate 2013 più di un italiano su due non è stato e non andrà in vacanza. Secondo gli ultimi dati raccolti da IPR Marketing e pubblicati a fine luglio, la crisi ha tagliato le ferie del 60% dei nostri connazionali. Parliamo di oltre 30 milioni di persone che rimarranno a casa e, di queste, il 54% sono costrette a rinunciare alla pausa estiva per motivi economici contro appena l'8,3% che sarà bloccato a lavoro. Gli altri, circa 27 milioni di italiani, hanno già fatto o stanno per fare una vacanza nel periodo compreso tra giugno e settembre. Ma c'è poco da stare allegri. Tra i "fortunati" che possono ancora permettersi di partire, infatti, 7 su 10 hanno scelto località vicine con soggiorni brevi e soluzioni low-cost. Meglio il mare. In cima alle preferenze rimane il mare con il 60% dei casi, il 20% sceglie la montagna, il 13% va all'estero prevalentemente in una capitale europea e solo il 3% salirà su una nave da crociera. Un terzo del campione (30,6%) si concederà una pausa relax in alberghi e pensioni, ma la maggioranza - il 33,4% - soggiornerà in casa di amici e parenti o in una casa di proprietà. Poco più del 9% sceglierà un villaggio turistico, altrettanti affitteranno un appartamento. Sale la richiesta per i residence (7,1%), e seguono con percentuali minime camping (2,8%), b&b (2%) e agriturismo (1%). Un altro dato che conferma il clima di difficoltà generale è la durata della vacanza: si attesta in media sugli 11 giorni. Finiti i tempi delle classiche due settimane di tintarella, la maggioranza degli intervistati (62%) ha ridotto il numero dei giorni rispetto allo scorso anno: il 44% pernotterà per una settimana mentre il 26% per 2-3 notti. Appena un italiano su cinque godrà dei "canonici" 15 giorni e solo il 7% si fermerà per la terza settimana o più. Quanto si spende. Dopo un inizio stagione segnato dal maltempo che ha compromesso maggio e giugno, creando problemi ai balneari e ai lavoratori stagionali, secondo le stime di Unioncamere calano le partenze di luglio (-27,2% rispetto al 2012) e di agosto (-5,3%) che rimane comunque il mese di vacanza per eccellenza, mentre aumentano le richieste per settembre (+18%). Ma quanto spenderanno gli italiani per le vacanze? Secondo Federalberghi la media è di 670 euro per chi ha scelto di rimanere in Italia (circa l'80% del campione), e 1062 euro per chi si recherà all'estero. In generale assistiamo a un calo del fatturato complessivo dovuto ai prezzi ribassati per attirare clienti, anche se l'opinione degli intervistati da IPR Marketing dice esattamente l'opposto: nel 75% delle risposte la percezione è che le tariffe siano aumentate. Colpa della recessione, del clima di incertezza generale, delle retribuzioni ferme o del calo del potere d'acquisto abbinato all'aumento del costo della vita; le lamentele maggiori riguardano soprattutto l'aspetto economico: strutture che costano troppo rispetto al servizio (52%), che non rispondono alle promesse pubblicizzate (23%), scarsa professionalità del personale (18%). Meno stranieri. A tutto questo si sommano i dati negativi sugli arrivi dall'estero. Secondo la 43esima indagine congiunturale sull'attività turistica in Italia condotta dal Ciset (Centro internazionale studi sull'economia turistica), tra maggio e ottobre 2013 gli arrivi totali segneranno un -1,6% rispetto allo stesso periodo del 2012, già in negativo, mentre le presenze calano in media dell'1,8%. In dettaglio, aumentano leggermente i turisti provenienti da Germania, Giappone e Stati Uniti ma diminuiscono francesi e britannici. Ci si aspettano buone performance dai paesi emergenti, i cosiddetti Bric, Brasile, Russia, India e Cina, e segnali positivi arrivano anche da Polonia e Argentina. Cosa cercano gli stranieri in Italia? Principalmente le città d'arte con Roma, Firenze e Venezia in cima alla lista, seguite dal turismo naturalistico con passeggiate nel verde, degustazione di prodotti tipici e panorami. Un pizzico di superbia. I numeri vanno ad aggiungersi a quelli del 2012, anno in cui il settore aveva già subito un calo del volume di affari del 15%, registrando addirittura un -18% di turismo interno, con forti ripercussioni su fatturati e occupazione. Una contrazione che fa anche rabbia: un paese come il nostro potrebbe vivere di solo turismo. Basti pensare che il comparto vale attualmente circa il 10,3% del Pil e potrebbe arrivare a superare il 15%, creando posti di lavoro e facendo da traino per uscire dalla crisi. Siamo seduti su una miniera d'oro e non abbiamo i mezzi per scavare. Tra le cause dell'insuccesso della ricettività italiana ci sono scarsa attenzione da parte delle istituzioni, mancanza di coordinamento, carenza delle infrastrutture, disorganizzazione, improvvisazione di molti piccoli operatori. Ma in cima, come osserva Magda Antonioli, docente della Bocconi, un "pizzico di superbia". 06 agosto 2013© Riproduz

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