30MILA EURO DI “PREMIO E-MAIL”: DIRIGENTI DI PALAZZO CHIGI PEGGIO DEI LADRI! NESSUNO CONSIDERA LE MAIL OGGETTO DI PREMIO PRODUZIONE! DOV’E’ LA CORTE DEI CONTI?
N PAESE SENZA FUTURO – I DIRIGENTI DI PALAZZO CHIGI INTASCANO 30MILA EURO IN PIU’ PERCHE’ SANNO INVIARE LE E MAIL (E POI PARLANO DI SPENDING REVIEW!) Non bastano di certo i 188mila euro l’anno di stipendio ai 104 dirigenti di prima fasciadella presidenza del consiglio – Tutti infatti agguantano anche il “premio” per aver centrato gli obiettivi: altri 30mila euro! – E la “grande impresa” è che riescono a inviare le e mail… Foto Federico Fubini per “La Repubblica“ L’efficienza è massima, a giudicare dai risultati. Due anni fa il 98% dei dirigenti di prima fascia della Presidenza del Consiglio ha conseguito il premio di rendimento: una somma che in genere varia fra i 26.600 euro e i 31.600. L’anno successivo, la situazione è migliorata ancora: il bonus per aver centrato gli obiettivi è andato al 99% dei più alti funzionari di Palazzo Chigi. GLI esempi sporadici di mancato versamento della cosiddetta “reditribuzione di risultato” riguardano in realtà quasi solo dirigenti spostati da altre amministrazioni, da cui continuano a ricevere lo stipendio. Per gli altri invece il bonus va a rafforzare un compenso che in media, per i 104 dirigenti di prima fascia di Palazzo Chigi, vale 188 mila euro. Qualcosa però sta per cambiare. La presidenza del Consiglio ha fatto sapere venerdì che rivedrà gli obiettivi sui quali i funzionari vengono premiati. In realtà è stato solo l’annuncio di un annuncio, perché i contenuti non sono stati resi noti: ci sta lavorando Alessandra Gasparri, capo dipartimento per l’ufficio del controllo interno. Per ora si sa solo che la pianificazione dei bonus sarà “collegata in maniera stringente al ciclo di bilancio” (dal che si apprende che finora, chissà perché, non lo era). Palazzo Chigi spiega poi che ci saranno criteri “oggettivi” per i premi. Se è un’ammissione implicita che finora sono stati dati sulla base di criteri poco chiari, c’è da capirlo. Per l’anno 2013 per esempio, i parametri sono elencati in una “direttiva generale” di 102 pagine. Peccato però che alla lunghezza non corrisponda pari precisione. La direttiva elenca sì quattro “aree strategiche” per giudicare il lavoro dei grand commis del premier: «Impegno per il contenimento della spesa» (non compare la parola “riduzione”), «per la crescita della produttività», «per la buona amministrazione» e «per la qualificazione delle competenze». Ma in cento pagine non un solo obiettivo risulta misurabile. Passi per l’oscuro proposito di «riorganizzare e reingegnerizzare i processi di lavoro e creare interscambiabilità di talune attività di supporto» (punto 2.1). E passi anche il «miglioramento della qualità delle attività dell’Amministrazione nel contesto internazionale» (obiettivo 4.1). Ma che dire di certe strategie per la “produttività”? Il punto 2.3 per esempio prevede il «miglioramento dell’organizzazione del lavoro, riduzione dei tempi di lavorazione e diminuzione del flusso cartaceo». Forse si poteva scrivere lo stesso concetto anche più in fretta, ma il punto 2.4 chiarisce tutto: «Ampliamento dell’uso delle tecnologie della comunicazione ». Due articoli, in verità rivolti a uffici diversi, che in sostanza dicono: bonus ai dirigenti se mandano meno lettere e più email. Ed è vero che Palazzo Chigi non mira al profitto come un’impresa. Ma chi immagina i manager di Fiat, Unicredit o anche di gruppi controllati dallo Stato come Eni e Enel prendere soldi perché mandano più messaggi su Windows, Skype o Whattsapp? A ruota, fra i criteri, nel campo “buona amministrazione” segue un obiettivo rivelatore: «Riconoscere e valorizzare le capacità individuali dei dirigenti». A qualcuno parrà la scoperta dell’acqua calda: in qualunque organizzazione che desideri sopravvivere, promuovere chi vale davvero è normale. Il fatto stesso di offrire un premio a chi lo fa, neanche fosse la taglia su un pericoloso fuggitivo, fa pensare che a Palazzo Chigi praticare la meritocrazia resti un evento eccezionale e come tale da remunerare. Impressioni senz’altro errate. Stranezze che ora – sembra – si risolveranno. Sarebbe forse troppo legare i premi dei dirigenti alla liquidazione dei 90 miliardi di debiti arretrati dello Stato alle imprese o della cassa integrazione ai 350 mila a cui è stata assegnata, ma non pagata. Resta però un punto: questa sarà l’autoriforma di un’amministrazione che sceglie di farla. Ma Palazzo Chigi è solo la punta dell’iceberg di centinaia di burocrazie decentrate dove i premi ai dirigenti vengono concessi in base a “risultati” anche più vaghi e autoreferenziali. A giudicare dai bonus di rendimento, l’Italia ha l’amministrazione migliore d’Europa. Forse è tempo di chiederle di più. |
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