Quanti sono gli italiani che leggono l’Osservatore romano, il quotidiano della Santa Sede? Immagino pochi, nonostante sia un giornale ben fatto e sempre molto informato, grazie all’abilità professionale del suo direttore, Giovanni Maria Vian. Eppure in questi giorni si è discusso molto di un’intervista pubblicata dal foglio vaticano. A parlare era il vescovo cattolico Fragkiskos Papamanolis, il presidente dell’episcopato ellenico, uno dei dignitari che ieri hanno accolto Papa Francesco al suo arrivo nell’isola di Lesbo. Papamanolis gli avrà detto quello che aveva spiegato all’Osservatore romano? Penso di sì dal momento che in certi casi i preti, anche quelli più cauti, sanno andare giù duro.
Il vescovo in questione, un signore con un bel viso corredato da una barba bianca, ha rivelato che in Grecia la questione dei migranti nelle isole elleniche sta diventando molto pericolosa. Non c’è pace tra gli ulivi di quel territorio. I furti e i saccheggi nei negozi di alimentari si stanno moltiplicando. Una quota di profughi, esasperati dalle traversie incontrate e dalle condizioni disumane di vita nei centri di accoglienza, diventano violenti e si abbandonano a gesti deprecabili.
Come reagiscono i greci di Lesbo e delle altre isole? Si stanno armando. Un negoziante di articoli per la caccia ha dichiarato alla televisione ateniese di aver venduto nelle scorse settimane più fucili e munizioni che in un anno. Altrettanto allarmanti sono le notizie che arrivano da paesi europei lontani dalla Grecia. Venerdì Libero ha rivelato quando sta accadendo in Bulgaria. La tivù di Sofia ha dedicato un servizio a Dinko Valev, un giovanottone di 28 anni, definito «super eroe» perché con altri bulgari, armati come lui di fucile, pattuglia il confine con la Turchia.
Sono sintomi pericolosi di una tensione che l’arrivo continuo di profughi sta facendo crescere in Europa. Quanto ne sappiamo noi cittadini della Ue ancora al sicuro nelle nostre case? Poco o niente. Non ho trovato inchieste o studi che descrivano le conseguenze sui civili dello tsunami migratorio in atto. Anche libri importanti come L’assedio di Massimo Franco, pubblicato pochi giorni fa da Mondadori, volano alto e non si occupano di quanto succede in basso, nelle città, nei paesi, nelle strade. Dunque mi affido a quel che vedo e annoto nei miei taccuini. La prima sensazione è che, sotto il fastidio per la ciclopica transumanza, stia montando una rabbia pronta a esplodere.
Di lavoro non ce n’è per tutti. Chi fa la spesa lamenta l’accattonaggio all’ingresso dei supermercati di gruppi sempre più folti di neri. Abbordano le signore chiamandole «mami» e pretendono una mancia, anche di un solo euro. Eppure non hanno l’aspetto dei mendicanti. Non di rado sfoggiano abiti buoni. Possiedono cellulari di ultima generazione o altre diavolerie elettroniche per chattare di continuo, senza smettere mai.
L’italiano qualunque si infuria quando sente parlare di emergenza. La convinzione sempre più diffusa è che l’arrivo dei clandestini durerà per anni, creando problemi difficili da risolvere. Il rebus è dove collocare questi migranti. I centri di accoglienza sono al collasso, così dicono quanti li dirigono. Il governo ha sollecitato i comuni a fare la loro parte. E il motivo, non dichiarato, è evidente.
Si comincia a parlare di requisizione degli alloggi sfitti. I sindaci dovrebbero indicare dove si trovino e a chi appartengano. L’augurio è che siano soltanto parole. Se accadesse davvero, vedremmo la rivolta anche degli italiani più miti. Con esiti che danno i brividi.
