Lo ha ammesso. Ed una telecamera nascosta ha registrato tutto. Uno dei vertici dell’americana Planned Parenthood, la potente multinazionale dell’aborto, ha ammesso casi di interruzioni di gravidanza eseguite con la procedura – illegale ed altamente controversa – dell’aborto a nascita parziale e mediante guida ecografica, per non distruggere gli organi e vendere parti intatte del feto. Il prezzo medio richiesto si aggira tra i 30 ed i 100 dollari, a seconda della richiesta. Orribile!
La dottoressa Deborah Nucatola (nella foto, l’immagine tratta dal video), senior director dei servizi medici di Planned Parenthood dal febbraio 2009, per oltre un decennio ha avuto il compito di supervisionare le pratiche adottate presso tutte le strutture affiliate a livello nazionale. Ha interrotto gravidanze anche giunte alla 24ma settimana, a Los Angeles.
Di fronte a lei c’erano degli attori sotto copertura, fintisi al soldo di una società interessata al biologico umano: in realtà, agivano per conto del Center for Medical Progress. La loro indagine è durata circa tre anni. Particolarmente intensi. L’agenzia LifeSiteNews ha subito ripreso e diffuso l’atroce notizia.
Nel video, girato il 25 luglio dell’anno scorso, la donna ha svelato l’esistenza di un mercato illecito, specificando come, tra gli organi più richiesti del feto, figuri il fegato, benché stiano rapidamente “affermandosi” anche cuore, polmoni ed arti inferiori. Par di trovarsi in una macelleria. Purtroppo non è così.
La dottoressa Nucatola ha assicurato come Planned Parenthood si preoccupi di non dar di sé e dei propri operatori l’immagine di profittatori, pronti, come aguzzini, a speculare su queste creature umane ed a trar soldi dai loro tessuti. E ciò non solo per una comprensibile questione di “pubbliche relazioni”, bensì anche per una faccenda di diritto federale: la tratta di parti del corpo umano è un reato punibile con il carcere fino a 10 anni e con una sanzione, che parte da 500 mila dollari. Ma c’è un’altra legge, questa volta firmata nel 2003 dal presidente George W. Bush, che vieta la pratica dell’aborto a nascita parziale sull’intero territorio statunitense. I trasgressori sono punibili fino a 2 anni di reclusione ed a 250 mila dollari di multa.
Guai in vista, dunque, per la multinazionale pro choice? Non proprio. La dottoressa Nucatola è certa di poter aggirare la normativa, semplicemente “interpretandola”.
In un altro video, gli attori, sempre sotto copertura, si sono incontrati con Cecile Richards, amministratore delegato di Planned Parenthood. A suo giudizio, la dottoressa Nucatola sarebbe stata incredibilmente utile nel sostenere gli sforzi della multinazionale pro choice, per procurarsi parti dei corpi di bambini non nati. Ma sarebbe stata di grande aiuto anche come portavoce dell’ente, nel far conoscere attraverso i media le esigenze politiche dell’organizzazione.
David Daleiden, ideatore dell’indagine, ha precisato come questa forma di «associazione a delinquere raggiunga i piani alti della multinazionale dell’aborto. Gli eletti devono ascoltare il grido di pubblica indignazione e por fine a questa barbarie». In effetti, dopo la diffusione di questi filmati, i leader pro-life americani han subito chiesto al Congresso Usa di aprire un’indagine in merito. L’agenziaLifeSiteNews ha immediatamente promosso una raccolta-firme a sostegno di questa richiesta: «Questi video danno un quadro choccante del macabro, disumano business messo in piedi da Planned Parenthood – ha detto il dottor Charmaine Yoest, presidente e amministratore delegato dell’AUL-Americans United for Life –Chiediamo al Congresso un’indagine immediata su queste presunte atrocità. E’ tempo di chiudere la partita con Planned Parenthood». Peraltro finanziata con soldi pubblici, quindi di tutti i contribuenti.
Sembra un film dell’orrore. Purtroppo non si tratta di fiction.
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