mercoledì 28 gennaio 2015

SVENDONO LA NAZIONE ALLA GERMANIA E AL POTERE MONDIALE E IL POPOLO GUARDA


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Altro passo verso la svendita dell'Italia. Renzi e le Popolari
Non se ne sentiva proprio il bisogno, ma con il decreto sulle Popolari il governo Renzi ha dato l’ennesima conferma di seguire una agenda che non fa gli interessi degli italiani (neanche lo avessero eletto, poi!) ma “altri” interessi, internazionali, europei, globalizzanti. Con l‘abolizione del voto capitario, cioè del principio che ogni azionista ha diritto ad un voto, indipendentemente dalla quantità di azioni possedute, si apre la porta di fatto ad acquisizioni di pacchetti di maggioranza che permettano il controllo completo di tali istituti. Analogamente a quanto già fatto per le municipalizzate, in cui l’obbligo di quotazione espone tali società a scalate e spostamento (verosimilmente all’estero) del pacchetto di controllo.
Per le popolari, infatti, bastava che i dipendenti, di solito anche soci detentori di quote azionarie, partecipassero alle assempblee per rendere impossibile l’acquisizione del controllo, anche a fronte di forti esborsi di capitali. Infatti, all’annuncio del decreto (ma perchè un decreto poi? Il governo aveva paura di un sano e – perlomeno di facciata – democratico confronto in parlamento? Il potere legislativo non dovrebbe stare in parlamento? Mi sono perso qualcosa? Che urgenza c’era?) i mercati hanno reagito con forti acquisti su questi titoli: ad esempio il titolo della Banca Popolare di Milano ha “guadagnato” in una settimana il 15%, arrivando a superare il 20% immediatamente dopo l’annuncio del decreto.
Come già detto, Renzi sta osando molto più in là di Berlusconi, e chi ancora ragiona con gli schemi vecchi della “destra” e della “sinistra“non ha gli strumenti per comprendere l’attuale panorama politico.
PS: perchè non siamo d’accordo con queste cessioni di potere al di fuori dell’Italia? Non soltanto perchè, come sritto nel libro “Risvegliàti – E adesso cosa facciamo?“ con Monia Benini siamo convinti che solo un ritorno ad un potere locale, in periferia, vicino alla gente possa cambiare la situazione; ma anche perchè il modello bancario attuale, quello delle concentrazioni sempre maggiori (“too big to fail” – troppo grosso per fallire) va assolutamente contro gli interessi dell’economia reale e a favore della finanza pescecane.
Come ben spiegato anche nel documentario “Inside Jobs“, che cita il caso delle steeple banks, un esperimento di banche di credito cooperativo svedesi che, fin dal loro inizio, permettevano di avere come soci solo i cittadini la cui casa fosse visibile dal campanile (steeple) della città. Un criterio di facile applicazione che troverebbe una sua ragione d’essere anche ai nostri giorni, dove ormai si è perso ogni valore del rapporto personale fra chi deposita, che gestisce e chi necessita del prestito, permettendo speculazioni e operazioni (vedi MPS, tanto per restare in Italia) che, col servizio di intermediazione bancaria, non hanno più niente a che vedere
Non se ne sentiva proprio il bisogno, ma con il decreto sulle Popolari il governo Renzi ha dato l’ennesima conferma di seguire una agenda che non fa gli...
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