mercoledì 7 agosto 2013

estero

Tutti con Marco Travaglio Evasione di necessità, anzi di impunità - Marco Travaglio Carta Canta - l'Espresso, 2 agosto 2013 Più leggiamo le cronache dall'estero, più diventiamo esterofili. Il mese scorso, in Brasile, migliaia di persone hanno assediato per giorni la Camera manifestando contro la corruzione e in difesa dei magistrati e alla fine l'hanno costretta a rimangiarsi il voto favorevole a una modifica della Costituzione che toglieva ai pubblici ministeri federali il potere di indagare sulle tangenti, trasferendolo alla polizia controllata direttamente dal governo. Qualcosa di simile accade a Sofia, in Bulgaria, dove la società civile ha protestato per 40 giorni consecutivi contro la corruzione politica dinanzi in Parlamento e alla fine l'ha circondato per otto ore bloccandone le uscite, finchè le centinaia di deputati e ministri asserragliati all'interno sono stati evacuati nottetempo dalla polizia come nei film americani. Da noi il Parlamento discute su come depotenziare il nuovo reato di voto di scambio prim'ancora che diventi legge, come depenalizzare l'illecito finanziamento ai partiti (già svuotato nel 2006 con un blitz notturno destra-centro-sinistra che alzò da 5 a 50 mila euro il tetto dei contributi privati non dichiarabili). E, mentre il premier Letta annuncia un giro di vite contro l'evasione fiscale, il suo viceministro dell'Economia e compagno di partito Stefano Fassina difende gli “evasori di sopravvivenza”, subito complimentato dal suo nuovo amico Renato Brunetta che gli dà “il benvenuto nel Pdl”, e dalla stampa berlusconiana che esulta perchè “gli evasori non sono più cattivi”. Seguono le solite mezze retromarce, i soliti lamenti per l'estrapolazione della frase dal contesto (chissà quale, poi). La realtà, nuda e cruda, è sotto gli occhi di tutti gl'italiani dotati di un milligrammo di memoria. Gli evasori, piccoli e grandi, di rapacità o di necessità, di delinquenza o di sopravvivenza, sono – secondo l'Agenzia delle Entrate – circa 10 milioni su 40 milioni di contribuenti potenziali. Una cifra spaventosa, se si pensa che la gran parte dei contribuenti è formata da lavoratori dipendenti e pensionati che a evadere non ci pensano proprio, anche perché non possono. Un enorme serbatoio di voti che fa gola a tutti, a destra ma anche a sinistra. La destra è quella dei condoni e degli elogi berlusconiani all'evasione. Ma il centrosinistra non è solo quello del rigore, alla Ciampi, alla Prodi e alla Visco. Prendete Piero Fassino, che non è il marito di Fassina, ma gli somiglia tanto. Il 10 maggio 2000, da ministro della Giustizia del governo Amato, dichiarò a Porta a Porta: “E' essenziale concentrare il ricorso al carcere per i reati che creano allarme sociale e riservare agli altri reati altre forme di sanzione. Anche per i reati finanziari, non ho alcun pregiudizio, sono pronto a discuterne”. Ora, com'è noto, se c'è una categoria criminale che teme il carcere come la peste bubbonica è proprio quella dei “white collars”, molto più dei delinquenti da strada che alla galera (o almeno all'idea) sono abituati .Quanto all'”allarme sociale”, la crisi finanziaria mondiale dimostra come neppure l'omicidio ne susciti più della criminalità economica. Eppure Fassino voleva risparmiare il carcere proprio a quella. E ci riuscì: di lì a poco il centrosinistra varò la riforma del diritto tributario che istituiva amplissime soglie di non punibilità per l'evasione. Per essere reato, la dichiarazione infedele doveva superare un’evasione d’imposta di 103mila euro l’anno e la dichiarazione fraudolenta di 77 mila. Una mega-licenza di evadere secondo il principio truffaldino della “modica quantità”: come per le droghe, magari per uso personale. Un'idea geniale poi copiata da Berlusconi per il falso in bilancio. Solo il quasi-default del 2011 costrinse Tremonti a dimezzare i tetti a 50 e a 30 mila euro (comunque alti, nonché assurdi). In Italia chi tentasse di finire in carcere evadendo le tasse non ci riuscirebbe neppure se s'impegnasse parecchio. In quasi tutto il resto del mondo, invece, evasione è sinonimo di galera. Per questo da noi ce n'è tanta, di evasione. Non per necessità, ma per impunità. E perché gli evasori, restando a piede libero, votano e fanno votare. Poi dice che uno diventa esterofilo. Mi piace · · Condividi · 2 ore fa

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