lunedì 12 agosto 2013

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HOME CRONACA ITALIA P4, i segreti. Il Fatto: “I debiti della Santanchè e gli affari di Cosentino” Pubblicato il 28 giugno 2011 13.02 | Ultimo aggiornamento: 13 maggio 2013 19.34 TAG: alfonso papa, antonio massari, calenia, daniela santanchè, francesco papa, guardia di finanza, ilte, luigi bisignani, marco lillo, michele adinolfi, nicola cosentino, p4 Daniela Santanchè POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Inchiesta P4: la rete di contatti di Bisignani Daniela Santanchè: "Forza Italia, la prima manifestazione a Milano a settembre" Berlusconi anche a Ferragosto, alza gli occhi e lo vedi in cielo Roma. Ignazio Marino come Mussolini: 20 mni turisti, donate sangue, via dei Fori Roma. Via Merulana: pasticciaccio brutto di Ignazio Marino ROMA – Marco Lillo e Antonio Massari sul Fattoquotidiano scrivono dei retroscena e dei cosiddetti “omissis” dell’inchiesta di Napoli sulla “P4″. Sono quattro le questioni su cui accendono i riflettori: “Ci sono le cambiali di Daniela Santanché per i debiti con gli Angelucci, gli affari della famiglia di Nicola Cosentino e soprattutto i nomi dei finanzieri sospettati di avere passato a Bisignani la soffiata sull’inchiesta P4 e sulle sue intercettazioni. E non manca un verbale nel quale un testimone racconta di una ministra del Governo Berlusconi che, dopo essere stata interrogata dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio, spifferava ad Alfonso Papa che lo stavano pedinando”. Tutte le notizie starebbero nelle carte e nei verbali di cui il quotidiano è venuto in possesso. Quella dei presunti debiti del sottosegretario Daniela Santanché è inedita: Lillo e Massari parlano di un verbale del 14 marzo 2011, in cui Luigi Bisignani racconta dei rapporti tra il quotidiano Libero, Visibilia, concessionaria di pubblicità della Santanché e la Ilte di Bisignani e Farina (socio). In quel verbale i magistrati chiedono conto a Bisignani di una telefonata intercettata il 14 ottobre 2011 nella quale l’uomo d’affari racconta a Flavio Briatore “se non era per me .. gli Angelucci la facevano fallire per fatture false (…) se non fosse stato per il mio intervento, facevano fallire la società per bancarotta. Tant’è che lei ha dovuto addirittura pagare delle cambiali. Tre milioni e due di cambiali”. Così Bisignani avrebbe detto ai pm, secondo quanto scrive il Fatto: “La Santanchè aveva preventivato un budget di pubblicità di Libero che non era stato rispettato; in secondo luogo, quando parliamo di cambiali, va precisato che il gruppo Farina è creditore di Libero, che non paga la stampa da tempo poiché non percepisce contributi; a fronte di tale debito gli Angelucci hanno girato al Farina degli effetti cambiari rilasciati da Daniela Santanchè per 3 milioni di euro a chiusura dei suoi rapporti con Libero (o meglio della chiusura dei rapporti tra Libero e Visibilia); su tali cambiali gli Angelucci hanno apposto una dicitura che ne rende impossibile lo sconto bancario”. Altra patata bollente sarebbero gli affari di Nicola Cosentino, anch’essi inediti e legati all’energia. Come ricordato Lillo e Massari, il loro giornale aveva già raccontato “l’incredibile storia della centrale di Sparanise”, Il 23 ottobre del 2009: “La storia della centrale”, scrivevamo allora, “è un perfetto esempio della mala-politica che sacrifica la salute pubblica sull’altare dell’interesse privatissimo dei familiari e degli amici dei politici di destra e di sinistra. Tutto inizia nel giugno del 1999 quando la società Scr, vicina alla famiglia Cosentino, ma di proprietà di una fiduciaria (che ne scherma la proprietà) compra per 3 miliardi e 715 milioni di lire l’area industriale della Pozzi di Sparanise….La Scr vicina ai Cosentino incassa una plusvalenza di 10 milioni”. I magistrati Henri Woodcock e Francesco Curcio hanno sentito lo svizzero Karl Keller, ex amministratore della Calenia S.r.l., la società che avviò la costruzione della centrale. Keller dice, riporta il Fatto: “Inizialmente era prevista l’acquisizione di un’area più piccola. (…). Dovevamo acquistare soltanto 100 o 120 mila metri quadri (…)di proprietà della S.C.R., società sostanzialmente controllata dalla famiglia Cosentino. Ho avuto a che fare con Giovanni Cosentino. In effetti, il prezzo iniziale doveva essere pari a circa 60-70 euro al metro quadro, quindi calcolavamo un esborso di 6-7 milioni di euro. (….) Poi le cose cambiarono. Mi era noto che Giovanni Cosentino fosse fratello di Nicola Cosentino, politico della zona di importanza nazionale con incarichi governativi. (…). A questo punto per noi di E.G.L. spendere 450 milioni o 454 milioni di euro, era quasi lo stesso”. Ben diversa la versione di Alfonso Gallo. L’imprenditore (sentito dai pm di Napoli per i suoi rapporti con Alfonso Papa) che ha costruito la centrale con la sua General Construction, ha detto: “Keller era molto preoccupato per la piega che le cose stavano prendendo. Mi disse che lui e la sua società si sentivano con le spalle al muro”. Terzo nodo delle carte sarebbe quello della cosiddetta ministra “spiona”. Chi è? Alfonso Gallo racconta: “L’onorevole Papa, per mettermi paura, mi ha recentemente detto che io ero stato fotografato dalla vostra polizia giudiziaria, fuori al Parlamento, insieme a lui; mi disse anche che tale foto era stata fatta vedere ad una Ministra che voi avete interrogato e che poi glielo aveva riferito. Obbiettivamente vi dico che tale racconto mi inquietò non poco”. Effettivamente al ministro Mara Carfagna fu mostrata dai pm una foto che ritraeva l’onorevole Papa con altre persone. Ma il ministro non riconobbe chi fossero, scrive il Fatto. Più intricato invece è il sistema di nomi e persone che avrebbero fatto arrivare la soffiata di un’inchiesta. Vito Bardi e Michele Adinolfi sono due generali, uno capo dell’Italia meridionale e l’altro capo di Stato maggiore, che sono finiti nel registro degli indagati per favoreggiamento e fuga di notizie.

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