Mi pare di aver capito che l’uomo della strada non creda per davvero all’equazione «immigrati uguale terroristi». Ma a giudizio di molti, l’Austria fa bene a sbarrare i confini. Però il vero problema è un altro. I migranti sono quasi tutti giovani e in gran parte maschi. Invece noi europei siamo un insieme di popoli vecchi. Se iniziasse un’epoca di tensioni etniche, saremmo destinati a perdere. Qualcuno sostiene che stiamo già perdendo. Ed elenca i vantaggi che i clandestini ottengono. A scapito dei residenti, poiché il denaro non ci sarà per tutti.
Anche per questo motivo si va diffondendo una convinzione che sino a poco tempo fa non era di molti. Dice: il governo Renzi ha commesso l’errore fatale di non respingere sin dall’inizio i barconi che partivano dalla Libia in direzione dell’Italia. Bisognava minacciare di affondarli e, se necessario, farlo subito. Ci sarebbero stati dei morti? Pazienza, il medico pietoso uccide l’ammalato.
In casa nostra è prevalsa la carità dei cattolici, dei preti, dei vescovi e di Papa Bergoglio. Nessuno ha dimenticato la visita del Pontefice a Lampedusa e il suo invito ad accogliere tutti i clandestini.
In casa nostra è prevalsa la carità dei cattolici, dei preti, dei vescovi e di Papa Bergoglio. Nessuno ha dimenticato la visita del Pontefice a Lampedusa e il suo invito ad accogliere tutti i clandestini.
«Adesso dovremo tenercela in casa, questa gente che campa alle nostre spalle!» impreca l’italiano qualunque. Il successo della Lega e soprattutto del suo leader, Matteo Salvini, nasce da questo umore acre. Tanti sono convinti che il leghismo muscoloso non andrà mai al governo. Ma questo non incrina il prestigio del leader in felpa da battaglia. Anche lui, come il bulgaro Dinko Valev, è considerato un super eroe. Se riempie le piazze, il motivo è soltanto questo, non il programma leghista che quasi nessuno conosce.
Del tutto opposto è il giudizio su Matteo Renzi, il premier. Se ascoltiamo quel che si dice di lui nei bar, in trattoria, sul treno e per strada, la sensazione è una sola: la sua popolarità sta calando con una velocità imprevista. A incrinarla è l’atteggiamento nei confronti delle ondate migratorie. Può essere possibile che il premier riesca a fermare la discesa dei consensi, però non sarà un esercizio facile.
I capi d’accusa contro di lui sono parecchi. È un cattolico, ragiona come un boy scout, non si metterebbe mai contro Papa Bergoglio. Ma è soprattutto un parolaio a vuoto, un fancazzista che si vanta di successi inesistenti. Anche le sue ultime uscite sembrano fatte apposta per irritare la gente senza potere. Renzi ha appena detto: «In Italia non c’è un’invasione in corso. I numeri degli sbarchi sono appena qualcuno in più rispetto all’anno passato».
Le cifre diffuse dai suoi uffici lo smentiscono. Il ministero dell’Interno rivela che negli ultimi tre mesi di questo 2016 sono sbarcati sulle coste italiane 24mila clandestini, il 25 per cento in più rispetto al primo trimestre del 2015. Soltanto negli ultimi tre giorni abbiamo accolto seimila migranti. E altri ne arriveranno.
Un signore anziano mi ha detto, infuriato: «Se Renzi non è in grado o non vuole impedire l’arrivo dei barconi, almeno ci racconti la verità. Non credo che il premier sia un bugiardo seriale. Del resto tutti i capi di governo mentono. Ma lui ha la menzogna facile. Credo che molti italiani se ne ricorderanno quando si andrà a votare per il nuovo Parlamento».
È una previsione esatta? Anche il Bestiario, nel suo piccolo, è tenuto a dire la verità. Il sottoscritto ritiene che le grandi masse abbiano la memoria corta. E il giorno che si apriranno le urne, in tanti andranno a votare per Renzi, per mancanza di avversari. Nel frattempo, lui avrà messo in piedi il suo gioco di prestigio più sopraffino: il Partito della Nazione. A impedirgli di stravincere può essere soltanto una grande disgrazia legata all’invasione dei clandestini. Nessuno se la augura. Ma è dietro l’angolo.
di Giampaolo Pansa
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