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Oggi In Italia Non Si Può Nemmeno Più Fare Figli!Dopo La Maternità Ti Licenziano O Te Ne Vai.
maternità licenziamento
Sei costretta ad andare in maternità?Al tuo rientro troverai”l’inferno”:una lettera di licenziamento o mobbing che ti costringe a licenziarti.E’ legale tutto ciò?ASSOLUTAMENTE NO,ma in Italia questi casi sono frequenti e nessuno ne parla.
Teniamo a precisare che:
maternità licenziamento
Sei costretta ad andare in maternità?Al tuo rientro troverai”l’inferno”:una lettera di licenziamento o mobbing che ti costringe a licenziarti.E’ legale tutto ciò?ASSOLUTAMENTE NO,ma in Italia questi casi sono frequenti e nessuno ne parla.
Teniamo a precisare che:
La legge impone al datore di lavoro il divieto di licenziare la madre lavoratrice sino al compimento di un anno di vita del bambino, allo scopo specifico di evitare che la maternità possa essere utilizzata come pretesto per la risoluzione del rapporto di lavoro. Vi sono delle eccezioni a questo principio, quali ad esempio la cessazione dell’attività alla quale è addetta la lavoratrice.
Una buona parte di imprenditori però violano la legge,e,al rientro dalla maternita delle dipendenti,le licenziano per riduzione di personale (è la scusa più usata per rientrare nella legalità) oppure fanno del mobbing psicologico per costringere loro a licenziarsi ed abbandonare spontaneamente il posto di lavoro.È successo a Stefania Boleso, 39 anni, milanese, responsabile del marketing nella multinazionale austriaca Red Bull, che ha raccontato la sua storia al Corriere della Sera. Al rientro dalla maternità, Stefania è stata convocata dal direttore generale: “Mi ha spiegato che non c’era più bisogno di me. E mi ha proposto una buonuscita». Lei ha rifiutato e l’azienda le ha tolto le sue mansioni, relegandola in uno stanzone senza troppo da fare: “Ho resistito per un po’, ma rischiavo l’esaurimento nervoso e non era giusto per mio marito e la mia bambina. Così ho ceduto e mi sono dimessa».
La vicenda ha provocato indignazione e solidarietà, però tutto è come prima. Lavoro e famiglia, carriera e figli piccoli sono da noi inconciliabili più che in qualsiasi altro Paese europeo. L’abbandono del posto di lavoro dopo la nascita del primo o secondo figlio blocca il tasso di occupazione femminile sul 46 per cento, contro il 58 per cento della media europea.
Anche altrove l’occupazione delle neomamme scende nei primi tre anni di vita del bambino, ma poi risale “con un percorso a U», dice il rapporto, mentre da noi resta solo la discesa. Il 27 per cento delle lavoratrici lasciano il posto dopo la maternità, in percentuale più alta per le operaie, il 37,6 per cento, e più bassa per chi occupa un posto manageriale, il 12,9 per cento. Però, le dirigenti che rimangono di solito poi rinunciano alle aspirazioni di carriera.
Mancano da noi le iniziative a sostegno delle lavoratrici con figli piccoli. E per esempio: servizi per la prima infanzia; asili nido in fabbrica o in ufficio, oppure a costo accessibile per quelli privati che restano un lusso, mentre per quelli pubblici ci sono lunghe liste d’attesa; incentivi ai congedi parentali anche per i padri; facilitazioni per le donne che si rimettono sul mercato del lavoro dopo la maternità; tempo parziale e altri contratti a orario ridotto; deducibilità delle spese per i figli e per la babysitter; progetti concreti per facilitare nuove occupazioni, come i cosiddetti lavori verdi.
Bisogna ringraziare le nonne, i nonni,ancora una volta sono loro, soprattutto le nonne, a correre in aiuto come baby-sitter sicuramente affidabili, senza pretese, senza orario e a costo zero. La cura di madre in figlia passa di madre in nonna
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